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Autore: Mary Rosemary    10/06/2018    3 recensioni
L'opprimente oscurità continuava a crescere e crescere, soffocando la luce solare in una coltre di nere nubi; alzare lo sguardo era a lei pressoché impossibile.
Concentrati sui tuoi nemici continuava a dirsi concentrati su ciò che devi fare: poco importava se il sole era scomparso, aveva il potere di fermare tale disastro e non ne era minimamente spaventata.
Oppure lo era?
-
Che Tecna avesse sbagliato? No, impossibile.
L'aveva vista provare innumerevoli volte che la percentuale di fallimento della missione fosse ad un livello talmente basso da esser considerato trascurabile: disturbare il corso del tempo non era cosa da farsi, ma quale alternativa avevano?
Dopotutto a mali estremi, estremi rimedi, così aveva sentito dire.
Non c'era altro metodo per salvare la Dimensione Magica e, seppur avesse voluto optare per una variabile meno pericolosa del piano, aveva ammesso di non aver avuto altra scelta che partecipare attivamente.
“Ma cos'è successo? Perché siamo qui e non a Magix?”
“Questo posto è Magix”
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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VI.
Dark Paradise



And there's no remedy for memory, your face is like a melody
It won't leave my head
Your soul is haunting me and telling me that everything is fine
But I wish I was dead
(Dead, like you).”

Dark Paradise – Lana del Rey





La pazienza dell'albina era stata messa a dura prova nell'esatto momento in cui aveva varcato la soglia di casa; lo sguardo della sorella non era stato in grado di celarle la preoccupazione e l'angoscia che ne avevano preso il possesso.
Non era stato difficile capire cosa non fosse al proprio posto, data l'assenza della terza figura nella casa; senza andare ad esclusione, era giunta quasi immediatamente alla conclusione che l'atmosfera creatasi fosse stata il frutto di un ennesimo litigio.
Forse il peggiore al quale avrebbe dovuto porre rimedio fino ad allora.

Mi stupisco di te, Darcy – continuò il discorso che aveva cominciato non appena fosse riuscita ad etichettare con precisione la situazione; l'asprezza nelle parole, dirette a colpevolizzare la sorella, tagliò l'aria fino ad arrivare a ferirla – Ne ho veramente abbastanza dei vostri litigi e guarda dove vi hanno portate. Adesso fammi almeno il favore di alzarti da quel divano ed andare a cercarla.”
Non le piaceva il tono che aveva adoperato, ne era conscia: Icy sapeva scegliere con cura le armi da usare in casi di grande tensione, principalmente per mantenere l'ormai inesistente controllo che morbosamente andava cercando ogni volta che tornava nella propria dimora.
La mora aveva imparato a riconoscere perfettamente tale comportamento, nonostante mutasse la sua forma con il passare delle settimane, crescendo più schiacciante ed insopportabile; eppure non aveva ancora osato buttar giù la sorella dal suo fittizio piedistallo.

Perché invece non ci vai tu? Con te sembra andare molto più d'accordo, siccome non deve nemmeno vivere sotto il tuo stesso tetto. Ti ricordi che faccia ha oppure devo descrivertela?” il tono calmo della strega delle illusioni lasciò andare un po' di duro sarcasmo, che bastò a far scattare i nervi dell'albina.
Lo schiaffo, di man rovescio, risuonò fra le vuote mura della casa.
Darcy restò per qualche attimo con gli occhi puntate alle bianche federe del divano, il volto girato: il rossore cominciava a farsi strada sulla guancia offesa, risaltando sulla chiara pelle.

Non osare parlarmi in quel modo.”
Lo stress al quale era stata esposta durante le due settimane di lontananza dalle proprie sorelle era stato particolarmente intenso, tale da spingerla a compiere un'azione che, in passato, si era ripromessa di non fare; avrebbe voluto porgere le sue scuse, se ne fosse stata capace.
L
'orgoglio era sempre più che sufficiente a trattenerla con una presa ferrea dal farlo: infatti la sua voce non tremò neanche allora, nell'accentuare la propria autorità sulla sorella che ancora stava realizzando cosa fosse effettivamente accaduto.
Nell'ultimo periodo non erano state poche ed insolite le volte in cui aveva perso il controllo: la propria vita le stava sfuggendo come sabbia fra le dita, se n'era accorta ormai da parecchie settimane, perciò era giunta alla conclusione
di doverla necessariamente riportare in carreggiata.
Se qualcuno glielo avesse detto in passato, mai
l'avrebbe creduto.
E
ppure la condizione nella quale versava appariva ora chiara ad i suoi occhi, riportandola a quando ogni cosa era stata talmente difficile da abbattere le sue aspettative.
Sembrare sicura di ciò che stesse facendo, della direzione in cui avesse deciso di procedere, non stava a significare che lo fosse; in realtà il panico aveva preso possesso delle sue glaciali iridi e l'aveva spinta verso affrettate scelte delle quali poteva solamente pentirsi.
Il suo impiego ne era un esempio lampante, seppur all'epoca avesse avuto ben poche alternative: aveva semplicemente posto fine ad un periodo buio e s'era addentrata nel successivo, simile, più scuro; e si era resa conto di esser capace solamente di afferrare tale opzione.
Nonostante avesse
“deciso” – la differenza risiedeva nella consapevolezza? – lei stessa di far intraprendere al proprio destino tale via, per necessità, per costruire qualcosa di solido dal quale partire, non era ancora riuscita a comprendere per quale motivo la situazione fosse rimasta immutata.
L'ombra di Eris non aveva smesso di seguirla molto da vicino, nemmeno nel momento in cui le aveva voltato le spalle; era stata un'illusa nel credere di poter modificare il proprio futuro, nel donare alle sorelle un'esistenza differente che anche lei, nel profondo, aveva a più riprese desiderato.
Tuttavia non era stata in grado di divergere dal percorso che la madre aveva già segnato per lei: camminando lungo i suoi insegnamenti, come poteva pensare di poter vivere in un modo a lei sconosciuto?

I bambini hanno la testa piena di sogni idioti.” così si era giustificata con sé stessa, nel riconoscere il medesimo sguardo di colei che stava imparando ad odiare nell'ovale specchio della propria stanza.
L'iscrizione a Torrenuvola, ormai, era diventata l'unico obiettivo al quale aggrapparsi, l'unico modo per sollevare la schiena e togliersi di dosso il peso del cadavere della progenitrice, ancora ben presente. Del resto, non contava quanti esseri magici avesse ucciso per interessi di altri, quanti volti avesse visto contrarsi in una smorfia di dolore, prima del rilassamento eterno; il primo omicidio sarebbe sempre stato un funesto termine di paragone, una memoria alla quale non sarebbe mai stata in grado di scappare.
Accompagnata da tale fantasma, aveva lasciato il soggiorno in un silenzio di tomba, dirigendosi a controllare cosa la minore avesse deciso di portare con sé per determinare la gravità della situazione: forse, anche per trovare in qualche modo un sollievo nell'occupare i propri pensieri verso altre azioni.
Darcy avrebbe dovuto mantenere alta la propria attenzione, altrimenti nulla sarebbe sfuggito al controllo e la strega delle tempeste non sarebbe scomparsa: avrebbe, in ogni caso, fatto un tentativo di ricerca, ma conoscendo l'imprevedibilità del soggetto era ben conscia della scarsità di risultati che rischiava di ottenere.
Tuttavia, se fosse stata in grado di agire in fretta, forse avrebbe potuto intercettarla.
Con parecchie idee su potenziali luoghi, Icy riprese in fretta il proprio soprabito e, senza rivolgere alcuno sguardo alla sorella, uscì di casa.
Quella stupida di sicuro sarebbe andata il più lontano possibile solo per farle preoccupare ed ottenere le attenzioni che aveva sempre desiderato.
Mentre metteva in moto l'automobile per partire nell'immediato, una spiacevole sensazione le appesantì la testa, facendovi rimbombare all'interno il secco suono dello schiaffo.
Che fosse senso di colpa per aver colpito la sorella?
Era l'unica conseguenza alla quale poteva ricondurre la leggera confusione che stava provando: molte emozioni sfuggivano all'analisi del suo intelletto, gli impulsi deboli dovevano essere semplicemente soffocati e respinti al loro arrivo.
Precisare se fosse stato effettivamente senso di colpa le sarebbe costato tempo per riflettere: e lei non ne aveva.
Fremette al pensiero della possibilità di aver sentito qualcosa di simile, e strinse le mani sul volante fino a vedere il candore sulle proprie nocche. Sradicarlo ed eliminarlo le stava richiedendo più energia di quanto si sarebbe aspettata, ma non avrebbe ceduto a qualcosa di talmente stupido.
Non avrebbe fatto altro che intralciarla, deviare la sua concentrazione che necessitava d'essere impeccabile.
Non si sarebbe mai concessa il lusso di essere debole, nemmeno qualora non sarebbe riuscita ad estendere la propria protezione su entrambe le sorelle: rimanere fredda era l'unica cosa che sapesse egregiamente fare.
Mantenersi distaccata in ogni modo era sempre stato comunque più utile che lasciarsi andare all'abbraccio delle emozioni.






118 giorni, 4 ore, 2 minuti e 13 secondi dalla fine




Contrariamente alle aspettative che per sé stessa si era posta, Flora impiegò solamente due giorni a trovare il coraggio per dar voce alle proprie domande: la situazione richiedeva una spiegazione ulteriore, delucidazione che solo Darcy poteva darle.
Del resto, facendo attenzione ai suoi comportamenti mentre l'aiutava a coltivare particolari erbe, non aveva scorto in lei alcun particolare che l'avrebbe portata a tradirsi: mantenendo la propria riservatezza, la strega non aveva provato ad avvicinarla nemmeno nel sonno della notte.
L'ultima volta che si erano parlate con termini più che monosillabi risaliva a più di quarantotto ore prima e, francamente, la fata non si sarebbe mai azzardata a tornare sullo spinoso argomento: la reazione dell'altra era stata sufficiente a farle provare una forte sensazione di disagio; eppure, non avrebbe presto smesso di chiedersi o di immaginare cosa fosse potuto accadere.
Risultava allora evidente come la scarsa famigliarità con il soggetto non l'avrebbe fatta andare più in là delle apparenze, nemmeno ora che l'avrebbe voluto: la figura della strega era ancora troppo sfuggente per permetterle oltrepassare le barriere del suo falso sé. Nonostante ciò, nonostante il prolungato silenzio che l'aveva in uno strano modo rassicurata, desiderava intensamente trovare qualche attimo per approfondire la propria conoscenza riguardante la sua persona: almeno, dopo esser stata in grado di comprendere appieno la situazione nella quale era capitata, per la quale avrebbe dovuto lasciar da parte la propria immaginazione; cosa che le avrebbe richiesto un discreto impegno.

Beh, se hai qualcosa da dire non vedo perché tu non debba farlo. Esprimiti pure.” l'anticipò la mora, al momento chinata a sistemare la scura vetrina in vista del giorno seguente. Senza smettere né voltarsi, attese pazientemente che l'improvvisata coinquilina si avvicinasse con quel suo passo silenzioso ed incerto.
Come...” si limitò a dire Flora nel raggiungerla.
Occasionalmente ti scorgo lanciarmi parecchi sguardi. E questa sera, dopo la chiusura, non hai mai smesso di fissarmi, così ho deciso di spingerti ad affrontare la situazione. Cosa c'è, cosa vuoi dirmi?” si voltò verso di lei nel risponderle, osservando attentamente le reazioni scatenate dalle sue parole. In fondo era parzialmente stufa della pesante atmosfera che era andata creandosi quando aveva rivolto anche un solo pensiero a…
Poco importava.
Per lei non era nessuno da molto tempo ormai.
La fata respirò a fondo, maledicendosi mentalmente per non aver tenuto a mente quanto la sua ex nemica fosse attenta ai dettagli: con ogni probabilità, dato il suo comportamento poco discreto, l'altra non aveva nemmeno dovuto ricorrere alla sua capacità di poter leggere il pensiero; il che l'aveva fatta sentire maggiormente una stupida.

Il fatto è che sono arrivata a Magix da poco, senza sapere nulla a riguardo. La metropoli, la foresta… Io li ricordavo diversi. E non ho la minima idea di cosa possa essere successo per ridurre un meraviglioso ambiente in un luogo così pericoloso ed inospitale.”
L'avevo capito – fece Darcy, mettendo al proprio posto un grazioso candelabro di vetro – Ritenevo comunque piuttosto strano il fatto che non sapessi nulla.”
Flora si irrigidì impercettibilmente.

Non preoccuparti, non ho abbastanza tempo per dubitare di te: ho ben altre cose a cui pensare. Sappi che ti ci vorrà del tempo per capire bene di cosa io stia parlando.” alzandosi incontrò gli smeraldini occhi della fata della natura, leggendovici un leggero sgomento con una punta di curiosità: non era certa fosse pronta a vedere l'inevitabile declino di un luogo a cui era probabilmente affezionata.
Eppure la verità restava la scelta migliore da compiere: non avrebbe fatto altro che intralciarla qualora non ne fosse venuta a conoscenza.
La seguì con lo sguardo mentre s'apprestava a sedersi, attendendo con pazienza ed un lieve tremore alle mani di udire la sua voce.

L'inizio di tutto fu talmente lento da passare inosservato: c'è sempre stata criminalità in certe zone di Magix, perciò una leggera ascesa, pur sempre isolata in qualche quartiere, di alcune bande non preoccupò più di tanto i cittadini, figuriamoci la Dimensione Magica. Nessuno era al corrente di cosa stesse accadendo di preciso e tutti si limitavano semplicemente ad evitare alcune vie piuttosto che altre.
Non credo sia diversa la situazione in altre grandi città dell'universo magico: per tale motivo in pochi avrebbero previsto una presa di potere così immediata, costruita da anni di lavoro pressoché invisibili alla società. Magix è crollata in fretta, a dirla tutta: non ha mai avuto delle grandi difese contro attacchi magici, soprattutto parlando di incantesimi di una certa forza.
La scuola per maghi seguì entro pochi giorni la metropoli, costringendo le altre due scuole a barricarsi in vista di un nuovo attacco, che per motivi a me poco chiari non arrivò. A quanto pare i gruppi di esseri magici non erano abbastanza uniti da non farsi la guerra per chi avrebbe assunto il potere una volta risolti i conflitti, un tempo molto più accesi di adesso.
Tuttavia non ho nessun modo di confermare questa ipotesi.
Le acque si calmarono con l'ascesa di un uomo che, fortunatamente, non ho mai avuto il piacere di incontrare: a quanto pare, dopo anni, qualcuno è stato capace di coprirsi le spalle come si deve. Detiene ancora il potere, per quanto la confusione della metropoli possa essere governata; ma nelle occasionali faide nessuno ha mai osato attaccarlo.
Per quanto riguarda il potere che ha permesso loro di prendere il possesso della città ed incutere terrore alla Dimensione Magica, non si tratta di niente di naturale.” s'interruppe momentaneamente, muovendosi dalla sua postazione per dirigersi dietro al bancone: con un fluido movimento fece comparire una chiave, con la quale aprì uno dei grandi cassetti.
Flora la guardò sollevare una piccola provetta trasparente e ben chiusa, piena di incolori cristalli.

Non sono riuscita ad identificare le componenti di questo composto chimico, tuttavia ne conosco gli effetti e l'uso. A quanto pare triplica il potenziale magico di chi ne usufruisce, dandogli la possibilità di avere un potere pressoché illimitato; tuttavia la sua assunzione deve essere associata ad un antidoto, che riduce i danni che l'organismo riporta a causa del suo alto livello di nocività.
Capisci che chiunque ne faccia uso ha una prospettiva di vita piuttosto limitata, ma non abbastanza breve da far desistere la maggior parte di loro dal continuare ad affidarvici.”

Come possono essere riusciti a creare una sostanza simile?” intervenne timidamente la fata, non osando avvicinarsi di un solo millimetro: riflettendoci per qualche attimo, le informazioni che le erano state fornite giustificavano in pieno la rapida ascesa della criminalità in Magix, con la sua conseguente trasformazione in un anarchico cumulo di detriti.
Nonostante ciò le pareva al limite dell'incredibile come un singolo composto chimico avesse potuto rovesciare le sorti di una violenta insurrezione: senza di esso avrebbero con ogni probabilità ottenuto il mondo senza pericoli che avevano desiderato.

Non ne ho idea.”
Entrambe, nello stesso attimo, sperarono che Darcy potesse sapere di più.
Forse avrebbe potuto, ma il prezzo richiesto per le informazioni delle quali necessitava sarebbe stato troppo alto: in una situazione in cui non si sarebbe permessa di rischiare qualsiasi azzardo in tale direzione sarebbe risultato come totalmente fuori luogo.
Al fatto di non esser in grado di ignorare i pericoli conseguenti a tale azione si sarebbe poi aggiunto il dover calpestare il proprio orgoglio.
Perché avrebbe avuto un aggancio al quale rivolgersi; tuttavia, anni addietro, aveva giurato a sé stessa di non incrociare in alcun modo quello sguardo finché esso non fosse stato spento dalla morte.
Flora la osservò pensare in silenzio: la sua espressione s'era indurita leggermente, lasciando intuire in modo lieve l'ombra di un qualcosa da lei premurosamente celato.
Per quanto avrebbe voluto chiederle di cosa si trattasse, la fata si mantenne in religioso silenzio: le domande sarebbero arrivate a loro tempo, quando avrebbe scoperto abbastanza caratteristiche per costruire un fondamento di fiducia; e, seppure non fosse una persona strettamente diffidente, trovava difficile creare anche solo un contatto con la strega dopo gli avvenimenti che aveva causato nella sua precedente forma.
Tuttavia, nel profondo, sentiva di poter superare – non senza impegno – i pregiudizi che negli anni aveva innalzato a proteggerla dalle nemiche: guardando il fine volto di Darcy, perso nella solitudine del locale, si promise di provare realmente a conoscerla, come non s'era mai sforzata di fare in nome di una causa, della quale giustizia cominciava a vacillare.




117 giorni, 23 ore, 48 minuti e 21 secondi dalla fine.




Erano trascorsi almeno dieci minuti da quando si era allontanata di qualche passo dalle amiche: impegnate a guardarsi in giro non l'avevano scorta, mentre osservandole dalla folla s'era apprestata a disperdersi in essa.
Conosceva a grandi linee i rischi a cui sarebbe potuta andare incontro, ma un quarto d'ora per sbollire la rabbia e chiarificare le proprie idee non avrebbe portato alcune, definitive conseguenze: almeno, così fermamente credeva.
Inoltre, facendo particolarmente attenzione alle reazioni altrui, aveva dedotto che in realtà nessuno pareva accorgersi della sua presenza; il che stava giocando decisamente a suo vantaggio.
Musa, con il naso all'insù e lo sguardo rivolto agli sfarzosi ed alti palazzi del centro, non smise di proseguire nella direzione opposta, rispetto alle sue compagne. La discordanza con la periferia, dalla quale lei e Stella erano venute, era ora evidente: trovandosi sotto alle lontane e scintillanti luci degli edifici più alti, il divario economico fra le due zone non avrebbe potuto essere più ovvio.
Per ciò che ne sapeva della gerarchia instauratasi a Magix in una vita che non era stata in grado di vivere, ciò sarebbe potuto derivare da un'improvvisa e precaria presa di potere, oppure dall'esistenza di un individuo dotato di una forza magica superiore alla media: non era particolarmente brava a ricostruire delle vicende per arrivare alla verità, decise dunque di lasciar perdere dopo due scarsi minuti di riflessione.
Scervellarsi sul motivo di tutto il malessere circostante non l'avrebbe migliorato, tanto valeva impegnarsi per così poco.
Del resto se non vi era alcun colpevole, che senso aveva continuare inutilmente a cercarlo?
Ciò che Bloom e Stella non avevano capito appariva a lei talmente evidente da portarla a ricercare in sé qualcosa di mal funzionante, qualcosa che non andasse; qualcosa che la differenziasse completamente dall'unidirezionale modo di pensare delle amiche con le quali aveva passato gli anni migliori della sua esistenza.
Eppure lei stessa non aveva mai percepito un divario d'idee così grande e spesso s'era trovata a condividere certe malevole considerazioni sulle nemiche: ed aveva espresso il suo consenso quando Tecna aveva presentato a lei, come alle altre, il piano atto a portare la pace nella Dimensione Magica a scapito della vita delle streghe.
Aveva anche creduto di star agendo per il bene: ma quando la realtà le si era presentata davanti agli occhi, i dubbi avevano fatto il loro trionfale ingresso nella sua mente.
E Musa se li era portati dietro, gestendo la confusione che essi andavano creando: o meglio, nel bel mezzo del conflitto interno nel quale staticamente rimaneva, ci stava provando.
Nuove domande avevano rimpiazzato le precedenti, travolgendo la loro superficiale natura con la profondità degli argomenti trattati; cosa parevano cercare in loro stesse?
Cos'era stato loro sottratto che solo la magia era in grado di rimpiazzare?
Sotto quanti metri di terra era stata volutamente sepolta la loro empatia?

Sopportandole ed ignorandole per qualche mese, le questioni erano tornate più forti di prima a richiedere completamente la sua attenzione: la pressione da esse esercitata la rendeva tesa ed insicura sul da farsi, ma la cosa non era emersa prima di allora.
Sentirsi messa a nudo da chi non era in grado di comprendere l'avrebbe sempre fatta innervosire più del dovuto.
Nel ripensare alla discussione, la fata strinse i pugni ed allungò il passo: la grande via che stava percorrendo tendeva a svuotarsi, andando proporzionalmente con la lontananza dalla ricchezza del centro.
I palazzi si facevano maggiormente bassi, comparivano i primi edifici abbandonati e decadenti, ribadendo il contrasto fra zone confinanti della grande città: contrasto che, nel presente che riteneva autentico, non avrebbe mai trovato alcun posto. Tuttavia, per qualche motivo, l'atmosfera che la circondava le piaceva maggiormente di quella che aleggiava ad un chilometro di distanza.
La quiete ed il silenzio, interrotto solamente da qualche rumore sordo, risultavano quasi rassicuranti al confronto con il violento vociare della centrale piazza di Magix: la violenza scemava in un'assenza di azioni ed il cielo pareva perfino farsi più chiaro con l'allontanarsi.
Per chi necessitava qualche attimo di pace quel quartiere poteva rappresentare il luogo giusto: certo, se si era in grado di passar sopra alle vetrine sprangate, alla sporcizia ed all'oscurità che – da chissà quanto – tutto avvolgeva; fortunatamente Musa vantava la qualità di dare attenzione ad altro rispetto all'aspetto esteriore.
A differenza di qualcun altro.
Probabilmente ancora non s'era accorta: vero o no, riteneva opportuno riprendere la strada che aveva percorso, riavvicinandosi alle amiche e cercando di ignorare le loro considerazioni; ora che aveva ritrovato un briciolo della calma, della quale necessitava, si sentiva pronta a sostenere nuovamente un dialogo con loro.
Quindi fece per voltarsi, lasciando nel passato le parole di Stella, e ripercorrere quella scura e lastricata via che l'aveva portata fino a lì: o almeno, l'avrebbe fatto se dei cocci di vetro non avessero cercato accidentalmente – accidentalmente? – di ucciderla.
D'istinto si buttò a terra, permettendo a qualche imprecazione di sfuggirle dalla bocca, mentre una figura dalle ridotte dimensioni atterrava sulla schiena a qualche metro da lei: probabilmente era ciò che aveva provocato la rottura della grande finestra alla sua destra, della quale qualche frammento impattava al suolo con degli attimi di ritardo, producendo un forte rumore dagli alti toni.
Una sottile polvere si sollevò di qualche centimetro a separarle, nascondendo la fata dalla sua visuale per qualche attimo: finché l'ombra non si alzò soffocando parolacce fra i denti, dirette a chiunque all'interno dell'edificio avesse osato attaccarla a tale modo; allora all'altra non sarebbe rimasto che trasformarsi nel momento in cui si fosse accorta della sua presenza.
Avrebbe dovuto essere veloce per completare la trasformazione prima di ricevere il primo attacco, del quale non conosceva la natura siccome il soggetto fosse a lei nuovo: quindi si tirò velocemente a sedere, pronta a schivare un eventuale attacco e compiere la propria metamorfosi.
Sarebbe stata rapida, se ciò fosse stato destinato ad accadere; ma il fato, al momento, aveva programmato qualcosa di diverso.
Qualcosa che spinse entrambe le ragazze – oltre la coltre di fuliggine aveva scorto dei ricci capelli lunghi fino alle scapole ed un fisico tutt'altro che virile – a perdersi qualche secondo nell'osservarsi con una genuina espressione sorpresa.

Tu?!” esclamò la giovane con un po' troppa enfasi, prendendosi due veloci passi per assicurarsi di avere a che fare con chi credeva.
Musa fece per risponderle a mezza voce, ma un ulteriore schianto proveniente dal cadente edificio la interruppe sul nascere.

Merda.” biascicò la sua interlocutrice, prima di farle segno di tirarsi su in fretta: dal nuovo punto di vista la fata riuscì a scorgere qualche taglio provocato dai vetri su un viso ancora troppo giovane per l'età che sapeva avere.
Anche allora, con indosso un trench coat di pelle che le arrivava alle ginocchia e le stava largo di spalle, non era in grado di prescindere dal suo aspetto fisico per rimembrare che avesse ben due anni in più di lei. Aveva cominciato a pensarvici nel vederla sul ciglio della strada, battendo l'asfalto con i suoi anfibi troppo grandi: nei suoi sedici anni neppure il rossetto nero era stato in grado di rendere maggiormente minaccioso il suo viso da bambina, dai delicati e tondeggianti lineamenti che l'avevano portata ad esagerare con il trucco pur di farsi riconoscere come strega.

Cazzo, dobbiamo muoverci!”
La presa sul braccio della fata la riportò bruscamente alla realtà, facendola voltare con una punta di incredulità verso la ex nemica, intenta a tirarla leggermente verso ovest.

Noi?” le venne naturale dirlo, l'aveva conosciuta in due modi differenti e non era sicura dell'effetto che il nuovo presente avrebbe avuto su di lei, nonostante potesse dirsi speranzosa nel scorgere aspetti che, nella versione che aveva sempre conosciuto, non sarebbe mai arrivata a conoscere.
Sì, noi. Del resto ti devo la mia cazzo di vita, dimentichi? – il sorrisetto che le rivolse, meno malevolo dei suoi simili, la fece sentire abbastanza a suo agio da farle muovere i primi passi nella direzione indicatale – Ora però dobbiamo correre.”
E lasciandosi trasportare, la fata della musica cominciò a correre, seguendo la rapida ombra di una persona che, neppure nel passato, aveva visto nella sua interezza; una persona che permetteva alla propria rabbia di scemare sulle note di una chitarra elettrica; che si perdeva nell'osservare verdeggianti foreste e piane lontane dalla metropoli; che si spingeva più distante dalla propria casa con la sola forza dell'orgoglio.
Lo sviluppo inaspettato della situazione non dispiacque a Musa: trovare qualcuno con il quale poteva avere un dialogo decente, visti i trascorsi, non avrebbe fatto altro che giovarle.
Tuttavia ciò aveva anche qualche contro.
Permettendosi di ignorare il trascurabile avrebbe comunque dovuto tenere in considerazione il proprio aspetto, che non sarebbe di certo passato inosservato agli occhi della strega: seppure non fosse esattamente la persona più sveglia della Dimensione Magica, ciò che era evidente lo sarebbe stato anche per lei. Una spiacevole sensazione crebbe nella mente della fata che, nel tentativo di soffocarla, rallentò leggermente.
Il respiro affannoso, sintomo del prolungato sforzo fisico che aveva fatto, non la stava affatto aiutando a calmarsi e, fortunatamente, la strega delle tempeste se ne accorse appena in tempo per potersi avvicinare senza averla persa di vista.
Si guardò intorno velocemente, assicurandosi che nessuno fosse in vista.

D'accordo, basta così. Da qui un cazzo di nessuno dovrebbe tracciarci se dovessi teletrasportarci.” e con pochissimo preavviso, senza permetterle di opporsi, l'afferrò nuovamente e concentrò il proprio potere.
Musa, effettivamente, stentò ad accorgersene: come magia risultava totalmente diversa da quella graduale di Stella, più veloce ed immediata.
Fortunatamente, la conseguente nausea provata per il trasferimento durò ben poco, evitando di compromettere l'attenzione che avrebbe dovuto concentrare sul nuovo ambiente: il piccolo appartamento nel quale si trovava era sorprendentemente pulito e quasi ordinato, con pochi ma essenziali mobili.
La cucina era a dir poco perfetta, come se non fosse stata mai usata: e probabilmente era così, data la scarsità di cibi e condimenti che, a prima vista, presentava.

Senti, lo so che fa cagare, ma è l'unico posto abbastanza sicuro che sono riuscita a trovare. Nessuno è ancora stato capace di trovarlo.” borbottò la padrona di casa, piegando e buttando una confezione di cibo precotto che era rimasta sul tavolo della cucina dalla sera precedente.
Non vedo perché non dovrebbe andar bene.” le rispose la fata, calmando lentamente il proprio respiro: dopo gli immediatamente precedenti accaduti non le risultò particolarmente facile.
Beh, meglio. Perché cazzo sei venuta a Magix, non sai che posto di merda è diventato?”
Diciamo che me ne sono accorta.” ironizzò in risposta, strappando ad una Stormy abbastanza diversa da quella che si figurava una sonora risata: tale pensiero le fece nascere un appena accennato sorriso.
E' quasi inquietante come tu sia rimasta uguale nonostante siano passati cinque anni. Cazzo hai fatto, un patto con il demonio?” scherzò la strega, ridendo appena del proprio scherzo e, fortunatamente, non notando la tirata espressione della sua interlocutrice per esser stata colta sul fatto.
Anche solo per un secondo, aveva sperato che non lo notasse.
Non aveva pensato a tale eventualità nello svolgere la sua missione – se non quando era stata ormai conclusa – forse per la credenza che non avrebbe più avuto a che fare con colei che aveva visto il suo attuale aspetto; avrebbe potuto giustificarsi con il fatto che il presente non somigliava minimamente a ciò che si sarebbe aspettata, tuttavia si limitò a pentirsi di non aver preso quella specifica precauzione.
Modificando il suo aspetto, nessun dubbio sarebbe nato nella mente di Stormy.

Forse.” riuscì a risponderle sforzando un sorrisetto nella speranza di risultare credibile.
Appena avrebbe avuto tempo le sarebbe toccato ringraziare qualche dio, per aver fatto cambiare subito argomento all'altra, dopo che avesse alzato le spalle in modo abbastanza teatrale.

Comunque puoi stare quanto vuoi. E' un po' un buco, ma troverò dove sistemarti.” le disse sovrappensiero, guardandosi già intorno per capire come procedere.
Musa non la vide muoversi a spostare qualche mobile per creare dello spazio: restò immobile a pensare quanto fosse curioso che, nel darle il benvenuto, avesse usato le medesime parole che lei le aveva rivolto quando le aveva fornito un luogo in cui stare.

















Avvertenze e condizioni per l'uso:
Volevo scrivere tutte le note a codici a barre, ma poi ho preferito evitare.
Del resto ne ho imparato a memoria qualcuno che in cassa non passa mai: tutte queste cavolate per dire che il capitolo si è fatto attendere più del dovuto a causa del nuovo lavoro, che mi terrà impegnata tutta l'estate.
Tuttavia troverò sempre il tempo, fra un turno e l'altro per scrivere, quindi non temete!
A parte tutto, questo capitolo ho impiegato veramente parecchi giorni a scrivere, sfruttando quasi ogni momento di libertà. Spero solo che vi piaccia e che si incastri bene con la storia: qui c'è un po' più di azione, ci sono più spiegazioni ecc.
Spero davvero possa piacervi.
Ringrazio moltissimo Applepagly, Ghillyam e LadyNabla che hanno recensito l'ultimo capitolo, così come tutti i capitoli finora pubblicati. Grazie mille per il vostro supporto, spero che sia ricambiato con qualcosa che vi possa piacere.
Sappiate che non finirò mai di ringraziarvi, come non finirò nemmeno con i lettori silenziosi: lo so che spero sempre un sacco, ma anche qui spero che nelle mie storie stiate trovando ciò che cercate, che in un qualche modo vi renda felici vedere un capitolo nuovo.
Riflettendo sulla mia esperienza come lettrice, ho compreso quante emozioni una storia può farmi provare e spero che anche questa storia faccia lo stesso effetto a chi la legge.
Ultimo, ma non meno importante, ringrazio
Morredson per aver inserito la storia nelle ricordate: grazie molte!
E grazie anche a te che sei arrivato fin qui, dopo queste note spaccaco*****i (censuro contro il volere di Stormy).
Alla prossima missione!


Mary (che deve smetterla di concludere le note con la frase finale della saga Metroid)

   
 
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