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Autore: Spoocky    11/06/2018    0 recensioni
26 prompt challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & FanArt [https://www.facebook.com/groups/534054389951425/?ref=nf_target&fref=nf] 6/26 - Respirare
Nel tentativo di catturare un serial killer in piena crisi psicotica, Spencer Reid rimane gravemente ferito. Respirare è il gesto più semplice che una persona possa compiere.
Il respiro è vita. Ma cosa succede quando diventa impossibile?
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer: i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari. Non guadagno nulla da questo lavoro.

Buona Lettura ^.^

Rannicchiato in un angolo, con il corpo scosso da tremiti convulsi.
Non ricorda nulla, non capisce nulla, sa solo che ha paura.
Guarda il muro di fronte a se e si guarda le mani.
Entrambi sono coperte di un liquido denso, rosso scuro ed appiccicoso.
La sua mente stravolta non riesce a riconoscere cosa sia.
Sangue. Sangue. Sangue. Sangue. Sangue.
Morte.

 
E’ ovunque!
E’ attorno, sopra e dentro di  lui.
Sangue. Sangue. Sangue. Sangue. Sangue.
Grida più forte che può perché è l’unica cosa che gli resti da fare.
Si strofina le mani macchiate sulla faccia e la sostanza si spande sulla sua pelle.
Non c’è modo di cancellarla.
Sangue. Sangue. Sangue. Sangue. Sangue.
“Via! Vattene via! VIA!”
Si scaglia contro i muri dello scantinato in cui si è nascosto per cercare una via d’uscita.
Le macchie non scompaiono, si allargano e basta.
Non si accorge che qualcuno sia entrato finché non si volta e se lo trova davanti.
Morte.
 
Un mosto orrendo: alto e magrissimo, con gli occhi che sporgono come quelli di un insetto, dalla testa spuntano rami aggrovigliati, ha le mani aperte e le dita sottilissime che si allungano in artigli.
Non sa cosa sia, ma è certo che sia venuto a prenderlo.
Si difenderà, lo scaccerà come ha fatto con gli altri.
Afferra il suo bastone e scatta.
Il mostro viene colpito all’addome e si piega in due.
Lo colpisce al volto ed uno schizzo di quella sostanza orrenda atterra sul muro.
Sa di non potersi fermare, la sua vita dipende da questo.
Colpisce ancora, e ancora, e ancora.
Anche quando il mostro crolla a terra, emettendo dei versi strozzati.
Intorno a lui, macchie di quel rosso osceno.
Sangue. Sangue. Sangue. Sangue. Sangue.
Colpisce di nuovo, finché un lampo accecante riempie la sua visuale.
Sente un rumore fortissimo e poi più nulla.
Nemmeno dolore.
Morte.

“Ehi! Ehi, ehi, ehi, ehi!”
Morgan non si pose il problema di vedere l’ S.I. cadere a terra: sapeva di averlo colpito. Piuttosto si precipitò accanto al corpo di Reid, steso in una pozza di sangue.
Era cianotico.

Derek raccolse il volto del ragazzo tra le mani e un rivolo di schiuma rossa lasciò le labbra bluastre: “JJ! Chiama un’ambulanza, presto!” accarezzò il ferito sulla testa mentre la profiler bionda si allontanava con l’orecchio attaccato al cellulare “Coraggio, ragazzino. Va tutto bene, sono qui.”
Spencer emise una sorta di singulto e la schiuma rossa riapparve, stavolta più densa e scura, accompagnata da un gorgoglio sinistro. Subito iniziò a singhiozzare, bocca e mento si tinsero di rosso mentre tutto il suo corpo partecipava agli spasmi.
Stava annegando nel proprio sangue, dovevano intervenire. E in fretta.
Lo sguardo di Morgan corse subito al suo torace: indossava ancora il giubbotto antiproiettile ma era stato deformato, tanto da premere contro il busto del ragazzo, impedendo alle costole – sicuramente danneggiate – di espandersi correttamente.
Toglierlo sarebbe stato un rischio, lasciarlo una condanna a morte.

Con le mani irrigidite dalla tensione, l’agente riuscì ad allentare le cinghie che fissavano l’indumento protettivo e a sfilarlo dal corpo dell’amico.
Subito questo trasse un respiro profondo, che si dissolse in un attacco di tosse.
Era evidente una depressione formatasi sul suo fianco sinistro, indice della causa di tutto il sangue: nel pestarlo selvaggiamente l’S.I. doveva avergli danneggiato le costole, una delle quali doveva aver ferito il polmone, che si stava riempiendo di sangue.
Il piccolo genio non stava respirando aria ma liquido, e stava soffocando.
Derek aveva già rischiato nel togliergli il giubbotto, ora si trattava di correre un pericolo molto più grosso: sollevarlo.
Sapeva bene che, di norma, non avrebbe dovuto muovere un infortunato senza avere piena coscienza delle sue lesioni ma lasciare Reid in posizione supina voleva dire lasciarlo soffocare. Tanto valeva mettergli direttamente la testa sott’acqua e tenercelo per un pezzo.

Con la maggior cautela possibile, gli passò un braccio intorno al torace e una mano sulla fronte, fece aderire il proprio petto alla sua schiena e si tirò lentamente a sedere, puntellandolo con il proprio corpo. La fronte pallida del ragazzo scivolò nell’incavo del suo collo e del sangue colò dalle sue labbra nel colletto dell’agente.
Però respirava meglio, e sembrava aver ripreso un po’ di colore.
Si sentì tanto orgoglioso del suo giovane amico da stampargli un bacio in fronte: “Bravo, ragazzino: sono fiero di te! Respira con me. Respira e basta, non pensare ad altro. Andrà tutto bene. Respira e basta.”
Stringendo il corpo del ragazzo, Morgan continuò a mormorare nel suo orecchio parole di conforto, la sua personale preghiera per la sua vita.

Dopo aver chiamato l’ambulanza, JJ telefonò ad Hotch perché avvisasse la quadra: Mark Sanson, l’S.I., era morto ma Spencer era ferito.
Era ormai in lacrime quando lui finalmente rispose ma la sua voce, calma e profonda come sempre, la riportò alla realtà.
L’uomo incassò la brutta notizia senza scomporsi, almeno nel tono: le chiese solo come fosse successo.

“Il profilo era corretto.” Rispose lei “Sanson era affetto da Disturbo Paranoide della Personalità. In casa sua abbiamo trovato delle anfetamine, che probabilmente usava per tentare di curarsi come aveva detto Rossi. Quando siamo arrivati doveva essere nel pieno del delirio: l’abitazione era un disastro ma di lui non c’era traccia. Spence è sceso in cantina ‘giusto per dare un’occhiata’…” le parole le si bloccarono in gola e per un attimo le mancò il respiro.
“Tranquilla, JJ. Stai andando bene. Adesso Reid è da solo?”
“N-no. No: c- c’è Morgan con lui.”
“Bene. E’ in buone mani. Tu sai dirmi cosa sia successo?” Araon Hotchener doveva avere qualche potere sovrannaturale: non solo riusciva a mantenere la calma in quella situazione, ma era anche in grado di trasmetterla a chi lo circondava.
La donna trasse un respiro profondo e trovò la forza di continuare: “Io e Morgan stavamo perquisendo la cucina quando abbiamo sentito urlare. Ci siamo precipitati da Reid... c’era sangue ovunque: sulle pareti, sul pavimento... Spence era a terra e l’S.I. gli era addosso.  Lo picchiava con un tubo. Gli abbiamo ordinato di allontanarsi ma non ci ha sentiti... o non ha capito... io non- non lo so. Poi Morgan ha sparato.”
“Ho capito...” il resto della risposta fu soffocato dalle sirene dell’ambulanza che entravano nella via.
“Hotch? Devo andare.”
“D’accordo. Ci vediamo in ospedale?”
“Sì. Ci vediamo lì.”
“Un’ ultima cosa. JJ?”
“Sì?”
“Siete stati bravi.”

Respirare.
Respirare.
“E’ facile quanto mentire.”
Shakespeare, Amleto, Atto terzo, Scena due, Pagina sedici.
La mia mamma me lo ripeteva spesso, quando cercavo di suonare il flauto, alle medie.
Ma adesso cosa c’entra?

Perché mi è venuto in mente proprio ora?

Perché sto cercando di respirare e non ci riesco.
Sento che i polmoni mi si fanno pesanti e l’aria non entra.
Di nuovo l’antrace?

No.

No: è diverso.
Fa male.
Tanto male.
Vorrei gridare ma non posso.
Vorrei piangere ma non riesco.
Mi sento soffocare, non riesco a tossire.

Sotto il mio corpo il pavimento è freddo.
Sto affogando sulla terra ferma.
Non so se sono solo, o se ci sia qualcuno.
Ho le palpebre pesanti, troppo per aprirle.

“Finché ci sarà respiro od occhi per vedere
  Questi versi avranno luce e ti daranno vita.”
Shakespeare, Sonetto diciotto, versi tredici e quattordici.

Mamma! Mamma! Dove sei? 

Note:
Se guardate questo telefilm presumo abbiate i nervi sufficentemente saldi da reggere tranquillamente anche questa storia.
Tuttavia, se vi disturba in qualche modo vi prego di farmelo sapere.

Certo, preferisco mi facciate sapere come sia venuta, al di là dei contenuti.

 
  
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