Parte 2
Gli studi
 

La pace permeava in quel monte. Una tranquillità fredda, glaciale, proprio come il clima che regnava in quel luogo mistico.
Nonostante il freddo però, il sole sapeva picchiare e ustionare la pelle nelle poche parti scoperte, almeno quando stava fuori.
Anche per quello aveva deciso di costruirsi un piccolo rifugio fatto di pietra. Se voleva vivere lì, l’unica cosa che doveva fare, per assicurarsi di sopravvivere e completare la sua meditazione e i suoi studi, era proteggersi dalle intemperie che avrebbero potuto colpire la vetta.
In realtà lui non si trovava proprio in cima, ma le bufere di neve erano comunque all’ordine del giorno e morire dai geloni non era affatto un’esperienza che avrebbe voluto provare.
Per nutrirsi solitamente chiedeva agli spiriti della neve.
Al contrario di quelli che aveva incontrato nel suo viaggio, questi spiriti non erano piccoli, ma grandi il doppio di un essere umano e solitamente non apparivano in più di uno alla volta. Avevano grossi piedi e mani, molto simili a quelli delle scimmie e lunghi peli bianchi che coprivano tutto il corpo.
All’inizio fu davvero difficile conquistare la loro fiducia, non appena uno di loro lo vide ruggì e urlò, proprio come una vera scimmia. Lo fece per diversi minuti, forse anche per un’ora intera, ma quando si accorse che le sue minacce andavano a vuoto e che lo sciamano, non solo non aveva paura, ma sembrava quasi fidarsi di lui, questi smise. Anche per questo comprese che ce n’era più di uno, perché più di una volta gli era capitato che una di quelle creature lo vedesse e incrociandolo facesse proprio come il primo.
Loro spesso gli portavano carne, probabilmente che cacciavano loro stessi per nutrirsi. Mentre per quanto riguardava il bere, la neve non mancava di certo.
Passava ogni giorno e ogni notte sempre allo stesso modo. Dormiva la mattina, da dopo l’alba fino a quando il sole non era alto in cielo, nel giaciglio che si era assicurato di creare dentro il rifugio, dopodiché faceva un pasto sostanzioso e si metteva a studiare tutte le energie che ricordava di aver percepito nei suoi viaggi, riportando tutto in fogli e fogli di appunti che forse un giorno avrebbe sistemato come si deve. Poco prima del tramonto mangiava qualcosa, molto più velocemente e meno che a metà giornata, dopodiché usciva fuori all’aria aperta e meditava tutta la notte, fino all’alba.
Quello della meditazione rimaneva il suo momento preferito. All’inizio riusciva a percepire solo ciò che lo circondava, il vento, la neve, il ghiaccio. Riusciva a sentire ogni singola energia, ogni flusso, ogni movimento che avveniva attorno a lui.
Man mano che l’esperienza si faceva più profonda il raggio d’azione, in cui riusciva a vedere con la mente, si estendeva. Fino a che non arrivò nei villaggi a valle, percependo più o meno gli stessi flussi che ricordava aver sentito da giovane nella sua tribù in Mesopotamia. Solo che questa volta, vista l’esperienza e le capacità acquisite, riusciva a distinguere distintamente ogni particella di energia, ogni dettaglio di quella forza dirompente che solo gli esseri viventi come umani e animali riuscivano a sprigionare. Anzi gli umani più ancora degli animali, perché loro erano dotati anche dei sentimenti, caratteristica che le altre creature non avevano.
Tutto quello era alla base dei suoi studi. Si rendeva conto che se avesse compreso quello, avrebbe compreso l’essenza della vita e del mondo intero.