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Autore: la luna nera    15/06/2018    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Astro spuntò dietro i monti brulli che circondavano Prothevos, illuminando coi suoi caldi raggi gli imponenti torrioni del Palazzo del Re e i tetti delle casette che a stento ancora si reggevano in piedi.
Il Maestro Iersys aveva dormito pochissimo, la situazione delicatissima gli aveva tolto quasi del tutto il sonno e la sua mente era in continua attività per elaborare un piano d’attacco, eliminare Kipsoron e far sedere sul trono il giovane Orion. Comprendeva perfettamente che per il ragazzo stesso quella era stata una decisione molto sofferta, non avrebbe mai voluto lasciare il Pianeta d’Acqua e quella ragazzina abbracciato alla quale stava riposando. Lui, come suo padre, in quel mondo remoto aveva trovato l’amore e una ragione per vivere, ma il suo ritorno su Hilon gli aveva fatto capire quanto grande fossero la sua saggezza, il suo valore e il suo coraggio, degni di un vero Re che antepone il benessere del popolo alla felicità personale.
Guardò di nuovo fuori dalla finestrella, il cielo si stava facendo sempre più chiaro, ma la sua mente era ancora confusa perché disponeva di alleati insufficienti per contrastare l’esercito a difesa dell’attuale Re, era difficilissimo poterli sopraffare con la forza, forse l’unica speranza consisteva nell’agire d’astuzia e con l’inganno, stanare Kipsoron e affrontarlo una volta per tutte.
“Mhm… che ore sono?” Qualcuno mugugnò, distogliendo Iersys dai suoi pensieri.
“Ben svegliato, ragazzo.”
Manuel si alzò dal giaciglio, seguito poco dopo da Nico. “E’ l’alba?”
“Sì.” Rispose il Maestro. “Credo non sia troppo dissimile da quella del vostro mondo.” Scrutò i camminamenti sui bastioni del castello, quelli che circondavano tutto il maniero per impedire l’accesso a chiunque non vi fosse autorizzato: tutto sembrava troppo tranquillo, quasi irreale, l’aria portava con sé un odore strano e il leggero venticello del mattino incuteva un lieve senso di inquietudine, muovendo gli alberi semi spogli in modo poco rassicurante. Fra i merli scorse un’ombra spostarsi furtivamente, sembrava tenesse qualcosa in mano, un qualcosa simile ad un piccolo cannocchiale e che con esso guardasse proprio nella loro direzione. Poi un improvviso rumore di mezzi di trasporto, forse camionette, distolse la sua attenzione dal misterioso individuo e quando ve la riportò di nuovo, lassù non c’era più nessuno. Udì il forte rumore dei portali del Palazzo che si chiudevano, dopo di ché il silenzio calò di nuovo sull’area circostante. Quel rumore aveva svegliato Orion che si prese quei primi istanti per bearsi della vista di Melissa ancora addormentata. Depositò un bacio sulla fronte della ragazza e poi si congiunse col Maestro e gli altri già in piedi.
“Quello era il rumore dei carri di detenzione, li riconoscerei fra mille.” Sentenziò il ragazzo.
L’uomo annuì in silenzio. “Evidentemente hanno catturato qualcuno, forse dei ribelli.” Guardò di nuovo fuori. “E’ tutto troppo strano: se davvero hanno tentato di abbattervi e di eliminarvi dopo il vostro ritorno su Hilon, non capisco il motivo di tutta questa calma apparente.”
“Io credo di saperlo.” Orion aveva vissuto tutta la sua esistenza sotto la cupola del potere di Kipsoron e ne conosceva molti usi. “Lui vuole stanarmi ed affrontarmi di persona. Non si è mai fidato fino in fondo del suo esercito e di tutti gli ufficiali al suo servizio, in fin dei conti li ha plagiati con la forza e con l’inganno. Se non riesce a liberarsi dei suoi nemici con i metodi tradizionali, li colpisce alle spalle e li elimina senza pietà. L’ho sentito più volte azzardare tale ipotesi.”
“Mi fa venire alla mente quel farabutto di Skorpion, lui agiva esattamente in quel modo. Se non fosse morto, ti direi che si tratta della stessa persona.”
“Già….” Si fece pensieroso. “Ad ogni modo io devo entrare a Palazzo ed affrontarlo. Lui vuole me, sarà una lotta alla pari: io contro di lui. E basta.”
“Non sarà facile entrare, anche se i camminamenti di guardia sembrano deserti, sono pronto a scommettere che i soldati spunteranno come funghi ad ogni minimo segnale di pericolo.”
“Allora basta creare un bel po’ di confusione!”
“Oh, buongiorno Cierre!” Orion si voltò, constatando che pian piano tutti quanti si stavano svegliando. “Dormito bene?”
“Sì, diciamo di sì. Peccato che qualcuno abbia russato troppo.” Lanciò un’occhiataccia a Giulio.
“Pensa per te! Hai parlato per quasi tutta la notte di calci di rigore, fuorigioco e falli laterali!”
“Giusto!” Manuel si illuminò. “Se Cierre inizia a giocare a calcio col suo pallone, crea confusione, i soldati escono allo scoperto e tu puoi infiltrarti nel Palazzo!”
“Che?! Io dovrei fare da esca assieme al mio preziosissimo pallone del Real Madrid?! Ma tu sei tutto scemo!” Abbracciò la reliquia come a volerla proteggere dalle grinfie dell’amico.
“Mhm, l’idea non è male.” Rifletté Iersys.
“Ohè, il mio pallone non si tocca, chiaro?!”
“Sei in grado di crearne degli altri con quello che abbiamo qui?”
Cierre si guardò attorno: c’era dell’erba secca, forse paglia, pezzi di legno e dei brandelli di stoffa, forse delle tende o arazzi. “Beh, ci posso provare.” Avrebbe fatto di tutto pur di salvare il suo adorato pallone. “Non è che per caso le belle addormentate-appena-svegliate mi danno una mano?”
“Eh? Che…. Che vuoi Cierre?” Eva sbadigliò, stiracchiandosi e mettendosi seduta sul giaciglio improvvisato.
“Buongiorno, piccola.” Nico le andò incontro salutandola con un bacio. “Ve la sentite di darci una mano nel realizzare degli pseudo palloni da calcio?”
“E per far cosa?”
“Creare dei diversivi con cui distrarre i soldati e permettere ad Orion di intrufolarsi all’interno del Palazzo per scovare il Re e farlo fuori.”
La ragazza sbadigliò di nuovo. “Ma non c’è niente per fare colazione? Io ho fame.”
“Potremmo offrirti qualcosa di….” Orion fu bruscamente interrotto da un forte boato proveniente dall’esterno. “Che diavolo era!?” Si precipitò immediatamente alla finestrella per capire cosa stava accadendo: notò del fumo sulla grande torre che fungeva da porta d’accesso al perimetro del maniero, esattamente nel luogo in cui ricordava la presenza di un cannone. Di solito veniva usato per annunciare cose importanti, imprese straordinarie volte ad osannare il Re e le sue gesta, come la conquista di città o l’esecuzione di pericolosi avversari. “Kipsoron è lì, lo vedo.”
“Ragazzi, datevi da fare. Se davvero volete aiutarci, ora tocca a voi.” Iersys era molto preoccupato: quei segnali non erano affatto positivi e l’assenza di notizie sul Generale gli incutevano una certa preoccupazione.
Tutti si misero al lavoro e nel giro di poco riuscirono a realizzare palloni più o meno rotondeggianti da usare come esche per i soldati. “Allora…” Cierre ne raccolse uno. “Se è vero che qui il calcio non esiste, dettiamo noi le regole del gioco. Io direi di lanciarne un paio di questi fatti di stoffa ed erba secca per vedere cosa accade. Se non si muovono, iniziamo a calciarli direttamente verso le siepi; se invece escono allo scoperto, allora li stendiamo con quelli imbottiti di legnetti e pietre.”
“E tu credi che un esercito di soldati si faccia mettere a tappeto così?” Simone non era troppo convinto. “Orion, in tutta onestà, tu che li conosci, cosa ne pensi?”
“Mhm” Si fece pensieroso. “Effettivamente le loro armi potrebbero polverizzare i palloni rapidamente. Non conoscendo cosa sono, potrebbero scambiarli per bombe o ordigni pericolosi. Ciò che mi preoccupa è che se vi trovano….” Non ebbe il coraggio di proseguire. “Però….” Un’illuminazione gli attraversò la mente. “Voi sapete usare arco e frecce! Che siano di legno o di luce non fa alcuna differenza!” Ne materializzò quante più possibile ed esortò il Maestro a creare degli archi sfruttando le enormi potenzialità dell’elakip (il microchip sottocutaneo) in suo possesso, capace di creare armi a volontà. Rapidamente tutto comparve davanti ai loro occhi increduli, Orion consegnò ad ognuno di loro arco e frecce, ne tenne per sé e poi, giusto un attimo prima di dare il via all’attacco, prese in disparte Melissa, la guardò intensamente negli occhi, posò le mani sulle sue spalle e le sorrise. “Ti prometto che farò di tutto per tornare da te, ti ho promesso che una volta sistemata la situazione avrei trovato il modo di non lasciarti mai più e ti giuro sul mio onore che manterrò la promessa. Questa è la battaglia più dura che dovrò affrontare, ma so che devo vincere per te. E lo farò. Tu stai attenta, tieni con te arco e frecce e non esitare a farne uso, mi raccomando.” Le consegnò le armi, asciugandole una lacrima.
“Orion, ti prego… Sii prudente.” Fu lei a sfiorargli le labbra con un bacio leggerissimo. Lui ricambiò con un cenno di assenso ed un sorriso che non nascondeva troppa preoccupazione.
“Bene, ragazzi….” Si voltò verso il gruppo. “Si va in scena.”
Come concordato, i primi due palloni furono lanciati all’esterno: rotolarono lungo la viuzza sconnessa sino ad arrivare in uno spiazzo: lì si fermarono e non accadde niente. Ne lanciarono un altro verso l’alto, con all’interno dei pezzi di legno, che colpì il vetro di una finestra, poi un altro ancora che andò a rotolare sul tetto malconcio di una casa: fece cadere alcuni calcinacci che finirono fra delle sterpaglie poco distanti, dalle quali uscirono delle grida. Orion afferrò tre frecce di luce, le caricò contemporaneamente sull’arco e le scagliò, colpendo i due palloni lanciati lungo la viuzza, mentre la terza freccia sibilò fra le pietre di cinta del Castello, provocando scintille. I due palloni colpiti si incendiarono all’istante e quello fu il segnale che aspettavano: tutti i palloni, pezzi di legno, pietre e pietruzze, furono lanciati verso la truppa di soldati oramai uscita allo scoperto, frecce luminose ne facevano incendiare alcuni e rotolare altri, ottenendo così l’effetto sperato. Orion, approfittando della confusione, balzò fuori e prese a scalare il grande muro del Castello per andare alla ricerca del Re. Non fu facilissimo raggiungere il camminamento, anche perché il timore che potesse accadere qualcosa ai suoi amici lo faceva stare poco tranquillo, tuttavia sapeva che il Maestro Iersys era con loro e che ben preso pure suo padre li avrebbe raggiunti. Camminava velocemente, facendo la massima attenzione a non fare rumore guardandosi da ogni lato e, non appena scorse una piccola porta che conduceva all’interno, vi si intrufolò sempre guardingo e sempre col passo felpato. C’era pochissima luce, quei lunghi corridoi erano illuminati da un numero esiguo di pietre luminose, evidentemente il sovrano le aveva requisite tutte per i suoi appartamenti privati. Assottigliò gli occhi per tentare di veder meglio possibile, poi ad un tratto si fermò, poiché era certo di aver udito dei passi. Si nascose dietro un angolo, estrasse dalla cintura il pugnale donatogli da Iersys, mettendosi in posizione di difesa. Effettivamente qualcuno stava venendo nella sua direzione, era un soldato, ne riconosceva il passo e i paramenti militari. Come questo gli fu davanti e lo vide, Orion lo afferrò per la gola, stringendo forte con il braccio sinistro e minacciandolo di stare in silenzio, puntandogli il pugnale fra gli occhi. Quello, preso alla sprovvista, faticava a respirare, alzò le mani in segno di resa e mosse di poco la testa per tentare di guardare in faccia colui che poteva essere il suo assassino. E riconobbe il suo superiore, nonché amico di lunga data. “Ca-capitano Orion… Siete voi?”
Quello allentò la presa. “Sirio?” Buttò fuori la tensione, riconoscendo il compagno fidato di mille battaglie.
“Che le stelle siano lodate! Tutti vi credevano morto!”
“Oh, è una lunga storia, ora non c’è tempo per i convenevoli. Ditemi, amico mio, com’è la situazione? Dove si è nascosto il Re?”
“La situazione? Bah, dire che è pessima non rende abbastanza. Siamo alla fame, non esiste più nulla di positivo in questa città e nelle altre già conquistate non va tanto meglio. Noi stiamo morendo, Capitano, Hilon sta morendo e ben presto tutta questa desolazione investirà anche altri mondi. Ho sentito parlare il Re della sua volontà di raggiungere il Pianeta d’Acqua nei prossimi giorni e voi sapete bene che ciò che dice, è legge.”
Gli si gelò il sangue nelle vene. “Dov’è quel bastardo?”
“Credo sia rientrato nei suoi appartamenti dopo che…..” Esitò a continuare la frase.
“Dopo che? Avanti, parla! E’ un ordine!”
“Ecco…. Hanno catturato vostro padre, il Generale Ireon, e  il vostro unicorno Mavros. Li hanno portati nelle segrete, di più non so.”
Orion cominciò a tremare di rabbia: il solo pensiero di perdere suo padre e il suo fedele destriero stavano facendo riaffiorare non solo la forza e il coraggio, ma soprattutto l’ira e la sete di vendetta che credeva sopite. Si precipitò giù per il corridoio con il pugnale in mano, pronto a colpire chiunque gli si fosse messo in mezzo. Era una furia incontrollabile, sfondava porte incurante della confusione e dei rumori causati, buttava a terra tutto, strappava arazzi e tendaggi, rovesciava tavoli e poltrone e finalmente, dopo aver messo sottosopra ogni angolo del Castello, giunse davanti alla grande porta degli appartamenti reali. Sferrò un calcio poderoso che buttò letteralmente giù la porta. Quando la nuvola di polvere si dissolse, ecco comparire davanti a lui Re Kipsoron.
“Bravo, Capitano. Sei stato davvero bravo ad arrivare vivo fino qui. Le profezie non sbagliano mai, Grande Cacciatore, non è vero?”
Caricò l’arco, pronto a scoccare la freccia. “Dov’è mio padre, maledetto?!”
Per tutta risposta, l’altro si mise a ridere. “Tuo padre?” Sfoderò un sorriso diabolico. “Tuo padre ha avuto quello che si meritano i traditori.” Gli fece intendere di averlo giustiziato.
A quel punto Orion smise di ragionare, iniziò a scagliare frecce a ripetizione, frecce che purtroppo venivano bloccate da Kipsoron e dalla sua spada prodigiosa. Si gettò allora su di lui con il pugnale alzato, pronto a colpirlo ovunque avesse potuto, senza pensare e senza riflettere. Purtroppo questa sua veemenza fu stroncata da un forte pugno nello stomaco che gli tolse il respiro per alcuni secondi, seguito da un colpo altrettanto forte sulla schiena che lo fece finire con la faccia a pochi centimetri dal pavimento.
“Questo è ciò che accade a chi osa opporsi al sottoscritto.” Gli piantò un piede sulla schiena, sogghignando soddisfatto. “Sta scritto nelle stelle che io e te non possiamo coesistere:  Al sorgere del Grande Cacciatore, lo Scorpione deve cedere il passo, poiché per natura i due sono opposti e per natura l’uno non può coesistere al fianco dell’altro. Questa è l’antica profezia, mi sembrava giusto riferirti tutto prima di eliminarti, Grande Cacciatore.” Sguainò la spada col simbolo di Skorpion. “Salutami tuo padre, quando lo incontrerai all’inferno!”
“Questo è da vedere, bastardo!” Si liberò rotolndosi rapidissimo sul pavimento ed evitando per un soffio il fendente letale. Si rimise in piedi e, notando il simbolo sulla spada, finalmente si rese conto della vera identità del suo avversario. “Ma allora voi siete…”
Quello rise. “Sei sorpreso, Grande Cacciatore? Come darti torto? Tutti mi credevano scomparso nelle acque gelide del Pothomos, ma sono ancora qui per tua sfortuna. Di’ la verità, sono stato bravo ad inscenare la mia fine, non è vero?” Puntò l’arma verso di lui. “Ed ora preparati perché la tua fine sarà reale!”
“Lo vedremo, Skorpion!” Ora poteva chiamarlo col suo vero nome ed evitare tanti formalismi. “Non credere che me ne stia qui a farmi mettere al tappeto da un infame come te! Avrò la mia vendetta, stanne certo! Per Hilon e per mio padre!”

 









Ciao a tutti!
Siamo arrivati alla resa dei conti: Orion sta affrontando Kipsoron, alias Skorpion. Le cose appaiono immediatamente complicate perché entrambi sanno che solo uno può sopravvivere e il Re sta cercando di distruggere il suo avversario anche psicologicamente, facendogli credere di aver eliminato suo padre. E Melissa con gli altri?
Lo scopriremo nell’ultimo capitolo che sarà un po’ più lungo del normale.
Non so quando potrò pubblicarlo, voi state pronti!

Grazie infinite per tutto il vostro supporto e per i vostri meravigliosi commenti.

Un abbraccio
La Luna Nera

 

 

                          
 
  
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