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Autore: Manu_00    19/06/2018    8 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II


Giunsi a Vale alle prime luci dell'alba.
Ricordo che era una mattina fredda e secca, dal celo plumbeo non filtrava un raggio di sole, l'aria profumava di salsedine, ma, né dal mare né dalla città proveniva un alito di vento.
Mi ero appollaiato a prua per osservare le sagome grigiastre degli edifici comparire all'orizzonte, benché i miei ripetuti viaggi su barca mi avessero gradualmente liberato dal mal di mare, mentirei nel dire che la navigazione fu gradevole.
Il traghetto era pieno quando mi imbarcai, e mi dovetti accontentare di dormire sul ponte assieme ad altri sfortunati venuti in ritardo o con abbastanza soldi per permettersi la navigazione ma non una cabina, la notte precedente era stata di un caldo soffocante e dormii poco e male, quando mi svegliai ero zuppo di sudore e gli abiti mi si erano incollati al corpo come una seconda pelle.
La prima cosa che feci fu quindi, come ho già detto, fiondarmi sulla prua della nave nella in cerca di refrigerio.
Quando sbarcai erano appena le sette, il molo era deserto e il mare piatto, scesi dalla nave dopo aver raccattato quei pochi bagagli che mi ero portato dietro.
Mi avviai per la città, il cielo non era cambiato da quando ero sulla nave, rimanendo di un grigio quasi metallico.
Le strade erano vuote, escluso qualche passante occasionale e qualche ragazzino che vive così lontano dalla propria scuola da doversi alzare prima delle sette per arrivarci in tempo (O almeno, così dedussi dalla vista degli zaini sulle spalle).
Fu proprio mentre ero assorto nelle mie osservazioni sui passanti, che non mi accorsi di due uomini dall'aspetto non molto rassicurante che correvano nella mia direzione con una ventiquattrore fra le mani, o almeno, non me ne accorsi finché non mi furono addosso.
Venni investito e caddi a terra, con il didietro sul marciapiede, il plico (da cui non mi ero mai separato per tutta la durata del viaggio) mi scivolò via dalle mani.
Per un attimo temetti che volessero rubarmelo, o peggio, che l'avessero già fatto, mi guardai intorno, nel panico più totale, ma il mio timore risultò essere infondato, il plico giaceva a pochi metri dal marciapiede, lo afferrai e lo infilai sotto la giacca.
Mi voltai per vedere dov'erano finiti i due omaccioni, ne vidi uno svoltare all'angolo della strada, non riuscì a scorgere il volto, ma riuscì a memorizzarmi il vestito, indossava un gilet nero sopra una camicia bianca, pantaloni scuri.
E dalla sua fretta, conclusi che stava scappando da qualcosa, o qualcuno.
Rimasi col culo sul marciapiede, a interrogarmi su quanto era successo, finché una voce familiare e una mano tesa per aiutarmi non attirarono la mia attenzione.
<< Ci hai messo poco, questa volta >>
L'ironia nella sua voce rivelò la sua identità prima ancora che riuscissi a guardarlo.
<< Mi mancava il tuo sarcasmo >> presi la sua mano, e lui mi tirò su come se fossi fatto di polistirolo.
<< Grazie Deryck >>
Davanti a me si ergeva un ragazzo di almeno un anno più grande di me, dai capelli corvini e la pelle di un pallido spettrale.
Avete presente i fauni? Ecco, avete presente quelli con le orecchie da coniglio?
Si proprio quelle, lunghe, soffici e così tenere che vorreste accarezzare anche solo una volta per sentire come sono? Quelle orecchie che mostrano i bambini fauni ogni volta che chiedono una donazione per i loro fratelli meno fortunati o quando organizzano un evento per sensibilizzare sulla loro situazione non particolarmente rosea?
Ecco, Deryck era un fauno con quelle orecchie, ma tutt'altro che tenero, non che fosse brutto, ma il suo aspetto era più inquietante che tenero.
Era alto due metri, e questo senza contare le orecchie nere come i capelli.
E oltre ai capelli ed al suo abbigliamento, nero come la morte, e alla sua pelle quasi spettrale, dobbiamo aggiungere due occhi rossi e lucenti come le fiamme dell'inferno.
Deryck non era orrido, tutt'altro, ma capirete che non è neanche il tipo che una persona si metterebbe ad abbracciare per la tenerezza, o almeno, io di certo non lo farei.
Ma tralasciando l'aspetto rassicurante come un coltello sospeso sulla tua testa, Deryck non era per questo una cattiva persona, parlava poco, anzi potrei dire che limitava la parola all'essenziale, e il suo volto sembrava non essere in grado di esprimere alcuna emozione che non fosse pura apatia.
In breve, la sua battutina ironica di prima svolgeva anche la funzione di saluto.
La conoscenza fra ma e lui risale a circa qualche mese fa, durante una mia permanenza a Vale.
Deryck non è nativo della città, ma viene da uno degli insediamenti protetti fuori dalle mura della città, da cui si era trasferito per arrivare qui e trovare lavoro, il perché non sia rimasto al suo villaggio o non l'abbia cercato in un posto più vicino lo sa solo lui, ed io di certo non gli ho fatto ulteriori domande.
Il problema, è che nessuno pareva intenzionato ad assumerlo, a suo dire perché lo discriminavano in quanto fauno (si sa, i fauni tendono ad essere un po' vittimisti su questo argomento, senza offesa per voi fauni che state leggendo), ma più probabilmente, perché era rassicurante come la presenza di un avvoltoio e vivace come un muro di cemento.
Ma, quale che fosse il motivo della sua mancata assunzione ad ogni lavoro in cui si era proposto, il sottoscritto decise di dargli una mano a tirare avanti.
Come? Beh diciamo che Deryck quando voleva riusciva a passare inosservato, ed era perfetto per fare il palo o tanti altri piccoli compiti a scopo di assistere il sottoscritto nei suoi furti, una volta addirittura ebbi bisogno del suo aiuto per superare la porta sul retro di un negozio: Deryck la sfondò con un calcio e il sottoscritto ebbe gioco facile.
Questa nostra collaborazione, basato sul suo assistermi nei furti in cambio di una percentuale ebbe fine quando riuscì a trovare lavoro presso una gelateria gestita da un fauno originario di Vale, il suo compito consisteva nel girare per strada con il carrello dei gelati.
Come faccia un bambino a trovare il coraggio di avvicinarsi ad un carrello dei gelati guidato da Deryck resta per me un mistero.
Vengono i brividi a me solo a pensarci!
Ma sto divagando, e me ne scuso.
Tornando alla mia storia, quando Deryck mi rialzò dal marciapiede non potei fare a meno di chiedere chiarimenti sull'accaduto.
Lui di risposta indicò con l'indice alla mia destra, mi voltai, il mio sguardo si posò su un edificio dalle vetrate rotte, un negozio di Polvere.
Un negozio rapinato.
<< Vedo che la situazione non è migliorata negli ultimi giorni >> tentai di dirlo con ironia, ma la mia voce non uscì rilassata come avrei voluto.
<< No, in queste ultime settimane i furti si sono moltiplicati, interi magazzini sono stati svuotati >> rispose con la solita indifferenza.
<< Almeno si sa il perché dei furti? >>
Deryck scosse la testa, e iniziammo a camminare assieme.
Così appresi che la situazione non era migliorata da quando ero partito da Vale, già da tempo si stavano verificando furti di Polvere, e come mi aveva confermato Deryck, mentre ero assente la situazione era andata deteriorandosi.
Non che la cosa mi colpisse particolarmente, non è di certo un problema per me se qualche povero negoziante viene rapinato, ma questo incremento delle attività criminali, di Polvere rubata e forse accumulata per scopi che non potevo conoscere (per esempio, accumularla per far detonare mezza città, ipotesi un po' estrema ma non per questo meno fattibile) bastava a far tintinnare i campanelli dall'allarme che ho nel cervello, e quando tintinnano non è mai un buon segno.
Perché quando succede, il messaggio che il mio cervello, istinto, sesto senso o come diavolo lo vogliamo chiamare, è “Scappa idiota! Scappa il prima e il più lontano possibile da qui!”.
Cercai di non pensarci, e mi misi a parlare con Deryck lungo la strada che portava all'hotel in cui soggiornavo da quando ero arrivato in città.
Anzi, sarebbe corretto dire che io parlavo, e Deryck mi rispondeva tramite monosillabi o cenni di assenso.
Già, come detto prima: vivace come un sasso.

Mi congedai da lui una volta giunti all'ingresso dell'edificio, Deryck si allontano accennando un saluto, ed io entrai.
L'edificio era piccolo, polveroso e affollato, ma sopratutto economico.
Camminai lungo il corridoio e salii una rampa di scale, in mezzo minuto raggiunsi la mia stanza.
Aprii la porta e notai sollevato che la stanza era esattamente come l'avevo lasciata qualche settimana fa, certo non che me ne meravigliassi, chi mai andrebbe a rubare in un hotel a basso costo?
Ma l'esperienza nel mio “campo” mi ha reso molto paranoico su certi argomenti, e poi temevo che il mio contraente non vedendomi arrivare dopo una settimana si fosse messo a frugare in giro, fortunatamente mi sbagliavo.
Terminata l'ispezione mi sedetti sul letto e rovistai nel frigobar in cerca di cibo, ne tirai fuori uno yogurt che era non so lì da quanto tempo ed a cui mancavano due giorni alla scadenza, ma non mangiavo da sta mattina e mi avventai sul mio pasto come se fosse una ricercata pietanza.
Concluso il pasto gettai il vasetto nel bidone all'angolo nella stanza e mi stesi sul letto, ero stanco per il viaggio e decisi di riposare fino a sera, poi sarei andato ad intascare la ricompensa.
Pregustavo già il sapore del denaro, di certo era migliore dello yogurt.

   
 
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