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Autore: Senza_corona    21/06/2018    4 recensioni
Questa storia partecipa al concorso ‘Raccontami una Fiaba - II edizione’ , indetto da Freya Crescent sul Forum di EFP.
Dalla storia: "Avresti voluto dimostrarle quanto tu possa essere forte, quanto la tua magia sia potente e la tua mente vivace, perché sai di non possedere alcuna bellezza che potrà mai incantarla, né interiore né esteriore: sei una creatura deforme sia fuori che dentro.
Purtroppo, non ci sei mai riuscito.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: Be Monster

Introduzione: Questa storia partecipa al concorso ‘Raccontami una Fiaba II edizione’ , indetto da Freya Crescent sul Forum di EFP.
 
<< Penso che i mostri siano gli angeli custodi delle nostre beate imperfezioni, che consentano e incarnino la possibilità di fallire e di continuare a vivere. >>
[The shape of water]
 
Dalla storia: “ Per quanto tu ci abbia provato, non sei mai riuscito a mostrarle altro che la parte peggiore di te: la mostruosa nullità che sei per tuo padre, l’indegno mezzosangue che sei per i tuoi compagni di casa, lo scherzo di natura da prendere in giro, di mira.
Avresti voluto dimostrarle quanto tu possa essere forte, quanto la tua magia sia potente e la tua mente vivace, perché sai di non possedere alcuna bellezza che potrà mai incantarla, né interiore né esteriore: sei una creatura deforme sia fuori che dentro.
 
Purtroppo, non ci sei mai riuscito.”
 
Fiaba scelta: Il Gobbo di Notre Dame

Pacchetto:
Severus Piton/Lily Evans

Severus sa di non avere speranze con Lily, eppure ci sono momenti in cui gli atteggiamenti di lei lo fanno ricredere. Lily gli dà spesso appuntamento in un'aula del castello, di notte. Gli parla tanto, con dolcezza, a tratti con timidezza, senza mai farsi vedere. Severus crede di poter ancora conquistare Lily, ma non immagina che Sirius e James hanno attuato uno scherzo sadico nei suoi confronti. La vera Lily non gli ha mai dato appuntamento.

Obbligo: angst.

Coppia: Severus/Lily, accenni James/Lily

Generi: Introspettivo, Romantico

Rating: Arancione

Avvertimenti: Angst

Note a fine capitolo

***
 
 
E
una mite giornata di inizio marzo ed Hogwarts sembra risplendere sotto un timido e pallido sole, bellissima nella sua maestosa imponenza; alzi il volto ad accogliere la calda carezza di quei raggi, l’ unica che ti sia stata donata con così tanto amore e disinteresse, almeno da quando tua madre è venuta a mancare.
 
Sospiri, tendendoti e cercando di prolungare quel momento il più a lungo possibile, ma anche quello, come tutti gli attimi felici della tua vita, finisce troppo presto, lasciandoti di nuovo preda della tua fredda solitudine.

I tuoi occhi si fissano su alcuni studenti che, come te, hanno deciso di trascorre un po’ di tempo all’aperto;  guardi quei ragazzi ridere e scherzare allegramente, chi studiare in compagnia, i mantelli stesi a terra a mo’ di coperte e non puoi trattenere un moto di invidia: quella sarebbe dovuta essere anche la tua vita, ma niente è andato come speravi.

Quando, a dieci anni, ricevesti la tua prima lettera per Hogwarts, sperasti seriamente di aver trovato un posto da poter chiamare casa, un luogo in cui essere accolto e dove poter instaurare tanti splendidi legami, ma i tuoi sogni si sono scontrati fin troppo presto con la cruda realtà.

Seduto sulle sponde del lago, raccogli un ciottolo piatto e inizi a lanciarlo per aria, giusto per tenere le mani occupate e porre un freno ai tuoi stessi pensieri: non ti è mai piaciuto star a lacrimare su quello che è stato; eppure, più passano i minuti e più ti sembra di rivedere te stesso in quel ciottolo nero e storto, senza nessuna attrattiva e lasciato in balia di una forza che decide il suo moto, il suo scopo, la direzione che dovrà prendere.

La tua mano continua a lanciare il sasso e a riafferrarlo, per tuo diletto e capriccio, così come l’amore continua a giocare con la tua vita senza alcuna ragione, se non quella di trarne divertimento.

Perché lo sai, anzi ti sembra di saperlo da sempre, che è quel sentimento la causa di tutto: ogni tuo dolore, ogni schiaffo, ogni scherno si origina da quell’unica fonte maligna.

L’amore di tua madre per Tobias Snape è stato l’inizio di tutto; preda di un fuoco inestinguibile, ha abbandonato ogni cosa per lui, per un babbano ubriacone e violento che l’ha strappata a te e che ha reso la tua vita un inferno.

Senti il suo putrido sangue scorrerti nelle vene, infettarti, mutarti nell’essere mostruoso che lui ha sempre sostenuto tu fossi, nella nullità che i tuoi compagni di casa vedono ogni volta che ti guardano.

Tu, che discendi dalla nobile famiglia dei Prince, vieni trattato con sufficienza solo perché figlio di quel uomo, un uomo che non è mai stato davvero tuo padre e che senti di disprezzare con tutto te stesso.

E’ ingiusto, è crudele, è la realtà da cui non ti è permesso scappare.

Ancora non ti spieghi come, nonostante la consapevolezza di quanto l’amore possa essere un male devastante, tu abbia finito col nutrire questo sentimento per la tua cara, carissima amica di infanzia; già, perché non poteva essere una ragazza qualunque, ma l’unica che sai di non poter avere.

Del resto l’hai visto accadere e, per quanto una parte di te si ostini a negarlo, sai che non è te che ama: negli anni, più tu ricercavi il suo sguardo, più gli occhi di lei ne cercavano un paio color del cioccolato.

E’ così, non lo puoi cambiare, proprio come non puoi mutare il fatto di essere un mezzosangue.

Eppure…

Ci sono momenti in cui la presenza di lei è così viva, le sue parole e i suoi gesti così gentili che la speranza non ti permette di rassegnarti; ecco, se c’è una cosa che senti di disprezzare anche più dell’amore, quella è la speranza: ti fa continuare a perseverare nelle tue errate illusioni, moltiplicando la sofferenza, il risentimento, il dolore.

Lanci il sasso il più lontano possibile, stanco dei tuoi stessi pensieri e lo guardi affondare nell’acqua scura, restando seduto sulla riva per un tempo che ti sembra infinito; a risvegliarti è un areoplanino di pergamena, incantato per non perdere mai quota e che finisce, quindi, per colpirti dritto in testa.

Lo afferri con stizza, già pronto a dirne quattro agli sfortunati studenti che hanno osato disturbare il tuo isolamento, quando noti scure lettere d’inchiostro sporcane la carta.
Severus
 
Leggi il tuo nome con sorpresa, seguendo le tortuose line delle esse e quelle più nette della v e della r, prima di riscuoterti e guardarti intorno: non noti nessuno osservarti, né un compagno di casa né qualche altro studente.

Non puoi fare a meno di pensare che sia strano e, normalmente, avresti già strappato la carta ingiallita, ma un secondo dettaglio ha catturato i tuoi occhi: quella calligrafia tu la conosci.

Sì, ne sei convinto: non ti stai sbagliando.

Dispieghi l’aereoplanino in fretta e furia, incredulo e scorri rapidamente il messaggio che contiene:
 
Vediamoci  sulla Torre di Astronomia [i] , questa sera allo scoccare del coprifuoco: ho bisogno di parlarti.
Lily
 
Un moto di gioia ti travolge impetuoso al solo pensiero che lei ti abbia chiesto un incontro, eppure non bastano che pochi secondi a ché uno strisciante sospetto inizi a farsi largo dentro di te: perché Lily avrebbe dovuto scriverti un messaggio, quando avrebbe potuto venire a parlarti direttamente?

Eppure non hai dubbi che quella sia realmente la sua grafia;  inoltre, solo lei è a conoscenza del fatto che vai abitualmente in quell’aula, quando senti il bisogno di allontanarti da tutto e da tutti.

Ricordi chiaramente che, all’inizio della vostra carriera scolastica e ben prima che l’animosità tra le vostre due case mettesse alla prova il vostro legame, solevate andare lì insieme e rimanere ore a guardare le stelle.

-Possibile che si tratti davvero di lei? O è solo un’altra sciocca presa in giro?-

Senti una piccola scintilla di speranza iniziare a brillarti dentro, ma fai subito di tutto per soffocarla: non andrai a quell’appuntamento; nel mondo magico falsificare una calligrafia è un gioco per bambinetti di tre anni e di scherzi, dopo l’episodio del giorno prima, senti di averne avuti abbastanza.

Accartocci la pergamena e, dopo averle dato fuoco con un incendio non verbale, lasci cadere al suolo le ceneri di quella possibilità fittizia, incamminandoti verso il castello senza voltarti indietro.
 
***
 
E
 
quello che ti ripeti svariate ore dopo mentre, completamente insonne, non fai altro che rigirarti tra le coltri del letto, gli occhi spalancati a fissare le tende verdi del baldacchino.

Prima ancora che la tua parte razionale possa riproporti la precisa spiegazione del perché andare sarebbe uno sbaglio, sei già in piedi, intento a recuperare la divisa, le scarpe e il mantello.

I tuoi passi risuonano nei bui corridoi deserti, ma tu non temi che il rumore possa attirare l’attenzione su di te e, anche se lo facesse, oggi sono di ronda i prefetti Serpeverde ed entrambi ti devono un favore; quanto ai professori, hai imparato a memoria gli orari e le abitudini di ciascuno di loro: sei abbastanza sicuro che non li incontrerai.

Quando arrivi sulla torre ed apri la pesante porta in ferro con un alohomora, non ti aspetti proprio un bel niente ed il niente è esattamente ciò che trovi; sospiri, lo sapevi.

Ciò non di meno i tuoi piedi traditori, anziché riportarti nell’umido accogliente dei sotterranei, ti spingono in avanti, verso la piccola ringhiera in ferro battuto.

Ti siedi al suolo, il mantello drappeggiato tutt’intorno e -Solo due minuti- pensi, mentendo a te stesso: la parte più onesta di te è consapevole che aspetterà fino al mattino che lei si presenti, perché e nonostante tutto hai ancora la flebile speranza che possa amarti.

“Dannata speranza.” non puoi fare a meno di borbottare, eppure rimani seduto nel tuo cantuccio, in attesa.

Di cosa, esattamente, non lo sai: forse di Lily, forse di una svolta a questa tua vita infelice.

Fatto sta che attendi.

Credi che siano passate delle ore e, probabilmente, lo sono davvero, quando odi il cigolio stridulo della porta spezzare il silenzio; tutto il tuo corpo sembra tendersi in aspettativa, il tuo cuore sfugge al tuo controllo, i tuoi occhi ne cercano un paio dal verde intenso tra le fitte ombre dell’aula.

“Severus.”

Basta solo questo, il tuo nome pronunciato dalla sua voce, per scacciare ogni pensiero negativo, ogni timore, ogni irrequietezza.

Stai già alzandoti per andarle incontro, felice di quest’occasione insperata che ti riporta un po’ all’infanzia, dove non esistevano Case e dissapori, ma solamente voi due e il tempo che trascorrevate in compagnia l’uno dell’altra.

“Ti prego, no.”

Ti blocchi, incerto, la gioia sostituita da un triste stupore: perché?

Tutti i tuoi dubbi tornano a colpire ferocemente i meandri della tua coscienza e fanno male, più di quanto ti fossi aspettato.

“Cos’è, un altro stupido scherzo?” non riesci proprio a trattenerti dal chiederlo, mentre stai già facendo scivolare discretamente la bacchetta dal fodero che indossi sull’avambraccio, dritta nella tua mano dominante.

Una parte di te vorrebbe lasciar correre, godersi semplicemente il momento, ma non puoi permetterti di cedere al bisogno che senti di lei: scoprire l’inganno in seguito ti distruggerebbe; non puoi accontentarti del fatto che lei sia venuta, che sia a pochi passi da te, davvero non puoi e ti aggrappi a questo pensiero quasi con disperazione, quando, in realtà, smettere di pensare è tutto ciò che vorresti fare.

Il timore, con un che di beffardo, ti riporta solo ora alla mente un episodio in particolare a cui prima non avevi dato alcun peso: Lily non ha affatto accennato al vostro incontro questa mattina, nonostante siate riusciti a parlare per qualche minuto in privato prima di colazione.

“Non potrei mai ingannarti, Severus.”

E’ la sua voce a calamitare nuovamente la tua attenzione, una voce dolce e desiderata che ti spinge ad allentare quasi istintivamente la presa sulla bacchetta.

“Dammi una prova che sei davvero chi dici di essere.”

Non riesci a non concedere quest’unica possibilità ad entrambi, a sperare, nonostante ogni ragionevole dubbio, che sia davvero lei e che ci sia una spiegazione perfettamente ragionevole al fatto che non voglia farsi vedere da te.

“Ci siamo conosciuti in un piccolo parco, a primavera. In quell’occasione feci la prima magia involontaria di cui ho chiara memoria, mostrando a mia sorella Petunia il piccolo fiore giallo che ero riuscita a far sbocciare sul palmo della mano.

Lei non comprese, credo che ebbe paura, perché mi spinse a terra dandomi del mostro e fuggì via, in cerca dei nostri genitori; fosti tu ad aiutarmi ad alzarmi e dicesti delle parole che allora non compresi: erano troppo mature per la nostra età, ricche di significati che non ero ancora in grado di cogliere.

Dicesti: ‘Penso che i mostri siano gli angeli custodi delle nostre beate imperfezioni, che consentano e incarnino la possibilità di fallire e di continuare a vivere.’

Come vedi, lo ricordo ancora perfettamente, come fosse passato un solo giorno, perché da quell’incontro è nato il prezioso legame che ci unisce.

Questo basta a provarti che sono realmente io? Non ti sto ingannando, Severus.”

Di nuovo quelle parole e, questa volta, non puoi fare a meno di crederci: il racconto del vostro primo incontro è troppo dettagliato, ricco di particolari che solo voi due conoscete e, finalmente, ti permetti di credere.

Riponi la bacchetta e dici:

“Mi dispiace, ma volevo essere sicuro che fossi tu. Perché non vuoi che io ti veda?”

“Perché voglio che questo incontro sia speciale, privo di quella sottile tensione e del persistente imbarazzo che accompagna, oramai, le poche volte in cui abbiamo modo di parlare.

Non negarlo – ti previene, perché tu stai già per dissentire – In questi anni ci siamo un po’ allontanati, forse a causa della rivalità tra le nostre case, forse perché abbiamo iniziato a stringere nuove amicizie, ma desidererei che tornasse tutto come prima, come i tanti giorni passati insieme nel parco della nostra infanzia a parlare senza maschere, senza finzioni.

Eppure, ogni volta che incrocio i tuoi occhi, qualcosa mi frena dall’essere completamente franca con te, quindi ho pensato a questa soluzione: parleremo, ma senza che l’uno possa vedere l’altra.

Credi che sia sciocco?”

Sì, lo credi, ma lei sta facendo un passo verso di te, verso il rinsaldamento di quel vostro legame che vedevi sfaldarsi ogni giorno, in un processo infinito e ineluttabile a cui non sapevi come porre una fine, perciò andarle incontro ti sembra la cosa più giusta.

“Forse lo è, ma sono così semplicemente felice che tu stia provando a salvare la nostra amicizia, che non me ne importa – fai una breve pausa, godendoti il suono della risata di lei, poi riprendi – Come mai mi hai dato appuntamento qui?”

“Come ti dicevo, volevo davvero fare qualcosa per riavvicinarmi a te, ma la spinta definitiva è stata l’episodio dell’altro giorno: mi dispiace così tanto per quello che è successo, Severus.[ii]

Probabilmente avresti dovuto aspettarti qualcosa del genere, ma solo il pensiero che lei possa avere pietà di te, che stia facendo tutto questo spinta solo da quel sentimento, ti fa storcere la bocca e stringere i pugni per la rabbia.

Per quanto tu ci abbia provato, non sei mai riuscito a mostrarle altro che la parte peggiore di te: la mostruosa nullità che sei per tuo padre, l’indegno mezzosangue che sei per i tuoi compagni di casa, lo scherzo di natura da prendere in giro, di mira.

Avresti voluto dimostrarle quanto tu possa essere forte, quanto la tua magia sia potente e la tua mente vivace, perché sai di non possedere alcuna bellezza che potrà mai incantarla, né interiore né esteriore: sei una creatura deforme sia fuori che dentro.

Purtroppo, non ci sei mai riuscito.

Lei ti ha sempre visto a terra, sconfitto, umiliato; tu hai sempre visto la sua mano tendersi verso di te per aiutarti a rialzarti.

E’ la tua eroina, è anche per questo che l’ami, ma non puoi sopportare il pensiero che lei ti veda come un debole, come qualcuno che non potrà mai essere degno di starle affianco, di essere un sostegno, qualcuno a cui appoggiarsi e da cui ricercare protezione e conforto.

Vuoi essere così disperatamente degno del suo amore da negare che l’ennesimo episodio di bullismo ti abbia ferito, perché fingere è l’unica cosa che senti di poter fare, nonostante tu avverta ancora l’umiliazione e la rabbia scavarti dentro.

“Non è accaduto nulla di diverso dal solito.” dici, pacato.

“Hanno esagerato, Severus.”

Percepisci l’indignazione nella sua voce ed è come un balsamo per le ferite del tuo orgoglio, ne aiuta la guarigione e presto, ne sei convinto, i tagli si rimargineranno; sì, il sangue cesserà di scorrere copioso e la carne riunirà i propri lembi, lasciando solo un’altra cicatrice che non puoi cancellare, ma che non ti causerà alcun dolore.

Il ricordo di te stesso, mezzo nudo, costretto a levitare a metri da terra, le risate degli studenti, le fatture pungenti, il freddo e la vergogna, ogni cosa svanirà, tinta di rosso acceso e verde intenso, coperta dal profumo di gelsomini, schiacciata dalla figura della donna che ami e che, anche in quell’ occasione, è giunta in tuo soccorso.

“Non ti ho nemmeno ringraziata.” ti lasci sfuggire, immerso nel fiume dei tuoi stessi pensieri di cui, per un solo attimo, la rendi involontariamente partecipe.

“Non ho bisogno di parole di gratitudine, solo di sapere che stai bene.”

“Sto bene.” l’ ‘adesso’ che taci sembra quasi riecheggiare nella stanza buia, così come ti sembra di udire il sorriso di lei farsi largo sul suo volto.

“Se vorrai parlarmene, sono sempre pronta ad ascoltarti – ti promette teneramente – e da oggi avremo tante altre occasioni per poterlo fare.”

“Ci rivedremo, quindi?” chiedi, la voce intrisa di speranza.

“Tra una settimana esatta, stesso posto e stessa ora. Buona notte, Severus.”

“Buona notte, Lily.”
 
***
 
Q
 
uesto è il vostro quattordicesimo incontro, eppure non riesci ancora a credere che stia accadendo davvero: quante volte hai sognato che lei ti desse un’occasione? Non lo sai, ne hai perso il conto.

E adesso…

Lily è seduta in fondo all’aula, a raccontarti con allegria delle tante piccole novità che hanno costellato i cinque giorni in cui non siete riusciti a vedervi; sei felice, come pensi di non esserlo stato mai: ogni angoscia, ogni sofferenza, ogni dolore adesso sembra aver acquisito un senso.

Era tutto per questo momento, ne sei convinto.

L’unica pecca è data dalla decisione di lei di non farsi ancora vedere: onestamente, si nasconde da te con una timidezza e  una risoluzione che non ti saresti mai aspettato; ma non vuoi forzarla, anzi: pensi che potresti aspettare anche all’infinito, almeno finché potrai bearti delle sue attenzioni, della sua dolcezza, dell’allegria della sua voce.

La stessa voce che ha accompagnato questi tuoi pensieri e che, d’improvviso, ha cessato di farsi udire.

“Che succede?” chiedi, con una certa sorpresa.

“Severus – viene pronunciato con un tono incerto, che non comprendi – posso farti una domanda?”

“Sai che puoi chiedermi ciò che vuoi.” replichi a mo’ di rassicurazione.

“Mi stavo solo domandando se tu fossi riuscito a farti degli amici a Serpeverde: io parlo spesso dei miei compagni di casa, lo stavo appunto facendo fino a pochi minuti fa, ma tu non fai mai cenno ai tuoi.”

“Non posso dire di essere riuscito a stringere dei legami di amicizia – ammetti tranquillamente – più che altro si tratta di alleanze.”

Alle tue parole segue il silenzio e stai già pensando a cosa potresti dire per alleggerire un po’ l’atmosfera, quando lei riprende:

“Sai? Quel giorno ho notato che erano presenti anche alcuni serpenti, ma non hanno fatto nulla per aiutarti e continuavo a chiedermene la ragione: anche se, come dici, voi non siete amici, rimanere a guardare senza far nulla è stato comunque un gesto abominevole.”

Li avevi notati anche tu, ma a differenza della ragazza non ti eri affatto aspettato che i tuoi compagni sarebbero intervenuti in tua difesa.

“Sono un mezzosangue, Lily: non c’è posto per quelli come me nella casa di Salazar.”

E’ una verità con cui hai imparato a convivere: per quanto tu possa essere capace, per quanto tu possa essere potente, rimarrai sempre un essere inferiore ai loro occhi.

Oh sì, alcuni hanno imparato a temerti e rispettarti, eppure non sarai mai uno di loro perché nelle tue vene scorre il putrido sangue di tuo padre, un babbano.

Un uomo indegno.

“Allora la casa di Salazar non è degna di accoglierti.”

Le sue parole riescono a strapparti un piccolo sorriso, come sempre capaci di cancellare ogni bruttura dalla tua vita e donarti la pace che tanto agogni; e per un momento ci credi davvero, credi che Serpeverde non sia degna di te, della tua tempra, del tuo genio.

Ti immagini seduto alla tavola del Grifondoro, accanto a Lily e con amici a cui non importa nulla del tuo stato di sangue, ma è solo un attimo e la magia creata da quelle parole si dissolve fin troppo presto.

Tu non potresti mai appartenere a quella casa, te lo dice la tua più intima natura, lo grida la tua anima, lo senti risuonare nei battiti del tuo stesso cuore…

Anche se non verrai mai accolto, perché sei solo un figlio bastardo, non degno, non puro, tu sei una serpe e questo niente e nessuno lo potrà mai cambiare: non il tuo amore per Lily, né il desiderio di starle vicino.

“Probabilmente è come dici – ammetti - ma se mi fosse concessa la possibilità di scegliere, non la cambierei con nessun’altra.”
 
***
 
C
 
redo che, se non ti avessi incontrato, non sarei mai giunta fino a questo punto.”

“Cosa dici?” chiedi, lusingato da quelle parole, ma non meno sorpreso.

“Tu mi hai fatto capire che in me non c’era nulla di sbagliato, che il nostro era un dono; mi hai parlato del castello, dei fondamenti e degli arcani della magia, dei miti e delle leggende di questo mondo, facendomene innamorare prima ancora di entrare davvero a farne parte.

Sì, ho proprio un grosso debito nei tuoi confronti, Severus.”

“Non ho fatto nulla più che condividere con te ciò che mia madre mi aveva insegnato e, se anche in qualche modo questo fosse stato bastevole a far nascere un tuo debito, l’hai ampiamente ripagato.

O devo ricordarti delle tante volte in cui mi hai accolto in casa tua, quando la violenza di mio padre si faceva feroce o di quelle in cui mi hai curato dopo aver ricevuto tante percosse da non riuscire nemmeno a sollevare un dito?”

“Non puoi mettere le due cose sullo stesso piano: non avrei mai potuto abbandonarti e sono convinta che tu avresti fatto lo stesso per me, se ci fossi stata io al tuo posto.”

“Lily, tu hai fatto molto di più: è questo che sto dicendo. Se uno dei due ha un debito con l’altro, quello sono io.” affermi con forza e vorresti davvero abbracciarla in questo momento, ringraziarla per tutte le volte in cui è stata presente.

Sospiri, esercitando un forte controllo su te stesso per non alzarti dal tuo cantuccio e andare da lei… che lo voglia o meno.
“Non capirò mai come la dolce Eileen abbia potuto innamorarsi e sposare un uomo come tuo padre.” dice, forse per mettere un freno ad un discorso in cui nessuno di voi sarebbe stato disposto a rivedere le proprie posizioni, ma tanto basta a distogliere la tua mente dalle tue intenzioni.

“E’ stata la scelta che l’ha condotta alla morte, eppure non penso che se ne sia mai pentita.”

“Quando la giuria pronunciò il verdetto di assoluzione, nessuno di noi poté crederci: quell’uomo la picchiava ogni volta che si sentiva adirato o frustato per qualcosa.”

“La picchiava a causa mia, puoi dirlo: è inutile negare la realtà dei fatti.

Aveva imparato a sopportare che mia madre fosse una strega, soprattutto perché dopo il matrimonio lei rinunciò alla magia e chiuse ogni rapporto col mondo magico.

Poi nacqui io.

Mio padre non poteva accettare di avere un mostro per figlio e accusava lei, il suo sangue di avermi infettato, di avermi reso una creatura orribile.

La picchiava ogni volta che accadeva qualcosa di strano, fino al giorno in cui, durante l’ennesima discussione, non la spinse causando quella rovinosa caduta giù dalle scale.[iii]

“Non dovresti accusare te stesso, Severus: sai che genere di uomo sia Tobias Snape.”

“Lei proteggeva me, Lily – scatti – quel giorno stava difendendo me, come sempre.

Se solo non si fosse messa in mezzo…”

“Smettila – ingiunge, arrabbiata – smettila di darti colpe che non hai: tua madre ti amava.”

“Già, mi amava.”

-E questa è stata la sua rovina- pensi e devi conficcarti le unghie nei palmi per impedirti di alzarti e raggiungere Lily per ricercare in lei un po’ di conforto.

Ora come non mai il suo bisogno, di vederla, di toccarla sembra corroderti dentro come un acido, ti brucia tanto da creare piaghe invisibili sul tuo corpo, tanto che saresti disposto a fare qualunque cosa pur di ottenere un po’ di sollievo, ma rimani seduto al tuo posto senza emettere fiato: non vuoi gettare alle ortiche la fiducia che ripone in te.

Non vuoi ferirla, non vuoi deluderla
 
***
 
N
 
on avete fatto nulla di male, James.”

La voce di Codaliscia ti arriva ovattata, distante.

Ti sembra di camminare da ore da una parete all’altra del dormitorio, in attesa di Sirius, impaziente di liberarti di un peso che non sei più in grado di sostenere.

Eppure era iniziato tutto come uno stupido gioco.

Non ricordi chi di voi abbia suggerito per primo l’idea, ma hai stampato a fuoco nella mente il ricordo di te che accetti entusiasta, guidato dalla gelosia, ebbro del bisogno di ferire.

Perché non potevi sopportare gli sguardi che le rivolgeva, perché il sentirla parlare di lui con affetto era un’agonia, perché la ami e hai pensato che questo bastasse a giustificare ogni cosa.

Com’è quel detto babbano? In guerra e in amore tutto è lecito.

No. Assolutamente e fottutamente, no.

Hai ancora davanti agli occhi l’espressione di Snivellus… di Snape, mentre con tono rassegnato e colpevole parla della morte di sua madre, del rapporto che lo lega a suo padre e davvero, davvero, non riesci a continuare ad ingannarlo.

Non trovi più divertente giocare coi suoi sentimenti, spingerlo a confessare l’amore che prova per Lily e poi sbattergli in faccia la vostra neonata relazione; non vuoi più mentire alla ragazza che ami, raggirarla per ottenere informazioni che rendano questa sciocca farsa  più credibile.

Senti di non odiare più Snape, che quel bisogno che avevi di ferire, di portare all’estremo la rivalità nata tanti anni prima sull’Espresso per Hogwarts, ti ha completamente abbandonato; involontariamente, hai conosciuto il ragazzo che si celava dietro al mostro e adesso non puoi più guardarlo con gli stessi occhi.

Quello che vuoi è solo smettere, perché è inutile… perché è semplicemente crudele.

“Ehi ragazzi, cos’è questo mortorio?”

Finalmente la voce di Sirius giunge a risvegliarti dalle tue elucubrazioni, a sottrarti ai tuoi sensi di colpa; lo placchi non appena ha messo piede all’interno del dormitorio

“Sirius, dobbiamo parlare” dici con urgenza, premura.

“Che succede?”

Il tuo più caro e vecchio amico ti guarda con occhi sgranati dalla sorpresa, preoccupato che possa esserti successo qualcosa, a te che in questa storia sei uno dei carnefici e non la vittima.

Ridi, una risata isterica, che non ti appartiene e lo fai per un tempo che ti sembra infinito; quasi in trance, noti l’incredulità tingere i volti dei tuoi amici: di Peter, sempre così pavido e accomodante, di Remus sempre pronto a fingere di non vedere e l’unica cosa che riesci a fare e ridere.

Quando, finalmente, riprendi il controllo ingiungi:

“Dobbiamo smetterla con quest’inutile scherzo.”

“James, ma…”

“Io non ci sto più, Sirius. Questa volta abbiamo esagerato e se riflettessi mettendo da parte il rancore, sono certo che te ne renderesti conto anche tu.”

Lo dici seriamente, guardando l’altro dritto negli occhi,  eppure non è sufficiente a ché il marasma delle tue emozioni lo raggiunga.

“Cosa dici? Eri entusiasta all’idea tanto quanto me.”

“Non lo sto negando…” provi a spiegarti, ma un Sirius adirato e incredulo ti stoppa.

“Cos’è, adesso che stai finalmente con Lily tutto il resto perde d’importanza?”

“Probabilmente è così, magari stare con lei mi ha fatto maturare quel tanto da rendermi conto dei miei errori, finché sono ancora in grado di porvi rimedio.” scatti, arrabbiato anche tu perché l’altro si rifiuta di riconoscere la verità.

“Io davvero non ti capisco: è di Snivellus che stiamo parlando.

Lui vuole Lily, l’hai forse scordato?”

“Lo so, vuoi che non lo sappia? –  dici con impazienza - Non provo alcuna simpatia per lui, ciò non di meno non continuerò con questa crudeltà.”

“E’ per la storia dei suoi genitori? E’ per quello, non è vero? Oh, Jamie, non credevo tu fossi così ingenuo.”

“Era sincero, Sirius. Credeva di star parlando con Lily, ricordi? Spiegami: che cazzo di motivo avrebbe avuto di mentirle?”

“E’ Snivellus, Ramoso! S-n-i-v-e-l-l-u-s! Andiamo…”

“Hai già dimenticato cosa ci ha raccontato lei? Non è scesa nei dettagli, ma anche tu dovresti arrivare a comprendere quale sia la situazione: fermiamoci, prima che ogni cosa ci sfugga di mano.”

“Non lo farò – grida, ostinato - non butterò questi tre mesi al vento solo perché la tua codardia ti ha spinto a fare marcia indietro.”

Vedi il tuo migliore amico voltarti le spalle, incamminandosi verso l’uscita e la tentazione di fermarlo è forte, tanto; prendi un respiro, stringi i pugni e lo lasci andare: continuare a parlargli sarebbe inutile e, comunque,  tu non hai intenzione di tornare sui tuoi passi.

“Sei sicuro, James?”

Incroci gli occhi nocciola di Remus e rispondi: “Mai stato così sicuro di qualcosa, Lunastorta.”
 
***
 
S
 
ni… Snape, posso parlarti per un momento?”

Ti sei appostato davanti alle porte della Sala Grande, in attesa che si facesse vedere: hai dovuto aspettare a lungo, ma la tua pazienza è stata ripagata.

Lui ti guarda con occhi tinti di sospetto, l’espressione che si fa improvvisamente arcigna e la bacchetta già ben salda nella mano destra.

“Non ho cattive intenzioni.” assicuri, sperando che serva a qualcosa e, quando il ragazzo ti fa cenno di continuare, quasi non ci puoi credere.

Non vorresti parlare proprio nell’ingresso, un luogo sempre ricco di via vai e in cui tutti potrebbero sentire, ma temi che chiedere all’altro di seguirti in un posto più appartato potrebbe metterlo sulla difensiva e non ci tieni ad essere colpito da una fattura orcovolante.

“Allora, Potter? Sto aspettando.”

Rifletti che molto probabilmente finirai col farti un viaggetto in infermeria, ma sei un Grifondoro: di certo la tua risoluzione non verrà meno per così poco.

“Circa tre mesi fa, hai ricevuto un biglietto che ti dava appuntamento alla Torre di Astronomia per la mezzanotte della stessa sera.”

“Come…” vedi chiaramente la sorpresa dipingersi sul suo volto e sai che non impiegherà molto a fare due più due, ma continui comunque.

“A scrivere quel messaggio siamo stati io e Sirius: volevamo spingerti a confessare i sentimenti che senti per Lily e poi prenderci gioco di te. Abbiamo trovato un incantesimo per modificare le nostre voci all’interno di uno dei tomi della biblioteca dei Black, durante le vacanze di Natale: e da allora che pensiamo al modo migliore per utilizzarlo.”

“Non può essere, tu menti. – soffia fuori dalla chiostra dei denti, adirato - Certi fatti poteva saperli…”

“E’ opera mia: ho fatto sì che Lily mi raccontasse qualcosa della vostra infanzia.

Lei credeva che conoscere qualche dettaglio sulla vostra amicizia, sul perché ti consideri tanto importante, avrebbe potuto appianare le nostre divergenze.

Io… non so come esprimere quanto sia dispiaciuto: ho sbagliato.

Ma se adesso sono qui, è per avvertirti: ho provato a convincere Sirius che questo scherzo era andato troppo oltre, ma lui vuole continuare.

Dovevi sapere.” dici tutto d’un fiato, forse in modo un po’ confuso, ma puoi leggere chiaramente la comprensione farsi largo negli occhi color giaietto dell’altro.

“E così hai avuto pietà del povero ragazzo maltrattato e vieni qui a…”

Vedi la bacchetta sollevarsi e ti prepari già ad essere colpito in pieno dall’incantesimo, quando una voce vi interrompe.

“Ragazzi, non ditemi che state litigando di nuovo.”
 
***
 
S
 
ei così arrabbiato. Arrabbiato. FERITO.

Ti senti uno stupido, così ingenuo, così folle per aver creduto che si trattasse di lei, che lei avrebbe potuto davvero amarti.
Eppure lo sapevi, lo sapevi che un mostro come te, deforme fuori e dentro, non avrebbe mai potuto attirarne l’attenzione in quel senso.

Ingenuo. Folle a farti trasportare da quegli stessi sentimenti che odi e che hanno distrutto la tua vita per l’ennesima volta.
E poi, eccola lì: lei che non potrai mai avere, lei che ha gli occhi puntati su qualcuno che non sei tu; non ti guarda nemmeno, neanche un piccolo segno che abbia notato la tua presenza: è come se tu non esistessi.

Lei che ha tradito la tua fiducia, lei che ha spiattellato al tuo nemico ogni cosa, il vostro prezioso rapporto messo a nudo davanti a chi tentava solo di distruggerlo. Lei che non ti guarda. Lei che non ti ama.

“Nessuno ti ha chiesto di intrometterti, sporca Mudblood.”

Ti penti di quelle parole non appena scappano dalla chiostra dei tuoi denti, ferendo e sferzando come tu stesso ti senti ferito, dilaniato.

E quale incommensurabile dolore è vedere quegli occhi, gli occhi che hai così disperatamente amato, ricercato, voluto, tingersi di sofferenza: ti distrugge, ti uccide lentamente.

Sei imploso, come una stella che abbia perso ogni voglia di continuare a brillare e, tra i detriti polverosi della tua anima, senti nascere una schiacciante consapevolezza: sei diventato proprio come il mostro che tutti hanno sempre creduto tu fossi.

Quindi non ti importa, non può importarti delle lacrime  che prendono a sgorgarle dagli occhi, delle parole che ti rivolge per troncare il vostro rapporto, della sua fuga lungo il corridoio.

Non ti importa di vedere un altro correrle dietro al tuo posto.

Non ti importa del crollo del tuo intero mondo.

Non ti importa di questi sentimenti inutili, assassini.

Perché un mostro non prova nulla, non sente nulla.

Da oggi ti concentrerai solo su di te, sul potere e sul modo per ottenerlo: se come mostro non puoi essere amato, quanto meno sarai temuto.

E, dicendoti questa menzogna, chiudi per sempre il tuo cuore a ogni forma di affetto, di comprensione, di amore; con le spalle tese e la schiena ben dritta entra in Sala Grande, senza voltarti indietro: questo è l’inizio della tua nuova vita.
 
 
 
NA: Salve  ^^
Questa storia, come avete avuto modo di leggere nello specchietto iniziale, partecipa al concorso ‘Raccontami una fiaba II’ e la fiaba di rifermento è Il Gobbo di Notre Dame; chiedo a voi lettori e al Giudice solo un attimo del vostro tempo e della vostra pazienza per
 

[i] Ho scelto la Torre di Astronomia per richiamare la Torre della Cattedrale in cui Quasimodo vive e dove hanno luogo alcuni degli incontri con Esmeralda.
 
i Nel libro  ‘Harry Potter e l’Ordine della Fenice’ , Harry scopre degli atti di bullismo che il padre e i Malandrini hanno posto in essere nei confronti di Snape, guardando nel suo pensatoio; nel film, invece, Harry ne viene a conoscenza durante una delle lezioni di occlumanzia tenute dal professore, riuscendo a leggergli la mente.
 
Sappiamo per certo, quindi, che Severus veniva tormentato da dei bulli (I Malandrini, appunto);  ho, perciò, pensato di cogliere questi riferimenti e creare un parallelismo con quanto accaduto a Quasimodo durante la Festa dei Folli.
Nella fiaba Disney de ‘Il Gobbo di Notre Dame’ , dopo essere stato incoronato Re dei Folli, Quasimodo viene schernito per la sua bruttezza: la folla che fino a pochi istanti prima l’aveva acclamato, gli getta contro frutta marcia e lo tortura.
E’ Esmeralda a liberarlo, sfidando gli ordini di Frollo.
Nella ff, invece,  come avete avuto modo di leggere,  è Lily a liberare Severus, sfidando i suoi stessi compagni di casa
 
[iii] Nella versione Disney della fiaba ‘Il Gobbo de Notre Dame’, la madre di Quasimodo muore nel tentativo di difenderlo da Frollo: quando l’uomo cerca di sottrarle le fasce in cui giace il bambino lei si oppone e, nella lotta, cade e sbatte il capo sui gradini della cattedrale, perdendo la vita.
Ho pensato di richiamare quest’episodio, facendo causare a Tobias Snape, con le stesse dinamiche, la morte della moglie durante uno dei loro tanti litigi.
 
Nella versione originale della fiaba, invece, Quasimodo viene abbandonato sulla rota di Notre Dame all’età di tre/quattro anni.
Ho pensato di farvi un piccolo accenno, collocando la morte di Eileen nel periodo dell’infanzia di Severus.
La ragione che mi ha spinto a preferire questa scelta, piuttosto che quella di farla morire di parto e far abbandonare il bambino presso un orfanotrofio, è la seguente: volevo che Severus conoscesse l’amore di sua madre, soprattutto per creare un contrasto tra questo e l’odio di suo padre.
 
 
 
Tobias Snape è il Frollo della storia Disney : un uomo malvagio, crudele e corrotto, che vede il figlio come un mostro e che per questo lo punisce con percosse e violenza.
Secondo la mia personalissima interpretazione, Frollo vedeva Quasimodo come un peso, la conseguenza di un suo errore e, non riconoscendo la propria colpa, puniva lui isolandolo e intrappolandolo all’interno delle mura della cattedrale.
 
Ho pensato che un qualche richiamo tra i due fosse d’obbligo ed ecco perché la figura del padre di Snape è descritta in modo tanto negativo: insieme ai compagni di scuola che lo scherniscono per la sua diversità e ai Malandrini, Tobias Snape doveva risultare essere un’antagonista di Severus.
 
Severus è un Quasimodo oscuro, quasi privo della gioia di vivere e dell’allegria che caratterizza il personaggio della fiaba Disney, eppure proprio come quel personaggio crede di essere una creatura mostruosa, immeritevole di amore.
Di richiami ce ne sarebbero ancora, ma non voglio tediarvi oltre e perciò lascio a voi il gusto di cogliere le similitudini che più risaltano alla vostra attenzione.
 
Infine e giuro che dopo ho finito xD nella storia ho deciso di sfruttare due episodi importanti presenti nel libro.
Ho pensato di cambiare un poco le dinamiche ai fini della ff, ma lo scherzo di James e Sirius dovrebbe richiamare quello in cui Felpato tenta di far spaventare Severus, facendolo assistere alla trasformazione di Remus.
Uno scherzo che, come ben sappiamo, sarebbe potuto finire male senza l’intervento di James.
Ecco perché nella storia è James a rivelare a Severus il piano che i due Malandrini avevano ideato ai suoi danni.
L’altro episodio, invece, è quello  della rottura dell’amicizia tra Lily e Severus.
Avevo già deciso che questa ff non avrebbe potuto avere un lieto fine e allora ho pensato di sfruttarlo ed integrarlo nella ff, dando così una conclusione a tutta la vicenda.
 
Spero che la lettura di questa storia sia di vostro gradimento ^^
 
 
 
 
 
   
 
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