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Autore: jarmione    22/06/2018    1 recensioni
Michael ed Amy vengono mandati a Dallas per fare delle indagini e con la scusa di farsi una "mezza vacanza".
Nonostante le difficoltà iniziali, per i nostri protagonisti sarà anche l'occasione per conoscersi meglio.
Ma c'è qualcosa che non va a Dallas e la "mezza vacanza" rischia di tramutarsi in una tragedia.
Riuscirà Michael a concludere le indagini senza perdite?
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Il mattino seguente, intorno alle sei, Michael ed Amy si incontrarono nel garage.
Amy aveva i capelli raccolti svogliatamente in una coda, con qualche ciocca ribelle che le ricadeva sul volto, la borsa con i cambi sulla spalla e lo sguardo ancora assonnato.
Michael, abituato alle sveglie all’alba  o a non dormire, era fresco e riposato e osservava Amy che avanzava come uno zombie.
“Buongiorno Amy” salutò per primo KITT, aprendo automaticamente il baule
“Ciao KITT” Amy mise la borsa al suo interno e la macchina lo richiuse.
“Ciao Amy”
“Ciao papà” incrociò le braccia sul tetto di KITT e vi appoggiò la testa “come fate ad essere così svegli?”
Michael rise.
“Io sono una macchina” commentò KITT, quasi sconsolato “e il vantaggio dell’essere tale è che non sentiamo la stanchezza come voi umani”
“Vorresti fare cambio?” propose Michael
“Neanche rottamato”
Michael ed Amy risero, salendo poi in macchina.
KITT fece aprire il garage ed uscì.
“Parti tu KITT, se non ti dispiace” disse Michael “prenderò i comandi tra un po’”
“Nessun problema” e per dare un po’ di brio all’inizio del viaggio, sgommò e partì.
Devon, che osservava dalla finestra del suo ufficio, rise e li vide scomparire in fondo al vialetto.
Il sole era sorto da cinque minuti, il cielo aveva sfumature gialle e rosa che davano un nonsochè di pittoresco al paesaggio collinare.
Con il finestrino abbassato, Amy teneva il gomito appoggiato e la testa quasi fuori.
L’aria le faceva fluttuare i capelli.
Un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra.
Michael non potè fare a meno di notarlo, come non riuscì a non vedere l’ennesima somiglianza con Bonnie.
Avrebbe voluto dirglielo, dirle quanto fosse uguale alla madre, ma sapeva che sarebbero finiti a crogiolarsi nei ricordi.
Ripensò al discorso che aveva udito tra lei e KITT la sera prima.
Era probabile che se avesse detto frasi tipo “somigli molto a tua madre” oppure “anche tua madre aveva quell’espressione”, poteva rischiare di finire a discutere, oltre che immergersi nelle memorie.
Amy aveva ragione, non si conoscevano affatto.
La prima volta che l’aveva vista, aveva solamente undici anni e dopo un anno era riuscita a perderla nuovamente per ritrovarla quattro anni dopo.
Come poteva credere di conoscere una ragazza di diciasette anni, che aveva vicino da un anno dopo la sua ennesima scomparsa e che non aveva niente in comune con lui?
Forse solo KITT e il carattere scontroso, altrimenti erano totalmente diversi.
Se ci fosse stata Bonnie.
Se solo fosse ancora viva.
I suoi pensieri vennero interrotti da Amy, che chiese “Come mai Dallas?”
Michael sospirò e, nel frattempo, tolse il pilota automatico e prese lui la guida.
Deicse di essere sincero, senza troppi giri di parole “I ranger hanno chiesto aiuto alla Fondazione”
“I ranger!?” domandò stupita “e da quando i ranger si rivolgono a noi? Non lo fa la polizia, figuriamoci loro”
“Anche a me sembra strano” ammise Michael “ma vediamo, comunque, di che si tratta”
“Ed io a che servo?”
“Devon dice che tu puoi aiutarmi con KITT” rispose Michael “ma non credo che ti farò lavorare” si voltò un attimo verso di lei e sorrise “penso che tu, ti godrai una vera e propria vacanza”
Lo sguardo di Amy si incupì e Michael si allarmò “Tutto bene?”
“C’è sempre il lavoro di mezzo”
“Che vuoi dire?”
“Saremo solo noi due” spiegò Amy “lontani dalla Fondazione, a Dallas e con KITT, ma tu dovrai lavorare ed io me ne starò da qualche parte a fissare il soffitto” sbuffò “pensavo di poter stare un po con te”
Michael deglutì “Ma noi saremo insieme”
“Oh certo, io dentro KITT e tu ad investigare” alzò gli occhi al cielo “bel modo di stare assieme”
“Non ha tutti i torti, Michael” intervenne KITT, che fino a quel momento era rimasto in silenzio “potrei creare un database in cui riesco a dividere lavoro e famiglia”
“Ottima idea, KITT” disse Michael, grato dell’intervento del suo amico.
“Una famiglia che si vede su apputnamento…fantastico”
“Volevo solo aiutare”
“Non preoccuparti KITT” sorrise Amy, rivolta allo schermo della macchina “grazie lo stesso amico mio”
“Che bello essere amico di qualcuno”
“Ehi!” esclamò Michael, con finto tono offeso “guarda che sei anche amico mio!”
“Ma tu non sei una donna”
“Eh già, papà” si aggregò Amy “tu non sei una donna”
“Bene, vi siete coalizzati contro di me”
Amy scoppiò a ridere, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.
Osservò in lontananza.
Qualche metro più in là, si stendeva una lunga strada sterrata.
Un pick up la stava percorrendo, alzando un enorme nuvola di polvere.
Nel guardare meglio, potè notare degli strani movimenti all’interno del veicolo.
“KITT…”
Michael si voltò di scatto, preoccupato per il tono con cui Amy aveva chiamato KITT.
Quest’ultimo, per sicurezza, tirò su il finestrino e monitorò la situazione.
“In quel pick up stanno trasportando dei contenitori chimici” disse, facendo calare poi il silenzio.
Un silenzio glaciale.
Amy non smise di osservare e, quando la strada sterrata curvò avvicinandosi di più a quella normale, sgranò gli occhi
“Papà sono armati!”
Michael non fece in tempo a parlare che il passeggero del pick up sparò un paio di colpi.
Sterzò ed inchiodò, vedendo però che il pick si allontanava come se nulla fosse accaduto.
“Ma che diavolo…” Michael scosse la testa “KITT rileva i danni”
“Negativo, Michael” affermò “tutto a posto”
Michael sospirò di sollievo ed osservò Amy “Stai bene?”
Amy annuì e Michael, dopo essersi assicurato che dicesse la verità, scese dall’auto.
Poco dopo lei fece lo stesso “Perché ce l’avevano con noi?”
“Non ne ho idea” rispose Michael, osservando la carrozzeria di KITT.
Come sempre, non aveva un graffio o rientranza.
Era impeccabile.
L’unica cosa esterna era una piccola macchia, visibile solo contro luce.
“KITT, esamina questa sostanza” avvicinò l’orologio alla carrozzeria.
Attese alcuni istanti, poi KITT diede il risultato.
“Acqua Tofana” dichiarò “quei proiettili ne erano pieni”
Michael lo guardò senza capire “Ci hanno sparato con dell’acqua?”
“Veramente, Michael…quello è veleno”
Amy ebbe un sussulto e si appoggiò a KITT, evitando di toccare la sostanza.
“Amy…”
Lei deglutì e i suoi occhi divennero lucidi.
“Austin…Austin la produceva”
Michael tentò di seguirla e riuscì a realizzare di cosa parlava dopo alcuni istanti.
“Ok…Sali in macchina”
Salirono e ripresero il viaggio.
Non accadde più nulla, per fortuna, ma Michael obbligò Amy a parlare.
Più cose sapeva, meglio poteva difenderla.
“Austin non aveva ottenuto la sua ricchezza con il solo lavoro di tutore” spiegò Amy “oltre ai combattimenti, produceva Acqua Tofana e la vendeva”
La sua voce era spezzata, ma non demorse.
“La utilizzava anche sui ragazzi in istituto con me” proseguì “nell’attimo che venivano dichiarati adottabili, li avvelenava in modo tale che la morte sembrava accidentale”
“Morto il bambino lui otteneva la ‘liquidazione’”
Amy annuì “Aveva tentato di usarla con me ma…sei arrivato tu”
Michael sospirò e allungò una mano, stringendo quella di Amy.
“Mi hai salvato la vita più volte…”
“E continuerò a farlo, Amy” affermò Michael “verremo in fondo a questa storia”
Lei annuì e poi si ammutolì.
Adesso capì perché Devon voleva anche Amy.
Quest’ultimo aveva intuito sicuramente qualcosa ed Amy sarebbe stata un ottima testimone.
Era per forza così, altrimenti perché far venire anche lei?
Non riusciva a resistere.
Si fermò al primo distributore, cogliendo l’occasione di fare un gallone a KITT.
Mandò Amy a prendere qualcosa di fresco per entrambi e, nel frattempo, approfittò a chiamare Devon.
“Michael!” si stupì l’uomo, che era apparso sullo schermo di KITT “siete già arrivati? mi sembra presto”
“Tu sapevi cosa volevano i ranger!”
Devon si accigliò “Prego?”
“Siamo già stati presi di mira!” continuò Michael, cercando di mantenere la calma…cosa che non sapeva quanto avrebbe tenuto.
“Che è successo!?” si allarmò Devon, aggrappandosi ai braccioli della sedia.
“Qualcuno ha cercato di avvelenarci con…come hai detto che si chiama, KITT?”
“Acqua Tofana”
“Proprio quella”
“Oh santo cielo…”
“E indovina un po’…” proseguì Michael “Amy conosce molto bene quella sostanza”
Non solo Devon sgranò gli occhi, senza parole, ma intuì la frase sottointesa di Michael.
“Mi hai obbligato a portarla perché ti serve nelle indagini!”
“Conosce bene quella sostanza e potrebbe aiutare i ranger a risolvere il caso e…”
“Potevamo farlo anche tramite chiamata!” sbottò “io non intendo mettere a rischio la vita di mia figlia per i tuoi casi!”
“Michael…”
“Appena tornerò alla Fondazione rassegnerò le dimissioni” taglio corto Michael, stufo di ascoltare le parole di un uomo che non capiva il pericolo in cui aveva messo una povera ragazza innocente “addio, Devon” e riagganciò.
Strinse le mani sul sedile, quasi graffiandolo.
“Michael…per quanto io capisca la tua rabbia, vorrei che non ti sfogassi con la mia tappezzeria”
“Scusami, KITT” allentò la presa “ma questo non me lo doveva fare” si voltò verso le finestre del bar, Amy aveva quasi finito.
“Penso ci sia ben altro”
“Per esempio?”
“Amy ha detto che Austin produceva quel veleno” spiegò KITT “e se fosse coinvolto anche lui?”
“Vieni al punto”
“Amy lo consce bene” proseguì l’auto “se lui è coinvolto, Amy potrebbe testimoniare e raccontare quello che sa sull’Acqua Tofana e dei suoi effetti così…”
“Così Austin verrebbe nuovamente processato e riceverà la pena capitale” anche se la spiegazione era valida, ancora non si capacitava di una cosa “Come può aver già scontato la pena?”
KITT cercò nel suo database e… “Michael…non ho niente su Austin” disse “risulta ancora in galera”
Calò di nuovo il silenzio.
“Papà?” Amy lo ridestò dai suoi pensieri “tutto ok?”
“Si, certo” le sorrise e attese che la ragazza si sedesse.
“Ho la sfortuna di essere minorenne…” porse a Michael una lattina di Coca Cola “mi ha venduto solo questa”
“Va bene lo stesso” l’aprì e la bevve.
Era fredda e andava giù che era un piacere, ma non riusciva a mandar via il groppo che Michael aveva sullo stomaco.
Ripartirono e giunsero a Dallas nel tardo pomeriggio.
Una volta arrivati nella pensione, prenotata da Devon, Michael aiutò Amy a scaricare e poi scese alla reception a svolgere le normalità burocratiche.
Amy si sedette sul letto che c’era nella stanza, per fortuna era un singolo come quello di Michael, accanto al suo.
“KITT…” chiamò dall’orologio, fornitole da Devon “tutto bene?”
“Certo”
“Durerà tanto questa storia?”
“Difficile a dirlo” rispose l’auto “tuo padre ha la capacità di far durare a lungo le cose, specie le indagini in caso c’è di mezzo una bella donna”
Amy rise appena, poi tornò seria.
“KITT…ho paura”
“Non temere, Amy” la tranquillizzò KITT “ci sono io a proteggerti”
“Sei unico, KITT” e chiuse la conversazione.
  
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