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Autore: A_Typing_Heart    23/06/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Quali che fossero gli obiettivi o i mezzi dell'organizzazione misteriosa che aveva assunto il nome in codice "Fast Forward", restarono un mistero per i Vongola. Il laboratorio abbandonato non aveva restituito nessun indizio a livello ingegneristico né molecolare. La Déliant e quelli che vi lavoravano risultavano perfettamente ordinari. Tracce del dottore, nessuna. I fornitori delle poche strutture rimaste? Nessuno, dato che erano state tutte rubate in varie parti del mondo o assemblate artigianalmente. L'identità delle tre guardie armate torturate da Hibari restò avvolta nel mistero. La ragazza, che pareva essere ormai l'unica speranza, restava in un coma profondo e l'unica cosa che erano riusciti a sapere era che si trattava di Emilia Conversi, una ragazzina che era stata consegnata ai Vindice alcuni anni prima. Pista perciò inutile, perchè i Vindice non avrebbero mai scucito una parola sui loro prigionieri, figurarsi poi una che poteva essergli sfuggita.
Mukuro risfogliò le molte pagine del suo taccuino pieno di nulla, sbuffando. Era talmente perso in un dedalo di vicoli ciechi che aveva tentato di venirne a capo mettendoli per iscritto, ma non gli era servito a trovare un'uscita dal labirinto. Ogniqualvolta veniva folgorato da un'idea quella lo portava inevitabilmente a sbattere contro un altro muro.
Alzò gli occhi di diverso colore dalle pagine per lanciare uno sguardo vagamente invidioso al gruppetto che rideva sull'altro lato del giardino: Haru era radiosa poichè stava festeggiando il compleanno della sua migliore amica Kyoko, Gokudera aveva già bevuto abbastanza da lasciarsi trascinare da lei in effusioni alle quali non avrebbe mai ceduto da sobrio, mentre Tsunayoshi stava dicendo qualcosa che stava facendo ridere a crepapelle Kozato e la festeggiata. Per la quinta volta da quando era sceso in giardino si chiese che diavolo ci faceva lì, ed era sceso appena da un quarto d'ora. Ponderò l'idea di sgattaiolare via, immaginando che in quell'atmosfera festaiola nessuno notasse la sua assenza se non rallegrandosene, ma non fece in tempo.
-Ciao, Mukuro kun.- disse una voce tragicamente familiare vicino alla sua spalla. -Sono felice di vedere che stai meglio.-
Nonostante quella voce così vicina gli avesse spedito il cuore in gola per un attimo, si voltò con estrema calma, come se avesse sempre saputo che Byakuran era dietro di lui. La sua faccia comunque doveva essere più espressiva del previsto, perchè il boss dei Millefiore scoppiò a ridere.
-Cielo, ti stai proprio divertendo, eh?- fece lui. -Avevi una faccia più divertita mentre guardavi le tartarughe marine, a letto con la gamba squarciata.-
-Infatti era meglio che starmene al sole a far finta che mi piaccia festeggiare il compleanno di una donna che conosco a malapena e che fraternizza con le persone che più mi odiano.-
-Mh, Kyoko chan non ti piace molto, vero?-
Byakuran prese una cucchiaiata di gelato dall'enorme coppa che teneva in mano e assaggiò con estrema concentrazione. Non trovò nulla di sbagliato nel gusto, perchè continuò a mangiare con soddisfazione come un bambino.
-Perchè no? Non è poi così male... hai avuto accompagnatrici più petulanti di lei, mi risulta.-
-La verità è che a me non piace davvero nessun essere umano.-
-Nemmeno Nagi Dokuro?-
Mukuro, preso in contropiede, non riuscì a trovare una risposta adeguata. Visto che gli occhi lilla di Byakuran lo fissavano con perversa gioia di prenderlo in castagna, scrollò le spalle sperando che in qualche modo ciò lo salvasse. Non aveva la minima intenzione di dire a Byakuran che Nagi era forse l'unica persona, insieme a Tsunayoshi, della quale gli importasse qualcosa. Qualcosa. Non in maniera assoluta, ma qualcosa. A giudicare dal sorriso lezioso di Byakuran, non se la bevve.
-Ah, allora non sei così gelido come vuoi far credere...-
-Se ti fa piacere continua a ripetertelo, ma per te non c'è lo stesso speranza.-
Questa volta il boss accusò il colpo e il suo sorriso si incrinò. D'un tratto, l'umore di Mukuro migliorò abbastanza da fargli venire voglia di mangiare qualcosa, e si alzò per ispezionare il buffet che fino a quel momento non aveva degnato di uno sguardo. Dato che era la festa di Kyoko ed era stata organizzata da Haru, il tavolo aveva una vastissima gamma di piccoli dolcetti, lucenti e decorati come gioielli. Mukuro scelse il più scuro di tutti, una cupoletta di cioccolato dall'interno ignoto, e si sedette di nuovo.
-Qualche novità sulla ragazza?- domandò a Byakuran, mantenendo il tono più neutro possibile.
-Mukuro kun, ti ho promesso tre volte che saresti stato il primo a sapere qualsiasi novità su di lei... la verità è che è praticamente un involucro vuoto.- rispose lui, leccando lo sciroppo di frutta dal cucchiaino con una golosità così indecente che Mukuro si chiese se non fosse un maldestro riferimento sessuale. -Le ustioni gliele abbiamo sistemate con la fiamma del sole, ma qualcosa non quadra con lei... ha una cavità addominale vuota, come se avesse un Engine, ma non ce l'ha, e forse per questo non si sveglia.-
-Ma se non si sveglia come ha fatto a risalire quel dannato tubo?-
-Non lo so. Anche con i tuoi preziosi dati e il mio magnifico cervello, non riesco a capire... a meno che noi non diamo per scontato che senza Engine un corpo muoia e ciò non sia un abbaglio.-
-In questo caso che cosa pensi sia successo?-
-Dando per vero questo, potrei immaginare che alla ragazza sia stato strappato il prezioso nucleo prima di distruggerla nell'inceneritore, e che lei sia riuscita con l'energia residua e indomita ostinazione a sottrarsi alla fornace.- ipotizzò Byakuran in tono allegro, come se stesse esponendo il programma della sua gita ideale. -Ma non potendo sperimentare gli effetti della rimozione di un Engine su un essere umano, non posso confermare nè smentire tutto ciò, quindi siamo alle masturbazioni mentali.-
-Non usare metafore sessuali in mia presenza, ti prego.-
-Perchè no? Hai superato da tempo la fase degli imbarazzi...-
Ovviamente Mukuro non era infastidito dal linguaggio, ma dal concetto. Purtroppo anche quello era l'ennesimo vicolo cieco, la strada che sembra essere lì ad aspettare e invece si rivela un insidioso riflesso in uno specchio. Non c'erano prove, non c'erano tracce, e nonostante questo tutti i suoi colleghi guardiani vivevano la vita normalmente, non si facevano domande, e festeggiavano.
Assaporò pigramente il ripieno al lampone del suo dolce mentre si chiedeva se fosse una buona idea punzecchiare Byakuran per passare quella noiosa giornata un po' meglio, quando da dietro le siepi che costeggiavano il vialetto emersero due figure che non aspettava: una alta, atletica e bionda, l'altra mora, asciutta e con le braccia che scintillavano sotto il sole. Si incupì all'istante.
-Oh, l'allegra famiglia Cavallone.-
Byakuran si sporse in avanti strizzando gli occhi per vederli meglio nonostante l'abbagliante luce. Con quell'espressione a Mukuro fece venire in mente una faina che addocchia la gallina più grassa di tutte. 
-Quello è il loro pargolo, immagino... il prossimo Cavallone, in teoria. Devo dire che vedere Hibari chan con un neonato in braccio è quasi disgustoso.-
-È più che disgustoso.- convenne Mukuro, al quale i neonati facevano un sincero ribrezzo.
-Che dici, sarà il vero figlio illegittimo di Dino Cavallone?- si chiese Byakuran con un'aria birbante apparentemente fuori luogo. -Pensa se il caro Dino durante le sue visite di lavoro a Roma andasse a trovare anche qualche signorina e quel fagiolo biondo ne fosse l'incauto frutto.-
-Problemi suoi, se Hibari lo scopre lo uccide.-
-Mah, speriamo di no, ovviamente... se non ha il sangue dei Cavallone è meglio per tutti... sono una brutta razza, lo sappiamo ormai...-
Anche se sarebbe venuto da domandarsi da dove veniva quell'accanimento contro i Cavallone, che dopotutto non erano una famiglia mafiosa con una storia particolarmente sanguinosa o violenta, a Mukuro tornarono in mente i suoi discorsi su I viaggi di Gulliver, risentendo la parola "razza". Quel suo riferimento ai cavalli del romanzo era ancora da decriptare e l'illusionista si chiese se in realtà non stesse semplicemente parlando dei Cavallone.
Prese a fissare il biondo boss alleato con rinnovato sospetto. Non che gli fosse nuova come sensazione: da quando i suoi erano rientrati da Parigi senza uno straccio di risultato il sospetto era il suo compagno più fedele. Restava sveglio per intere notti o imbambolato al tavolo del pranzo a rimuginare su quali moventi e quali possibilità avesse di sabotare le indagini, questo su ogni persona che incrociava il suo sguardo, dalle cameriere allo stesso Gokudera, senza scartare assolutamente nessuno. Nemmeno l'ex moglie del suo boss. Nemmeno Hibari. Nemmeno Dino Cavallone.
Nemmeno Byakuran, in sincerità.
Sapeva che il boss dai capelli bianchi lo stava fissando, era una cosa che ormai sentiva sulla pelle o sui capelli come una brezza leggera, e pertanto fissò più intensamente Hibari. Si trovava vicino a Tsunayoshi e a Kozato, il quale stava osservando il biondissimo bambino con grande sorpresa. Vide il suo boss ridere con allegria, non lo sentiva per via della musica di sottofondo e della distanza, ma dai suoi gesti capì che stava invitando Kozato a prendere il bambino in braccio. Con indole stranamente quieta Hibari acconsentì e lo passò tra le braccia -dannatamente bioniche- del ragazzo dai capelli rossi. Dopo qualche attimo di imbarazzo, sorrise e il bambino si appoggiò sulla sua spalla, pacifico. Con un persistente ribollio nel ventre che aveva poco a che vedere con la digestione del suo dolce al cioccolato, Mukuro ne conficcò un pezzo con la forchetta più bruscamente del voluto.
-Come diavolo fanno tutti a fidarsi di lui?- sbottò irritato, momentaneamente dimentico di chi fosse lì a raccogliere i suoi pensieri. -Ad Halloween tutti borbottavano, tutti si lamentavano della sua presenza! Haru mi ha pregato di cacciarlo via! E adesso? Perchè tutti adesso sono suoi amici? Perchè non desta più sospetti? Persino Haru adesso lo tratta bene! Lo tratta meglio di come ha sempre trattato me, e io ho salvato la vita a suo marito!-
-Oh, Mukuro, non sembra da te uno sfogo simile...-
L'espressione perplessa ma beata di Byakuran sembrava celare molto male quanto si sentiva lusingato di vedere un lato di lui che nessuno conosceva. Ma Mukuro era troppo inviperito, al momento, per dargli peso. Avrebbe avuto occasioni successive per pentirsene, e abbondantemente.
-Cosa diavolo sta facendo Tsunayoshi? Credevo che col tempo gli sarebbe passata, questa insana ossessione, e invece... guardalo, non si preoccupa nemmeno di evitare di prenderlo per mano in pubblico! Ormai è come se fossero fidanzati!-
-... Sei geloso?-
-Ma non dire idiozie, Byakuran! Sono solo preoccupato! Scopre il fianco troppo facilmente, lo conosce da qualche mese... che vuoi che sia recitare un interesse passionale per qualche mese? Lo saprebbe fare chiunque!-
-Tu non ci riesci nemmeno per cinque minuti.- obiettò Byakuran mugugnando per via del cucchiaino in bocca.
-Taci!- sbottò Mukuro, e ingoiò mezzo dolce in un boccone. -Come fa a fidarsi così... lo conosce appena... non sa niente del suo passato... ha cercato di ammazzarlo!-
-Beh, anche noi due.-
Mukuro provò il folle desiderio di infilzare Byakuran con la forchetta, ma lo soppresse mangiando un lampone. Si sentì immediatamente sgonfiato della sua ira e in preda a uno spleen denso e vischioso come petrolio.
-Non ti dovresti sorprendere, Mukuro kun.- disse Byakuran, abbandonando i toni di voce artefatti che usava la gran parte del tempo. -Ha avuto fiducia in noi due, che volevamo ucciderlo per brama di potere, che vuoi che sia ai suoi occhi cercare di ammazzarlo per vendicare una sorella torturata? Una ragione più che nobile per volere la pelle di un uomo, non pensi?-
Mukuro, con un senso di alienazione paragonabile solo ai tristi giorni passati a rimuginare chiuso nella sua soffitta, lanciò uno sguardo verso il gruppetto. Ora il bambino era arrivato in braccio a Yamamoto, che lo stava facendo giocare come se non avesse fatto altro che il maestro d'asilo per gli ultimi dieci anni. Hibari aveva qualcosa da bere in mano e teneva Dino Cavallone per il braccio, raccontando qualcosa con enfasi. Tsunayoshi e Kozato ridevano come matti, seduti vicini, con le mani che si toccavano sulla panchina di pietra.
La vista gli fece tanto male da dover distogliere lo sguardo, e fu così stordito da non fare neanche un accenno di sussulto quando si ritrovò il viso di Byakuran tanto vicino. Lo guardò senza cambiare espressione e meditò se fosse il caso di spaccargli di nuovo il naso con una testata. Forse a forza di sbriciolarglielo avrebbe smesso di entrare nel suo spazio personale.
-Non è che sei invidioso perchè sei l'unico cyborg a non avere un compagno?-
Proprio quando aveva deciso di rompergli il setto nasale per rallegrare la festa, Byakuran aveva buttato una bomba in un punto e in un momento vulnerabile. Era invidioso? Francamente, cominciava a esserlo. Non era neanche lontanamente fantascientifico come quei tre in quell'angolo, ma non riusciva a trovare un suo posto. Aveva incontrato diverse ragazze, le aveva avute, si era allontanato da loro. Mai nessuna però aveva cercato di parlargli ancora. Di rivederlo. Alcune, rivedendole a certe feste mondane, non avevano neanche dato segno di riconoscerlo. Non esisteva nessuno che lo amasse, non ora che Tsunayoshi aveva Kozato.
-Ho fame.- disse Mukuro in tono apatico, e si alzò per avvicinarsi al buffet.
-Mukuro kun, non ti sei mai innamorato?-
-Mhh... che faccio... prendo quella al limone o quella al miele...?-
Pur avendo ostentato un tono meditabondo per comunicare a Byakuran che non aveva assolutamente intenzione di farsi coinvolgere in quel discorso, il boss non lo recepì, oppure finse di non capire.
-Ma davvero? Proprio mai? È per questo che non hai nessuno, devi lasciarti un po' andare! In realtà, è una bella sensazione...-
Byakuran spalancò le braccia, rischiando seriamente di rovesciare la panna e la ciliegina candita per terra, ma non se ne accorse per via della trance teatrale che lo aveva colto. Mukuro lo trovò veramente patetico, anche più del solito standard di quell'uomo, e rimase fermo a fissarlo come un re avrebbe osservato un giullare ubriaco cantare una canzone volgare.
-Quando vedi la persona che ti piace senti una vertigine, un formicolio dentro la pancia, un po' come quando salti un gradino sulla scala...-
-Divertente.- commentò piatto l'altro.
-E quando guardi i suoi occhi la tua mente scivola via rapita dall'immaginazione... che cosa vedrai? È diverso per tutti! Io, per esempio, vedo il crepuscolo, quando il sole rosso scompare per lasciarsi dietro un manto blu stellato!-
Mukuro scelse accuratamente tre bonbon, chiedendosi invece distrattamente quando Byakuran avesse intenzione di chiudere quel monologo dai toni pomposi come un attore del Re Lear, quando sentì la spalla urtare leggermente qualcosa. Voltò la testa e vide che aveva toccato una ragazza, i cui capelli color mogano dai ricci morbidi si mossero sinuosi mentre chinava la testa su un vassoio di conchiglie di cioccolato ripiene. Quando fece un piccolo schiocco con le labbra, indecisa sulla sua scelta, Mukuro provò un senso di vertigine come... se avesse saltato un gradino.
Una voce da lontano chiamò un nome che non passò attraverso lo stordimento di Mukuro, ma arrivò alla ragazza, che voltò la testa. Per un attimo fatale i suoi occhi celesti scorsero sul guardiano della nebbia, incontrando il suo sguardo, e il giardino della villa sorrentina svanì.
Si perse in una folata di vento che portò con sè il fruscio delle foglie secche lungo un sentiero, dove alberi dai rami scuri come il mogano si stagliavano contro un cielo celeste. Un giovanissimo mattino d'autunno, fresco, limpido e sereno. 
Mukuro si ritrovò a sbattere le palpebre e a guardarsi intorno confuso, chiedendosi che cosa gli fosse appena successo. Forse nulla: la ragazza era lì vicino, che muoveva qualche passo verso la fontana, e Byakuran stava ancora parlando da solo. Si sentiva stordito.
-Ma se davvero sei innamorato te ne accorgerai prendendo la sua mano!- proseguì Byakuran con la passione di chi sta raccontando a un pubblico che pende dalle sue labbra; che però non c'era. -Quando lo farai allora sentirai che... Mukuro?-
Come in trance seguì la ragazza dai capelli di mogano, senza sapere dove lei stesse andando, nè con chi stesse parlando. Quando si accorse che stava salutando il padrone di casa era ormai troppo tardi. Tsunayoshi gli lanciò un'occhiata confusa, e quella sua perplessità portò la sua invitata a voltarsi. Vedendosi riflesso negli occhi celesti di lei, Mukuro saltò un altro gradino nel suo stomaco. Non riuscì a tirare fuori nessuna delle frasi che gli avevano garantito la compagnia di tante donne, non riuscì nemmeno a dire un banale ciao. Emise un gorgoglìo da ebete e deglutì a fatica. Certo, l'aria divertita di Tsunayoshi non aiutava a farlo sentire a suo agio. Senza sapere che fare, si limitò ad allungare la mano verso di lei.
La ragazza dell'autunno rise. Non nel modo in cui si ride di uno zimbello. Rise, gli lanciò un'occhiata mentre i suoi zigomi diventavano più coloriti, e posò la mano sulla sua.
In quel momento seppe che cosa, presumibilmente, Byakuran stava per declamare alla sua platea di fantasmi. Quando avesse toccato la sua mano, avrebbe sentito il cuore iniziare a battere più forte, e un calore che non somigliava a nessun altro iniziare a pervaderlo. Ai limiti del suo campo visivo Tsunayoshi sorrise prima di allontanarsi da loro.
Mukuro ancora non riusciva a pensare di rivolgerle la parola, ma quando lui indietreggiò senza lasciarle la mano la ragazza lo seguì, divertita e incuriosita. Arretrò fino a trovarsi alle spalle del piccolo palco dove i musicisti stavano suonando, e lei non esitò a concedergli quel ballo.
Dopo tre passi si sentiva già come se al mondo bastasse una stagione soltanto e quella fosse l'autunno.
   
 
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