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Autore: Yuna_19    25/06/2018    1 recensioni
Dal testo:
"Senza rendersene davvero conto, Victor cercò con gli occhi un viso familiare e, una volta che fu individuato, riportò la sua attenzione al punto in cui era prima. Con la coda dell’occhio e senza che nessuno potesse notarlo, scorse non poco lontano la figura in questione, il battito cardiaco accelerò di poco. 
Se Yurio lo avesse visto in quel momento come minimo lo avrebbe deriso per il resto dei suoi giorni."
Una piccola os su un incontro casuale, sguardi rubati e di sorrisi nascosti.
Buona lettura.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Il posto vicino al finestrino




     

Il ticchettio costante delle dita sulla testiera del tablet -digitando le parole che al momento gli vorticavano in testa- riempivano il silenzio nel pullman, a quell’ora deserto. 
A parte l’autista alla guida del mezzo, lui era l’unico presente al momento.
Distolse l’attenzione da quello che stava scrivendo alzando gli occhi al di là del finestrino posto alla sua sinistra.
L’ambiente all’esterno scorreva inesorabile sotto il suo sguardo stanco, remore da una giornata lunga e faticosa; non che questo indicasse che il lavoro per cui si prodigava da anni gli pesasse in qualche maniera. Tuttavia, era da po’ di tempo a quella parte che sentiva nel profondo di sé stesso che avesse bisogno di prendersi una pausa da tutto.
Un sospiro stanco fuoriuscì dalle labbra sottili e leggermente screpolate dal freddo, decidendo di ritornare a quello che stava facendo qualche momento prima.
Lesse, per l’ennesima volta, il testo che si era praticamente costretto a scrivere durante il tratto che l’avrebbe riportato a casa: non poteva continuare a evitare e lasciare che quello che si era prefissato sfumasse così facilmente dalle proprie dita.
Ciò nonostante, salvò il file in questione e spense l’apparecchio, rinunciandovi del tutto a continuare quel pezzo su cui era bloccato da ben tre settimane.
Come gli era potuto venire in mente di rimettersi a scrivere un altro romanzo, soprattutto in quel periodo della sua vita. Più cercava una risposta dentro di sé, maggiormente non capiva del perché gli era venuta quell’idea, ormai diventata ridicola sotto diversi punti di vista.
Un notifica sul telefono lo distolse dai suoi pensieri. Lo prese dalla tasca dei pantaloni, sbloccandolo: era un messaggio da parte di Yurio.
A quanto gli parve di capire, stasera avrebbe fatto nuovamente tardi e che con molta probabilità avrebbe cenato fuori, causa studio pre-esame in biblioteca con Otobek.
Sbuffò divertito a quell’inutile e alquanto buffo modo di camuffare l’ennesima uscita -a sfondo romantico, a detta di Victor sia chiaro- con il kazako.
Uno di quei giorni avrebbe dovuto fare un discorsetto a Yurio sul fatto che si frequentasse con l’altro ragazzo non lo disturbasse affatto, anzi non c’era nemmeno il bisogno di nascondersi e, non sia mai, vergognarsi per una questione così delicata e importante.
Aveva intuito che vi era del tenero tra il suo Yurio e Otobek, ma non aveva mai reso presente la cosa: primo per non urtare inavvertitamente la relazione tra i due toccando dei tasti con troppa avventatezza -in principio, non poteva ancora confermare se quello che vedeva fosse effettivamente quello che sospettava su i due- e secondo dare il giusto tempo al biondino per esternare liberamente i suoi sentimenti, a lui in primis.
Sorrise al solo pensiero delle probabili urla e delle guance rosse di Yurio al momento in cui avrebbero affrontato la questione, ma almeno si sarebbe sentito più tranquillo nell’aver dato al ragazzo i giusti consigli e la sicurezza di essere capito e amato, al di là del suo orientamento. Una cosa che a Victor all’età di Yurio non aveva mai ricevuto ne tantomeno sperato. 
Rispose al messaggio, dando la conferma di averlo letto e dicendogli di impegnarsi nello studio. Non aspettò molto che ricevette una risposta alquanto scocciata sul fatto che Yurio sapeva benissimo di quello che doveva fare, senza il bisogno di rammentarglielo continuamente.
Ghignò appena mentre metteva via il cellulare e portò lo sguardo nuovamente verso il finestrino.
Il pullman rallentò di colpo e si fermò, aprendo le porte ai lati, facendo salire alcune persone.
Senza rendersene davvero conto, Victor cercò con gli occhi un viso familiare e, una volta che fu individuato, riportò la sua attenzione al punto in cui era prima. Con la coda dell’occhio e senza che nessuno potesse notarlo, scorse non poco lontano la figura in questione, il battito cardiaco accelerò di poco.  Se Yurio lo avesse visto in quel momento come minimo lo avrebbe deriso per il resto dei suoi giorni, ma per sua fortuna una cosa del genere non sarebbe mai avvenuta, bastava se stesso da autocompiangersi per quel fatto.
Passarono i minuti e pian piano il pullman si stava lentamente svuotando di nuovo e, Victor lo sapeva, lui e l’altra persona, che non aveva smesso di adocchiare di tanto in tanto, si sarebbero ritrovati da soli.
A quanto pareva questa volta aveva scelto di sedersi un po’ più avanti di dov’era Victor, proprio vicino all’uscita laterale, dandogli la visuale della sua schiena. Beh, almeno così non si sarebbe accorto che lo stava, effettivamente, fissando.  Come se avesse potuto anche solo percepire il suo sguardo, l’uomo girò di poco il capo nella sua direzione, facendo incrociare gli occhi nocciola con quelli azzurri di Victor. Quest’ultimo spostò la testa prontamente in direzione del finestrino, sentendo distintamente il cuore battere più velocemente e un lieve calore salirgli sulle guance. Dopo alcuni secondi si fece coraggio e ritornò a guardare verso l’uomo, tuttavia fu stavolta l’altro a girare il capo in una direzione che non fosse la sua e… era un sorriso quello che aveva intravisto?
Cercò invano di far diminuire il battito cardiaco e provando allo stesso tempo di mettere in fila un pensiero di senso compiuto, quando il mezzo rallentò per l’ennesima volta a quella che doveva essere sicuramente un’altra delle tante fermate. 
Ci fu una breve occhiata da parte dell’uomo verso Victor, prima di scendere definitivamente dal mezzo.
S’impose di non alzarsi per poterlo seguire almeno con lo sguardo, cercando di dare un senso a quello che era appena successo. 
Tuttavia nemmeno un improvviso temporale a qualche minuto da casa sua, inzuppandolo, riuscì a toglierli il sorriso che gli si era formato sul viso dopo quell’episodio. Neanche le domande abbastanza curiose di Yurio, una volta che fu rientrato dal presunto studio intensivo in biblioteca, riuscirono a dissiparlo del tutto.
Quello gli ricordò del suo discorsetto che avrebbe dovuto affrontare insieme al ragazzo: come aveva previsto ci furono urla e guance arrossate da un pungente imbarazzo, ma andò meglio di come aveva potuto sperare. C’era stato anche un abbraccio e un Makkachin scodinzolante, non avrebbe potuto chiedere di meglio.


  Cercò di regolarizzare un poco il respiro dopo la sua breve corsa che aveva intrapreso appena era uscito dall’Università. 
Si sedette al suo solito posto vicino al finestrino, appoggiò la borsa a tracolla sul sedile di fianco al suo e si mise ad osservare le varie persone che salivano sul pullman, alcune di esse gli rivolsero un saluto cordiale essendo suoi studenti che seguivano i suoi corsi.
Sapeva che ci sarebbe voluto del tempo prima che l’uomo che aveva incontrato il giorno precedente sarebbe salito, quindi decise di prendere il tablet e continuare il pezzo che aveva lasciato in sospeso, cercando di distrarsi nell’attesa. Di cosa non se lo sapeva spiegare nemmeno lui. Ciò nonostante si sentiva stranamente ispirato: magari era la volta buona che ne sarebbe venuto a capo sul romanzo che stava mettendo giù.
I minuti passarono molto velocemente, ma Victor nemmeno se ne accorse tanto era concentrato sul testo che stava scrivendo.
Quando alzò di nuovo la testa, il collo scricchiolò lievemente per via della posizione che aveva mantenuto fino a quel momento. Vi passò una mano massaggiando la parte dolorante mentre un lieve suono stanco gli fuoriuscì dalle labbra. 
Solo allora si rese conto di essere solo sul mezzo: possibile che si fosse estraniato così tanto?
Osservò quasi con incredulità le pagine che aveva scritto e una piacevole sensazione di soddisfazione lo pervase. Forse non era tutto perduto.
Il mezzo rallentò ancora, dando un chiaro segnale che si stava avvicinando alla prossima fermata.
Il cuore di Victor sussultò in aspettativa, ma s’impose a rimanere impassibile. Non poteva davvero dare così tanta importanza a una semplice occhiata. Cos’era diventato? Un ragazzino per caso? 
È vero che quella non era stata l’unica volta in cui si erano scambiati degli sguardi l’uno verso l’altro, ma -perché esisteva anche un ma- quello che era accaduto il giorno precedente era diverso.
I suoi ragionamenti vennero interrotti bruscamente quando vide l’uomo in questione venire verso la sua direzione e sedersi nella parte apposta alla sua, poco distante da lui. Se si fosse sporto solo un po’ avrebbe potuto sfiorare quella chioma nera con la punta delle dita.
Con la coda dell’occhio poteva scorgere il suo profilo chiaramente: aveva il viso leggermente arrossato -magari colpa il vento freddo e pungente all’esterno- e quel colorito metteva in risalto quegli occhi nocciola.
Lasciò che i battiti del cuore rallentassero e riportò tutta la sua attenzione sul suo romanzo. 
Anche volendo non avrebbe potuto far nulla con tutte quelle persona che aveva intorno, tuttavia la sensazione di essere osservato non se la scrollò di dosso.
Qualche momento dopo, anche se erano passati minuti interi, s’accorse che il brusio in sottofondo -che l’aveva piacevolmente cullato, rendendo piacevole quello stava facendo- era scomparso.
Alzò nuovamente lo sguardo, rendendosi conto che non c’era nessuno intorno a lui. Fu allora che lanciò un’occhiata verso la direzione dov’era seduto l’uomo, credendo di non ritrovare nessuno, ma dovette ricredesi subito nel vederlo ancora lì, intento a leggere un libro.
Come se ancora una volta potesse percepire il suo sguardo, la testa dell’uomo si voltò nella sua direzione. Victor non ci poteva credere, era un sorriso quello che gli stava rivolgendo?
«Salve» disse semplicemente facendo un gesto col capo.
«Salve» rispose Victor, la bocca improvvisamente secca. Gi stava rivolgendo la parola.
«Non ho potuto non notare che è sempre preso a scrivere qualcosa» proferì qualche secondo dopo, indicando il tablet che Victor teneva sulle gambe accavallate.
Victor seguì con lo sguardo come inibito quello a cui l’uomo stava facendo riferimento.
«È un romanzo che sto scrivendo» chiarì, mentre i battiti del cuore non volevano saperne di calmarsi.
Stava per aggiungere qualcosa quando un pensiero lo costrinse a fermarsi e a riflettere sulla frase precedente dell’altro. Quindi l’aveva sempre osservato anche lui? Dalla faccia che fece l’uomo doveva aver fatto il suo stesso tipo di ragionamento, perché le sue guance si arrossarono senza un’apparente motivazione.
«In realtà solo oggi sono riuscito a scrivere un pezzo decente» sottolineò senza capire del perché di quella rivelazione da parte sua.
«Quindi esiste davvero il blocco dello scrittore?» chiese curioso, sporgendosi un pochino verso di lui.
«Purtroppo sì» sospirò teatralmente Victor facendo sorridere l’altro. «Comunque non mi sono ancora presentato, Victor Nikiforov»
«Yuuri Katsuki» si presentò l’uomo venendo incontro alla mano che Victor gli stava porgendo, stringendola.
«Yuuri» ripeté fra le labbra, assaporando di come il nome dell’uomo suonasse tra le sue labbra.
Quel gesto involontario aveva fatto arrossire nuovamente l’altro, che aveva ritirato piano la mano dalla sua stretta. Victor percepì distintamente il calore dell’altro dissolversi, tuttavia non poté non sorridere internamente per come le cose stessero procedendo.
Nei successivi minuti parlarono del più del e del meno, raccontandosi fatti che riguardavano entrambi. Tuttavia quando il pullman incominciò a rallentare, sul viso di tutti e due si poté leggere una punta di delusione, restii a voler interrompere la loro conversazione.
Anche sapendolo entrambi, Yuuri si alzò dichiarando:
«È la mia fermata»
«Già» rispose Victor continuandolo ad osservare, troppo preso nel scrutare ogni piccolo dettaglio nell’altro, imprimendo l’immagine dell’uomo nella sua mente.
Yuuri fece qualche passo verso la porta d’uscita, che da lì a qualche secondo si sarebbe aperta verso l’esterno, per poi arrestarsi e voltarsi verso Victor, che lo guardava in aspettativa.
«Ecco... ci vediamo» esclamò, le guance che diventavano sempre più rosse.
«A domani» assentì, addolcendo lo sguardo così da riuscire a rassicurare l’altro in qualche maniera.
Il gesto di Victor ebbe l’effetto sperato perché un sorriso dolce nacque sulle labbra di Yuuri, prima di voltarsi e dirigersi verso l’uscita.
Tuttavia prima di scendere si bloccò e guardò in direzione dell’altro e lo salutò con un gesto della mano prima di scendere.
Il cuore di Victor incominciò a battere con maggior forza nel petto mentre ricambiava quel semplice gesto. Allungò il collo così da poterlo vedere ancora e con sua somma sorpresa i loro sguardi s’incrociarono un’ultima volta quel giorno attraverso il finestrino prima che il mezzo riprendesse il suo tragitto.
Avevano parlato solo una volta fino a quel momento, ma Victor sentiva dentro si sè che non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Una piccola bolla di calore gli salì all’altezza del petto, riscaldandogli piacevolmente ogni parte del corpo.  Si portò una mano all’altezza delle labbra, nascondendo un sorriso che, come il giorno prima, non dava nessun segno di cedimento.
Quella sera ebbe la conferma di essersi impelagato in qualcosa di più grande lui alla frase di Yurio, intento a mangiarsi uno dei suoi amati pirozhki:
«Hai ancora quel sorriso da ebete da ieri. Secondo me prendere i mezzi pubblici ti fa male»
«Può darsi» rispose Victor, accarezzando la testa di un felice Makkachin mentre ripensava a certi occhi nocciola e al sorriso che li accendeva di luce propria.
Fremeva al solo pensiero del giorno successivo e nel rincontrare di nuovo l’uomo.
Yuuri, ripensò con un sospiro.
Yurio lo guardò roteando gli occhi, quella sera avrebbe fatto bene a chiamare Otobek e dirgli che Victor era partito completamente di testa.




Note autrice:
Seconda fanfiction su Yuri on Ice. Vorticava nella mia mente da un po' di tempo, ma solo qualche giorno fa l'ho messa realmente giù e si è scritta praticamente da sola. Sto scrivendo altre storie su questo fandom, tra cui una long, ma lei ha avuto la meglio su di me xD. Spero che possa piacere e, cosa più importante, vi abbia trasmesso qualcosa. Alla prossima.



  
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