Tutte
le scialuppe in mare
Colleghi
e rivali
Nantucket, Stati
uniti orientali, 21 marzo
1831
Monkey
D. Rufy, ragazzo
diciassettenne, inspirò profondamente l’aria di
mare che aveva a lungo bramato,
quindi si calcò in testa il cappello di paglia e si fece
largo tra la folla.
Era
da poco giunto a Nantucket,
uno dei principali porti degli Stati uniti, da dove intrepidi
cacciatori di
balene partivano per pericolosi viaggi lunghi anni che fruttavano
però guadagni
principeschi.
Di
tutte le navi all’ancora nel porto,
fra barche di pescatori e gabbiani, ce n’era una in
particolare che gli
interessava: la “Swordfish”, il vascello di suo
nonno, l’intrepido comandante
Garp, una vera leggenda vivente fra i balenieri, con cui avrebbe
compiuto per
la prima volta il giro del mondo, sempre a caccia di cetacei,
ovviamente.
D’improvviso
udì alle sue spalle
il lamento di qualcuno e si voltò.
Dietro
di lui c’erano un giovane,
vestito all’orientale, con kimono, cintura e sandali,
accasciato a terra e
tormentato da due individui che lo schernivano e lo prendevano a calci.
Uno
era biondo e indossava vestiti
tendenti al rosa, l’altro aveva una selvaggia chioma rossa e
dritta e portava
un pesante cappotto di cuoio: dall’accento sembravano
provenire dall’Europa del
sud.
“Adesso
ti senti meglio muso
giallo?” domandò ironico il secondo dando ancora
un calcio all’asiatico che
gemeva.
“Fermi!
Lasciatelo in pace!”
sbraitò Rufy interponendosi fra i litiganti.
“Altrimenti
che fai, moccioso?”
dissero i due estraendo una coppia di pistole a testa.
“Altrimenti
mi arrabbio sul
serio!” replicò il ragazzo agitando un pugno in
aria.
“Fai
lo spavaldo, eh…E sia, ma non
finisce qui! Ci rivedremo, e quando lo saprà il nostro
capo…” sibilarono gli
aggressori riponendo le armi e sgattaiolando in una via secondaria.
Rufy
aiutò la vittima a rialzarsi
e gli chiese: “Come stai? A proposito, come ti
chiami?”.
L’altro
si massaggiò la testa
dolorante e rispose: “Mi chiamo Zoro, e vengo dal Giappone!
Sto andando a
imbarcarmi sulla “Swordfish” del capitano Garp come
fiociniere”.
Rufy
si stupì: quel giovane,
proveniente dall’altro capo del mondo, avrebbe viaggiato con
lui!
I
due, ora diventati buoni e
loquaci amici, raggiunsero la nave che li stava aspettando.
Come
tutte le altre baleniere, era
molto grossa e tozza, in modo da contenere un gran numero di barili
d’olio di
balena nelle stive, e aveva tre alberi e molte scialuppe.
I
ragazzi salirono sulla
passerella e alla fine di questa trovarono ad attenderli un loro
coetaneo dai
capelli neri, robusto, che portava un cappello a tesa larga in testa e
un
coltello al fianco.
Rufy
lo riconobbe subito e gli si
gettò al collo gridando:“Ace!!! Ace!!! Quanto
tempo!”.
Era
proprio suo fratello maggiore
Ace, colui che lo aveva invitato a raggiungerlo sulla nave del nonno, e
che lo aveva
sempre amato più di sé stesso sin da quando erano
piccoli.
“Rufy!
Finalmente hai accettato!
Vedo che hai già conosciuto la recluta giapponese. Venite,
vi porto dal
vecchio!”.
Salirono
a poppa, sul ponte di
comando, dove videro il capitano intento a discutere con altri due
individui:
uno indossava un mantello nero e aveva i capelli rossi, una brutta
cicatrice
sull’occhio sinistro e una grossa spada al fianco, mentre
l’altro teneva in
testa un buffo berretto di pelliccia e ostentava una faccia
accattivante ma
enigmatica e mani piene di tatuaggi.
Accortosi
dei nuovi venuti, Garp
piantò momentaneamente in asso i due e strinse la mano a
tutti a tre, dedicando
inoltre al nipote più giovane un abbraccio che quasi lo
soffocò: “Rufy! Mi sei
mancato tanto! Vedrai ti piacerà questa vita! Vivrai tante
belle avventure! A
proposito, colgo, l’occasione per presentarti il primo
ufficiale Shanks e il
secondo ufficiale Trafalgar Law”.
I due salutarono ma nel
frattempo il ragazzo
stava fissando attentamente l’uomo dai capelli rossi,
accorgendosi che gli
mancava il braccio sinistro.
L’ufficiale
capì cosa
significavano quegli sguardi stupiti e spiegò, toccandosi la
spalla mutilata:
“Ti
sorprende questo, eh? Mi è
successo nel ’14, al Capo di Buona speranza. Non mi sono
accorto di un pennone
che vagava senza controllo…e mi ha spappolato il
braccio”.
Nel
frattempo Zoro stava
vagabondando nella nave, finché non picchiò la
faccia in quello che dapprima
ritenne l’albero maestro, mai poi scoprì essere un
uomo altissimo, avvolto in una
camicia bianca, con la pelle scura, le labbra carnose e i capelli neri
e
crespi.
Law
intervenne per le
presentazioni: “Ah, lui è Aokiji! Viene dalla
Polinesia, e anche se sembra un
tantino lugubre ci sa fare con l’arpione, come tutti gli
isolani del Pacifico,
del resto!”.
I
due nuovi arrivati continuavano
a guardarsi intorno, meravigliati dalla strana sincronia e
tranquillità di cui
si poteva godere in mezzo a quel trambusto di marinai, vele e corde.
Trafalgar
continuò a illustrare i
vari membri dell’equipaggio: “Quello è
Smoker, un altro dei ramponieri, e
quello che sta uscendo ora dal boccaporto è Sanji, il
cuoco” dichiarò indicando
un marinaio dai capelli brizzolati che stava fumando un sigaro e un
ragazzo
biondo.
Mentre
il secondo ufficiale
continuava a snocciolare nomi, incarichi e provenienza di tutti gli
altri
imbarcati, Smoker scorse delle barche avvicinarsi e gettò il
sigaro in acqua
per la stizza.
“Per
le trippe di Nettuno! Quello
è Barbabianca!” urlò Garp scrutando la
flottiglia.
Ace
provvide a spiegare a Rufy e
Zoro, alquanto spaesati: “Edward Newgate, detto
“Barbabianca” è un baleniere
inglese, uno dei peggiori rivali del nonno! Si comporta come se
l’oceano e
tutto ciò che ci vive fosse suo, e si sospetta che si
procuri i carichi
abbordando altre navi. E’ spietato!”.
Su
una delle scialuppe che si
stavano accostando alla “Swordfish” c’era
un uomo enorme, dai grossi baffi
bianchi, con un lungo arpione a tracolla, che indossava una bandana in
testa e
una giacca da comandante appoggiata sulle spalle, e che i due giovani
credettero
essere il temuto Barbabianca.
Mentre
egli veniva fatto salire a
bordo per parlare e Garp e Shanks preparavano ogni cosa per
l’incontro, Law
fece cenno ai ragazzi di avvicinarsi e sussurrò:
“Dato che costoro sono i
nostri più acerrimi nemici, sarà meglio che
impariate a conoscerli. Vedete
quello spilungone con le rughe e la giacca sbottonata, a poppa della
prima
barca? Quello è Kizaru, il loro primo ufficiale. Viene dalla
Danimarca e, anche
se sembra stupido, non sottovalutatelo: fa solo il finto tonto. Quei
due che
sghignazzano- proseguì indicando proprio i due che pochi
minuti prima avevano
assalito Zoro- sono Doflamingo e Kidd, fiocinieri, entrambi portoghesi.
Eh già,
i marinai delle Azzorre sono molto richiesti sul mercato! Quel ciccione
con la
bandana e i denti cariati è Teach, anche se preferisce farsi
chiamare “Barbanera”
quando gira per le osterie. E’ un irlandese ubriacone,
scansafatiche, ladro,
vigliacco, fetente e bugiardo, ma nonostante ciò lo hanno
nominato secondo
ufficiale”.
Contemporaneamente
i due capitani
stavano avendo un colloquio assai astioso e movimentato.
“Mi
è giunta voce che poco fa le
tue reclute hanno avuto un piccolo diverbio con alcuni dei
miei” narrò Newgate
lanciando un’occhiata complice ai portoghesi che lo
attendevano sulla
scialuppa.
“Ma
dove credi di andare, vecchio
Garp, con gente di quella levatura? Sono solo ragazzini. E anche i
veterani non
mi sembrano molto in forma….Scommetto che non arriverete
neanche all’Equatore”.
“Se
cerchi rogne, sei venuto nel
posto sbagliato! Io e miei uomini possiamo catturare tutte le balene
che
vogliamo, in barba a te e ai tuoi bucanieri da due soldi!”.
“Ma
davvero? Anche Mocha Dick?!”.
“Cos’è,
una sfida? Ebbene,
prenderemo Mocha Dick, vivo o morto!” annunciò
trionfalmente il comandante,
mentre gli uomini introno a lui lanciarono occhiate di terrore, come se
avesse
promesso di sfidare il diavolo in persona.
I
marinai della “Swordfish” si
misero in movimento, spiegando le vele con velocità ed
efficienza e puntando la
prua verso est, verso l’Atlantico.
Rufy
e Zoro, emozionati più che
mai, facevano rotta verso un futuro di avventure.
Nel
frattempo Newgate aveva fatto
ritorno al proprio vascello, la “Neptune”, un ex
veliero da guerra lungo e
slanciato, dalle forme spigolose e dagli alti alberi.
“Signore,
perché avete lanciato
quella sfida? Lo sanno tutti che Mocha Dick è
invincibile” mormorò Teach
sudando freddo al pensiero di quel poderoso e ancora ignoto avversario.