Capitolo 7
Le bambine guardavano terrorizzate la scena
davanti a loro. Erano al sicuro grazie al campo di forza creato da Emma, ma
questo non valeva per la salvatrice, che già da diverso tempo, stava
combattendo contro quelle arpie.
Vedevano che il numero era diminuito e che da
dieci, ne erano rimaste solo tre. Il problema era che la donna era visibilmente
stanca e il fatto che aveva cominciato ad avere l’affanno per lo sforzo fisico,
l’aveva portata a immettere nei polmoni più aria malsana e a causa di ciò, a
volte, vedevano come Emma nei pochi istanti di pausa, si portasse le mani al
petto e tossisse. Ma quei momenti di
riposo erano veramente brevi e la donna vide nuovamente quegli esseri piombare
su di lei. Si concentrò ancora una volta sulla sua magia e scagliò nuovamente
via quegli esseri, prima di crollare inginocchio, tenendosi con le braccia per
non colpire il terreno. Era stremata e non si accorse del pericolo, fin quando si
sentì buttata violentemente a terra e un forte dolore
al fianco.
“Mamma!” urlò Alice e fu proprio in quel
momento la bambina scomparve.
“Calmati tesoro, ci sono qui io!” disse Snow, che era stata avvertita da Neal, che la sua nipotina
aveva preso ad agitarsi nel sonno ed entrò in camera giusto in tempo, per
vedere la bimba sedersi di scatto e chiamare la madre.
Alice si guardò intorno. La luce del mattino
illuminava la stanza e comprese di non trovarsi più in quel posto infernale. Era
nuovamente al sicuro nella sua casa, ma subito si ricordò di cosa le avesse
chiesto la madre e correndo al piano di sotto, chiamò suo padre.
Lo chiamò ripetutamente e cominciò ad agitarsi
quando non ricevette risposta. Snow, inseguendola, le
afferrò dolcemente le spalle e cercò di calmarla.
“La mamma è in pericolo, ha bisogno di aiuto. È
ferita e Roni è…devo avvertire papà!” disse la
bambina spaventata per aver visto la madre venire ferita.
Snow sussultò a quelle parole. Non sospettò
minimamente di un sogno che l’aveva semplicemente spaventata. La bambina ed
Emma avevano una magia simile e questa aveva sicuramente fatto da collegamento
e ora la piccola era l’unico mezzo che sua figlia aveva per chiedere aiuto.
Snow avvertì immediatamente David, il quale a sua
volta, diede appuntamento a Killian e Regina davanti da
Granny’s da lì a pochi minuti.
Alice corse tra le braccia del padre appena lo
vide e Killian cercò di confortarla, chiedendole però
di raccontarle tutto.
Emma si tenne il fianco ferito dagli artigli di
una arpia sbucata dal nulla che l’aveva atterrata senza il minimo sforzo. Non
era una delle dieci bestie che aveva abbattuto e sebbene fossero tutte pressoché
uguali, poteva dirlo dal colore delle piume, non tanto diverso, ma abbastanza
da poterla differenziare dalle altre.
Riuscì a mandarla via per qualche momento, giusto il tempo per
accorgersi della scomparsa della figlia.
Vedeva lo sguardo spaventato di Roni e sapeva che non poteva cedere nonostante la
stanchezza accumulata sia dal suo rifiuto di dormire sia dalla battaglia con
quegli esseri. Però dentro di sé potè cominciare a
sperare. Comprese che la sparizione della figlia, era dovuto al suo improvviso
risveglio e sperava vivamente che la piccola si ricordasse del sogno. Era la
loro unica speranza.
Si rimise in piedi e, tamponandosi la ferita
con la giaccia di pelle e ignorando il dolore, si preparò ad affrontare
l’arpia.
“Siamo arrivati, ma il bosco è un po’ troppo
generico. Alice riesci a ricordarti qualche dettaglio in più che ci possa
condurre da Roni ed Emma?” chiese Regina speranzosa,
abbassandosi all’altezza della bambina.
La piccola scosse la testa per un attimo, poi
si ricordò qualcosa.
“Mentre scappavamo da quei mostri, ricordo che
abbiamo superato i due alberi che si abbracciano!” disse la piccola, scatenando
gli sguardi confusi di Robin, Regina e David.
“So io dove si trovano. A nord di Storybrooke, non tanto lontano da qui!” disse Killian, per poi cominciare a correre facendo strada a
tutti.
Ci misero una decina di minuti per arrivare
all’albero, ma di Emma e Roni nessuna traccia.
“Qui non ci sono!” disse Regina guardandosi
intorno, in cerca di qualche indizio che tornasse loro utile, cosa che non
tardò ad arrivare, quando un bagliore luminoso attirò la loro attenzione.
“Che cos’era?” chiese Robin.
Regina sorrise “Magia bianca. È la magia di Emma!”
Ripresero tutti a correre e finalmente poterono intravvedere le due
salvatrici.
Regina vedendo Roni,
cercò di correre immediatamente da lei, ma Robin, la spinse a terra quando un
colpo di magia rischiò di colpirla.
“Emma!” urlò David, vedendo la figlia che
veniva nuovamente scaraventata a terra da una forza invisibile.
Regina comprese che la stessa cosa che era
successa in biblioteca, si stava ripetendo. Vi era qualcosa in quel momento con
loro, qualcosa che non era percepibile ai loro occhi, ma tremendamente reale
per Emma e Roni.
“Dobbiamo riuscire a svegliarle!” disse Killian, provando ad avvicinarsi ad Emma, fermato però da
David.
“Cosa hai intenzione di fare? Emma sta usando
la magia, senza sapere che noi siamo
qui. Potrebbe essere pericoloso!” disse David.
A Killian non era
sfuggito il sangue sui pantaloni e di come sua moglie di teneva dolorante il
fianco sinistro.
“Guarda tua figlia David. È ferita ed esausta e
tu mi chiedi di stare attento? Devo
salvarla e sarei disposto a gettarmi nel fuoco se servisse a qualcosa!” disse Killian, cercando di liberarsi dalla presa del suocero.
“Ti do ragione, ma non è facendoti uccidere da
lei che la potrai aiutare. Dobbiamo trovare un altro modo!” disse David spostando
lo sguardo su Emma che in quel momento cercava appoggio da un albero, mentre un
colpo di tosse la scosse e la fece gemere ancor di più per il dolore.
Regina vide Roni
battere su un campo di forza che compariva solo quando i suoi pugni la
colpivano e Regina comprese che quella era opera di Emma, che aveva cercato di
mettere al sicuro la bambina.
Regina si avvicinò al campo di forza insieme a
Robin e cercarono di svegliare la bambina. Il sindacò usò lo stesso metodo che
aveva usato con Emma, cercando di far percepire la sua presenza con i suoi
poteri.
Roni guardò alla sua destra spaventata, sentendo
qualcosa di strano, quando improvvisamente cominciò a intravvedere la sagoma di
sua madre e suo padre circondati dalla luce del giorno. Non erano nitidi, ma era
sufficiente a farle comprendere che i soccorsi erano arrivati.
La bambina sorrise e chiamò Emma per dirle che
stesse succedendo.
Regina si accorse che la bambina era in grado
di vederla e la sentiva annunciare il loro arrivo ad Emma, ma l’espressione di Roni da felice, si trasformò in impaurita.
Regina vide il cambio di espressione della
figlia e le domandò cosa stesse succedendo, ma l’unica cosa che sentì fu il
nome di Emma pronunciato dalle labbra della piccola.
Le cose non si stavano mettendo bene, perché il
sindaco potè chiaramente notare, il campo di forza
che stava proteggendo la figlia cadere.
Emma era a terra ansimante, dopo aver colpito
duramente un albero, incapace di trovare la forza di rialzarsi. La stanchezza era
troppo e il dolore non le risparmiava nemmeno il più piccolo osso che aveva in
corpo. L’oblio minacciava di prenderla e il suo corpo si era arreso. Non
importava quanto la sua mente non volesse morire e perdere le tappe importanti
che sua figlia avrebbe percorso. Una lacrima le scese dal viso, quando vide
l’arpia abbattersi per l’ennesima volta
su di lei, questa volta per darle il colpo di grazia. Era convinta che ormai la
sua ora fosse giunta, ma il destino aveva altro in mente per lei perché un’onda
di magia bianca andò a colpire quel demone, salvandola.
Emma spalancò gli occhi, riconoscendo la magia.
Era la sua, ma non essendo stata lei, solo una persona poteva averla soccorsa.
“Roni!” disse in un
sussurrò, riuscendo a malapena a voltare il capo per vedere la bambina correre
verso di lei.
“Emma, la mamma e il papà sono qui. Possiamo
andarcene!” disse Roni, guardando Regina, che l’aveva
raggiunta e ora era li a fianco a lei.
“Non…non riesco a percepirla!” disse Emma in un
sussurro, chiudendo gli occhi e gemendo.
“Tesoro, prendile la mano, fai tu da
collegamento!” disse Regina incoraggiandola, quando Roni
la guardò, non sapendo esattamente cosa fare.
La bimba seguì il suo consiglio e semplicemente
le strinse la mano e tutto intorno a loro si trasformò e tornò normale.
“Regina!” disse Emma quando vide la donna china su di lei. La donna, sorrise “Si
e non sono sola!” disse per poi spostarsi, per permetterle di vedere la sua
famiglia dirigersi verso di lei.
“Emma!” urlò Killian poco
prima di inginocchiarsi accanto a lei “Devi smetterla di farmi preoccupare
così!”
“Emma!” chiamò a sua volta David, seguendo
l’esempio del pirata, tenendo la mano di Alice che più volte, aveva cercato di
correre dalla madre, senza sapere se c’era ancora pericolo o meno.
“Mamma!” disse la piccola prendendo posto
vicino al padre.
Emma le sorrise, ma presto la sua espressione
si trasformò in una smorfia.
Gemette sentendosi a pezzi.
“Non ti sforzare love, hai già fatto
abbastanza!” disse Killian sollevandola come una
sposa, cercando di essere il più delicato possibile.
Emma appoggiò la testa al suo petto felice di
essere nuovamente tra le sue braccia, ma un altro colpo di tosse scosse il suo
corpo, facendola irrigidire per il dolore.
Non fu l’unica però a tossire.
“Roni, tutto bene
tesoro?” disse Regina preoccupata, quando vide la bimba portarsi una mano alla gola e solo
allora si rese conto che legata al collo aveva una stoffa strappata.
“l’ha fatta Emma, per proteggermi dall’aria
cattiva!” disse la bambina, vedendo la domanda non formulata negli occhi della madre.
Regina la guardò preoccupata.
Emma
sentendo le parole della bimba, spiegò “L’aria…non era respirabile per…i vivi!
disse la salvatrice prima di ricominciare a tossire nuovamente e più a lungo.
“Dobbiamo portarvi subito in ospedale!” disse
Regina teletrasportando tutti al pronto soccorso.
Passò diverso tempo, durante i quali Emma e Roni erano state ricoverate nella stessa stanza, avendo gli
stessi sintomi. Regina aveva potuto curare le loro ferite, ma non equilibrare i
loro parametri vitali.
Snow e Neal avevano raggiunto il resto della
famiglia e ora aspettavano informazioni sulla salute delle due salvatrici.
Whale si presentò loro e disse “Tutto sommato stanno
bene. Il livello di ossigeno era basso rispetto ai valori normali, ma i valori
stanno tornando normali grazie all’ossigeno che gli stiamo fornendo. In più
abbiamo riscontrato che entrambe erano disidratate e abbiamo provveduto a
collegarle a una flebo per reidratarle, ma la domanda sorge spontanea…come
hanno fatto a ridursi così? Non date da bere
a vostra figlia e moglie?” chiese
Whale a Regina e Killian.
“Vedi di fare poco lo spiritoso e dicci se si
riprenderanno!” disse il pirata.
“Non mi sembra di aver parlato arabo, come ho
detto stiamo fornendo loro le cure necessarie si riprenderanno presto. Una
notte in osservazione e staranno
benone!” rispose Whale.
“Possiamo vederle?” chiese Snow.
Whale annuì e indicò loro la stanza.
Roni appena vide i genitori, provò a muoversi, ma
subito la mascherina sul volto e la flebo del braccio, le ricordarono di dover
stare ferma, ma presto ebbe quello che voleva, sentirsi protetta nelle braccia
dei suoi genitori.
Emma giaceva sul letto, addormentata, anche lei
con la flebo sul braccio e la maschera d’ossigeno per riequilibrare il livello
di ossigeno nel sangue. Snow le si avvicinò guardando
il volto della sua bambina che nonostante il sonno non sembrava in pace. Questo
la turbò e vedendo l’espressione di Killian, poteva
scommettere che quello che passava per la sua testa, stesse tormentando anche i
pensieri del pirata.
“ Credi che sia di nuovo…” cominciò Snow.
“Non lo so” spero vivamente che questo per lei
sia veramente un sonno ristoratore e non un nuovo viaggio negli inferi!” disse Killian stringendo la mano della salvatrice. Non aveva
potuto salvarla prima e non sapeva come aiutarla in quel momento. Si sentiva
inutile.
Regina osservò l’amica e sospirò prima di
dedicare la sua attenzione alla figlia e vedendo che non era stanca, grazie a
Emma che si era presa cura di lei. Le chiese di mettere al corrente tutti loro
di quanto era successo.
Raccontò di come si erano ritrovati da un
momento all’altro prima nella Storybrooke reale a
quella che la piccola chiamava immaginaria, della loro fuga attraverso la città
e poi attraverso il bosco e di come una volta che si era svegliata dal suo
sonno, vide Emma parlare con cinque persone, le stesse che nel momento prima le
avevano aggredite.
Non seppe però dire loro di cosa stessero
parlando, ma aveva letto nel volto di Emma paura e colpa, la stessa espressione
che lessero tutti un momento dopo, quando Emma si svegliò di colpo.