Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Amber    06/07/2009    6 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi spiace infinitamente per il ritardo… davvero. Avete presente quell’orribile periodo che arriva prima o poi nella vita? Beh a me è arrivato e spero che non ricapiti mai, mai più.

Ma non voglio parlarne ^^

Scusate ancora per questi due mesi di assenza. Adesso mi metterò bene in riga e finirò di postare la storia, prometto. Quindi continuate a seguirmi!

Gomenasai

Ambra

 

***

 

Capitolo 22

Racconti, ricordi

 

27 Giugno. Ore 15.45

Kagome richiuse la valigia e la spinse sotto la finestra spalancata dove entravano i raggi solari che illuminavano la stanza. Sopra al troller appoggiò lo zainetto rosso, ancora mezzo vuoto e che avrebbe riempito con le ultime cose personali la sera.

“Domani, devo solo aspettare un giorno… così dopo non dovrò vedere questo posto per un lungo mese… che felicità! Non vedo l’ora che arrivi domani!”

Prese la borsa infilandosela a tracolla e uscì dalla camera, scendendo veloce le scale

-Mamma!- esclamò

-Si Kagome?- La voce proveniva dal salotto e la ragazza raggiunse la madre, comodamente seduta su una poltrona con un libro tra le mani dalla copertina rossa e una bottiglia di the freddo sul tavolino accanto a lei. La donna alzò gli occhi incorniciati da un elegante paio di occhiali dalla montatura trasparente

-Vado in posta, torno tra poco-

-Va bene, va pure. Perché, intanto, non vai a prendere tuo fratello agli allenamenti di calcio mentre sei in giro?-

-Dai mamma, può tornare a casa da solo, l’ha sempre fatto- rispose lei

-Il campo è vicino alla posta e poi Sota ci tiene così tanto che per una volta puoi andarlo a vedere gli ultimi 5 minuti-

-Ok, va bene ci vado, ma lo faccio solo perché non lo vedrò per un mese!- esclamò spazientita voltando le spalle alla madre che sorrise

-Allora a dopo Kagome-

-Si, ciao mamma!- esclamò la ragazza infilandosi le scarpe e uscendo. Guardò l’orologio e notò che mancava ancora molto alla fine degli allenamenti di Sota, così decise di prendersela con calma e, lentamente, si incamminò verso il centro, per andare in posta.

Si fermò più volte davanti ai negozi, senza mai smettere di guardarsi intorno, quasi aspettandosi di vedere comparire qualcuno da dietro un angolo

-Ciao Kagome! Non ti avevo riconosciuta da dietro-

La mora si voltò di scatto e vide Miu mano nella mano con il ragazzo che aveva conosciuto al bar. Gli occhi neri del giovane la studiarono qualche istante poi lei distolse lo sguardo, a disagio

-Miu! Da quanto tempo non ti vedo!- esclamò la giovane di rimando felice. La rossa annuì e le si avvicinò, lasciando la mano del giovane che se la mise in tasca

-Come stai?-

-Tutto bene grazie. Tu? Passeggiata romantica?-

-Sto bene grazie- rispose arrossendo leggermente Miu

-Com’era andata poi a casa dei suoi genitori?-

-Oh, è vero. Dopo non ci siamo più viste e non te ne ho potuto parlare. Comunque è andata bene, Kayri ha dei genitori simpaticissimi e due sorelle davvero adorabili…-

-…quanto pestifere vorrei aggiungere- puntualizzò il ragazzo avvicinandosi alla propria ragazza

-Sono due gemelline bellissime e lui le adora, viziandole e straviziandole… non devi credergli- sorrise la rossa lanciandogli uno sguardo divertita. Lui fece una smorfia di disappunto che venne poi sostituito da un ampio sorriso

-Quanti anni hanno?- chiese curiosa Kagome prestando attenzione al giovane che rispose con una scrollata di spalle

-Cinque. Degli angeli con tutti, solo con me sono pestifere e incorreggibili-

-Ma… scusami… quanti anni ci sono di differenza tra di voi?-

-Circa quindici anni… ma devi sapere che i miei genitori sono degli irresponsabili… mi hanno sfornato quando avevano diciassette anni lei e diciotto lui-

“Che finezza” pensò sarcastica la ragazza

-Dove stavi andando Kagome?-

-In posta a fare qualche commissione, voi?- domandò

-Stavamo andando al cinema… anzi, sarà meglio muoversi, altrimenti perdiamo la prenotazione- commentò la rossa guardando l’orologio da polso. Il ragazzo le prese la mano che strinse –Com’è andato l’esame scritto?-

-Bene, ho già fatto l’orale anche. Sono libera!-

-Di già? Ti sei fatta spostare?-

-Si, il fatto è che domani parto e quindi ho dovuto-

-Ah si? Dove vai?-

-Grecia, ad un ora da Atene-

-Che bello!  Anche io vorrei andarci. Mandami una cartolina ok?-

-Lo farò, promesso- rispose sorridendo e incrociando le dita

-Allora a presto e divertiti!-

-Contaci. Ciao!-

-Ciao Kagome!- esclamò la ragazza. I due si allontanarono e Kayri alzò la mano in segno di saluto

“Sono davvero contenta per lei, si vede che ora è felice con Kayri” Li guardò sparire e sorrise “Potrei anche io essere come loro se mi decidessi di dimenticarlo definitivamente… beh, almeno in Grecia non dovrò essere terrorizzata al pensiero di poterlo vedere in giro” Arrivata in posta ritirò un gruzzoletto che mise al sicuro in borsa, poi si allontanò verso il campo da calcio, giocherellando distrattamente con il pendente a forma di conchiglia. Finalmente raggiunse il luogo dell’allenamento, dove dei ragazzi correvano rincorrendo un pallone. Si sedette su una panchina accanto al campo, attendendo che finissero e riconobbe, tra i ragazzi, alcuni amici di Sota

-Kyosuke, copri la fascia sinistra e non perdere di vista la palla! Se viene verso di te blocca il compagno e prendila!- gridò un uomo dall’altra parte del campo

-S…Si signore!- rispose il ragazzino preso in causa spostandosi verso la zona desigata, lasciata scoperta

“Ma dove siamo? In un campo militare? ‘Si, signore’? Vuole anche l’inchino Sua maestà?” pensò scocciata la giovane

-Koshuzo, vuoi anche un caffè?! Sei un difensore, proteggi la porta della tua squadra! Blocca il tuo avversario invece di guardarti in giro!-

-Certo! Mi… mi scusi!-

Kagome indirizzò lo sguardo verso quella voce.

Kohaku Koshuzo, capelli corti castani, occhi scuri e sguardo pauroso, era l’esatto opposto della sorella maggiore in tutto e per tutto. Credulone, insicuro, poco brillante nello sport… Probabilmente anche il carattere era stato preso dal padre con gli occhi. Lo guardò correre in avanti, tentando di sottrarre la palla a Sota che gli si avvicinava veloce, pallone ai piedi. Doveva ammettere che era piuttosto bravo, aveva maestria nei movimenti. Sota dribblò l’amico, troppo concentrato sul gioco per accorgersi che la sorella lo stava guardando a pochi metri da lui, e continuò a correre verso la porta, dove il portiere lo attendeva con sguardo pronto e sicuro. Il ragazzino tirò, indirizzando il pallone in un angolo in basso, ma il portiere si tuffò e la intercettò, parando. Il fischio dell’allenatore smorzò le esclamazione di disappunto dei compagni che andarono verso l’uomo, soddisfatto, tirando delle pacche di incoraggiamento al loro compagno che aveva fallito il tiro

-Avete giocato bene oggi. Complimenti a tutti, state facendo ottimi progressi. Ci vediamo qui, alla stessa ora, la prossima settimana. Buona giornata ragazzi-

-Si, grazie!- risposero in coro. Il gruppo cominciò lentamente a disperdersi e Kagome ne approfittò per avvicinarsi al fratello che beveva avidamente dalla borraccia

-Bravo Sota, non immaginavo fossi così dotato!- esclamò. Il fratello strabuzzò gli occhi ala voce, tossendo

-Ka… Kagome?- Si voltò di scatto e la fissò stralunato –Da quando sei qui? Se me l’avessi detto… io… io mi sarei impegnato e… e… hai visto la mia figuraccia!- esclamò appena si fu ripreso

-Calmati Sota. Guarda che sei stato davvero bravo-

-Dici sul serio?-

-Ma certo- confermò. Il ragazzino ancora poco convinto tentò di spiegare

-E’ che… è Koichi, il nuovo portiere. È appena entrato in squadra ma è così bravo… non riesco mai a fare goal! Sembra che sappia sempre dove ho intenzione di tirare… secondo te legge nel pensiero?-

-Non dire sciocchezze fratellino. Probabilmente gioca da molto più tempo di te ed è più esperto-

-Forse-

-Dai, torniamo a casa che ho solo voglia di un divano, della tv e di popcorn-

-Hai già finito di preparare le valigie?- Lei si voltò a guardarlo

-Certo. Devo solo mettere dentro questa sera le ultime cose dentro lo zainetto- rispose

-Che velocità! Quando sono andato via oggi dovevi ancora cominciare!-

-Ma avevo già in mente che portarmi mostro. Vai a salutare i tuoi compagni dai-

-Ok. Vado e torno-

“Altrimenti ti mollo qui, quindi ti consiglio di muoverti” rispose mentalmente la ragazza con una smorfia, guardando il fratello salutare i compagni e intrattenersi con Kohaku che le lanciò uno sguardo ansioso. I due amici le si avvicinarono

-Ehm… posso accompagnarvi per un pezzo visto che andiamo nella stessa direzione?- domandò timidamente il castano senza riuscire a tenere lo sguardo fisso su Kagome che scrollò le spalle

-Come volete. Andiamo- rispose secca cominciando a camminare verso casa.

I due l’affiancarono quasi subito e tra il trio calò il silenzio.

Non aveva proprio voglia di parlare con il fratello di Sango e di certo non avrebbe cominciato lei un discorso qualsiasi, d’altro canto i due più piccoli erano troppo in soggezione con la giovane. Kohaku strinse i pugni e prendendo coraggio la guardò

-Com’è… andato l’esame?-

-Bene, penso sia andato sufficientemente bene- rispose la ragazza modesta

-Quando hai l’orale?- si informò

-L’ho avuto solo ieri e si, me lo sono fatta spostare di mia iniziativa e si è andato bene-

Il ragazzino strinse le labbra, senza sapere più che cosa dire e Sota fece passare lo sguardo tra la sorella e l’amico, senza sapere che fare. Colpì il fianco di Kagome con il gomito e la guardò, rimproverandola silenziosamente.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, seccata, ma concluse che, in fondo in fondo, ma molto in fondo, Sota non centrava nulla e che quindi dimostrarsi gentile sarebbe stato educato

-E tua sorella?- domandò, sapendo che il ragazzino avrebbe apprezzato. Come immaginava lo vide acquistare sicurezza

-Tutto a posto, ha detto che come esame è stato piuttosto facile e che si era aspettata di peggio. Anche per l’orale non ha avuto grosse difficoltà-

-Ah si, mi avevano detto che se l’era fatto spostare perché doveva partire-

-Si, partiva la sera che ha fatto l’orale con il fratellone e alcuni amici-

“Ecco spiegato il mistero” pensò ironicamente –Buon per loro allora-

-La mamma era scontentissima- continuò il ragazzino, cupo –Ha cercato invano di non far partire Sango, trovando scuse assurde, appellando anche il papà di Miroku, poi però è stata messa a tacere… e mia sorella è potuta partire indisturbata-

-Ma il sospetto c’è-

-Solo la mamma-

-Ma è successo perché si sono lasciati sfuggire qualche cosa o perché tua madre, come tua sorella del resto, è molto perspicace?- chiese. Kohaku rimase a pensare qualche attimo prima di rispondere

-Penso che la seconda sia la più esatta visto che non è un mistero il fatto che mia madre è una donna con una buona ‘visuale’ di tutto. Però penso che anche la prima possa essere esatta, anche se con meno intensità… Anche ad un occhio esterno il rapporto che lega Miroku e Sango può definirsi comunque strano e ambiguo. Sono troppo legati, si coprono le spalle a vicenda, escono spesso insieme… metti poi il fatto che Sango non si confida mai con la mamma, Miroku men che meno… quindi mamma può farsi molti viaggioni mentali preoccupandosi come non mai per anche le più piccole cose- spiegò –Tira davvero una pessima aria in questo periodo a casa- concluse sospirando.

Kagome lo guardò. Era la prima volta che parlava con lui dopo quello che era successo anni prima, eppure non si sentiva a disagio come avrebbe creduto, anzi, non era nemmeno così terribile. Ma dopotutto Kohaku non c’entrava niente

-Quindi questo viaggio deve averla spiazzata parecchio-

-Si, però dice di essere tranquilla sapendo che Inuyasha è lì con loro-

-Sembra proprio che stia dando fiducia alla persona sbagliata- commentò alzando il sopracciglio

-A loro va bene così e finché anche mamma è tranquilla siamo al sicuro dai suoi scleri- rispose

-E quando torna tua sorella?- domandò. Kohaku la guardò, lanciando di sfuggita un’occhiata all’amico che alzò le spalle

-Il mese prossimo circa… non so però il giorno-

-Capisco- Camminarono ancora per qualche metro, in silenzio, e capendo che il discorso era concluso, Kohaku si fermò a una deviazione

-Allora io vado… Sota, ci sentiamo domani ok?-

-Certo, a domani!- esclamò

-Kagome… beh, buona fortuna- augurò. Lei gli fece un breve cenno del capo e il ragazzino si allontanò, sventolando la mano nella direzione di Sota che corrispose.

I due fratelli ripresero indisturbati la via verso casa e il minore sorrise

-Non è stato così terribile, vero sorellina?-

-Perché avrebbe dovuto esserlo?-

-Subito avevi una faccia…-

-Beh, non ero esattamente al settimo cielo-

-Per questo ti sei dovuta ricredere: alla fine non è stato terribile- precisò. Lei lo fissò male e sbuffò, nell’evidenza delle parole del fratello che sorrise contento.

 

-Oh Kikyo! Sposata e con già due bambine e incinta del terzo… sono così felice per te!- esclamò Sango abbracciandola con slancio sulla limousine, in viaggio già da una mezzora –Parlami un po’ di loro-

-Beh, le conoscerai tra poco e quando succederà sono certa che cominceranno a gridare e a gironzolarci intorno senza un attimo di tregua. Non stanno ferme un momento!- raccontò la donna

-Qualche settimana fa, ad esempio, hanno colorato con della tempera tutte le lenzuola dei loro letti… un’ottima opera d’arte- spiegò Naraku divertito –I camerieri erano disperati appena le hanno viste-

-Posso immaginare- sorrise Rin –Koga, muoviti a compiere 21 anni, capito?- Il ragazzo strabuzzò gli occhi e la guardò stranito

-Perché?- balbettò

-Ma come? Perché così ci sposiamo, mi sembra ovvio!- esclamò. Lui assunse un colorito bordeaux e balbettò qualche cosa di incomprensibile, chiudendosi poi in un muto silenzio. Miroku rise divertito

-Povero Koga! Dai Rin, smettila di prenderlo sempre in giro-

-Ma chi scherzava?- chiese lei, innocente

-Non capisco perché sei così contraria al matrimonio- disse Kikyo scuotendo il capo –E’ così bello-

-Ma scherzi? Troppe scartoffie, troppo casino e troppo impegno. Se due persone si amano mica hanno bisogno del permesso degli altri!- esclamò lei

-Ma sposandoti cambia tutto e diventa molto più romantico!- costatò Sango

-Oppure cade tutto a catafascio- borbottò acida lei –No grazie, per il matrimonio io non cambierò idea, mai!-

-A ognuno il proprio pensiero- concluse Naraku alzando le mani in segno di resa

-Grazie, tu si che capisci! Kikyo, ti sei sposata un uomo intelligente oltre che bello-

-Si, modestamente ho ottimi gusti-

-Kikyo, vorrei ricordarti che non sono un oggetto- precisò Naraku

-No, sei solo il mio adoratissimo, bellissimo, stupendissimo, magnificissimo…-

-Si, si, abbiamo capito!- esclamò Miroku bloccando la giovane sul nascere –Ma non siamo ancora arrivati?- chiese. Kikyo guardò fuori dal finestrino e sorrise

-Tra poco potremo vedere la villetta, ha una splendida vista sul mare-

-Che bello! Quando possiamo andarci?- chiese Rin eccitata

-Beh, potremmo andarci domani tutti insieme. Tanto Naraku sarà impegnato con lavoro e le bambine non si perderebbero mai una uscita al mare. Comunque appena arriviamo vi faccio portare il pranzo in camera così poi potrete riposarvi dopo un viaggio così estenuante-

-Non sai quanto… è stato così noioso- commentò Miroku alzando gli occhi al cielo

-Senza contare che Inuyasha non aiutava molto a rendere il viaggio più piacevole… sbuffava un momento si e l’altro pure!-

-Koga, non rompere- sbottò il ragazzo colpendo l’amico al fianco. Kikyo rise divertita e si rilassò contro lo schienale

-Non siete cambiati per niente- costatò –Caratterialmente intendo-

-Beh, Inuyasha è diventato di certo più responsabile da quando vive da solo- la informò Koga

-Come da solo? E Sesshamaru?-

-E’ volato via con mio padre… sai, tanto per farsi bello ai suoi occhi cercando di recuperare con lui qualche cosa- borbottò

-Ah già, la notizia è arrivata fin qui- ricordò Naraku –E’ stato proprio un vero è proprio crollo, ne parlavano tutti i notiziari-

-Già- affermò Inuyasha annuendo. Guardò l’amica e alzò il sopracciglio, irritato –Kikyo, se ridi… io giuro che rischierai la morte- la minacciò

-No… non sto… ridendo… è solo che tu… tu…- Troppo tardi. La risata di Kikyo risuonò nella macchina e dovette appoggiarsi a Naraku per tentare di contenersi –Inuyasha che fa il bucato e cucina!- Rin la seguì

-Perché non lo hai ancora visto fare le pulizie domestiche!-

Inuyasha si schiarì la voce, contrariato

-Potete ridere quanto volete voi… ma fatto sta che non me la cavo neanche male- sbottò

-Almeno ora sai prepararti un caffè decente! Tre anni fa tu e Miroku in cucina eravate un vero e proprio disastro e alla fine toccava sempre a me e a Kago…- Sango si interruppe bruscamente, smorzando il sorriso sulle sue labbra, anche se ormai il danno era fatto

-Ma che belle villette! Quale hai detto che è la vostra Naraku?- domandò Koga tentando di cambiare inutilmente discorso

-Ehm… su quella collinetta laggiù- rispose l’uomo, distogliendo gli occhi dall’espressione mogia della moglie e da un gruppo piuttosto a disagio.

L’auto si fermò e i passeggeri scesero, sgranchendosi finalmente le gambe

-Eccoci arrivati!- esclamò Kikyo sorridendo –Non è enorme, però staremo tutti comodi- spiegò.

La “villetta”, come l’avevano chiamata prima i padroni di casa, era di due piani, con un balcone di almeno 14 mq sulla facciata davanti e con un giardino immenso, circondato da un cancello finemente lavorato.

Naraku, per la sua famiglia, non si era di certo sprecato.

Inuyasha chiuse gli occhi, sentendo in lontananza le onde del mare infrangersi contro gli scogli

-Beh, di certo è più grande della mia residenza attuale- ironizzò

-Che ragazzo divertente- sbuffò Miroku

-Dal secondo piano potrete vedere il mare che da a ogni vostra camera, le ho scelte personalmente- spiegò la giovane madre appoggiandosi alla portiera stancamente. Naraku le fu subito accanto e lei gli si appoggiò contro

-Muoviamoci allora, porteranno dentro gli altri le vostre valigie, non preoccupatevi. Venite- li esortò Naraku facendogli strada affiancato dalla moglie che lo teneva saldamente per mano.

Il gruppo entrò e una schiera di camerieri allineati gli diedero in coro il ben tornati. Naraku si fermò vicino al primo, il capocameriere, ordinandogli di portare le valigie nelle camere assegnate per gli ospiti e di far preparare il pranzo

-Le bambine si sono svegliate?- si informò immediatamente Kikyo, dopo che Naraku ebbe finito di parlare

-No signora, dormono ancora come angeli. Le ho controllate personalmente 5 minuti fa- rispose Maria, avvicinandosi di un passo

-Grazie, ora ci penserò io-

-Certo- La minuta cameriera si allontanò, raggiungendo in fretta le cucine.

Inuyasha si guardò intorno, con scarso interesse, ma un po’ elettrizzato. Era da un po’ di  tempo che non riceveva un’accoglienza simile, in una casa così grande almeno. Di solito, quando tornava a casa, nel suo appartamento, ad attenderlo c’era solo il vuoto e il silenzio. Nessuno lo aspettava a casa dopo una dura giornata di lavoro, nessuna cena calda in tavola, nessuna casa accogliente, nessun letto dove unirsi con la donna amata…

“Se non avessi fatto il coglione, ora ad aspettarmi ci sarebbe Lei” pensò triste.

Cosa stava facendo? A che pensava in quel momento? Con chi era? Con sua madre o con suo fratello? Con i suoi nuovi amici? Con quel… borioso ragazzino?

Un moto di rabbia lo accecò, soffocandolo, al solo pensiero. La sua Kagome con un altro. La sua bellissima e specialissima Kagome.

Anche lui ci aveva provato… ma dopo qualche volta non ce l’aveva più fatta: il pensiero di Lei che lo accusava, per altri motivi ancora, lo facevano stare malissimo. Chissà, forse in quel momento Sasha, chissà dove, si stava vantando del fatto che era andata a letto con i grande Inuyasha!

“Grande… io?” Guardò i suoi migliori amici, intenti a guardarsi intorno, meravigliati, e si soffermò su Sango e Miroku, che si tenevano per mano.

E li invidiò, solo per un attimo li invidiò come mai avrebbe creduto.

Non c’era poi molto da invidiarli… fratelli che fuggivano dalla morale comune solo per potere stare insieme. Ma solo per quello erano da invidiarli, perché loro almeno erano insieme.

Lui invece? Fuggito dalla donna che amava per una manciata di soldi… Che codardo. Come avrebbe potuto riparare un danno simile? Cosa doveva fare?

Aveva detto tante belle parole a Tom, cose a cui credeva ovviamente ma… come avrebbe fatto a riportare Kagome a se?

 

Proprio in quel momento, in Giappone, il soggetto dei pensieri di Inuyasha si infilava sotto le coperte, pronta per un lungo sonno ristoratore, dopo aver controllato per la decima volta che lo zaino fosse pronto e la valigia in ordine.

 

Sango e Miroku, Koga e Rin avevano ricevuto ciascuno una camera doppia, in modo tale da poter rimanere soli. Le tre camere erano al secondo piano, proprio come aveva detto Kikyo, e davano la vista ad uno splendido mare, che Inuyasha stava osservando dalla sua camera da letto matrimoniale, che avrebbe diviso con se stesso.

Il pranzo era stato ottimo ed erano stati tutti molto gentili, però non si sentiva stanco, non aveva sonno: troppi pensieri gli affollavano la mente.

Un lieve bussare lo distrasse e, voltandosi verso la porta, invitò il visitatore ad entrare.

Kikyo gli sorrise e richiuse la porta alle proprie spalle

-Ciao Inuyasha. Non ti sei ancora cambiato?- chiese, andando a sedersi sul bordo del letto, di fronte a lui

-Kikyo… Ora mi cambio. Mi sono fermato alla finestra e il paesaggio mi ha fatto perdere la cognizione del tempo- spiegò –Non sono così stanco come pensavo comunque-

-Certo, capisco. Ho fatto un salto dagli altri prima e ora sono tutti e quattro nel mondo dei sogni… ne ho approfittato per fare due chiacchiere con te in santa pace- disse fissandolo. Lui annuì e le si sedette accanto, sorridendole

-Ti trovo davvero bene Kikyo, dopo due gemelli stai aspettando il terzo figlio… sei in forma e dal poco che ho visto sei anche felice. Te lo meriti, davvero e complimenti, anche se un po’ in ritardo- ironizzò. La ragazza sentì gli occhi inumidirsi e gli prese una mano, stringendola tra le sue, tremando leggermente

-Inuyasha perdonami, perdonami ti prego! Sono fuggita, ti ho lasciato nei guai, non ti ho mai detto nulla e ti ho abbandonato, facendoti affrontare da solo i nostri genitori, mi spiace talmente tanto per questo, io… scusami per il mio egoismo!- esclamò piangendo –Se tu ora mi odiassi ti capirei, ma perdonami per avere scambiato la mia felicità con la tua!-

Inuyasha, basito, si rese improvvisamente conto dell’assurdità di quel discorso insensato. Eppure, qualche settimana prima, lui aveva fatto un discorso simile a Miroku che l’aveva zittito in malo modo e ora si rendeva conto che tra di loro, l’unico vero egoista era lui.

Le mise una dito sotto il mento e le alzò il viso scuotendo il capo

-No Kikyo, no- Le asciugò gli occhi con il pollice e la guardò, serio –Non devi addossarti nessuna colpa, tu non hai fatto niente e non c’entri. Piuttosto penso che ci voglia davvero molto coraggio per abbandonare la famiglia, gli amici e perfino lo Stato solo per riuscire a stare con la persona che si ama. Il tuo è stato un gesto molto coraggioso e intraprendente. E poi ora sei felice, non è vero?- chiese sorridendole

-Si, è vero, sono felice- ammise. Gli occhi le si riempirono di nuove lacrime e abbassò lo sguardo –Però ho sempre vissuto questi anni nell’angoscia e nella colpa… Sono stata così male…- Alzò gli occhi verso di lui e le lacrime traboccarono, brucianti –Quante persone hanno e stanno soffrendo per la mia felicità? Quanti pagano?- domandò, stringendogli la camicia –Non posso, non riesco a dimenticare il giorno in quell’aeroporto, quando i miei genitori stavano per prenderci… le loro urla, le grida di mia mamma… e poi con il passare dei mesi… il pensiero di aver tradito inconsciamente tutti quanti voi… come, dimmi come ho potuto farvi questo?-

-Smettila Kikyo, smettila di pensarlo! Tu non hai fatto niente, capito? Hai semplicemente seguito il tuo istinto, il tuo cuore, cosa che avrebbe fatto chiunque! Non tutti possono essere felici nello stesso momento, ricordalo. Forse non lo saranno oggi, ma un domani si, e tu devi crederci Kikyo, altrimenti nessuno riuscirebbe più ad andare avanti- Lei lo guardò e riuscì a notare i suoi occhi addolorati, prima di essere mascherati da uno sguardo dolce, tutto per lei.

-Inuyasha-

-Mh?-

-Spiegami cos’è successo- pregò. Lui guardò gli occhi imploranti della mora, ma distolse in fretta lo sguardo, stringendo le labbra –Anche se un po’ lo immagino… parlami Inuyasha, spiegami-

-Non chiedermelo… non posso- mormorò

-Perché?-

-Il ricordo è troppo amaro… provo già troppo disgusto verso di me… Svegliarmi la mattina e sapere che è passato un altro giorno che mi allontana da quel ricordo orribile e doloroso, da quella mia decisione nefasta…- La guardò -E poi… non voglio leggere nei tuoi occhi il disprezzo che proverai verso di me…- disse. Lei si alzò, parandosi davanti al giovane che corrispose lo sguardo

-Non potrei mai disprezzarti, chiaro?  So perfettamente cosa ti ha spinto a partire e non devi giustificarti con me, perché ti capisco, ok?- Il moro annuì e lei gi si risedette accanto, soddisfatta

-Tanto vale che te lo dica io allora, altrimenti sono certo che chiederai a Sango o a Miroku…- sospirò. Lei sorrise sotto i baffi scuotendo innocente il capo

-Non lo farei mai!- esclamò –No, a parte gli scherzi… vorrei davvero sapere la situazione- mormorò rattristandosi –In macchina è bastato menzionarla per cambiare l’umore generale. Voglio solo capire cos’è accaduto- Inuyasha annuì

-E’ legittimo, dopotutto tu non puoi immaginare e… mi sembra corretto informarti di tutto. Sarà un racconto abbastanza lungo, quindi mettiti pure comoda- disse. La mora raddrizzò la schiena e incrociò le gambe, dandogli la sua piena attenzione.

-Ok, comincia pure-

-Bene, sarà dunque il caso di partire dall’inizio. Facciamo un salto di tre lunghi anni…- chiuse gli occhi e parlò, lasciando che i ricordi lo invadessero e i fiumi di parole fuoriuscissero dalle sue labbra, senza mai essere interrotto dalla sua interlocutrice, che ascoltava attentamente ogni parola, cogliendo ogni sfumatura, ogni cambiamento di espressione

-…ogni volta che tentavo di dirglielo desistevo: non volevo spegnere il suo sorriso, ogni giorno più luminoso e… più tempo passava e meno riuscivo a comportarmi normalmente- Si alzò, andando verso la finestra, che faceva entrare una brezza marina piacevole –E poi, un pomeriggio, venne da me Miroku. Mi accusò apertamente e cominciammo a discutere, anche se sapevo perfettamente che lui aveva ragione e io torto marcio. Le sue parole erano una nenia che si ripetevano giorno dopo giorno, ma ogni volta accrescevano in me l’ansia- La guardò, sorridendo –Assurdo, non pensi? Dopotutto lo sai anche tu no? Io sono il grande Inuyasha Kujimawa! Tutti sanno chi sono e tutti mi portano rispetto… allora perché quel “grande” è così sbagliato?- Le voltò le spalle, incollando lo sguardo sul mare –“Lo sai da due anni la decisione di tuo padre! Tra due settimane partirai e tornerai tra tre anni sposato! Credi che ti perdonerà?” mi urlò così, come se non lo sapessi, come se non fossi consapevole che il tempo stringeva e che io non avevo ancora detto nulla a Kagome- si interruppe bruscamente, stringendo i pugni fino a fare sbiancare le nocche e Kikyo seppe che era arrivato il momento più difficile da raccontare. Non si mosse, aspettando che lui continuasse –Ma dimmi… come avrei potuto immaginare che mentre Miroku urlava quelle cose… lei era lì, ad ascoltare tutto, dietro quella maledettissima porta? Come!?- Colpì il muro con tutta la forza che aveva, sbucciandosi le nocche e la mora, scioccata, si portò una mano davanti alla bocca, sgranando gli occhi.

Nemmeno riusciva a immaginare il dolore che Kagome aveva provato in quel momento

-Non la sentii per tre giorni e non ne capivo il motivo, nemmeno Sango sapeva nulla, o almeno finché il fratello di Kagome non li aggrdì in casa dell’amico, urlandogli dietro la sua frustrazione e la sua impotenza per sua sorella, che era rinchiusa in camera sua da tre giorni. A casa sua non mi hanno nemmeno fatto entrare, mi sono sentito cadere il mondo addosso, nemmeno Sango e Miroku erano riusciti a vederla. Poi un pomeriggio, mentre mi preparavo per andare da Kagome per tirarla fuori con la forza dalla sua stanza se fosse stato necessario, mi è piombato in casa Tom Holsen che mi ha tirato un pugno, facendomi cadere a terra, gridando che Kagome sembrava più una morta che viva. Ed era così. Dio… se solo… se l’avessi vista…- Chiuse gli occhi –Non riesco… nemmeno a descrivertela… sembrava consumata… morta… Ed era per colpa mia capisci? Avevo cancellato per sempre quel sorriso nel modo più orribile che mente umana possa concepire- Si voltò verso di lei e ignorò le lacrime che le solcavano le guance –Ci ha parlato in modo così duro e gelido che non sembrava neppure lei, come se una forza malefica si fosse impossessata del suo corpo e della sua mente. Disse che non ci voleva più vedere, di starle alla larga e poi se ne andò, così com’era venuta sparì e io da quel giorno non la rividi più. All’aeroporto ero talmente addolorato e triste che nel rivedermi in TV non mi sono riconosciuto tanto ero impassibile e freddo. Non l’ho vista ne sentita per tre anni, passato nel rimorso e nei ricordi, così quando il matrimonio è saltato e il patrimonio perduto, dentro di me, una parte di me ha gioito: stavo per tornare in Giappone, di nuovo single, dalla mia Kagome. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma pensavo che il tempo, la lontananza guarissero le ferite… e invece la mia comparsa non ha fatto altro che peggiorare la situazione, come se avessi buttato del sale su quelle vecchie ferite, riaprendole. Ho tentato di riavvicinarmi… ma non la riconosco più, ne so come prenderla…- Abbassò gli occhi, guardando il sangue gocciolare piano dalla sua mano ferita –Kikyo, tu non puoi immaginare nemmeno lontanamente che ragazza sia ora Kagome, non ha nulla di ciò che era in passato, ed è solo colpa della mia codardia- Sorrise –Che begli anni vero?- mormorò. La mora, ammutolita, corse ad abbracciarlo forte, senza riuscire a parlare tanto i singhiozzi la scuotevano

-Avrei dovuto essere vicino a te…-

-No. Io ho sbagliato tutto, sono state decisioni mie. Anche se ci fossi stata, non sarebbe cambiato nulla perché non ti avrei ascoltata, come non ho ascoltato tutti gli altri- spiegò, tristemente –Me ne vergogno molto-

Lei gli prese la mano ferita e portò un docile e demoralizzato Inuyasha a sedersi sul letto, dove sedeva lei poco prima. Kikyo gliela disinfettò con cura, fasciandogliela stretta. Il ragazzo la guardò senza dire una parola, smorzando un gemito di dolore che gli fece quasi piangere gli occhi

-Non hai nulla da dirmi? Ne da rimproverarmi?- chiese lui poco dopo, quando lei gli si fu seduta accanto, nel più totale silenzio

-No, ti ho spiegato prima il perché- rispose, semplicemente –Però… non hai mai provato a parlare da solo con Kagome? Senza nessuno che rompesse intorno a voi dico- chiese

-Un milione di volte, se non di più. Ma lei mi da perennemente addosso, non mi lascia mai finire le frasi e finiamo sempre col perdere la pazienza… In pratica non riesco a fare un discorso serio- spiegò

-Capisco- Alzò gli occhi al cielo, pensierosa –Quindi ora ha il ragazzo eh? Mikado hai detto che si chiama quello che lavora con lei?- Lui la fulminò

-Ti pregherei di non parlare di quell’omuncolo- ringhiò. Lei sorrise, maliziosa

-Siamo gelosi Inuyasha?-

-E’ ovvio cretina!- esclamò, infiammandosi. Lei lo fissò, stupita e lui distolse lo sguardo in fretta, tentando di calmare il rossore che gli saliva per il collo

-Sei così cambiato Inuyasha… I ragazzi avevano davvero ragione- mormorò, ricevendo in cambio, un semplice e confuso borbottio. Sorrise –Comunque, tornando al problema principale…-

-Kagome?- ipotizzò volgendosi verso di lei

-Esatto. Quando le parli, non hai mai pensato di cominciare con un semplice “perdonami”?-

 

Quella sera Inuyasha pensò a lungo alle parole dell’amica, mentre Kagome, in Giappone, prendeva l’aereo diretto per la Grecia, con la promessa che si sarebbe fatta sentire al più presto, facendo l’occhiolino a Mikado e baciandolo davanti a tutti l’aeroporto.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Amber