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Autore: Manu_00    29/06/2018    8 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IV


Era l'una di notte quando giunsi al campus dell'accademia Beacon.
Sarei potuto arrivare prima, ma ero dovuto andare a svegliare una certa persona per aiutarmi in questa operazione.
<< Sia chiaro, come vedo le guardie avvicinarsi: evaporo >>
La persona in questione era Deryck, che poco apprezzava di essere stato buttato già dal letto giusto un quarto d'ora fa dal sottoscritto.
<< Non preoccuparti, tu devi solo stare qua, e nel caso le cose andassero male e vedessi dei poliziotti o dei cacciatori avvicinarsi avvisami con lo scroll, al resto penserò io >>
<< Se per pensare al resto intendi fuggire con metà della sicurezza alle calcagna... >> lasciò la frase sospesa << L'altra scelta è affrontare dei cacciatori, no grazie >>
Davanti a noi si estendeva l'immenso campus dell'accademia di cacciatori, al centro di esso si ergeva la torre del centro di comunicazione.
Un 'immenso edificio cilindrico del colore del metallo, retto da quattro contrafforti.
Esistono solo quattro torri come questa, ognuna posta nella capitale di ciascuno dei quattro regni: Beacon, Vale, Atlas, Vacuo.
Queste torri erano, e sono tutt'ora l'unico e principale sistema di comunicazione fra i regni, ogni comunicazione passa da loro prima di arrivare al destinatario, tuttavia il passaggio non avviene direttamente da una torre all'altra, mettiamo che io in questo preciso momento avvii una chiamata con il mio scroll ad una ragazza di Atlas, il segnale prima passerebbe dalla torre, poi arriverebbe in una delle tante torri di supporto presenti in tutto il mondo, poi in un'altra, e in un'altra ancora, e così via fino ad arrivare alla torre di Atlas, e allo scroll della ragazza.
Una meraviglia della tecnologia moderna, vitale per le comunicazioni in tutto il mondo.
E proprio per questo, pesantemente sorvegliata.
Non potei fare a meno di volgere lo sguardo verso l'accademia, la sua imponente struttura avvolta dalla notte e parzialmente illuminata dai raggi della luna generava un'atmosfera surreale.
In quel posto si addestravano i cacciatori, persone armate fino ai denti e pesantemente allenati allo scopo di affrontare grimm, criminali, e qualsiasi altra cosa possa nuocere alla pace di Remnant.
Ed io stavo per commettere un furto in un luogo così vicino a questa fabbrica di guerrieri, non osai pensare a cosa sarebbe successo se mi fossi trovato davanti ad uno di quei cacciatori.
Di certo non sarei vissuto per raccontarlo.
<< Allora >> osservai l'entrata della torre, intrufolarmi da lì era fuori discussione, troppe guardie.
<< Si? >> rispose Deryck con impazienza, no, non era nervoso, ma voleva tornare a dormire, per il resto, trattava la situazione con la solita, immutabile, indifferenza.
<< Trova un modo di distrarre le guardie all'ingresso, devo passare inosservato >> di risposta, il fauno mi diede le spalle e si allontanò << Ehi dove vai? >>
<< Aspettami >>

Un quarto d'ora più tardi, Deryck stava discutendo animatamente con quattro guardie al centro della piazza, mentre io osservavo la scena nascosto dietro uno dei molteplici ingressi dell'edificio, tutte le altre guardie si erano spostate sul lato ovest ad osservare la scena.
Dalla mia posizione, potevo vedere esattamente il fauno, le guardie, e ciò che stava in mezzo a loro: un carrello dei gelati.
Si, il piano di Deryck sembra quasi ridicolo, ma chi, vedendo un fauno dall'aspetto non particolarmente rassicurante come il suo, aggirarsi in piena notte, da solo, con un carrello dei gelati, non si sarebbe fatto due domande?
Inutile dire che le guardie si insospettirono terribilmente, e mentre discutevano con il mio amico per accertarsi che non fosse un qualche tipo di adescatore, io mi infilai all'interno dell'edificio, passando per uno dei tanti ingressi dove la guardia più vicina distava almeno due metri.
Fin da bambino avevo sempre avuto la capacità di sapere come non farmi notare, e quella notte non dovevo fare eccezione.
Quando da piccolo mi avvicinavo alle tasche di un passante era vitale non segnalare la mia presenza, già il vedere un bambino dai vestiti sporchi in un quartiere periferico spinge la gente a sigillare le borse.
Per farlo, ci voleva molta pazienza, dovevo sapere quando era il momento giusto per avvicinarmi e quando no, e non sempre ci riuscivo, molte volte mi sono fatto beccare, anche se a quei tempi il tutto si risolveva al massimo con qualche schiaffo, e per questo, alternavo giorni in cui rientravo all'orfanotrofio con le tasche piene di soldi, e giorni in cui rientravo con la faccia più rossa del culo di un macaco.
Ma lì non ero un bambino, e i database della torre di comunicazione non sono di certo la borsa di una vecchia signora, e rubare in quel posto non era punito con uno schiaffo.
Quindi dovetti avanzare con estrema pazienza, non muovere nessun passo di troppo, essere sicuro al cento per cento di ogni mio spostamento.
Altrimenti game over.
Avanzai in una grande stanza circolare, piena di ascensori.
Era tutto illuminato, non c'erano nascondigli per quando le guardie sarebbero rientrate, ne vidi due affacciate alla porta per osservare la scena.
Non persi tempo e mi gettai verso l'ascensore più vicino, non mi sentii nessuno, premetti il pulsante per l'ultimo piano.
Un sorriso tirato si dipinse sul mio volto.
Era stato più facile di quanto pensassi.
Avevo superato le guardie, fra qualche minuto Deryck si sarebbe ritirato, e con un po' di fortuna le guardie sarebbero rimaste al piano terra.
Non che non mi aspettassi di trovarne altre.
Dovevo solo raggiungere la sala di controllo, prelevare tutti i dati di chiamate, contatti e via dicendo per inserirli in uno scroll e poi presentarmi domani sera dal mio contraente e diventare ricco da far schifo.
Il che era più facile a dirsi che a farsi.
Il rischio era altissimo, la porta dell'ascensore si sarebbe aperta ed io avrei potuto trovarmi almeno una decina di guardie davanti anche solo per caso.
Oppure una volta presi i dati in questione si sarebbero attivati allarmi nascosti, segnalazioni, autodistruzione!
Mi sarei trovato dietro una squadra di cacciatori armati fino ai denti, mercenari, cacciatori di taglie!
O forse dovevo piantarla con le pippe mentali e darmi una mossa.
Quando l'ascensore si aprì persi un battito, ma non successe niente, invece che trovarmi davanti un'arma carica, trovai semplicemente un corridoio vuoto.
Beh, se non altro ero arrivato all'ultimo piano, o ero più abile di quanto pensassi, o la sicurezza era meno inefficiente di quanto avessi immaginato.
Avanzai, le pareti erano metalliche e spoglie, proprio nello stile di Atlas: Funzionale, essenziale, e deprimente.
Mi fermai quando fui certo di essere vicino alla sala di controllo: Potevo perdonare alla sicurezza di essersi fatta distrarre da un coniglio vendi gelati, potevo accettare di aver preso l'ascensore ed essere arrivato all'ultimo piano, dove vengono conservati dati estremamente sensibili senza nessuna difficoltà, ma se non avessi trovato neanche una guardia nelle vicinanze, avrei seriamente iniziato a dubitare del quoziente intellettivo degli abitanti di Vale!
Mi accucciai alla parete e tesi l'orecchio, dovevo essere certo che la stanza fosse vuota e non potevo sporgermi per guardare meglio, avrei corso il rischio di essere visto.
Rimasi piegato sul ginocchio, finché non captai il suono di passi sul pavimento.
<< Ah finalmente, la password del wi fi >>
Sentii i passi avvicinarsi nella mia direzione, ma la guardia (se di una guardia si trattava, cosa di cui ero convinto) non imboccò il corridoio, sentii man mano i passi allontanarsi, fino a cessare del tutto.
Rimasi mezzo minuto in ascolto, ma niente, pensai che avesse imboccato un secondo corridoio collegato alla stanza.
Dubbioso, decisi di sporgermi.
La stanza era vuota, si trattava di un ampio attico da si poteva vedere la maggior parte della città.
Ma non si trattava in questo caso di una comoda stanza d'albero a cinque stelle che avrei volentieri affittato dopo aver intascato la ricompensa, ma bensì una stanza piena computer e terminali, anche se al momento sembrava vuota.
Entrai in silenzio, e mi sorpresi nel constatare che non una sola misura di sicurezza si era attivata.
Mi addentrai nella stanza, esplorandola con lo sguardo, quale di questi numerosi terminali conteneva le informazioni che mi servivano?
Nel dubbio, puntai sul terminale centrale.
Mi accomodai su una comoda sedia girevole, e notai che sulla mia destra c'era un ingresso per lo scroll, sorrisi.
Si stava rivelando tutto troppo facile.
Sfilai lo scroll dalla tasca e feci per inserirlo.
Fu allora che lo sentii.
Un brivido violento attraversò il mio corpo e mi gettai a terra.
Avevo sentito uno sparo.
Strinsi a me lo scroll, e nello stesso istante sentii il tonfo di un corpo che cade.
Rimasi in silenzio e sentii dei passi, poi “vidi” dei passi.
Davanti alla scrivania c'era una persona, riuscivo però a vederla solo dalle ginocchia in giù.
Trattenni il respiro, cosa stava succedendo?
Ricordo che, quasi allo stesso tempo, sentii un'esplosione, o meglio, l'eco di un esplosione, proveniente forse dai piani bassi.
Non sapevo cosa pensare, che fossi stato così sfortunato da aver tentato il mio furto proprio durante quello di qualcun altro?
Qualcuno armato però.
Se prima persi un battito, dopo mi si fermò il cuore quando vidi un secondo paio di piedi accostarsi al primo.
Avvertii un movimento, uno dei due si era piegato sulla scrivania, teorizzai che volesse inserire il proprio scroll, e fu così.
Nel medesimo istante, partii un rumoroso allarme, i due uomini cominciarono ad agitarsi.
<< Toglilo subito! >> << Sta ancora caricando! >>
L'allarme si propagò per tutto l'edificio, il secondo arrivato si stava agitando << Calmati, ho fatto saltare l'ascensore, non ci disturberanno >>
Non feci a meno di chiedermi quale ascensore avessero fatto saltare, il mio? O c'è n'era un altro che portava alla stanza?
E sopratutto, come cazzo erano arrivati lì?
Mi convinsi che la sicurezza in questo regno facesse più schifo di quanto avessi immaginato, e che più che in una villa, al sorgere del sole mi sarei trovato all'obitorio.
<< Merda! >>
Sentii uno sparo, ed uno dei due ladri si piegò, poi un secondo sparo.
Non avevano fatto saltare tutti gli ascensori.
<< Quanto ci mette? >> altro sparo.
<< Settanta per cento! >>
Un altro ancora, poi un tonfo.
Ero nel mezzo di una sparatoria, e non avevo idea di cosa stesse succedendo.
Vidi le due paia di gambe allontanarsi dalla scrivania, sentivo i loro passi nelle vicinanze, passi seguiti da altri spari, la sedia della scrivania era stata colpita ed era caduta sul pavimento, parte dello schienale era saltato via.
Decisi che non potevo trattenermi ulteriormente, saltai fuori dal mio nascondiglio e piantai lo sguardo sullo scroll, il trasferimento dati era completo.
Lo sfilai e mi alzai da terra, sentì un proiettile fischiare a pochi centimetri dal mio orecchio destro.
Balzai all'indietro e mi trovai davanti due guardie, stavano sparando riparate dietro il muro del corridoio da cui ero entrato.
Apparivano sorprese, e non esitai a sfruttare la cosa a mio vantaggio.
Sfilai lo scroll dalla fessura e mi precipitai verso il secondo corridoio della stanza, posto esattamente all'angolo destro della stanza, mentre le guardie erano giunte da quello a sinistra.
Appena feci per imboccarlo, mi trovai davanti uno dei ladri.
Capii subito, dalla sua veste bianca senza maniche, dal suo cappuccio scuro, e dalla sua maschera, che era uno dei White Fang, e nella destra impugnava una pistola.
Ero in uno di quei momenti in cui o agisci in fretta o sei morto, optai per l'agire.
Caricai verso di lui prima che potesse puntarmi l'arma contro, e con tutte le mie forze scagliai una ginocchiata sulle sue parti basse, il fauno si piegò urlante e rovinò a terra, la pistola gli scivolò a terra.
Lo so, colpire un uomo sui testicoli non è proprio la cosa più virile che un altro uomo possa fare per difendersi, ma a mali estremi, estremi rimedi.
Corsi in fondo al corridoio, e per poco non inciampai sul corpo di una guardia morta, forse la stessa che avevo sentito parlare prima di sentire gli spari.
Arrivai fino in fondo, ma trovai soltanto una porta rotta e uno spazio vuoto lì dove doveva esserci l'ascensore.
Esitai un attimo, poi saltai nel vuoto e mi aggrappai alla corda metallica dell'ascensore, scivolai giù a grande velocità, e nel mentre cercavo di riordinare le idee.
Ero venuto qui per fare un furto, e proprio nello stesso momento la White Fang aveva tentato lo stesso colpo, nello stesso edificio, nello stesso momento.
Che fosse questo il motivo della fretta del mio contraente? Temeva che qualcuno potesse rubare quei dati prima di lui?
Perché in quel caso, avrei chiesto un aumento della paga.
Atterrai di colpo, con le mani spellate per il veloce strusciare della pelle sulla corda metallica, e attraversai il tetto ormai esploso dell'ascensore, cadi sul pavimento ingombro di detriti.
Uscii dalla porta esplosa, e per poco non venni investito da un White Fang che mi volò accanto, schiantandosi contro il muro.
Rimasi basito, e notai che ovunque, nel piano terra, c'erano dei fauni stesi sul pavimento, assieme a qualche guardia.
Ma ciò che mi stupì di più fu lui.
In mezzo alla stanza, brandendo una falce grande quanto lui, si ergeva un uomo sui quaranta con i capelli a punta.
Indossava una camicia grigia con una lunga coda, scarpe e pantaloni neri, e sul mento e sulla mascella aveva degli accenni di barba.
Un mantello rosso e sbrindellato gli calava lungo la schiena, mentre teneva impegnati sei o sette fauni.
Strinsi i denti a disagio e camminai lentamente verso l'uscita, non mi ci era voluto molto per capire che si trattasse di un cacciatore e non ci tenevo a farmi vedere da lui.
Specialmente da lui.
Ma le mie speranze vennero brutalmente infrante come mi avvicinai alla porta.
<< Ehi ragazzo, credo tu debba rimettere quello scroll al suo posto >>
Serrai i denti e sentii il mio cuore bloccarsi, potevo passare inosservato da guardie, White Fang, e feccia varia, ma un cacciatore? No, ero fottuto.
Non mi volli dare per vinto, e corsi a perdifiato fuori dall'edificio, vedevo in lontananza le auto della polizia avvicinarsi, mentre Deryck si era dileguato.
Avvertii uno spostamento d'aria alla mia destra, e mi abbassai giusto in tempo per evitare uno di quei fauni, che cadde a pochi passi da me.
Lo scavalcai e mi misi a correre, a correre con tutta la forza che avevo nelle gambe, in mezzo minuto mi trovai fuori dal campus.
Sentivo la presenza del mio inseguitore, ammesso che fosse soltanto uno.
Arrivai al distretto residenziale e mi nascosi dietro un muro, sentivo dei passi avvicinarsi, era come se sapessero esattamente dove stessi andando.
Mi appostai lì dietro, con lo scroll infilato nella tasca, il mio cuore batteva così forte da farmi male, ero sfinito per la corsa, ed ogni mio movimento sarebbe potuto essere l'ultimo.
Poi un suono.
Sgranai gli occhi nel sentire dei passi in avvicinamento, il mio inseguitore stava per uscire dal vicolo, stava per raggiungermi.
Avvertii subito la sua presenza, e, di puro istinto, tesi repentinamente la gamba all'uscita del vicolo, proprio un secondo prima che il mio inseguitore sbucasse fuori, vidi il cacciatore inciampare goffamente sulla mia gamba, cadere in avanti, e poi, atterrare con le mani e tirarsi su senza che un'altra qualsiasi parte del corpo toccasse terra.
Successe tutto così velocemente che quando tornò in piedi io non mi ero ancora mosso.
<< Ok ragazzo, mi hai preso di sorpresa, ora però stai fer- ehi! >>
Ripresi a correre e imboccai un secondo vicolo, presi una curva un attimo prima che riuscisse ad afferrarmi, corsi in mezzo alla strada e per poco non venni messo sotto, ricordo che saltai sul parabrezza di un auto fra le urla della proprietaria e ci scivolai sopra atterrando direttamente sul marciapiede, il mio inseguitore non fu da meno.
Lo tenni distante da me per qualche minuto, ma sentivo come se stesse giocando con me, che potesse raggiungermi stessa sforzo.
Ero terrorizzato, e già mi vedevo marcire in un angusta cella.
La corsa finì come arrivai al fiume, ed il cacciatore non tardò a raggiungermi.
<< Fine della corsa >> impugnava ancora la falce, ma la lama era rivolta a terra, segno che non voleva tagliarmi a metà.
Non ancora perlomeno.
<< Ascolta, è tardi, e sono stanco >> esordì avvicinandosi a me, io arretrai, cercando di non cadere nel fiume.
<< Stanco e sopratutto incazzato, quindi, se fossi così gentile da arrenderti e darmi quello scroll, io potrei finalmente porre fine a questa lunga serata e tornare a dormire >>
Raccolsi rapidamente le idee, e giunsi ad una conclusione: Non potevo tenere lo scroll, non due.
<< Va bene! >> balbettai, il cacciatore sorriso soddisfatto e fece per avvicinarsi, al che io gli scagliai addosso il mio scroll con tutte le mie forze, lo vidi sorprendersi quando il dispositivo lo colpii sul petto e agitare le mani per non farlo cadere, non esitai un attimo e mi tuffai nel fiume, chiudendo lo scroll con i dati nella tasca interna della giacca, poi caddi in acqua.
L'ultima cosa che sentii prima di svanire sott'acqua furono le sue imprecazioni, poi il niente.

Rimasi sotto per tutto il tempo che potevo resistere, finché non mi sentii i polmoni sul punto di collassare e il corpo irrigidirsi per il freddo, al che riemersi dall'altra parte del fiume e mi arrampicai fino a salire sulla strada che costeggiava il fiume.
Ero fradicio, ed era ancora notte, i vestiti gelidi mi si incollavano al corpo mentre mi arrampicavo per tornare sulla strada che si affacciava al fiume.
Mi misi in piedi a fatica, e avanzai barcollando lungo la strada, ero sul punto di cadere a terra, tremavo per il freddo, e probabilmente stavo per andare in ipotermia, o c'ero già andato.
Riuscii a fare qualche passo barcollante lungo il percorso, finché non sentii un tocco gelido lungo la mia guancia.
<< Resta dove sei >>
Scattai in avanti, ma mi fermai subito, non avevo più forze e mi fermai subito, appoggiandomi ad un lampione.
Mi guardai indietro, e mi trovai faccia a faccia con una donna sulla mezza età, dai capelli biondo chiari, legati in una crocchia che le pendeva dal lato destro del viso.
Impugnava un frustino, arma alquanto insolita, da lì capì che era anche lei un cacciatore, chi altri avrebbe impugnato un frustino come arma?
Continuò a puntarmi, mentre io barcollai all'indietro, cerca di voltarmi e scappare, ma le gambe erano intorpidite, e non rispondevano agli ordini del cervello, non riuscii neanche a girarmi che inciampai sui miei stessi piedi e crollai a terra come un sacco di patate.
Poi il buio.

   
 
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