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Autore: A_Typing_Heart    30/06/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A volte Tsunayoshi non riusciva a capire la propria ostinazione. Si impuntava su alcune sciocchezze come avrebbe fatto su irrinunciabili princìpi morali, un po' come aveva fatto una volta con i soufflé al formaggio. Nel suo ultimo viaggio aveva preso un appartamento e aveva potuto di nuovo cucinare, ma il suo ultimo tentativo con i fagottini al vapore era stato così tremendo che nemmeno Enma era riuscito a mentirgli. Purtroppo aveva toppato clamorosamente proprio la volta in cui aveva ospitato anche altri amici, come il boss e amico Dino, Hibari e il piccolo Damiano, Mukuro e la giovane figlia del boss dei Verdesca, Giulia, la ragazza di cui Mukuro si era così fatalmente invaghito. I suoi fagottini erano stati talmente impresentabili che Mukuro si era deciso ad alzarsi da tavola per rimediare: li aveva sventrati uno a uno, aveva ritoccato il ripieno di carne e funghi usando dello scalogno appassito e condimento, e ne aveva tirato fuori un padellone di pasta che aveva salvato la cena. Giulia ne era rimasta colpita.
Tsunayoshi controllò dentro il cestello del vapore, tastò un fagotto con la bacchetta e lo ricoprì. Era felice che Mukuro avesse fatto una bella figura davanti alla sua amata, ma a lui quella terrificante sconfitta bruciava ancora. Così, dato che non aveva impegni che non potessero essere sbrigati rispondendo al telefono, si era chiuso in cucina strappandola all'irritabile chef Maria per fare tutte le prove che voleva.
Stava controllando nervosamente il tempo di cottura e si domandò perchè non esistesse un cestello per il vapore che fosse trasparente per guardare l'interno, quando un modo di bussare particolare gli annunciò che Enma stava entrando in cucina.
-Non ti facevo così competitivo, Tsuna.-
Tsunayoshi sorrise e scosse la testa. Anche se a volte aveva cercato di coinvolgerlo Enma non amava molto cucinare, e forse per questo non capiva quanta soddisfazione gli desse realizzare una ricetta che piacesse a tutti. In compenso, di solito era sempre bendisposto ad assaggiare anche se era talmente goloso che gli sembrava tutto buonissimo, a meno che non fosse del tutto immangiabile. Sollevò il cestello e provò di nuovo a punzecchiare il raviolo, prima di accorgersi che Enma scrutava la stanza.
-Non stavi cucinando con Mukuro?-
-Che ti fa pensare che cucinassi insieme a lui?- domandò di rimando il boss, sinceramente sorpreso. -Sarà anche bravo all'occorrenza, ma non cucina mai... almeno, io non l'avevo mai visto preparare qualcosa di più impegnativo di un toast al burro d'arachidi, partendo da una fetta di pane già tostata... preferisce mangiare, credo.-
-Beh, ogni tanto persino noi siamo d'accordo su qualcosa.- ribattè Enma. -Quindi non è qui?-
-No, perchè?-
Tsunayoshi gli lanciò un'occhiata maliziosa, quella che Enma avrebbe definito nel suo gergo "da volpetta".
-Vuoi controllare se lo nascondo sotto il tavolo o dentro il frigorifero?-
-Ma dov'è finito? L'ho cercato dappertutto... è arrivato un pacco per lui.-
-Un altro? Si sta dando allo shopping compulsivo.-
Enma posò il pacchetto sul tavolo al centro delle cucine. Doveva essere qualcosa di piuttosto piccolo. L'indirizzo del mittente era familiare a Tsunayoshi: era quello di una raffinata gioielleria. Non potè fare a meno di sorridere pensando che potesse trattarsi di un regalo per la sua nuova ragazza. Aveva la smania di vedere che cosa conteneva, chiedendosi se non fosse un anello. Scrollò le spalle e decise di correre il rischio di farlo arrabbiare, strappando l'incarto verde.
-Tsuna! Che stai facendo, non aprire la sua roba!-
-Shh, lo richiudiamo prima che torni, tanto è via fino a cena!-
Enma boccheggiò, alla ricerca forse di un valido argomento per ribattere, ma Tsunayoshi fu più veloce. Emerse una scatola un po' troppo grande per essere quella di un anello, ma non bastò a saziare la sua curiosità. Dunque aprì la scatola rossa, restituendo alla luce del pomeriggio di aprile un piccolo orologio da donna. La cassa tonda con le pietre azzurre sul quadrante era incastonata in un sottile bracciale decorato a foglie di brillanti bianchi. Era un pezzo molto raffinato e di straordinaria brillantezza. Enma, chinandosi per vederlo da vicino, era accigliato.
-Beh... Mukuro è un po' eccentrico, ma...-
Il Decimo, che prestava poca attenzione a Enma in quel momento, voltò l'orologio e notò l'incisione in caratteri corsivi sul retro della cassa del meccanismo. Anche Enma la notò nonostante fosse molto discreta dietro un oggetto piccolo.
-A Giulia.- lesse. -... Chi diavolo è Giulia?-
-Come sarebbe, chi è Giulia?- domandò Tsunayoshi ridendo. -Non te la ricordi? Giulia Verdesca... la ragazza che è venuta a cena con Mukuro all'appartamento.-
Il cognome illuminò l'espressione di Enma, che finalmente aveva capito.
-Ah, la figlia piccola di quel boss!-
-Sì, la figlia di Bruno Verdesca... Mukuro dev'essere molto preso da lei... non è mai successo prima che uscisse più volte con la stessa ragazza, e non fa mai regali... per lui nessuna era più che un passatempo...-
Tsunayoshi si sorprese di sentire una specie di malinconia nel proprio tono di voce. Era felice che Mukuro si comportasse come un uomo normale della sua età, era stato piacevolmente stupito di vederlo provarci in modo tanto goffo con una ragazza, e nulla lo rendeva più sereno che sapere che per una volta, con tutte le probabilità, si era innamorato. Tuttavia la vista di quell'orologio e di quella dedica gli aveva provocato una leggerissima fitta di dolore, uno spillo. Finora, a quanto ne sapeva, Mukuro aveva fatto un regalo solo e soltanto a lui... e paradossalmente, si ritrovò a pensare lì per lì, anche il suo era un orologio. Si chiese se anche quel bell'orologio da donna, con i brillanti celesti come gli occhi di lei, non fosse suggello di una promessa.
-E questo ti ferisce?-
Tsunayoshi guardò Enma, che fissava i suoi occhi scarlatti su di lui. Difficile dire se fosse all'erta, irritato, geloso o nessuna di queste. Pareva normale, ma secondo lui era un po' troppo rigido per essere qualcuno che non stava fiutando un potenziale problema. Gli sorrise senza doversi sforzare e ripose il gioiello nel cofanetto con estrema cura.
-Sono felice che finalmente sia felice anche lui.-
-Non è una frase fatta, essere felici che quello che ami sia felice?-
-Ma io sono veramente felice per lui... non hai notato come brillano i suoi occhi? Quando parla di lei fa fatica a trattenersi... come fa quando c'è un pacco per lui a Natale.-
L'analogia portò alla mente al Decimo molte notti di Natale in cui aveva notato Mukuro tentare di covare con discrezione il proprio pacco regalo con gli occhi. Come un ragazzino, troppo adulto per chiedere ai suoi di poterlo aprire subito, ma troppo infantile per aspettare pazientemente. Il ricordo lo fece ridere di gusto.
-Trattenersi da cosa, mi chiederei.- commentò cupo Enma.
-Ohh, Enma, che mente deliziosamente contorta stai sviluppando...-
-Non... non intendevo... Tsuna!- farfugliò lui, in palese imbarazzo.
-Okay... okay, proverò a spiegartelo. Su, guardami negli occhi, adesso.-
Sorrise più ampiamente, guardandolo negli occhi con la serenità della persona più sincera al mondo. Enma evidentemente non coglieva dove volesse andare a parare, le sue sopracciglia si stavano aggrottando facendogli comparire quelle piccole rughette da concentrazione sulla fronte. Le adorava.
-Non noti nessuna somiglianza?-
-Somi... tra cosa?-
-Mukuro guarda Giulia come io guardo te... con gli occhi dell'amore.-
Enma lo guardò scioccato per qualche secondo. Le guance iniziarono a colorirsi in modo allarmante e lui, rendendosene conto, si coprì la faccia con le mani. Sforzi inutili, perchè le orecchie si stavano rapidamente mimetizzando con la sua chioma, tradendolo. Il boss scoppiò a ridere e non riuscì a sentire le proteste borbottate del guardiano della terra, ma non ebbe modo di chiedergli di ripetersi dato che Haru entrò in cucina.
-Tsuna... che cosa fai qui, ti ho cercato dappertutto di sopra...-
-Scusami, Haru, avevo un pomeriggio libero e stavo sperimentando una...-
-C'è una persona che vuole vederti con urgenza... non ha un appuntamento, ma è venuto qui e dice che è molto importante...- disse lei, nervosa. -Yamamoto ha detto che lo conosce, ma Hayato ha comunque controllato che non fosse armato...-
-Oh, certo... ho tempo... lo incontrerò, lasciami soltanto...-
Tsunayoshi rimosse i cestelli dei fagottini in fretta e meditò brevemente se andare di sopra a infilarsi camicia e giacca, dato che stava cucinando vestito come uno studente fuorisede senza un quattrino, ma fece appena in tempo a sfilarsi il grembiule che un uomo sulla sessantina si fece strada subito nella cucina. Sorrideva, ma aveva l'aria tesa. Tsunayoshi abbandonò il suo proposito di rendersi più presentabile e si rassegnò a ricevere l'ospite inatteso con scarpe da ginnastica, pantaloni anonimi e una maglietta scandalosamente rosa dalle maniche arrotolate più volte. Guardò meglio l'uomo e dalle nebbie della memoria riemersero dettagli sulla sua identità: era un tale di nome Alfieri, o almeno così era conosciuto nell'ambiente, ed era un corriere imparziale. Fondamentalmente, il suo ruolo era effettuare consegne di materiali illegali o delicati o privati tra famiglie mafiose, tra prestanome o galoppini ai loro boss e viceversa, senza appartenere tecnicamente a nessuna bandiera.
-Decimo... quale onore incontrarla... quando mi sono ritirato dagli affari lei era ancora un ragazzino.-
-Oh beh, sono ancora un ragazzino, in realtà.-
Tsunayoshi sorrise, strinse la mano all'uomo e con un cenno lo invitò a prendere posto al tavolo. Lui balbettò dei ringraziamenti, tolse il cappello di cotone che nascondeva una calvizie modesta e si accomodò. Il boss notò che sembrava ancora molto agitato.
-Signor Alfieri... gradisce qualcosa da bere? Tè, caffè...?-
-Oh no... grazie... io... sono molto sorpreso che lei ricordi il mio nome, Decimo...-
-Beh, è facile da tenere a mente... si chiama come il drammaturgo, Vittorio Alfieri...-
L'uomo parve piacevolmente sorpreso che il Decimo Vongola, ragazzo giapponese, conoscesse un celebre ma antico drammaturgo italiano. Invece Tsunayoshi aveva letto un po' di tutto, comprese commedie e opere teatrali, per apprendere meglio la lingua che a tutt'oggi era quella che usava di più.
-Senta, è sicuro di non volere niente? Ho appena fatto dei fagottini salati al vapore... guardi, sono caldi, ho appena tolto i cestelli...-
-Oh, no... no, la ringrazio molto... ma io l'ho voluta incontrare per una questione che potrebbe essere molto importante... non voglio farle perdere tempo in convenevoli, le ho nascosto queste informazioni fin troppo a lungo...-
Il Decimo si accigliò. Non riusciva a immaginare cosa un corriere potesse avere di tanto importante da dirgli. In una reazione piuttosto superficiale, iniziò a spulciare nella memoria se avesse mai aspettato un pacco che non fosse stato consegnato.
-Riguarda l'incidente del suo compleanno, Decimo... l'attentato che le ha portato via le braccia.-
Il cuore del giovane boss saltò forse più di un solo battito e annaspò con la mano alla ricerca dello schienale della sedia. Quando la trovò ritenne opportuno sedersi all'istante e così fece. Senza averne alcun preavviso quella rivelazione lo fece sentire male, aveva già l'impressione che gli girasse leggermente la testa e che gli stesse venendo la nausea. Tutti i dettagli del mondo intorno sparirono e si concentrò sull'uomo, magro e segnato dalle rughe d'espressione.
-Io... volevo dirle che non le ho nascosto nulla volontariamente... io ero in servizio fino al dieci ottobre, poi ho smesso di lavorare per ritirarmi a vita privata in America... ho portato mio figlio a fare delle cure, avevo raccolto abbastanza soldi, e soltanto negli ultimi mesi sono tornato in attività.- precisò lui, con un'agitazione simile al panico. -Da pochissimo ho saputo del tragico evento, e appena ho recuperato i miei vecchi documenti sono corso qui.-
-Che cosa sa?-
-Ho saputo che tipo di ordigno l'ha ferita... un ibisco...-
Tsunayoshi annuì rigidamente. Ancora una volta si chiese quale mentecatto avesse scelto di codificare gli ordigni esplosivi con nomi di piante e fiori. Comprendeva la necessità di piazzare ordini che potessero essere scambiati, se intercettati, per una richiesta da parchi e giardini, ma non era più riuscito a guardare un fiore di ibisco senza provare il malato bisogno di bruciare tutta la pianta. Se qualcuno poi aveva l'ardire di offrirgli del karkadè rischiava seriamente una spedizione punitiva.
-Io ho consegnato i materiali per la fabbricazione di bombe ibisco alla sua residenza giapponese nel mio ultimo giorno di lavoro.- disse l'uomo, con voce strozzata. -Io... non era la prima volta che consegnavo materiali delicati a quell'indirizzo, lei lo sa... di solito erano spedizioni della famiglia Bovino per il suo guardiano Lambo Bovino, ma quella spedizione... guardi, legga lei stesso.-
Alfieri gli porse un mezzo foglio di carta sottile, ingiallita e leggermente spiegazzata su un lato. Tsunayoshi allungò la mano che aveva preso a tremare leggermente, la prese e la aprì. Dovette scrutarla strizzando gli occhi, l'inchiostro aveva iniziato a sbiadire. Osservandola da vicino potè però capire che era una nota di consegna, che attestava che il pacco assegnato conteneva pezzi per la fabbricazione di bomba ibisco, informazione necessaria per la manutenzione della confezione. Il nome della ditta mittente lo conosceva, come lo conosceva chiunque in Europa avesse una ditta di demolizioni o necessità di comprare esplosivi sottobanco. Si erano serviti da loro in alcune occasioni e lo stesso Decimo deteneva azioni del marchio Raun, dietro prestanome. Il foglio confermava che la consegna doveva avvenire il prima possibile all'indirizzo dei Vongola in Giappone. 
Ma qualcos'altro in quel foglietto tolse il fiato al Decimo Vongola. Il mancamento di poco prima in confronto non era nulla. La sua faccia doveva tradirlo, perchè Enma gli si avvicinò preoccupato.
-Tsuna, ti senti male?-
Se si sentiva male? Certamente. In rare occasioni nella vita, tra le quali una correlata a quel foglietto, si era sentito peggio. Tra tutti quelli che conosceva, tra tutti i sospetti che erano mai entrati nella sua lista ufficiale e in quelli passati solo nella sua mente, mai avrebbe potuto davvero credere fosse quella persona ad averlo pugnalato alle spalle. Come era stato possibile, e soprattutto... perchè?
Ci volle molta forza di volontà e autocontrollo, ma riprese in pochi secondi il dono della parola.
-Signor Alfieri... posso tenere questa nota?-
-Certamente, Decimo... io... le conservo se mai accadesse qualcosa di strano... come in questo caso.-
-Grazie.-
Tsunayoshi piegò in due la nota. L'uomo sembrava spaventato. Il Decimo si accorse da solo che doveva essere qualcosa nella sua faccia a mettergli ansia. Era talmente scioccato, e furioso, che doveva avere una maschera demoniaca al posto del viso.
-La ringrazio enormemente per quello che ha fatto per me oggi... per questa nota, per quello che mi ha detto. Sono in debito. Se mai avesse bisogno di un favore, di soldi, di qualsiasi tipo di servizio, la prego di non esitare a reclamare il saldo di questo debito.-
-De... Decimo... io non ho fatto nulla che meriti una ricompensa, dopo così tanti anni...-
-Dopo tanti anni avevo smesso di cercare la verità. Nessuno la obbligava a venire a rivelarmela.- disse Tsunayoshi. -Lei è venuto comunque. La lealtà merita sempre una ricompensa.-
-Per me l'aver fatto la cosa giusta è già abbastanza...-
-Comprendo che ora la pensi così... ma in futuro... nel momento del bisogno... io non le negherò nulla.-
-Io... io... lei è fin troppo gentile... la ringrazio, Decimo...-
Alfieri sembrava sopraffatto dall'emozione e dalla gioia. Borbottò nuovamente ringraziamenti, tamponandosi gli occhi umidi con il berretto di cotone. Tsunayoshi sentiva le labbra sigillate mentre Alfieri parlava dell'etica del dovere che aveva sempre rispettato anche se lavorava per la mafia, che anche se i corrieri erano apolidi sentiva di dovergli la verità poichè era l'unico boss a rispettare codici di moralità. L'unica reazione che Tsunayoshi riusciva ad avere era annuire rigidamente, non riusciva nemmeno a simulare un sorriso all'uomo che lo stava ricoprendo di complimenti.
Un persistente ronzio nelle orecchie del giovane boss lo estraniava ormai da tutto ciò che non era dentro quel foglietto ingiallito e stropicciato, ma leggibile. 
-Decimo... è tempo che vada, ora... con il suo permesso.-
-Oh... certo... certo.- riuscì a dire con voce roca. -Enma, accompagna... no, aspetta...-
Tsunayoshi afferrò un bento tra le diverse decine contenute in uno scaffale e lo riempì di ravioli fumanti. Lo richiuse e l'offrì ad Alfieri.
-La prego di accettarli... nessuno al di fuori dei miei amici più intimi lo sa, ma mi piace cucinare... tenga la scatola, è un suggello del credito che ha presso il Decimo Vongola... ma...- esitò il boss, facendo lo sforzo più grande mai fatto per sorridere. -Mi faccia sapere se ha gradito i ravioli. Ci tengo molto.-
-Ah... certamente... volentieri...-
-Enma, per cortesia, accompagna il signor Alfieri.-
Enma, che era confuso come se un carro allegorico del carnevale di Ivrea avesse appena attraversato la cucina, impiegò qualche attimo a ottemperare all'ordine. Accompagnò il corriere fuori dalla stanza e Tsunayoshi si alzò dalla sedia. La voce angelica che di solito gli suggeriva sempre la versione più innocua, innocente e positiva della situazione taceva come morta. Dopo minuti di silenzio e tormento non aveva ancora una seconda visione, meno tragica, di quella iniziale.
Afferrò il cellulare e compose il numero del meno reperibile dei suoi guardiani. Alla risposta, sentì i gridolini ludici di un bambino.
-Hibari.-
-Sawada? Che succede?-
-Questa sera voglio tutti i guardiani a raccolta. Non accetterò un no come risposta.-
Hibari tacque per qualche istante, permettendogli di sentire un altro gridolino di Damiano e la voce di Dino, troppo lontana dal dispositivo per distinguerne le parole.
-Allora sarò lì.-
Il guardiano della nuvola chiuse la telefonata subito dopo, ma Tsunayoshi non era in vena di convenevoli. Non voleva sentire nulla, se non la ragione per la quale gli era stato fatto qualcosa di tanto crudele. Non voleva altro se non un confronto pubblico davanti alla famiglia per intero. Mentre avviava per la prima volta una telefonata al cellulare di Mukuro, che fino al soggiorno in Piemonte non aveva mai avuto, assaggiò un raviolo al vapore.
Comprensibilmente, il gusto di maiale e funghi non gli suscitò alcuna gioia. Sapeva solo di amarezza.
   
 
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