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Autore: Nocturnia    03/07/2018    2 recensioni
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Withering bones'
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Capitolo 13 - Uno il Tutto


"Stai morendo."
Albert ansima, tossisce - espettora sangue e saliva.
"La ferita si è infettata."
Si passa una mano sul viso e la ritrae umida di sudore, una patina gelida e appiccicosa.
Excella si china verso di lui, un riflesso pallido e che vibra nello specchio - labbra esangui, morte.
"Farà male, Albert."
Cerca la sua armatura, si allaccia gli spallacci, le cubitiere.
"Perché, Albert?"
Si piega verso gli schinieri, si aggrappa al bordo della scrivania per non cadere in avanti.
"Perché mi hai ucciso, Albert?"
"Dovevo." replica, e la vista gli si annebbia agli angoli.
"No, non è vero. Potevi ripudiarmi. Potevi allontanarmi. Potevi persino mentire, e dire che non ero virgo intacta, che non valevo nulla. Invece mi hai uccisa come la peggiore delle bestie. Mi hai lasciata a marcire da sola, nell'inganno di un ventre sterile, vuoto."
Wesker digrigna i denti, si avvolge nel mantello che pende da spalle inerti, deboli.
"Volevi uccidermi, Albert."
Si volta, fissa un fantasma - una ragazzina di ventitré anni più giovane.
"Alex voleva uccidermi, e tu l'hai accontentata."
L'elmo sotto al braccio le rivolge orbite nerastre e cave, le fauci del serpente spalancate nell'atto di colpire e avvelenare.
"Tu sei morta, Excella."
"Lo sei anche tu, Albert."
Dentro il suo corpo il veleno avanza e divora.


Claire è stanca.
La guerra contro Simmons e Lansdale sta durando troppo - stanno perdendo tutto.
Chris aveva battuto il pugno sul tavolo quando il re si è rifiutato di attaccare, ripiegando invece su una tattica difensiva.
Stallo, l'aveva chiamato Chris, gli stiamo offrendo la perfetta opportunità per colpirci.
Il re non si era lasciato impressionare, ma Claire aveva colto l'indecisione nei suoi passi - movimenti lenti, affaticati.
La ferita, si era intromessa, avanzando, si è infettata, vero?
Il re le aveva rivolto uno sguardo asciutto, malato.

Occhi cerchiati di scuro e rossi - una sclera che grondava sangue.

Non le aveva risposto, raddrizzando invece le spalle, la schiena.
Claire aveva appoggiato le mani sul tavolo, tra le sue dita strategie consumate, soldatini sconfitti - inermi.
Dobbiamo riaprirla, gli aveva detto, e il re aveva riso - un suono orribile, che grattava.
Non possiamo, la replica, e dondola Wesker - Claire poteva vederlo chiaramente, un lento oscillare che non prometteva nulla di buono era avvelenata; la spada di Ashford, aveva specificato.
Chris aveva sbattuto le palpebre, sorpreso.

Attonito.

Allora troviamo l'antidoto, la risposta, e Wesker l'aveva fissata con occhi spenti - opachi.
Non esiste; non a questo veleno.
Silenzio.
State morendo, aveva mormorato Chris, e Wesker aveva stornato lo sguardo - pelle pallida, sudata.
Sì.
Chris aveva deglutito, improvvisamente privato d'ogni parola - svuotato.
La monarchia cadrà, Chris, e a Claire era parso d'intravedere un'ombra rossastra tra i denti del re, proprio come avevi sempre voluto.
Sospira, Claire, e sorride quando un refolo d'aria gelida le sfiora le caviglie.
"Sta morendo."
"Lo so."
"L'hanno avvelenato."
"Gli Ashford."
Claire si preme una mano sulla fronte, appoggia i gomiti sulle ginocchia.
"Sei arrivata tardi."
Silenzio.
"Simmons domani lancerà il suo ultimo attacco."
"So anche questo."
"Ci annienterà."
Un suono di gola, beffardo.
"No; non lo farà."
Claire si volta, la fissa.
Alexandra Wesker brucia sull'orlo di una guerra che sta distruggendo ogni cosa.


Due donne; due sorelle.
Claire osserva Alex sedersi sul piccolo scranno adiacente, spostare il pesante mantello che le copre le spalle.
È inquietante, Alex; uno spietato riflesso dell'uomo che stanno seguendo fino alla morte.
"Come?" le chiede, e Alex si umetta le labbra - si concede qualche istante per raccogliere le idee.
"William."
Claire s'inclina in avanti, alza un sopracciglio.
"Il Fuoco Eterno."
"Pensavo fosse solo una leggenda."
"Oh no: no, il nostro Will è riuscito a svilupparlo." le confessa, e sorride - snuda i denti.
Claire annuisce, si passa una mano tra i capelli sudati.
"Quanto?"
"Abbastanza da ucciderli tutti."
"Noi compresi."
Silenzio.
"So come funziona il Fuoco Eterno: brucia, fino a quando non distrugge ogni cosa, terra compresa. Non c'è modo di fermarlo, di arginarlo - di limitarlo."
"Non è necessario che sia la tua casata a pagare."
Claire ride - libera un guaito secco, aspro.
"No? Allora chi..." tace, poi, improvvisamente consapevole.
"Birkin stesso." le conferma Alex.
Claire inspira con forza, stringe le dita attorno alla cinghia della faretra.
"Per Annette." prosegue Alex, i gomiti sulle ginocchia, la testa incassata nelle spalle "Per Albert."
Ed è la prima volta che Claire sente chiamare il re per nome.
È la prima volta che Alex le pare umana - vicina.
"Avete ucciso voi la regina, vero?"
Alex le rivolge un'occhiata in tralice, abbozza un sorriso crudele - malevolo.
"Sì."
"Non era incinta. Non lei, almeno."
Alex inclina il mento nella sua direzione, un'espressione curiosa sul viso severo, spigoloso.
"No, Excella è morta per nascondere la tua gravidanza."
Non trema Alex, non si muove: le regala l'immobilità delle statue.
"Avete ucciso voi Patrick, per evitare il processo."
Ciglia pallide, che ombreggiano occhi trasparenti, che confessano.
"Vi ho visti, una volta."
Un tic improvviso alla mandibola: un muscolo che si contrae sotto la pelle - vibra.
"Il giorno in cui mio fratello è stato scelto come capitano della Guardia Reale. Nei corridoi. Parlavate di Lansdale e della sua proposta di matrimonio."
"Una delle tante." replica Alex, e Claire stringe le dita - si tormenta l'unghia del pollice con quella dell'indice.
"Da quanto?" le chiede, ed è bassa la sua voce - tremante.
"Da sempre." le risponde Alex, e non c'è vergogna nel suo viso - nulla, se non un devastante orgoglio.
"Perché?"
Alex aggrotta le sopracciglia, la guarda senza capire - confusa.
"Perché tuo fratello?"
Alex la fissa, tamburella con le dita sul cosciale.
"Cambierebbe qualcosa se ti concedessi la risposta più scontata?"
Claire sostiene il suo sguardo - la cerca.
"Ti fidi di Chris?"
"Sì."
"Ti fa sentire al sicuro? Protetta, amata?"
"Ogni giorno."
"Conosce le tue paure, le tue debolezze - le tue ferite?"
"Tutte."
"Morirebbe per te?"
"E io per lui."
Troppo tardi Claire si accorge di quello che ha risposto; che ha confessato.
"Tu e lui soli contro il mondo, uhm?" mormora Alex, e bruciano i suoi occhi - un sentimento così vorace che Claire ne ha quasi paura.
Claire apre la bocca, la richiude - soffoca nelle sue stesse parole.
La verità è qualcosa a cui non siamo mai pronti.


"Come si chiama?"
"Non deve interessarti." l'apostrofa, e controlla la barda di Zanor.
"È una femmina?"
Alex la ignora, il sole che sanguina tra i suoi capelli, lungo gli zigomi.
"Sì, deve essere una femmina."
Alex sospira, alza un sopracciglio - la studia in tralice.
È giovane, Claire; una treccia scarlatta lungo la schiena, occhi che non mentono - limpidi.
"Sai, non sei una brava persona."
Zanor scalpita - nitrisce nel silenzio di un'alba lattiginosa e pallida.
"Per nulla." continua, salendo su Osha.
Alex fa lo stesso con Zanor, ne prende le redini e tira - uno stallone il cui simbolo del serpente rende ancora più imponente - inquietante.
"Hai fatto cose terribili, e tutte per le ragioni sbagliate."
Scendono insieme verso la piana d'Edonia, il mantello di Alex un velo rosso che bagna il dorso di Zanor.
"Omicidio, incesto, corruzione; e la lista potrebbe anche essere più lunga."
Alex ascolta l'esercito di Simmons rumoreggiare in lontananza, una massa nerastra di picche e uomini - una bocca irta di denti e affamata.
"Sì, sei davvero una pessima persona, Alexandra."
Alex si ferma sul ciglio del crinale, respira l'odore appiccicoso e dolciastro del sangue che macchia il metallo delle spade - la pelle dei soldati.
Claire raddrizza le spalle, una fiamma che arde - divampa.
"La sua tenda." le indica la giovane Redfield, e Alex sposta lo sguardo verso il basso - , dove l'Uroboro taglia l'orizzonte, sventola protervo.
Suonano le trombe della cavalleria dei Gionne, e Alex comprende - non c'è più tempo.
"Deve essere già sceso in battaglia."
Alex annuisce bruscamente, respira.
"Farò quello che mi hai chiesto. E anche Chris."
Silenzio.
"Sei un'orribile persona, Alexandra." ripete Claire, e non c'è astio nella sua voce - rancore.
"Lo so." ammette - accetta.
Claire si volta, la fissa - l'armatura rossa e nera, gli schinieri squamati, l'elmo rostrato: tutto in Alex parla di una creatura fatta per avvelenare e uccidere.
"E lo è anche il re."
Acciaio e carne, grida e gemiti agonici: la guerra non ha epica, onore; è solo un pugno di dolore che chiamano giustizia.
Claire sorride, torna a fissare il cielo - un'aurora tumefatta e livida.
"Immagino sia questo che chiamano amore, alla fine."
Alex ride a un destino che l'ha voluta mostro e vittima.


Hela ciondola su gambe ferite, tremanti.
La pettiera giace in frantumi, penzola dalle cinghie in cuoio.
Albert le si appoggia con tutto il peso sul collo, cade.
Hela cerca di sostenerlo, scivola in avanti - sui garretti, infine di lato, rovesciandosi.
Wesker inspira, percepisce tutte le costole spostarsi e pungerlo - sulle labbra fiori di sangue e saliva.
Fissa Hela negli occhi - grandi, spaventati.
Fa perno sui gomiti, si costringe ad alzarsi - a vedere morire tutto quello che gli è sempre appartenuto.
È pesante la spada tra le dita, un fardello che lo sta divorando vivo.
Hela scalcia, nitrisce - scatta con il collo prima a destra, poi a sinistra.
Sta morendo, Hela.
Colpita, squarciata dai soldati di Simmons; Hela l'ha portato fin oltre la trincea nemica, e lì lo sta abbandonando.
Wesker stringe le labbra in una linea sottile, guarda Hela - pensa a lei.
Non ha potuto salutarla.

Non ha voluto.

Non è riuscito a vederla partorire il suo erede.

Non sa nemmeno che nome gli abbia dato; se sia maschio o femmina.

Hela si contrae in uno spasmo agonico, rovescia gli occhi nelle orbite.
Wesker rafforza la presa sull'elsa della spada - affonda, e libera un suono strozzato, furioso.
Il mantello è greve sulle sue spalle, un sudario prematuro.
La terra trema, la cavalleria dei Gionne rompe l'orizzonte.
Wesker si asciuga il sudore da sotto l'elmo rostrato e avanza.


L'Edonia è una terra fredda e inospitale; un pugno di rocce che sfregiano la terra, tagliano l'orizzonte.
Chris osserva Alexandra Wesker montare uno stallone da battaglia nero come un cielo senza stelle - la barda che brucia sotto i primi scampoli di luce.
Sulla testiera si mostra il simbolo della casata, un serpente dalle fauci spalancate e i denti estroflessi nell'atto di colpire.
Il cavallo scuote la testa un paio di volte, scalcia nel terreno brullo - dilata le narici, e Chris vede Alex chinarsi su di lui, tranquillizzarlo.
"Si chiama Zanor." lo interrompe dai suoi pensieri Claire "Un regalo del re quando erano ancora giovani."
Chris stringe le cosce attorno al dorso di Efisio, la studia.
Chris sa; conosce la verità.
Gliel'aveva raccontata Claire davanti a un fuoco gelido, all'ombra della prima neve di quell'inverno prematuro.

"Mi stai chiedendo un atto di fede enorme."

Disgusto; ribrezzo: questi i primi sentimenti che l'avevano pervaso.
Albert Wesker si fotteva sua sorella.
Albert Wesker aveva assassinato Excella Gionne - ingannata per mesi nel mentre Alexandra partoriva il loro erede.
Albert Wesker aveva mentito, ucciso, torturato, spezzato per nascondere questa relazione.
Albert Wesker aveva anche salvato il regno dell'Umbrella più volte di quante ricordasse.
Albert Wesker era anche lo stesso uomo che l'aveva voluto nella Guardia Reale, che aveva combattuto al suo fianco - che l'aveva allenato, istruito.
"Dicono che non ci sia davvero alcun antidoto al veleno degli Ashford."
"Sì." conferma Chris, e segue con lo sguardo il cavallo di Alex passare in rassegna le truppe, fermarsi a parlare con Birkin "La mezza spada di Alfred era imbevuta di ricina; l'ha trapassato all'addome, mancando di poco organi vitali."
Claire inclina il viso nella sua direzione, aspetta.
"Si è anche infettata." prosegue Chris, e percorre con lo sguardo la groppiera di Zanor - Uno il Tutto, il motto della casata dei Wesker.
"La febbre per il veleno lo sta consumando da ore; da quello che mi è stato riportato è già un miracolo che si regga ancora in piedi."
Claire ascolta il vento, le voci che porta con sé - nenie di morte e rovina.
Alex si volta e li fissa entrambi senza paura.


"Finirà oggi."
Alex tace, accarezza distrattamente la criniera di Zanor.
William sprona il cavallo nella sua direzione, l'affianca.
"Alex."
"Lo so."
Le cerca la mano, il polso, stringe.
"Mi dispiace."
Si volta, Alex, e gli regala uno sguardo malinconico, pieno di un sentimento che lo fa quasi sentire di troppo.
"Avevamo tanti sogni, Will."
E sorride, Birkin; ricorda Annette, le loro promesse - le loro stupide speranze.
"Vorrei poter dire di non sapere come siamo arrivati a questo; che è stata colpa della guerra, di Simmons."
"Ma non lo è."
Piega le labbra in una smorfia, Alex, e si china leggermente in avanti.
"No, non lo è." concorda.
Birkin alza lo sguardo al cielo, un'aurora già tinta di sangue.
Rumoreggia alle loro spalle la cavalleria dei Gionne, uno scalpiccio che percuote le terra, le ossa.
"È tutto pronto."
Alex inspira, si sistema l'elmo rostrato sul capo.
"Finirà oggi, Alex." ripete William, e c'è serenità nella sua voce.
C'è la calma di chi ha capito, compreso: di chi non teme più alcun male.
Alex si porta una mano al petto, la chiude a pugno - trattiene un grumo di lacrime e grida senza suono.
La verità è che non hanno mai avuto altra scelta.


La piana di Edonia è una triste memoria; una ferita che non ha mai smesso di sanguinare.
Alex porta il colore dei suoi ghiacci negli occhi, la neve nel cuore.
Vestita con i paramenti da guerra brucia - Zanor uno scalpiccio rabbioso sotto di lei.
"Stanno perdendo." mormora l'erede dei Redfield, rossa tra i capelli, sulle labbra.
"Stanno morendo."
Alex raddrizza le spalle, respira un'aria che porta già con sé la sua rovina.
"Dovrai rispondere dei tuoi crimini."
Claire scivola con lo sguardo sul profilo di Alex; il mantello bordato di pelliccia, la pesante armatura che indossa come il più bello dei vestiti.
Gronda nero e nero, Alex, e Claire sa: l'ha sempre saputo, in fondo.
Stringe le dita attorno alle redini, mostra una determinazione che solo gli eroi possiedono - o i martiri.
"Sarai condannata."
Esplode il cielo, crolla.
"Sarai giustiziata."
Fauci spalancate, spire crudeli; il simbolo della casata Wesker è un serpente nero come la terra per la quale stanno combattendo.
Claire piega le labbra in un sorriso asimmetrico, amaro.
"Non vi farete prendere vivi."
"No." ed è vecchia la voce di Alex, piegata - consumata.
Claire annuisce, si porta una mano alla gola.
L'esercito di Simmons avanza, quello dei Gionne stringe ai fianchi - nel mezzo, lui.
Zanor si tende sotto le gambe di Alex, si prepara.
"Vi copriremo ai lati." dice, e sfiora l'elsa della propria spada "Chris si occuperà di dare sostegno agli uomini di Birkin."
Ed è allora che Alex la guarda.
È allora che cerca gli occhi di Claire, rovesciandovi dentro una storia così orribile - così sporca - che quasi le manca il fiato.
Non ci saranno parole di commiato, di resa: Alexandra Wesker non morirà consegnando i suoi ricordi a lei.

Ma morirà.

Claire sostiene il suo sguardo, inclina il mento nella sua direzione - il riflesso di un'altra storia, di un altro tempo.
La guerra erompe in un boato assordante sotto di loro, e l'alba illumina per l'ultima volta ciò che resta di una donna senza speranza.
Alex si abbassa la visiera dell'elmo sugli occhi, si volta - estrae la spada.
L'ultima immagine che Claire avrà di Alexandra Wesker sarà quella di un'ombra nera e rossa che si consegna alla morte senza rimpianti.


Chris fissa Birkin, le sua mani nervose, gli occhi frenetici.
"Dobbiamo liberare prima il fianco destro, poi il sinistro."
"Lo so."
William ciondola il capo un paio di volte, annuisce - sembra non curarsi della sua opinione.
"I Gionne hanno una buona cavalleria, pessima fanteria."
Chris si chiede perché abbia accettato; perché abbia scelto di salvare una guerra di cui non faceva parte.
William si volta di scatto, un uomo intrappolato nel corpo di un eterno ragazzino.
"Per il trono." gli dice, e Redfield aggrotta le sopracciglia "Perché sei un uomo giusto, Chris." e scivola sulle ultime sillabe, le arrotola attorno alla lingua "Perché Simmons è un tiranno peggiore di Albert, e lo sai. Perché non credi in questo genere di monarchia, non ci hai mai creduto da stupido idealista quale sei, e questa è la tua occasione per cambiare le cose."
Ha occhi allucinati, Birkin, deliranti.
Ha gli occhi di un folle, di un uomo che sta bruciando - e che lo farà fino a esaurirsi completamente.
Sorride, ed è una piega grottesca - inquietante.
"Coraggio, Redfield." ed è improvvisamente allegra la sua voce, tirata agli angoli dalla una gioia stonata, fuori posto "Oggi è il giorno in cui il tuo ridicolo sogno di libertà si avvererà."

In cui la monarchia cadrà.

Claire suona l'attacco e la cacofonia delle armi copre ogni altro pensiero.


È stato un attimo; un momento solo.
Una lama che si abbassa, che taglia.
Zanor si era rovesciato sui garretti, disarcionandola.
Alex era caduta in avanti, riacquistando subito l'equilibrio - macellando il soldato responsabile dell'attacco.
Zanor era rotolato di lato, agonizzante.
Schiuma bianco e rosso, le rivolge un ultimo, disperato sguardo.

La supplica di un compagno fedele e devoto.  

È stato un attimo; un momento solo.

Una vita intera che si consuma in pochi istanti.  

I suoi ricordi diventano polvere a ogni passo.


Combatte, Wesker.
Affonda gli stivali nel fango e nella merda, si rifiuta di cadere.

Non qui; non oggi.

Osserva i suoi uomini venir falciati come fossero niente, sacchi di carne e ossa che gli esplodono davanti - viscere divelte e sulle quali scivola a ogni passo.
Hela l'ha portato fin dove ha potuto, crollando poi sotto i colpi degli uomini di Simmons.
Wesker sa che è finita: che non tornerà più a casa.
Sa che è perduto; che il trono verrà strappato dalla mani di sua sorella come se non le fosse mai appartenuto.
Stringe le dita attorno all'elsa della spada, colpisce un soldato, ruota verso il basso e taglia una gamba al secondo.
Para, Wesker.
Colpisce, e viene colpito.
Cade, si rialza - brucia, e il serpente che porta sul petto si tinge di sangue.
È solo, Wesker.
Qualcuno lo ferisce alla spalla, facendo saltare via la protezione metallica.
Perde l'equilibrio, rotola di lato e scansa una scudisciata che gli avrebbe aperto il costato in due.
Trema sotto la sua mano il simbolo della casata, e ingoia il suo stesso veleno l'Uroboro - una tremenda profezia.
Non ci vede più bene, Wesker.
Ha mentito, e la ferita del giorno prima si è infettata - sorride, perché la febbre lo sta mangiando vivo e gli rende tutto più sopportabile.
Sanguina sotto le bende, tra le piastre dell'armatura, e giù per gola percepisce il sapore della bile.
È solo, Wesker.
È solo, e accetta questa realtà.
Snuda i denti, fa perno sulle ginocchia e si lancia contro uno degli uomini di Simmons, trapassandogli la bocca con la punta della spada.
È solo, e ride Wesker, perché non sente più il dolore, la sofferenza.
Non sente la freccia che gli attraversa la schiena, quella che gli perfora il polmone.
Non sente il colpo che gli schiaccia l'elmo sulla tempia, deformandolo - crack, le ossa che si rompono e sanguinano, sulle palpebre, lungo lo zigomo.  
Non sente l'agonia di un corpo che sta cedendo, di una vita giunta al suo ultimo fiato.
Non sente più nulla, Wesker, e amplia il sorriso - una chiostra di denti da cui gronda sangue e veleno.
Wesker grida, e trascina tutto ciò che resta nel baratro della sua rabbia.


Simmons è sicuro di vincere.
Simmons sta vincendo.
Conquisteranno il trono, lui e Lansdale. E Gionne.
Sederanno nel posto che è loro, un sacro diritto.
Sorride, Simmons, perché la guerra è conclusa - e lui ha vinto.
Sorride, e si accorge troppo tardi che la fanteria dei Gionne viene falciata dall'unica casata che mai avrebbe dovuto prendere parte a quella battaglia.


Fende la cacofonia delle armi, il brusio della morte.
Alex affonda, para - alza lo scudo e avanza, schiaccia al suolo, massacra.
Le fanno male i muscoli delle cosce, quelli delle spalle - ignora un corpo che sta cedendo.
Albert è solo a pochi uomini da lei, ferito - morente.
L'ha visto essere colpito alla spalla, poi al petto.
Ha visto le frecce trapassargli le cosce, l'addome.
Ha gridato quando la mazza chiodata di Carla l'ha centrato alla tempia, deformando il serpente dell'elmo.
Schiva un fendente laterale, s'incunea nella difesa del soldato e taglia - gira la lama e la estrae, rovesciando intestini e merda.
Albert crolla in ginocchio, sangue lungo il mento, tra i denti serrati.
Alex scavalca un soldato morto, salta - slaccia il mantello dai pesanti alamari dorati e diventa un profilo sottile che si perde in mezzo a corpi divelti e membra tagliate.
Sta morendo, Albert.
Alex può sentirlo sotto la pelle, nelle ossa; la vita di Albert si sta accorciando a ogni respiro.
Lo raggiunge, scivola nel fango per lui - con lui.
"Albert." lo chiama, e lui si volta - occhi iniettati di sangue e persi, lontani.
Allunga la mano guantata verso di lei, sorride - un gesto così sincero da spaccarle il cuore.
Alla morte si consegneranno nello stesso modo in cui sono nati: insieme.


È pesante la mazza chiodata tra le sue dita, sporca di sangue e capelli.
Carla la stringe fino a far sbiancare le nocche, scarta di lato e sprona il cavallo verso il crinale della collina.
È a terra Albert Wesker, l'elmo deformato e fili di sangue che gli macchiano la corazza, il mento.
Avrebbe voluto colpirlo ancora - e ancora e ancora, fino a quando della sua bella faccia non fosse rimasto niente, una poltiglia sanguinolenta irriconoscibile persino dalla sua stessa sorella.
Avrebbe voluto, Carla, ma la cavalleria di Redfield distrugge quella dei Gionne - le Ombre della Wong venature nere che scivolano tra i loro fanti, infettano, recidono.
Snuda i denti, spinge il proprio cavallo al galoppo - cerca Simmons, il suo profilo.
Troppo tardi capirà che il destino prende e basta.


Cade, Wesker; crolla come una bambola a cui hanno tagliato i fili, un burattino dimenticato.
Immobile nel mezzo di una battaglia che sta perdendo, stordito da un dolore che ha ormai anestetizzato ogni altra sensazione.
Sangue tra i denti, in gola.
Sangue sotto l'armatura, tra le dita chiuse a pugno.
Si appoggia alla spada con entrambe le mani, inspira, ed è un gorgoglio umido quello che gli viene restituito.
"Albert." lo chiama qualcuno, ed è ginocchio al suo fianco Alex, una crudele allucinazione.
La guarda, sorride.
La morte è un'ombra abbastanza grande per entrambi.


Le sorride.
Alex gli toglie l'elmo, trattiene un gemito quando si accorge della frattura alla testa - di come il metallo gli abbia schiacciato parte del cranio e deformato lo zigomo sinistro.
Intreccia le dita nei suoi capelli, gli restituisce il sorriso.
"È finita, Albert." mormora, e si china verso verso il suo viso "È finita."
Lascia che appoggi la fronte contro la sua,  respira per lui Alex - con lui.
Respira, e gli cerca la bocca in un bacio che è solo sangue e disperazione - labbra già fredde, pallide.
"Sto morendo, Alexandra." ha la forza di dirle, e sorride suo fratello, perché è finita.

Perché sono finalmente liberi.

"Lo so."
Tossisce, vomita sangue e saliva contro il suo stesso petto, lungo un simbolo che era stato tutto - l'inizio, la fine.
Apre la bocca, la richiude - scivola addosso al suo corpo, cade.
"Eve." sussurra Alex, e si curva su di lui - lo protegge "Si chiama Eve, Albert."
Si contrae in uno spasmo Wesker, le artiglia il fianco - cerca il sostegno che le gambe non possono più dargli.
"È un bel nome." rantola, e Alex ingoia le lacrime - se stessa.
Muore, Wesker.
Alex gli prende il viso tra le mani in un gesto frenetico, urgente;  vede i suoi occhi svuotarsi, diventare opachi - vitrei.
"Albert." lo chiama un'ultima, devastante, volta.
E risponde, suo fratello.

Sempre.

Risponde a quella domanda mai posta, a quel grumo di parole lasciate lì a marcire per anni.
Risponde nell'incavo del suo collo, risponde e chiede perdono.

Si confessa.

Alex chiude gli occhi, ascolta la guerra urlare - il segnale di William che si propaga nell'aria densa di fumo e polvere.
Gli circonda la vita con le braccia, nasconde il viso contro il suo petto - percepisce il suo respiro spegnersi tra i suoi capelli, lungo il suo collo.
Alexandra Wesker accoglie il colpo che le spacca il cuore come una benedizione.


Birkin inspira

Ricorda Annette; il suo sorriso, la sua forza.

espira

Corre con il pensiero a Sherry, alla solitudine a cui la sta condannando - egoista mille e mille volte per un amore troppo pesante da sopportare da solo.

tira le redini di Icarus verso destra, alza il braccio

Richiama alla mente i pigri pomeriggi passati con Albert e le sue ricerche, la compagnia di Alex e della sua lingua pungente.

"Fuoco!" grida, e sparano i cannoni, liberano nell'aria l'ultima promessa di morte a un amico e un re.
Brucia il cielo, la terra.
Urla ancora Birkin, e divora tutto ciò che incontra la sua creazione, lingue rossastre che distruggono, abbattono, trattengono.
Cadono gli uomini di Simmons, non è abbastanza veloce la cavalleria dei Gionne.
A nulla valgono le macchine da guerra residue di Lansdale, e si sgretolano sotto la forza dell'impatto, una nube arancione e verde che oscura persino il sole.
Storna lo sguardo al centro della piana, li vede.
Riversi l'uno sull'altro, statue di sale e sangue.

Morti. Insieme. Per sempre.

Birkin sorride, e fa male.
Fa male, e si cicatrizza sul volto quella piega, scopre i denti, i muscoli, le ossa.
Brucia, Birkin, e va bene così.

Perché la giostra si è fermata ed è tempo di scendere: qui e ora.

Chiude gli occhi, il Fuoco Eterno asciuga le lacrime - il dolore.
L'oblio è un silenzio in cui, finalmente, ritrova la voce di Annette.


"Scappi, Simmons?"
È feroce, Redfield.
È arrabbiato, e forte: un guerriero la cui spada non è mai pesante.
Simmons si passa la lingua sulle labbra, aggrotta le sopracciglia.
"Albert Wesker doveva cadere."
Tace, Chris; ascolta le parole di un uomo già morto.
"Lo sai anche tu, Redfield."
"Non così."
Derek sbatte un piede nella terra umida, libera un verso sorpreso - frustrato.
"Sei uno stupido idealista, Redfield! Albert Wesker è un tiranno che si fotte sua sorella e ha ucciso suo padre. Ha torturato e giustiziato gente innocente per difendere la sua sporca morale. Ha segregato e assassinato l'erede dei Gionne come fosse niente, una serva qualunque."
Chris rimane in posizione di guardia, lo fissa con occhi disinteressati - puliti.
Simmons ansima, deglutisce.
"Capisci perché dovevamo, stupido cane? Capisci?"
Rafforza la presa sulla spada, avanza di un passo, due.
"Sì, Derek; capisco."
Simmons abbozza un sorriso; lo ritrae non appena vede Redfield alzare la spada, lo scudo.
"Capisco che hai ucciso, torturato, giustiziato gente innocente per difendere la tua sporca morale."
Brilla il simbolo del cane a tre teste sull'armatura di Chris, lucido di sangue.
"Capisco che ti sei alleato con Lansdale perché voleva fottersi una donna più giovane di trent'anni. Che i Gionne hanno venduto la propria figlia al potere. Che tutti voi lo cercate come una falena con la luce."
Simmons arretra - codardo vigliacco bugiardo.
Chris sorride, ed è feroce - la tenacia dei giusti.
"Ragni, serpenti, libellule, cani: tutti non siamo altro che bestie, Simmons. E come tali moriremo: tu per primo."
Simmons para il primo affondo, viene falciato dal secondo.
Cade, uggiola.
"La monarchia deve cadere."
Lo scudo si abbatte sulla sua schiena, gli spezza le vertebre lombari - lo paralizza sul posto.
"Ma non sarai tu a prendere il suo posto: nessuno di noi farà."
Simmons conficca le unghie nel fango, striscia - Redfield un mastino che ha trovato la sua preda e non la lascerà andare tanto facilmente.
La battaglia ruggisce, Simmons chiede pietà.

Si contorce a terra, tra la propria merda e ciò che resta della sua arroganza.

Chris lo decapita con un colpo secco del polso e grida per tutte le vite che non è riuscito a salvare.


Carla grida - il cielo si spegne.
I soldati rimasti fuggono verso i lati della valle, cercano di risalire i suoi gradini di roccia e neve.
Carla grida, e Simmons muore - spaccato a metà.
Carla grida, e si sgretola - i residui del Fuoco Eterno che le bruciano i capelli, la pelle del viso.
Carla grida, e tutto diventa nero e rosso.


Claire li vede.
Claire li vede, e si ferma. Per un attimo. Uno solo.
È morto, il tiranno.
È morto Albert Wesker, e lo è anche sua sorella.
Non c'è differenza tra le loro armature, e ora appaiono davvero per quello che sono sempre stati; due serpenti arrotolati l'uno nelle spire dell'altro.
Il mantello di Albert è un sudario umido di sangue, un velo che ricopre entrambi.
Ha il cranio sfondato Wesker, il capo nascosto contro la spalla di Alex.
Ha una ferita alla schiena, Alex; una bocca rossastra poco sotto il seno sinistro.
Scivola la luce dell'alba sui loro capelli, corone d'oro e sangue - idoli caduti, sgretolati.
Claire si ferma, e li guarda. Per un attimo.
Percepisce in lontananza Chris gridarle di ritirarsi, che i Birkin stanno lanciando il loro attacco alla cavalleria dei Gionne.
Storna lo sguardo, e non è sorpresa di vedere un muro di fuoco divorare la piana - il progetto segreto di Birkin, la sua grande opera.
Flette le redini di Osha verso sinistra, la sprona al galoppo.
Alle sue spalle tutto diventa cenere e rimpianto.


La battaglia è finita, la guerra conclusa.

E loro hanno vinto.

Della piana di Edonia non resta nulla: polvere e rimpianto.
Una distesa nera e priva di colore, morta.
Chris conta i morti, le infinite vite che il fuoco eterno di Birkin si è portato via.
Immobili sotto la cenere, intrappolati per sempre in un eterno grido muto.
Sfiora uomini urlanti, in fuga.
Tocca la Morte, e le sue adunche mani.
Claire è al suo fianco, silenziosa.
Si ferma, e Chris con lei.

Li riconosce.

"Non sarebbe sopravvissuto comunque: la ferita alla testa era troppo estesa."
Tace, Claire, e si china verso il profilo di Alex.
Brilla ancora il medaglione che porta al collo, un serpente d'ossidiana contro cui nulla ha potuto il Fuoco Eterno.
Ne segue i contorni con la punta delle dita, lo tira delicatamente a sé - osserva Alex cominciare a sgretolarsi tra le sue mani, spirali grigie e bianche che il vento cattura nel suo respiro.
Si dissolve davanti ai suoi occhi, e la segue suo fratello - un grumo di polvere che si disperde nel cielo.
Claire si rialza, nasconde tra le pieghe del mantello ciò che resta di un nome e di una storia.
Chris fissa sua sorella e capisce che alcune verità non potranno mai essere rivelate.
Nemmeno a loro stessi.
   
 
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