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Autore: lightoftheday    27/04/2005    2 recensioni
Cosa succede ad un giovane attore affermato quando entrano all'improvviso a far parte della sua vita una vecchia amica e suo figlio di quattro anni? Se poi lei non è una qualsiasi, i lontani ricordi si riaffacciano alla memoria e fanno pensare.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Passato bene il 25 aprile?

Io sono stata al matrimonio di una mia amica e mi sono divertita tantissimo, forse anche per il fatto che non conoscevo nessuno tranne gli sposi e ho dovuto contare solo sulla mia capacità di adattamento durante il pranzo… ho conosciuto delle persone simpatiche e gentili in ogni modo, che francamente mi sono state utilissime! Al resto ha pensato la mia proverbiale faccia di culo!

Ma passando ad argomenti d’interesse comune, volevo nuovamente scusarmi per la mia lentezza ed avvertirvi che tra meno di dieci giorni ho un esame, quindi giustificatemi almeno un po’, la storia in ogni modo sta per finire quindi non vi tedierò ancora a lungo.

Un bacio a Claudietta e a Bloody Mary, sono contenta che vi sia piaciuta Madeleine, avevo paura che nel descrivere un personaggio così estremo potessi scadere nel troppo sopra le righe, o nel patetico, sono contenta davvero del fatto che vi sia piaciuto. Detto tra noi, è il mio personaggio secondario preferito!

A presto… non dico quando perché non lo so!!!

Buona lettura, Mandy

 

v       Capitolo Trentesimo - Decisioni difficili

 

Dominic si era messo pazientemente ad aspettare che Irene scendesse. Era andata come ogni sera poco dopo le nove a mettere a letto Owen, quella sera sembrava metterci parecchio tempo in più rispetto al solito, o forse era così che a lui sembrava.

Era ovvio che si fosse accorto di quanto lei fosse stata distante per tutta la sera. Anzi, più che distante era stata scostante, musona e decisamente insofferente. Concettualmente erano delle cose estremamente diverse, e Dominic si stava concentrando sul distante perché prendere atto di scostante, musona e insofferente avrebbe significato ammettere che Irene non si stava comportando bene nei suoi confronti e senza nemmeno un motivo apparente. Quell’ipotesi lo avrebbe fatto inviperire a sua volta.

Anzi, se voleva essere completamente onesto con se stesso doveva ammettere che anche stavolta non era stato esatto nel definire il suo stato d’animo. Dominic era già arrabbiato con lei, e doveva accettare di portarsi quel rancore dietro da più di qualche giorno; se stava ancora cercando di trovare una giustificazione per il suo atteggiamento nei suoi confronti era solo perché capiva la situazione non proprio rosea che la donna si trovava a vivere, ma avrebbe voluto aiutarla in un altro modo che non fosse fare il parafulmine della situazione.

Stando seduto sui gradini di cotto davanti alle vetrate del soggiorno, era intento ad accarezzare Lilly che si era sdraiata per terra appoggiando il muso sul suo ginocchio e l’aspettava, sperando di poter fare con lei due chiacchiere, più amichevolmente possibile, in modo così da poterla far sfogare un po’ e per farle capire per l’ennesima volta che lui c’era per lei. La cagnolina sonnecchiava tranquillamente, mentre lui rifletteva e cercava di concentrarsi per ritrovare tutta la calma di cui avrebbe avuto bisogno per affrontare Irene.

L’unico problema consisteva nel fatto che quella sera avrebbe potuto concentrarsi quanto voleva sulla sua volontà di non fare in modo di far precipitare la situazione, avrebbe avuto un crollo in ogni caso perché probabilmente era così che doveva andare. C’era una strana atmosfera in casa, solo Lilly sembrava non esserne toccata, Owen invece quella sera aveva insistito più del solito per avere il permesso di andare un po’ più tardi a dormire, permesso che fermamente non gli era stato accordato.

Dominic aveva sentito Irene scendere le scale, si era avviata in cucina probabilmente per finire di rassettare, ma Dominic aveva già pensato a mettere i piatti sporchi nella lavastoviglie e a far partire l’elettrodomestico, molto altro da fare non c’era. Le era andato incontro, non appena era stato sulla porta di quella stanza si era fermato, aveva incrociato le braccia e appoggiato la spalla sinistra allo stipite della porta, appena in tempo per vedere che lei si guardava intorno vedendo che in quella stanza per lei non c’era niente da fare. Dominic, quando l’aveva guardato, le aveva sorriso.

- Vedo che hai fatto tutto tu, allora io posso andarmene a dormire.- gli aveva detto non rispondendo al suo sorriso. - Buonanotte.- gli aveva detto senza nessun entusiasmo.

Si era avviata verso la porta, Dominic aveva fatto la prima cosa che gli era venuta in mente, mentre era passata le aveva sfiorato un braccio con la sua mano sinistra.

- Irene… non ti va di fare due chiacchiere?- le aveva chiesto.

- No, sono stanca.- aveva ribattuto concisa lei.

- Sono nemmeno le dieci, vuoi già andare a dormire?-

- Sì, c’è qualcosa di strano?-

Dominic si era passato la mano con la quale aveva sfiorato il braccio di Irene sulla nuca, nervosamente.

- No, solo pensavo che magari potevamo passare un po’ di tempo insieme dato che non avremo tante occasioni di farlo dopo questo fine settimana.- aveva osservato.

Irene aveva dovuto trattenersi da non mandarlo dove non batteva il sole, non perché se lo meritasse però. Non sopportava quel suo modo di fare in quel momento, proprio non lo reggeva e sapeva che la sua soglia di sopportazione non avrebbe retto altro. Nonostante tutto il suo tono nel rispondergli era stato davvero troppo scostante. - Da come parli sembra quasi che morirò domenica pomeriggio… Rimarrò comunque a Los Angeles, non è che sparirò nel nulla, se la cosa ti può consolare. E adesso se non ti dispiace.- aveva detto indicando le scale, dove voleva dirigersi più in fretta possibile.

Dominic non era riuscito a nascondere il suo disappunto.

- Vai, come no. Scusami tanto se ti ho disturbata.- le aveva detto con un tono che lasciava benissimo ad intendere che fosse piuttosto scocciato.

- Non mi hai disturbata, solo sono stanca.- aveva ribattuto la donna.

I loro toni erano decisamente passati da forzatamente gentili, a tesi, fino ad arrivare al classico tono precedente alla lite. Dominic avrebbe dovuto evitare di ribattere se non voleva arrivare all’ultima fase, la discussione vera e propria, ma forse era proprio il caso di avere quel confronto.

- Eppure mi sembra che ultimamente ti disturbo anche se respiro, fai un po’ tu.-

- Senti Dominic - aveva ribattuto con un tono a metà tra il rassegnato e lo spazientito Irene, - stasera non è proprio il caso, quindi per favore evitiamo di discutere.-

L’altro l’aveva prima guardata sorridendole, ma non benevolmente, quasi con scherno.

- Vorrei che ti potessi vedere, perché forse non ti rendi conto di che tono stai usando, rapportato al fatto che non sono un ragazzino Irene… avrei potuto capirlo il tuo atteggiamento qualche anno fa, ma adesso mi pare davvero fuori luogo.-

- Sto usando il tono di una persona che ha solo bisogno di andare a dormire perché non hai nemmeno l’idea della giornata da schifo che ho passato, e di che giornate da schifo avrò ancora da passare e francamente non ho voglia di stare qui a parlarne perché l’unica cosa che sensata che posso fare è stringere i denti e cercare di fare del mio meglio.-

- Lo sai che mi dispiace per questo e ti aiuterei se potessi e se tu me lo permettessi, solo non capisco perché me lo butti addosso. Mi vuoi spiegare che colpa ho io di questo?-

Irene aveva dovuto pensarci, perché sul momento razionalmente non trovava nessuna risposta a quella domanda.

- Per esempio potevi stare alla larga da Grace, tanto per dirne una.-

- Eh?- aveva blaterato Dominic confuso.

- Si è licenziata, come se non bastasse devo cercarmi un’altra persona che si occupi di Owen quando non posso io, e di certo potrai immaginarti che non è proprio una gran cosa per un bambino separarsi da qualcuno a cui è abituato a vedere. Adesso dovrà abituarsi a qualcun altro, e questo perché? Dimmelo tu, perché? Per… te, ecco perché.-

Non era riuscita a dire per colpa tua, le parole gli erano morte in gola.

Dominic non aveva ribattuto, era dispiaciuto per quella cosa e sinceramente si sentiva in colpa per il fatto di non aver mai pensato ingenuamente a quell’aspetto.

- Non voglio dire che non ti sono grata per quello che hai fatto per noi,- aveva continuato, pensando che comunque non doveva dimenticarsi che senza il suo aiuto non ce l’avrebbe mai fatta, - ma non crederti così indispensabile né per me né per Owen, sono una donna adulta e so benissimo cosa devo fare.-

Dominic si era abbastanza risentito per quell’affermazione. - Che significa sentirmi indispensabile Irene? Ma chi diavolo ha mai pensato di esserlo accidenti! Io ho solo pensato che forse avremmo potuto diventare amici dato che adesso la differenza di età ce lo permetterebbe, e che potevamo darci una mano a vicenda finchè tu sarai qui, ma evidentemente mi sono illuso di credere che tu abbia smesso di considerarmi quel ragazzino tanto carino ma tanto scemo che ti scodinzolava intorno a quindici anni… quei tempi sono andati, potresti anche sforzarti di capire almeno questo anche se non vuoi accettare di diventarmi almeno un po’ amica.-

Irene stava per ribattere qualcosa, ma Dominic aveva continuato. - Mi dispiace per Grace, mi dispiace se Owen ne soffrirà, non hai idea di quanto, ti chiedo scusa, ma possibile che tu non ti sia nemmeno fermata a pensare per un momento all’eventualità che forse è stata Grace a non essere stata corretta?  Si è comportata come se le importasse qualcosa di me solo per arrivare a farsi scopare per incazzarsi a morte quando non ho voluto che succedesse, pensi che sia tanto bello per me? Chissà che ti avrà raccontato lei, e magari tu ci credi pure.-

Non lo pensava veramente, ma ormai quella discussione era cominciata, ed era il momento più brutto, quello per l’appunto dove si dicevano cose che non si pensava davvero.

- Considerando cosa c’è stato tra te e Sakumi mi puoi biasimare?-

Dominic l’aveva guardata perplesso.

- Se ti stai chiedendo se me l’ha detto lei ti dico che non sono una cretina.- aveva aggiunto in risposta a quello sguardo.

- In effetti me lo sono chiesto, ma non c’entra niente con Grace.- aveva risposto un po’ imbarazzato.

- Forse per te, per me invece è una dimostrazione del fatto che non ti fai tanti problemi in quel senso.-

Anche per lui era stato il momento di non essere tenero, si era fatto passare immediatamente l’imbarazzo in un momento tirando fuori tutta la sua rabbia repressa di quei giorni, anche per faccende che con quella non avevano niente a che fare.

- Almeno Sakumi ha avuto il coraggio di guardare avanti e di accettare una relazione finita e di rifarsi una vita, i suoi metodi ammetto che ad un modello di virtù come te possano sembrare sconvenienti, ma per come la vedo io il bello dei rapporti interpersonali è la trasparenza, lei non mi ha dato mai l’idea di volere altro da me che non fosse sesso e siccome mi trovavo abbastanza d’accordo così è stato. Forse invidi un po’ la sua chiarezza di vedute, o semplicemente il fatto che lei conduca una vita tranquilla e fa un lavoro che le piace e che la rilassa, tutto il contrario di quello che fai tu dato che ogni volta che torni dal tuo ufficio sei intrattabile e si fa fatica a starti vicino. E forse la invidi anche perché sarebbe stata in grado di accettare cose che tu non puoi nemmeno vedere nella tua concezione della vita!-

Irene aveva taciuto per qualche secondo profondamente offesa per le chiare allusioni di Dominic al suo rapporto con Christopher, si sentiva insultata soprattutto per il fatto che lui avesse in ogni modo detto delle cose che in parte potevano essere giuste specialmente sul suo lavoro, ma non poteva permettersi di interferire in certe faccende, e comunque non voleva parlarne con lui.

- Non voglio nemmeno considerare le tue considerazioni spicciole sul mio matrimonio, sono cose di cui non dovresti nemmeno permetterti di parlare e lo capiresti se fossi appena più maturo. Vieni a parlare a me di avere chiarezza in testa, tu che non riesci nemmeno a stare da solo a trent’anni perché sei terrorizzato all’idea di starci? Se la tua idea di stare nel giusto è questa, andiamo bene.-

- Allora spiegamelo tu dall’alto dei tuoi quasi trentotto anni cosa vuol dire stare nel giusto.- aveva ribattuto evitando di pensare che Irene, in parte, aveva ragione. Ragione da vendere.

- Non sono qui per spiegarti niente, ma ti posso dire che la chiarezza, tanto per farti un esempio, si esplica anche nel modo in cui ti comporti davanti ad un bambino, ti sembra bello quello che stavate facendo oggi? Mi chiedo quante volte sia successo che avete flirtato spudoratamente davanti a Owen e Yume, ma non mi meraviglio di te in questo caso, ma di Sakumi.-

Dominic era allibito per l’assurdità di quel commento. Lui e Sakumi flirtare davanti ai bambini? Non era mai successo e lui questo non l’avrebbe mai fatto.

- Stavamo giocando con i bambini oggi, non facevamo assolutamente niente di male e tu che non c’eri non puoi giudicare! Ci hai visti per un momento appena e hai già tratto delle conclusioni, complimenti per la tua larghezza di vedute e per il tuo qualunquismo! Sai che non me l’aspettavo, come non mi aspettavo francamente che di me non avessi capito un bel niente, ma è più che evidente che mi hai inserito nella categoria in cui m’inseriscono tutti gli altri, è una cosa troppo facile da fare. E da parte tua è grave, perché mi conosci da quando sono nato e da te mi aspettavo qualcosa di diverso.-

- E che cosa potevo pensare io nel trovarvi abbracciati sul tappeto di casa tua? E poi si nota che in un certo senso siete… intimi.- aveva detto, con un po’ d’incertezza. - Proprio perché queste cose le capisci Dominic dovresti sapere che quelle sono quel genere di confidenze che non si prendono con tutti e anche se so che sei un tipo affettuoso per natura questo non giustifica niente. Potrei capirlo se lo avessi fatto con me, proprio perché ci conosciamo da una vita, ma se lo fai con lei mi vengono dei legittimi dubbi.-

- Non sto parlando dell’inesattezza dei tuoi dubbi, mi da fastidio che tu pensi che tengo un atteggiamento promiscuo davanti a tuo figlio o a Yume, questo non lo accetto, accidenti! Anche se non mi fossi affezionato a lui non lo farei, ma se vuoi aggiungerci quel carico da novanta fai pure, tuo figlio è riuscito a conquistarsi tutto il mio affetto e la mia simpatia in tempi record, quindi tira le tue conclusioni. Non gli farei mai di proposito qualcosa che potrebbe farlo stare male, o che potrebbe turbarlo, gli voglio troppo bene per farlo.-

Anche se lo aveva pensato spesso era la prima volta che diceva chiaramente quanto si fosse affezionato ad Owen e che rifletteva su quanto fosse stato facile che ciò avvenisse. Immaginava che fosse così con i bambini, ma Owen in quel momento aveva qualche connotato speciale ai suoi occhi, come se al mondo non ci potessero essere altri bambini come lui. Per la prima volta aveva preso atto del fatto che non averlo più per casa di lì a tre giorni sarebbe stato immensamente triste.

La discussione aveva avuto una battuta d’arresto, sembrava che entrambi si fossero sentiti come svuotati da quel diverbio piuttosto acceso. Dominic si era seduto su una sedia in cucina, ci si era praticamente buttato come se non avesse avuto più l’energia per tenersi in piedi. Irene invece si era allontanata e si era seduta sul secondo gradino delle scale, stringendo con le braccia le sue ginocchia verso il petto, rannicchiandosi come se volesse nascondersi.

Erano stati così per un po’, in una prima fase a covare il rancore che sentivano l’uno per l’altra per via di quello che si erano detti, poi però quel sentimento non aveva perdurato ancora a lungo, lasciando spazio a tutto quello che comunque, anche in quello stato, nelle loro parole reciproche avevano riconosciuto come giusto.

Per due persone che si vogliono bene avere dei litigi può anche essere molto bello, nella loro particolare condizione poi era stato quasi necessario dato che una discussione dai toni più pacati probabilmente non avrebbe risolto niente perché l’impatto non sarebbe stato forte.

Forte come doveva essere in quel momento per scuoterli, soprattutto Irene, che era stata la prima a fare qualcosa per riconciliarsi, dopo quasi una mezz’ora che avevano smesso di parlare.

Si era avvicinata alla cucina e si era affacciata allo stipite guardando verso Dominic che aveva lo sguardo per terra. Sentendola aveva alzato la testa guardandola a sua volta, senza mettersi sul viso un’espressione particolare, era abbastanza neutra. Irene quindi era entrata, aveva sollevato appena da terra una sedia che stava intorno al tavolo e l’aveva messa davanti a lui, poco distante, prima di sedersi a sua volta.

Stava per dirgli che le dispiaceva sinceramente di quello che si erano detti, che avevano esagerato, ma Dominic era stato più veloce di lei.

- Anche a me.- le aveva detto

Irene gli aveva sorriso. - Lo so che Grace è solo una ragazzina che pensa di essere l’unica portatrice sana di… quella insomma, lo credo che si è arrabbiata quando le ai dato il due di picche, le conosco le tipe come lei, anche troppo bene.- lui aveva riso appena alla sua battuta.

- Per quanto riguarda Sakumi non sono affari miei, siete entrambi adulti e liberi di fare quello che volete, mi dispiace di avertelo buttato in faccia e ti assicuro che so quanto bene tu voglia ad Owen e so che non vuoi che il suo bene. So anche quanto te ne vuole lui di bene, questo mi spaventa un po’ lo ammetto, soprattutto perché ultimamente tu hai giocato un ruolo che credo sia ancora più fondamentale del mio e mi sono sentita esclusa ed inutile, ma tu non hai nessuna colpa, è un problema mio.-

- Non lo potevo immaginare questo, mi dispiace davvero tanto.- aveva commentato lui invece all’ultimo concetto che la donna aveva espresso, pensando che Madeleine ci aveva visto giusto. - Io invece lo so che non hai una cattiva opinione di me, è solo che sono ossessionato dall’idea che gli altri mi vedano come la persona cattiva che non sono, e non ti biasimo affatto se sei arrabbiata con me per Grace, o per Sakumi, sarebbe stato meglio che me ne fossi stato tranquillo al mio posto invece di fare certe cose. Con Sakumi…- aveva detto interrompendosi per cercare le giuste parole per descriverle il loro rapporto, ma non le aveva trovate e aveva preferito tergiversare.

- Lasciamo stare, tanto te lo puoi immaginare, Grace in ogni modo l’ho incoraggiata e non posso dire certo di avere la coscienza del tutto pulita in proposito.-

Irene si era avvicinata ancora un po’ con la seggiola, fino a che la distanza che c’era stata tra loro era diminuita abbastanza da permettere ad entrambi di abbracciarsi.

Erano rimasti per un po’ fermi in quell’abbraccio, mantenendo un silenzio che era stato Dominic a rompere dopo qualche secondo.

- E poi non avrei dovuto dirti quelle cose sul tuo lavoro e sul tuo matrimonio, hai ragione, non dovevo permettermi, sono cose tue e sono sicuro che tu sappia benissimo cosa è giusto per Owen e per te.-

Sulle prime lei non aveva risposto, ma dopo nemmeno troppi secondi Dominic aveva colto come una strana reazione da parte sua che l’aveva convinto a sciogliersi un po’ da quell’abbraccio, dato che aveva sentito l’esigenza di guardare il viso di Irene per poterne leggere il suo stato d’animo dalla sua espressione. Aveva gli occhi lucidi di chi sta per piangere anche se gli aveva sorriso. In effetti però non era durato nemmeno qualche secondo, Irene aveva cominciato a piangere subito dopo.

- Scusami…- gli aveva detto togliendosi energicamente dal viso quelle due lacrime che stavano scendendo verso il basso, come se dovesse giustificarsi, forse per celare l’imbarazzo che le dava farsi vedere così da lui anche se non sarebbe stata nemmeno la prima volta.

- Non è niente…- le aveva risposto Dominic cercando di essere rassicurante, anche se non lo era stato.

- E’ che hai ragione tu invece, il mio lavoro lì fa schifo.- era appena riuscita a dirgli, per continuare aveva dovuto aspettare qualche secondo.

- Mi hanno accolta male da subito perché per i miei colleghi sono l’ultima arrivata che è venuta a prendersi una promozione quasi come se la stessi rubando a loro, non mi hanno mai aiutata ad inserirmi e continuano ad essere ostili con me. In questi giorni in cui ho avuto qualche problema con il bambino poi hanno preso la palla al balzo per essere ancora meno comprensivi. A volte mi sembrano peggio dei ragazzini, quasi ogni volta che mi capita di entrare in bagno e ci trovo un paio di colleghe puoi stare certo che smettono di parlare tra loro e mi guardano come se le stessi disturbando, non vogliono nemmeno provare a parlare con me, nemmeno fossi un’aliena. Sapevo che non sarebbe stato facile, non mi illudevo di questo, ma non mi aspettavo nemmeno di essere trattata come un’intrusa da schiacciare ad ogni costo.-  Si era interrotta per un momento, e aveva messo sul viso un sorriso amaro.

- Per poi venire a sapere cosa, lo vuoi sapere cosa mi ha raccontato Alexis, che è un’amica avvocato anche lei che ha aperto un suo studio privato a Birmingham? Che ad un mio collega uomo, con appena un anno in più di lavoro allo studio, lo faranno entrare lo stesso tra i soci, senza il ricatto del trasferimento. E’ una notizia recente, si è saputa da poco, tant’è vero che mi chiedo se non l’abbiano fatto apposta a mandarmi qui, per non darmi una promozione che mi spetterebbe perché sono una donna.-

- Credi che sia possibile?- aveva chiesto Dominic al quale sembrava che quella disparità tra sessi fosse ridicola. Irene aveva annuito.

- Più ci penso e più mi dico che non c’è altra spiegazione, e quasi quasi sarei anche propensa ad accettare la sua offerta.- aveva aggiunto.

- Che offerta?-

- Alexis avrebbe bisogno di un buon penalista, che è quello che modestamente sarei io, mi ha proposto di piantare lo studio e di andare a lavorare con lei a Birmingham. Abbiamo fatto l’università insieme e ci conosciamo da anni, so che mi troverei bene, ma ormai sono qui e non intendo darla vinta ai miei colleghi. Questo momentaccio passerà, come gli altri.-

Dominic aveva evitato di commentare, non era suo dovere farlo, si era limitato a sorriderle, ma era come se lei avesse colto della perplessità.

- L’unico problema adesso è Owen, ma pare che l’asilo di oggi sia piaciuto sia a lui che all’altra piccola peste, è un po’ lontano da dove andremo ad abitare ma se significherà soltanto alzarsi un po’ prima la mattina è qualcosa di risolvibile… non si può avere tutto dalla vita, no?- aveva detto, sempre guardandolo incuriosita. - Incominciamo lunedì… ma tu non mi sembri convinto, che c’è?-

- Niente, davvero. Tutto apposto.- le aveva detto. Certo che lui aveva la sua opinione in merito, e discordava dalla sua, ma come aveva già fatto un’altra volta, quando lei gli aveva chiesto cosa ne pensasse più o meno della stessa faccenda, lui non le aveva voluto dare una sua opinione perché non voleva influenzarla in alcun modo.

Quando si erano dati la buonanotte si erano giurati di non incappare più in una situazione simile, di parlarne civilmente se ci fosse stato qualche problema e di lasciarsi dare una mano l’un l’altro, specialmente Dominic le aveva chiesto di permettergli di aiutarla.

 

***

 

Irene, nel biglietto che quella mattina aveva lasciato a Dominic in cucina, aveva scritto che per la mattinata Owen sarebbe rimasto da Sakumi e che poi sarebbero tornati a casa dopo le tre del pomeriggio, per via del fatto che era riuscita a farsi dare il pomeriggio libero dato che non aveva potuto usufruire di quello che aveva chiesto il giorno precedente.

Solo che quando era tornata a casa non era tornata con Owen ed era arrivata molto prima di quello che lui si sarebbe aspettato.

- Avevo bisogno di uscire da lì…- gli aveva detto spiegandosi, anche se aveva giusto il tempo di mangiare qualcosa al volo e poi doveva tornare di corsa in ufficio.

- Che è successo?- le aveva chiesto intuendo qualcosa.

- Stanno pensando di togliermi il caso a cui sto lavorando perché a detta di alcuni dei miei colleghi che lavorano con me non sono affidabile e trascuro il mio lavoro… tutto ciò è assurdo. Dopo pranzo mi daranno il verdetto ufficiale, ma in ufficio si sa già chi mi sostituirà.-

- Ma come sarebbe a dire scusami? -

- Sarebbe a dire che d’ora in avanti mi affideranno casi al di sotto della mia portata solo perché a detta di qualcuno sono inaffidabile e perché c’è gente che non gradisce lavorare con me. Questo sarebbe a dire, anche se come scusa principale hanno addotto il fatto che se ho qualche problema con mio figlio dei casi più leggeri possono favorire questo momentaccio… che bella conclusione di settimana, non trovi?-

Come l’aveva definito Sakumi, un covo di serpi? In effetti a Dominic sembrava che quel paragone fosse perfettamente calzante all’ufficio dove Irene lavorava. - Che conti di fare?- le aveva chiesto.

- Cosa dovrei fare secondo te?- aveva ribattuto lei.

- Io proprio non lo so, ci sarà pure un modo per risolvere questa situazione… voglio dire, Owen lunedì ricomincia ad andare all’asilo e tu non sarai più così impegnata e poi troverai un’altra persona per occuparsi di lui, fermo restando che ci sono io per qualsiasi evenienza.-

Irene, che si era seduta sul divano, aveva buttato la testa indietro appoggiandola sulla spalliera e aveva sorriso amaramente, per poi tornare a guardarlo pochissimi secondi dopo.

- Forse tu non hai capito bene Dom, lì dentro non mi vogliono e le cose non miglioreranno fino a che non dirò a tutti che me ne vado e che lascio il loro posto… fino a che non saranno sicuri che non sarò più un problema non la smetterà nessuno. Owen non c’entra niente, assolutamente niente.-

Dominic era rimasto in silenzio, non sapeva cosa consigliarle di fare, si era avvicinato al divano solo quando aveva visto che aveva cominciato a piangere.

- Guarda che per quegli stronzi non ne vale la pena.- le aveva detto quando si era seduto accanto a lei e le aveva passato una mano attorno alle spalle.

Irene gli aveva sorriso appena. - Non è per loro.- aveva ribattuto asciugandosi il viso con una mano. - E’ che quando sono sotto stress reagisco così. E comunque non è per loro, te l’assicuro.-

Dominic si era girato verso di lei e le aveva passato attorno alla vita anche l’altro braccio, stringendosela contro. - Qualunque sia il motivo non ne vale la pena.-

Per un po’ erano rimasti fermi, quando Dominic aveva lasciato che Irene si sciogliesse da quell’abbraccio la donna l’aveva guardato con gli occhi lucidi sorridendogli appena. Lui le aveva appoggiato il palmo della mano destra sull’orecchio, con il pollice era andato toglierle un po’ di quella macchietta nera che le si era formata sotto l’occhio dato che le era colato un po’ il trucco, Irene aveva riso.

- Lascia stare… piuttosto dimmi perché non mi rispondi mai quando ti chiedo che dovrei fare.-

- Lo sai perché, non è mio compito dirtelo e non ho il diritto di influenzarti con i miei pareri.-

- Ma se io adesso ti dicessi che ho bisogno di sapere quello che pensi, tu me lo diresti?-

Dominic era rimasto a guardarla senza sapere cosa dire. Aveva un’opinione ferma in merito, ma Irene gli era sembrata veramente bisognosa di avere quell’informazione da lui. Quando lei gli aveva preso la mano destra tra le sue mani, stringendogliela appena, dicendoli quasi sussurrando per favore, dimmi quello che ti passa per la testa, ne ho bisogno, Dominic si era convinto.

Aveva abbassato la testa verso la sua sinistra, togliendo lo sguardo da Irene e puntandolo per terra, aveva alzato la sua mano sinistra appoggiando le dita sul naso, aveva chiuso gli occhi per un paio di secondi, pensando. Quello che stava per dirle per lui non era vantaggioso, lo sapeva e avrebbe tanto voluto che lei facesse esattamente il contrario, ma aveva pensato al suo bene e a quello di Owen in quel momento, non certo a quello che conveniva a lui. Aveva messo la mano sinistra sopra a quelle di Irene che stringevano la sua destra, quindi l’aveva guardata bene.

- Il tuo posto non è qui… Il tuo posto è in Inghilterra, dove tu e Owen siete circondati da persone che vi amano e che vi saranno sempre accanto comunque tu decida di fare. Mi piacerebbe avervi vicini a me, non te lo nascondo che la mia vita sia migliorata da quando tu e Owen state con me, ma per voi, nonostante il fatto che io farei di tutto per te e per lui, qui sarà sempre difficile. E non scordarti che in Inghilterra Owen ha un padre che a lui manca e che ha il diritto di crescerlo. E che non desidera altro che di fare il padre anche se vi siete lasciati, e forse dovresti permetterglielo.-

Irene gli aveva lasciato le mani, dapprima aveva guardato in basso, ma quando aveva alzato nuovamente la testa mettendo gli occhi nei suoi, gli aveva sorriso, per poi abbracciarlo.

- Grazie, davvero, grazie.- gli aveva detto.

 

Circa tre ore dopo Irene era rientrata con Owen, Dominic li aveva sentiti dalla sua stanza dove si stava vestendo dopo aver fatto una doccia. Dato che aspettare che tornasse era diventata una tortura, si era messo a giocare con Lilly in giardino fino a che, come al solito, non si era inzaccherato dalla testa ai piedi.

Era uscito dalla sua stanza in fretta, dalla cima delle scale aveva cominciato a guardare Irene. Owen appena era arrivato giù gli era andato incontro, Dominic salutandolo l’aveva preso in braccio. Solo quando il bambino si era allontanato la donna gli aveva sorriso, con un sorriso tranquillo, di chi ha trovato una soluzione.

- Ho rinunciato all’incarico.-  gli aveva detto semplicemente, senza girarci intorno.

Mentre l’abbracciava aveva pensato che presto avrebbe perso sia lei che Owen e da una parte si era sentito immensamente triste, ma dall’altra era stato felicissimo per loro.

Era convinto che fosse la decisione migliore che potesse prendere.

   
 
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