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Autore: Neko    04/07/2018    1 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

 

Mentre tutti erano ancora in ospedale, intenti ad ascoltare quanto successo da Roni, Killian, che teneva stretta la mano di Emma, vide la donna cominciare ad agitarsi e a mormorare nel sonno.

Tutti tacquero quando la voce della salvatrice divenne più forte, fino a quando di soprassalto si mise a sedere.

Gemette sentendosi a pezzi e si guardò intorno spaesata.

“Mamma!” disse Alice preoccupata, che seduta ai piedi del suo letto, le si avvicinò ulteriormente per abbracciala.

Killian invece accarezzò i capelli alla donna e le disse dolcemente “Va tutto bene Love, sei a casa!”.

La donna incrociò gli sguardi di tutti e realizzando che il colore dell’ambiente circostanze era normale e non tendente al rosso, tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere all’indietro, facendosi accogliere dai morbidi cuscini e ricambiando l’abbraccio della figlia.

Sentendo una presenza fastidiosa sul volto, fece per togliersi la mascherina, ma Snow afferrando la sua mano glielo impedì. “No tesoro, hai bisogno di ossigeno per recuperare da quanto hai passato!”

Emma la guardò e le domandò “Cosa è successo?” la sua voce era ovattata dalla maschera.

“Non ti ricordi? Ti sei addormentata poco prima che giungessimo in ospedale, prima di allora, da quanto ci ha detto Roni, stavi combattendo contro dei mostri!” le disse David e subito dopo Emma, spalancando gli occhi e mettendosi di nuovo a sedere, lasciando Alice, gridò “Roni? Dov’è? Lei…” non terminò la frase, che Regina le si avvicinò, allontanandosi momentaneamente dalla figlia, per rassicurare l’amica “Tranquilla, Roni sta bene. È proprio qui!” le disse il sindaco indicandogliela e facendo nuovamente rilassare Emma.

“Non ti sarò mai grata abbastanza per averla protetta Emma. Non so esattamente cosa sia successo o cosa avete affrontato, ma da quanto ha raccontato Roni, hai fatto molto per lei, grazie!” disse Regina afferrandole la mano e stringendogliela.

“Si, grazie infinite!” aggiunse Robin.

Emma scosse la testa “Avreste fatto lo stesso se al mio posto ci foste stati voi e al posto di Roni, Alice!” disse con un sorriso, che si spense successivamente.

“Emma, cosa c’è?” chiese Killian notando il suo cambio di espressione.

Emma scosse la testa e disse “Niente!”

“Ti conosco Swan…non hai la faccia da niente!” insistente il pirata, il quale ricevette in risposta “Sono solo stanca!” disse per poi guardare sua figlia, cosa che fece comprendere ai presenti perché in quel momento stesse tenendo per sé quello che avrebbe voluto dire.

Allontanare Alice non sarebbe stato difficile e nemmeno Neal, ma Roni era costretta a letto e qualsiasi cosa volesse dire loro, la salvatrice avrebbe dovuto tenerselo ancora un po’ per sé.

 

Rimase sorpreso a quello che si ritrovò davanti agli occhi di punto in bianco. Sapeva di trovarsi in ospedale, fino a un momento prima, poi come per magia si ritrovò catapultato in un luogo di cui aveva sentito parlare diverse volte in quell’ultimo periodo. A una prima occhiata non riusciva a comprendere che posto fosse quello, ma memore dai racconti  ascoltati, sapeva di trovarsi a Storybrooke. Quella atmosfera rossa e tetra, le macerie e il senso di disperazione che sentiva penetrargli dentro le ossa e la rabbia e la paura di quelle che avrebbero dovuto essere persone, erano una cosa che la sua immaginazione durante i racconti, non sarebbe mai riuscita a cogliere.

Era cosciente del fatto che era un sogno o per meglio dire un incubo, ma questo non riusciva a tranquillizzarlo. Come poteva, se quello era il loro futuro?

Cercò di orientarsi per capire dove si trovasse e dovette ammettere che era un impresa quasi impossibile, ma da uomo di mare, abituato ad orientarsi con solo le stelle a sua disposizione, anche il minimo punto di riferimento riuscì a fargli comprendere dove si trovasse. Vide un semplice ferma carte a terra, d’argento e a forma di cigno. Lo riconobbe subito. Glielo aveva regalato lui ad Emma, qualche anno prima. Lo aveva preso solo perché rappresentava l’animale con cui la sua amata si era sempre identificata, per poi scoprire solo successivamente quale fosse l’utilità di quell’oggetto e la salvatrice seppe subito che il suo posto era nell’ufficio dello sceriffo.

Una volta orientatosi sapeva subito quale era la sua destinazione. Corse immediatamente verso la sua abitazione, schivando le persone che cercavano di  afferrarlo. Li schivava, li evitava e se proprio erano di intralcio, con un calcio li spingeva a terra. Non si sarebbe fatto fermare, nemmeno da quelli che riconobbe come gli abitati di Storybrooke, ma notò subito che questi, quando cercavano di afferrarlo o  lui provava a colpirli, non erano tangibili. Giunse finalmente a destinazione e dovette assistere al fatto che Emma non mentisse quando aveva detto lui che la loro casa era distrutta e che solo la cassetta delle lettere era rimasta in piedi.

Cominciò a chiamare Emma e Alice, mentre si arrampicava sulle macerie. Temeva di vedere una mano spuntare fuori da dei pezzi di intonaco o da assi di legno, scavò, ma quello che riuscì a trovare fu il suo uncino. Ma la sua mente non ebbe il tempo di formulare un pensiero concreto su quel ritrovamento, perché sentì una voce.

Killian!” l’uomo si sentì in parte sollevato quando vide Emma dietro di lui che lo guardava incredula.

Emma lo abbracciò immediatamente quando giunse davanti a lei, ma presto il terrore si impossessò della salvatrice.

“Aspetta, io ti ho toccato…” disse facendosi prendere dal panico “Questo vuol dire che…che sei morto…solo i morti…possono…essere toccati e…” cominciò Emma agitata, ma Killian afferrandole la mano e accarezzandole il volto con il gancio la fermò, prima che la sua amata venisse colta da un attacco di cuore.

“Ehi, Ehi Swan…tranquilla. Sono vivo. Non mi è successo niente, sto…beh credo di stare sognano anche io!” disse Killian.

Emma sussultò “Come? come è possibile che tu…?” cominciò la salvatrice, prima di abbassare lo sguardo e guardare le loro mani giunte. In quel momento comprese “Devo essermi addormentata stringendoti la mano e quando ti sei addormentato anche tu, non volendo ho trascinato anche te quaggiù. Mi dispiace!”

Killian scosse la testa “Sono contento di questo!” disse confondendo Emma.

“Sei contento di essere all’inferno?” chiese la donna incredula.

“No, ma sono contento che questa volta non sei da sola ad affrontare tutto questo. Cioè l’ultima volta eri con Roni, ma…voglio essere io a starti accanto!”

Emma sorrise a quelle parole e doveva ammettere che averlo vicino a sé, le faceva temere quel luogo meno del solito, ma una cosa nemmeno la sua presenza avrebbe potuto renderla più facile.

“è colpa tua!” disse infatti una voce che i due non poterono non riconoscere.

Emma evitò di girarsi sapendo quale spettacolo si sarebbe ritrovata davanti, ma Killian non ebbe la sua stessa prontezza e automaticamente guardò quella che era la sua bambina.

Si sentì il fiato morirgli in gola a quella vista e in quel momento comprese cosa aveva preso ad Emma un paio di notti prima, dove aveva avuto quella crisi di panico che l’aveva portata a sentirsi male.

Anche lui in quel momento aveva voglia di rimettere e un terrore l’assalì al solo pensare a cosa potesse essere accaduto alla sua principessa per ridurla in quel modo.

Sentì il tocco di sua moglie sul viso che lo costrinse a guardarla.

“Non osservarla. Dobbiamo ricordare che per ora questo è ancora un sogno. Lei è a casa e sta bene!” disse Emma, prima di sentire la terra tremare. Questa volta però non era un terremoto, ma era semplicemente il tremolio che stava ad indicare che qualcosa di grosso si stava per avvicinare.

Infatti sia la salvatrice che il pirata, poterono vedere come degli alberi morti, poco lontano da loro, cadevano a terra con una facilità estrema, prima di rivelare un demone mostruoso che li aveva puntati.

Rimasero tutti e due bloccati. Emma aveva visto dei mostri, ma mai erano stati così grandi e poteva percepire l’odio profondo che quell’essere emanava. Non le passarono inosservati nemmeno i corpi che teneva in mano, che urlavano e cercavano disperatamente di liberarsi dalla sua morsa.

 

“No!” urlò Roni svegliandisi di colpo.

“Ehi, ehi, tranquilla, la mamma è qui tesoro!”   disse Regina, alzandosi di scatto dalla sedia d’ospedale accanto al letto della figlia, quando la sentì urlare.

Le strofinò la schiena e le baciò la testa. Sapeva cosa era successo. Quel sogno…di nuovo.

“Mamma!” disse la bambina prima di abbracciare forte la madre.

“Sei al sicuro ora…era solo un brutto sogno!” le disse, sebbene sapeva che non era così e anche la bambina aveva capito che c’era qualcosa sotto dopo la sua esperienza negli inferi.

“Ero di nuovo lì…sono scappata dalle persone brutte e poi…poi è apparso un morso che mangiava quelle persone!”  disse spaventata.

“Non ti fatto del male vero?” chiese Regina preoccupata ispezionando il corpo della figlia.

“No. Non mi ha visto, ma…ma ho avuto tanta paura!” disse la piccola stringendosi ancora di più a sua madre, la quale le accarezzava la testa. Regina si sentiva in colpa. Una madre avrebbe dovuto proteggere la figlia, ma lei non sapeva come fare per proteggerla da quei sogni e visioni.

 

Killian, corri!” disse la salvatrice, cominciando immediatamente a scappare tenendo la mano del marito.

I demoni di quel luogo erano reali e non come molte persone che erano solo la proiezione di quello che avrebbero potuto essere un giorno, quindi, come in precedenza era stata ferita, quell’essere aveva  la capacità di fare loro molto di più, anche se ignorava se anche per Killian esisteva quella eventualità. Alice non si era mai svegliata con qualche taglio o ferita, cosa che poteva significare solo due cose: o lei non poteva rimanere ferita durante quei sogni o semplicemente non le era capitato di farsi male.

Sperava vivamente che fosse la prima opzione sia per lei che per Killian.

Riuscirono a nascondersi dietro a degli alberi, ma sentivano che quell’essere era ancora lì presente e che si stava avvicinando.

Killian, quell’essere cerca me. Tu scappa, io cerco di distrarlo e…” cominciò Emma.

“No! Non ci penso minimamente a lasciarti da sola ad affrontare quell’essere. Non permetterò che tu rimanga ferita di nuovo o…o peggio!” disse Killian guardando in modo serio la donna.

“E io non voglio che questo accade a te.  Cercano me, tutti qui dentro cercano  me. Lo hanno sempre fatto! Sono io la causa di quello che sta accadendo. È colpa mia e non deve pagare nessun altro per i miei errori!” disse con le lacrime agli occhi.

“Di cosa stai parlando? Dello squilibrio tra il mondo reale e quello dell’aldilà?” chiese l’uomo.

Emma rimase sorpresa a quelle parole.

“Tu come lo sai? Non l’ho ancora detto a nessuno e…”

“Belle ha trovato la risposta a quello che sta succedendo nei suoi libri!” disse Killian con un sorriso, poco prima che gli alberi, dietro i quali erano nascosti, venissero sradicati.

Si ritrovarono senza copertura e tutto accadde in un attimo. Killian si mise in mezzo a Emma e quel demone e la salvatrice non ebbe nemmeno il tempo di richiamare la sua magia, che in batter d’occhio, quell’essere afferrò Killian e lo divorò.

 

Killian si svegliò di soprassalto e cadde addirittura dalla sedia talmente fu forte il suo sobbalzo. Regina lo guardò confusa, mentre cullava Roni nel tentativo di farla addormentare di nuovo, con scarsi risultati dopo l’urlo lanciato dall’uomo. Ma non fu l’unico ad urlare. Emma chiamava Killian con l’unica differenza che lei era ancora addormentata. Cominciò ad agitarsi nel letto e a respirare con affanno. Killian provò a svegliarla e a scuoterla inutilmente.

“Cosa le sta succedendo?” domandò Regina avvicinandosi al letto.

“quel dannato sogno! È di nuovo in quel luogo e ha appena visto mentre venivo divorato da un grosso demone!” disse Killian.

Roni sussultò comprendendo che il demone di cui parlava Killian era lo stesso che aveva visto lei. Emma continuava ad urlare e a chiamare Killian, tanto che le sue urla furono sentite in tutto il reparto. Whale, che aveva il turno di notte, si precipitò nella stanza della salvatrice. Prese una siringa, ma prima  che potesse iniettare qualcosa Regina lo fermò.

“cosa è quello?” domandò la donna.

“Del sedativo per calmarla!” rispose il medico.

“No, stiamo cercando di svegliarla, non di farla dormire ancora di più!” disse Regina.

Le luci dell’ospedale cominciarono a oscillare e Whale aggiunse, “vi devo ricordate cosa è in grado di fare se la sua magia va fuori controllo?” disse, provando ad avvicinarsi di nuovo, sta volta però fu Killian a fermarlo “tu non toccherai mia moglie con quell’arnese   e se provi solo ad avvicinarti io..” Killian non fece in tempo a finire la frase che si sentirono diversi scoppi. Erano le luci del reparto che esplodevano poco prima che la luce saltasse e venisse attivata la luce di emergenza.

“Grandioso. Volevo evitare proprio questo. Emma non è l’unica paziente di questo ospedale e ci sono pazienti che hanno bisogno di corrente che alimentano le macchine per vivere!”

“Allora cosa stai aspettando? Vai ad riallacciare la luce. A Emma ci pensiamo noi!” disse Regina scocciata.

Fortunatamente Emma si destò subito dopo l’uscita di un Whale piuttosto contrariato, ma capirono subito che per la salvatrice non tutto era finito. Le luci di emergenza nelle stanze erano fioche e di un colore rossastro che a malapena permettevano vedere le cose intorno, questo perché la maggior parte dell’energia di riserva era spesa per le apparecchiature fondamentali dell’ospedale, le quali non potevano permettersi di rimanere senza corrente. Per Emma fu solo come spostarsi da un posto all’altro . La sua testa era ancora annebbiata e confusa e  quella luce non l’aiutava a comprendere che finalmente l’incubo era finito.

Vide due figure vicino a lei che cercavano di trattenerla senza capite chi fossero realmente.

Sentendosi minacciata, provò a liberarsi mordendo il braccio di una delle due persone la quale istintivamente mollo la presa ed Emma ne approfittò per spingerla via e aprirsi una via di fuga. Saltò giù dal letto, non aveva più la mascherina d’ossigeno o la flebo, secondo Whale non erano più necessarie, e almeno da quel lato non ebbe impedimenti a muoversi. Provò a scappare, ma fece pochi passi prima che qualcuno altro l’afferrasse con forza. Emma provò a dimenarsi nuovamente, ma quella presa aumentava sempre di più.

“Lasciami, devo andare, Killian…lui è..lui è ..” la disperazione si impossessò di lei, tanto da lasciarla senza forze e sebbene volesse liberarsi da quella presa, si lasciò andare e lentamente si accasciò a terra.

“Va tutto bene Swan, sono qui!”

In quel momento tornò la luce anche se non forte come al solito, essendo alcune lampadine saltate, ma sufficiente per differenziare il mondo reale con quello degli inferi.

Emma era ancora a terra con Killian che la cingeva da dietro e le accarezza a i capelli. Le sussurrò  parole di conforto aiutandola a tornare totalmente con la mente  da lui. La salvatrice ci mise qualche istante, ma finalmente comprese di trovarsi in ospedale e che quella stretta che l’aveva spaventata fino a un momento prima, altro non era  che l’abbraccio amorevole del suo pirata. Si liberò gentilmente dalla presa per potersi girare e guardare l’uomo “Killian, sei… sei davvero tu!” l’uomo annuì.

“Ti ho visto mentre  quel demone ti..” la donna non riuscì a terminare la frase.

“La pelle di un pirata è indigesta da mandate giù Swan!” disse l’uomo cercando di alleggerire la tensione, cosa che non funzionò. Infatti Emma gli si buttò al petto e pianse tutte le sue lacrime per il dolore provato per averlo perduto per l’ennesima  volta.

sssh! Va tutto bene, era solo un incubo!” disse Killian, cullandola.

“Per quanto ne sapevamo avrebbe potuto esserne reale. Saresti potuto morire e giunto in quel luogo orribile, proprio come preannunciano questi dannati sogni!” disse Emma tra i singhiozzi.

“Ma non è accaduto, questo è l’importante!” disse Killian baciandole la testa.

Erano ancora entrambi seduti a terra quando Whale rientrò “oh vedo che siete riusciti a svegliarla prima che facesse saltare in aria  ospedale. Tenete!” disse a Killian e Regina porgendo al primo una pila di fogli.

“Cosa sono?” chiese il pirata infastidito dal poco tatto dell’uomo.

“Fogli di dimissioni. Entrambe le salvatrici hanno recuperato e non c’è più bisogno che stiano in ospedale!” spiegò Whale.

“Sono le tre di notte, cosa ne è della notte in osservazione?” disse Regina, tenendo il braccio dolorante che non aveva ancora provveduto a curarsi.

“Vorrei evitare altri incidenti come quelli di prima. Visto che la salvatrice non è in grado di controllarsi!” insistette Whale.

Killian lasciò andare Emma e alzandosi di fretta, diede un pugno sul naso all’uomo,  per poi afferrare e firmare i documenti necessari per il rilascio.

 “Tieni! E sai dove te li puoi mettere questi? Puoi metterteli direttamente…” disse Killian fermandosi a metà frase solo grazie alla presenza di Roni, e non avrebbe dovuto imparare così presto certi linguaggi coloriti.

Anche Regina firmò i documenti di rilascio e vestendo la bambina, lasciò l’ospedale insieme ad Emma e Killian.

Alice era andata a dormire dai nonni e per quella sera la coppia avrebbe avuto la casa tutta per sé. Fosse stato un momento diverso ne avrebbero approfittato, ma entrambi erano abbastanza scossi dalla notte appena avuta.

Killian cercava di essere normale per Emma, ma la donna poteva vedere dal suo sguardo che l’uomo era preoccupato e sapeva esattamente cosa lo tormentasse e ne ebbe conferma quando lo trovò nella camera della loro bambina.

Era seduto sul letto e aveva in mano uno dei suoi peluche preferiti.

Emma sospirò e si sedette accanto a lui, stringendogli l’uncino.

Ci fu silenzio per un lungo periodo, poi Killian parlò “Sai, non so come riesci a sopportare quei sogni, Swan!”.

Emma fece una smorfia che doveva assomigliare a un sorriso “Sopportarli? Non direi proprio. Nemmeno questa notte sono riuscita a gestire le mie emozioni!”

“Cavolo Emma, al tuo posto io avrei dato di matto. Adesso sono qui seduto sul letto di nostra figlia, ma vorrei gridare, colpire qualcosa e strapparmi gli occhi pur di dimenticare quella visone di nostra figlia e l’ho vista solo per cinque secondi. Mentre tu la rivedi ogni volta che chiudi gli occhi!”

Emma si morse il labbro. Al solo pensiero di sua figlia in quel posto si sentiva mancare il respiro e le parole che voleva dire per consolare il marito, le morirono in gola.

Killian se ne accorse e abbassò la testa, allungando però il braccio, per poterle cingere le spalle e permettendole di poggiare la sua testa sul suo petto.

Passò altro tempo mentre Emma cercava di rilassarsi tra e braccia di Killian, mentre lui le sfiorava i capelli.

“Sai in tutto questo, qualcosa di divertente c’è stato!” disse l’uomo, che si beccò un’occhiata stranita dalla salvatrice.

“Il fatto che tu abbia morso Regina!” disse Killian sorridendo.

Emma spalancò gli occhi a quella rivelazione, non ricordandosi minimamente di aver fatto una cosa del genere.

 

  
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