Cap.10
La fine di Annin
<
Mnh, che mal di testa.
Sono
stato svegliato da una luce
improvvisa, socchiudo gli occhi e vedo il tetto della casupola venire
sollevato.
Si
tratta di Annin è indossa un bikini
succinto che non lascia poi molto all’immaginazione.
Cerco
di alzarmi, le gambe mi tremano,
tossisco e mi do la spinta, vado a sbattere contro il cartone,
rovinando dolorosamente
a terra.
Niente
panico, evitiamo di perdere la
testa… Vorrei che ci fossero Junior, Vegeta… Mi
basterebbe Crilin > pensò
Goku.
“Togliermi
tutti i poteri con un
trucchetto non è valido. Urca!” sbraitò.
Annin
lo premette sul vetro con una mano,
tenendolo bloccato, sentendolo divincolarsi sotto le sue dita.
<
Come vorrei riavere i miei poteri!
Io
sono Son Goku, ma sono anche Kakaroth:
Ultima speranza. Per una volta vorrei che una speranza brillasse anche
per me…
>.
Annin
lo sentì fare dei mugolii soffocati
e ghignò.
<
Non riuscirai a liberarti > pensò.
Lo premette un paio di volte, facendogli sputare sangue.
<
Le sue dita mi colpiscono una,
due volte, mi sbatte violentemente.
Tutto
si confonde, in un turbinio di colori e
sangue.
Non
tornerò a casa, non rivedrò i miei amati monti,
non sentirò più il vento su di me, non ci
sarà il sole, non ci saranno i
profumi, non ci sarà la mia Chichi.
Mi
lascio andare, le forze se ne sono andate
definitivamente.
Quasi
non sento quando inizia a toccarmi in modo
invasivo.
Chiudo
gli occhi. Faccia ciò che vuole, non ho più la
forza di lottare… >.
Annin
scoppiò a ridere, gettò indietro la testa,
mentre i capelli mori le ondeggiavano dietro le spalle.
Il
fratello la guardò con sguardo vitreo, si voltò
verso la lancia di lei e tornò a fissarla. La vide
giocherellare con il saiyan
incosciente e i suoi occhi divennero gelidi.
Un
urlo squarciò la stanza, Annin abbandonò Son
sullo
specchio e abbassò lentamente il capo. Del sangue le
colò dalla bocca, mentre
vedeva la punta della sua lancia attraversarle lo stomaco da parte a
parte.
Il
fratellastro la guardò cadere a terra, mentre sul
pavimento si allargava una pozza di sangue.
<
Guardo il cadavere di mia sorella, squarciato
dalla sua stessa arma. Soltanto un immortale può ucciderne
un altro.
So
cosa mi aspetterà adesso. Ho commesso una grave
colpa: ho ucciso un mio pari e il consiglio delle altre
divinità minori mi
punirà con la morte per questo.
Non
me ne pento. Ero stanco di vedere come usava i
suoi poteri, la sua superiorità. Era impazzita e andava
fermata, solo io potevo
farlo. Dovevo caricarmi di questa colpa.
Il
mio ultimo atto da uomo finalmente vivo sarà
restituire a questo innocente la sua libertà >
pensò il fratello di Annin. Spinse
via il cadavere della sorellastra e raggiunse Goku, s’immerse
nello specchio e
ne riemerse miniaturizzato come Son. Si mise in ginocchio accanto a lui
ed
iniziò a schiaffeggiarlo delicatamente, fino a fargli
riprendere i sensi.
Goku
riaprì lentamente gli occhi.
<
Non capisco.
Dov’è
andata quella pazza? Ha deciso di lasciarmi
stare? Eppure non mi ha fatto niente, mi ha lasciato in pace prima
di…
Arrossisco
scacciando questi pensieri, mentre a fatica
tento di rimettermi in piedi > s’interrogò.
“Annin?”
domandò con un filo di voce. Cercò di
rialzarsi, il sangue rappreso sul corpo disseminato di ematomi. Ricadde
e il giovane
lo afferrò al volo, facendolo appoggiare alla sua spalla.
“Ti
lascerà in pace” lo rassicurò con un
sorriso
tirato.
Goku
annuì, si abbandonò e perse nuovamente i sensi.
L’immortale
lo prese in braccio.
<
Come l’ho portato via dalla sua normale
esistenza, ora ve lo restituisco >.