Fumetti/Cartoni americani > RWBY
Segui la storia  |       
Autore: Manu_00    06/07/2018    8 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo V
 

Bianca, pulita e inodore.
Così ricordo la mia cella.
I miei ricordi erano confusi quando mi svegliai, impiegai ben venti minuti per riordinare le idee e realizzare dove fossi e perché.
Dopo esser stato acciuffato da quella cacciatrice ero svenuto, caricato in un auto della polizia e portato in prigione, per poi essere, infine, adagiato sul pavimento della mia piccola cella.
Nonostante il tasso di criminalità fosse drasticamente aumentato negli ultimi tempi, la prigione non era sovraffollata, e le celle erano piccole e pulite, nella maggior parte dei casi fatte appositamente per ospitare uno o due individui al massimo.
Tale dettaglio lasciava spazio a due possibili interpretazioni, la prima: che tutto sommato la situazione non fosse poi così male, e la seconda: che la sicurezza faceva acqua da tutte le parti.
Personalmente, ero più propenso a credere nella seconda opzione.
Indossavo gli stessi vestiti con cui ero entrato, fatta eccezione per la giacca, e non ci misi molto a capire di essere stato perquisito.
Se lo scroll con i dati raccolti non era stato danneggiato dalle acque del fiume, allora non avrebbero tardato a distruggerlo loro.
Rimasi sdraiato sul pavimento della cella per qualche minuto a riflettere, poi, mi alzai solo per potermi sedere sopra una piccola panca a muro, unico mobile presente nella cella, oltre ad un letto, un lavandino ed un water posto all'angolo destro della stanza.
Ripresi così a riflettere sulla mia situazione: non solo avevo fallito il corpo perdendo la possibilità di vivere una vita di agi e comodità, ma avevo anche perso la libertà.
Certo, non era la prima volta che mi trovavo in stato di fermo o di arresto, ma in quei casi me l'ero sempre cavata scappando dall'auto della polizia con un espediente, usando qualche trucchetto, ma ora non potevo fare niente, ero in prigione, in una cella con tanto di sbarre, e considerando l'entità del crimine ero consapevole che ci sarei dovuto rimanere per molto.
Inoltre poteva anche andarmi peggio, ad esempio le autorità potevano convincersi che fossi in combutta con i White Fang che avevano assaltato la torre, beccandomi così oltre alla pena per tentato furto di informazioni sensibili, anche una bella condanna per omicidio e terrorismo.
Si lo so: per quale motivo dovrebbero pensare che io, umano, sia in combutta con un'organizzazione di terroristi avversi a tutto ciò che è umano?
Semplice: Perché le persone sono stupide!
Passai un'ora intera a fantasticare sulle possibili varianti di quella sgradevole situazione: Sarei stato interrogato? Detenuto a vita? Sfregiato da un coltello durante una rissa fra detenuti? Violentato sotto la doccia?
Già, come potete intuire l'ottimismo non era, non è tutt'ora e mai sarà una qualità che mi appartiene, mai.
Ma si sa, il destino opera per vie misteriose, ed a volte sembra arridere se non addirittura favorire la nostra sorte e spesso, in modo del tutto inaspettato, sceglie di illuminarci la via anche nei momenti che a noi appaiono come i più bui.
Oppure, sono semplicemente uno stronzo fortunato.
Si avete capito bene, ci fu un miracolo, miracolo che si presentò alla porta della mia cella nelle vesti di una guardia carceraria in sovrappeso e un po' avanti negli anni.
L'uomo mi servii il pranzo (dovevo aver dormito molto a lungo) in una gavetta, introducendolo dall'apposita fessura assieme alle posate e ad una bottiglietta d'acqua, poi, mentre il sottoscritto divorava due salsicce mezze bruciacchiate assieme ad una magra porzione di uova strapazzate, mi comunicò di farmi trovare pronto fra mezz'ora.
<< Una persona desidera parlarti, finisci di mangiare, datti una sciacquata e se devi fare i bisogni sei pregato di farli adesso >> concluse burbero per poi allontanarsi senza proferire spiegazioni.
Ammetto che non diedi particolare peso alla cosa, pensai volessero semplicemente interrogarmi, schedarmi, e poi rispedirmi in cella dopo avermi fatto sapere quanto tempo (di sicuro molto) avrei dovuto passare in carcere.
Finii in fretta il mio magro pasto e mi sciacquai il viso, ci tenevo ad essere un minimo presentabile, considerando che avrei più potuto avere una conversazione con qualcuno per molto, molto tempo.
Mezz'ora dopo, assieme all'addetto ai pasti, si presentò un'altra guardia.
L'uomo ritirò la gavetta vuota e proseguì per le celle seguenti, mentre la seconda guardia aprì la porta e mi fece cenno di uscire.
Non dissi niente e le andai dietro, camminammo lungo un infinito corridoio bianco, con ai lati numerose celle.
Diversamente da come me lo ero immaginato non sentii insulti, urla o versi animaleschi, le celle, come detto prima erano fatte per contenere poche persone e non tutte erano piene, quindi non mi trovai circondato da detenuti urlanti, ma da semplici galeotti che consumavano i pasti in silenzio o chiacchieravano fra loro, solo alcuni si erano messi a osservarmi, senza però degnarsi di rivolgermi una sola parola.
Il percorso si concluse proprio dove terminava il corridoio: a sinistra c'era una porta che dava all'aperto, in un campo recintato, intuii fosse il posto dove i detenuti trascorrevano la loro ora d'aria, mentre a destra c'erano le docce, infine, davanti a me, c'era una porta chiusa.
Vi entrai dopo che la guardia mi fece il favore di aprirla (mi erano state messe delle manette non appena ero uscito dalla cella), la stanza era scura, alla destra, sulla parete, vi era un grande specchio, come quelli nei film polizieschi dove la vittima osserva i sospettati e indica il suo rapinatore, o stupratore, o stalker, beh cambia da film a film.
Per il resto, la stanza era vuota e spoglia, escludendo la presenza di un tavolo, due sedie e una lampada.
Tutto ciò confermava i miei sospetti: Sarei stato interrogato.
Pensai di mantenere la calma, che questa era la mia occasione per poter alleggerire la mia pena per quanto fosse possibile ciò, dovevo fare buon viso a cattivo gioco, forse mi avrebbero tolto qualche anno, e magari sarei potuto uscire prima per buona condotta.
Ma mi stavo schernendo da solo, rubare una borsetta è un conto, rubare alla dannata torre di trasmissione intercontinentale e un altro.
Ah, se mi mancavano le vecchie signore con la borsa in quel momento, lì sarebbero finito tutto con uno schiaffo e arrivederci, o nel più estremo dei casi, con una spruzzata di spray urticante.
Fu l'aprirsi di una porta al capo opposto della stanza rispetto a quello da cui ero entrato a liberarmi dal mio tormento interiore (e ad allontanare il doloroso ricordo di una spruzzata di spray al peperoncino in pieno viso, servitami da una signora sui cinquanta in una soffocante giornata di luglio).
Entrò un uomo il cui aspetto a prima vista lo definii come singolare, e di certo lo definirei così ancora.
Doveva avere sui quarant'anni, la sua altezza sfiorava i due metri, i capelli argentei e arruffati, sopracciglia scure (il mio primo pensiero fu che si tingesse i capelli).
Gli occhi erano coperti da due scurissimi occhiali di vetro, indossava abiti scuri ed un cappuccio verde attorno al collo, su cui era posizionata una piccola spilla viola a forma di croce.
Si avvicinò al tavolo e mi guardò, non potevo vedere chiaramente i suoi occhi, ma riuscivo a percepire il suo sguardo, lo sentivo farsi largo nella mia anima e sprofondare in essa.
Mi analizzò senza parlare, e poi si accomodò al tavolo, e con un cenno della mano mi invito a fare altrettanto, i suoi occhiali scivolarono sul naso, rivelando i suoi occhi color nocciola.
Mi accomodai, eravamo l'uno al capo opposto del tavolo.
<< Puoi lasciarci soli >> esordì l'uomo.
La guardia ci diede le spalle e lasciò la stanza.
Ammetto che la prima cosa che sentii fu un sottile senso di disagio misto a curiosità.
L'aspetto singolare di quell'uomo non mi suggeriva che fosse una guardia, ma se non era una guardia, che motivo aveva di essere qui?
“Ah giusto” mi dissi “è un cacciatore, deve esserlo, sicuramente”.
Non seppi decidere se ciò fosse una cosa positiva o meno, rimasi in silenzio e aspettai che parlasse
E lui non tardò a farlo.
<< Tutto bene? >> esordì con espressione neutra.
“A qualunque gioco stai giocando io non ci casco, vecchietto”.
<< Beh, non posso lamentarmi >> risposi alzando i polsi e mettendo le manette in bella mostra << Certo, non posso dire di non essermela cercata >>
Riabbassai i polsi.
<< Indubbiamente >> concordò << Sai, mi hanno parlato di quello che hai fatto questa notte, dove hai imparato? >>
Non mi aspettai quella domanda, in tutta franchezza neanche capivo dove volesse andare a parare.
<< Come dire... sa... si inizia dallo sfilare il portafoglio ad un'anziana e man mano che- >>
<< No no non intendevo quello >> mi fermò lui << Qrow mi ha parlato di cosa è accaduto, la fuga, tu che compari cadendo da svariati metri da un'ascensore rotto, il modo in cui lo hai... indispettito con il trucchetto dello scroll >>
Iniziai a chiedermi se mi stesse prendendo in giro, mi stava forse facendo dei complimenti? Ma chi era quel tipo?
<< Ne avrei fatto volentieri a meno se è per questo >> risposi << Hai un'agilità innata, nessuno riesce a sfuggire così a lungo a un cacciatore, quindi rispondi alla domanda: dove l'hai imparato? >>
<< Che dirle, quando passi una vita ad essere furtivo ed a correre come un fauno quando la polizia fa le cariche alle manifestazioni, qualcosina con il tempo la impari >>
La mia spiegazione sembrò soddisfarlo.
<< Comprendo, sai hai del talento, ragazzo, peccato che il tuo modo di sfruttarlo non sia proprio dei migliori >> << Questo signore, è una questione di punti di vista >>
Inarcò un sopracciglio con finta curiosità << Davvero? >> << Sfruttare un talento per arricchirsi è il miglior modo di sfruttarlo, almeno per me, per chi subisce il furto... >> non fu necessario completare la frase.
<< Quindi sfruttarlo e finire in prigione è il modo migliore per te? >> << Non posso negare che abbia dei difetti, ma fino ad ora ho saputo accontentarmi >>
<< Diversamente non saresti qui, suppongo >> si fermò, e sfoderò un sorriso calmo e affabile, il che iniziava a mettermi a disagio, “cosa diavolo vuole questo qui?”
<< Oh, noto solo adesso di non essermi presentato, tu sai chi sono? >> negai scuotendo la testa << Rimedio subito: Mi chiamo Ozpin, per gli amici Oz, presidente dell'accademia Beacon, l'accademia di cacciatori a pochi passi dalla torre di trasmissione, come ben saprai, la stessa accademia da cui sono usciti Qrow e Glynda, i due che ti hanno acciuffato >>
“Merda!”
Si, il mio primo pensiero fu quello, una paura furiosa e irrazionale che attraversò il mio corpo come un fulmine, e sparì nello stesso istante in cui il mio cervello riprese a funzionare.
“E quindi? Dove vuoi arrivare?” Fu il mio secondo pensiero, quando ebbi riordinato le idee.
“Questa situazione non mi piace” No, non fu il mio terzo pensiero, quello c'è l'ho sempre.
<< Tu? >> dovette pensarci lui a riportarmi alla realtà << Cosa? >> << Il tuo nome >> << Ion, Ion Ascuns >>
<< Piacere Ion, dimmi, ti piacerebbe lasciare questo posto? >>
Aggrottai occhi e sopracciglia << Come scusi? >> << Uscire da questo posto, dalla prigione >>
Il terzo pensiero fu quindi che mi stesse prendendo in giro.
<< Uscire di prigione? >> ripetei come un disco << Come? >>
Ozpin sfoggiò un secondo sorriso.
<< Vedi, è innegabile che tu possieda delle grandi capacità, capacità che però sfrutti per te stesso, e con conseguenze deleterie per la tua persona >> si interruppe per evidenziare la stanza con un ampio movimento della mano << Ma io voglio proporti non solo di uscire di qui, ma di cambiare vita, di mettere i tuoi talenti al servizio di qualcosa di più grande >>
<< E cosa sarebbe questo “qualcosa di più grande”? >> lo interrogai scettico << Il mondo, io voglio proporti di entrare nell'accademia Beacon, e di diventare un cacciatore >>
Lo guardai come si guarda un folle, o uno scemo, o probabilmente entrambe le cose, ora ero certo oltre ogni scetticismo che mi stesse prendendo per il sedere.
<< Signore, le vorrei far notare un piccolo dettaglio che forse, dico forse le è sfuggito >> << Ovvero? >> mi chiese << Che io non so lottare >>
Prese la mia risposta quasi a ridere << No, non mi era affatto sfuggito, ma si può rimediare >> << Lei sta scherzando >> dissi provocatorio.
<< Mai stato così serio, ti spiego, io tendo a considerare le persone come te come una pietra grezza, certo ora non sai lottare, non sai usare l'aura, o almeno da quanto Qrow mi ha riportato, il tuo controllo su di essa è piuttosto minimo, ma hai del talento, e nessuno qui nasce già capace di lottare, ma puoi diventarlo ragazzo, ed io provvederò affinché tu riesca a raggiungere gli altri studenti, con il tempo >>
<< E non pensa che potrei approfittarmene per fuggire? >>
<< Non hai torto, ma non penso andresti lontano, tutti gli insegnanti dell'accademia sono cacciatori, ovviamente, e, sempre ovviamente, sapranno dal sottoscritto della tua situazione, e credo che tu fossi arrivato a questa conclusione ancora prima di chiederlo >>
Aveva ragione, erano esattamente i miei pensieri.
<< E come pensa di farmi uscire? >>
<< Sono una persona molto influente nel consiglio di Vale, e sono sicuro che con le giuste parole saprò convincerli che farti entrare all'accademia sia la scelta migliore, tu cerca di non combinare altri guai mentre aspetti, e forse saranno più disposti ad accogliere le mie richieste >>
Non sapevo cosa dire, ero finito in prigione e questo strano, stranissimo uomo era entrato da una porta, il giorno seguente al mio arresto, per propormi di entrare in un'accademia di cacciatori?
<< E perché dovresti farlo? E perché io dovrei accettare? >>
Ozpin si portò le mani a pochi centimetri dal viso e incrociò le dita.
<< Comprendo le tue perplessità, io non ci guadagnerei nulla a liberarti, e di certo non posso dire che la tua pena non sia meritata >> esordì << Ma d'altronde, ci sono cose in questo mondo che minacciano l'esistenza di Remnant stessa, e noi cacciatori abbiamo il compito di proteggerlo, e se devo scegliere fra il tirarti fuori di qui affinché tu possa contribuire alla sua protezione, o lasciare che il tuo talento marcisca qui come la legge ha, non a torto, deciso, preferisco la decisione che so essere giusta, la decisione migliore per Remnant >>
Lo squadrai attentamente, il discorso mi convinse? No.
Ma non posso neanche dire che non mi sentii minimamente persuaso dalle sue parole, perché sarebbe una bugia.
Provavo molte cose in quel momento: Scetticismo, incredulità, confusione, ed uno sgradevole formicolio sul didietro, ma quell'ultimo credo fosse dovuto alla scomodissima sedia sulla quale sedevo.
<< Ma immagino tu voglia sapere perché dovresti accettare, giusto? >>
Non risposi, mi limitai ad un cenno.
<< Possiamo riassumere il tutto così: Puoi restare qui e aspettare di uscire, e considerando quello che hai fatto, probabilmente quando sarai fuori avrai il triplo degli anni che hai adesso, oppure, puoi provare a cambiare la tua vita, a non doverti accontentare di vivere di espedienti, e nel caso tu non resistessi, puoi sempre tornare qui e non perderci niente >> concluse stendendo le mani sul tavolo.
<< Immagino avrai intuito che non ripasserò per fare una seconda offerta, quindi ho bisogno di una risposta adesso.
La verità? Non ero convinto, non tantissimo: Diventare cacciatore? Combattere criminali e grimm? Non faceva per me.
Ma passare buona parte della mia vita in prigione faceva per me ancor meno.
Quindi accettai con un si esitante, Ozpin ne fu soddisfatto, mi salutò e si allontanò, non prima di avermi promesso che ci saremmo rivisti prima di quanto pensassi.

Passò una settimana dal nostro incontro.
Appena se ne era andato, venni sottoposto ad un interrogatorio sempre nella stessa stanza, e raccontai tutto, dal mio contraente (o perlomeno dal suo intermediario), all'attacco dei fauni, la fuga e le informazioni rubate.
Speravo che la mia collaborazione potesse aiutare Ozpin nella sua opera di persuasione, ma alla fine, che il mio contributo sia valso qualcosa o meno, sta di fatto che il preside riuscì ad ottenere la mia scarcerazione ed il mio ingresso all'accademia.
La prima cosa che feci appena uscito di prigione fu farmi la doccia, perché?
Vedete, anche se in prigione le celle erano singole o quasi, le docce no, e, sarà perché l'idea di lavarmi con altri uomini non mi aggradava particolarmente, o perché il detenuto della cella di fronte alla mia era solito lanciarmi sguardi troppo sdolcinati per i miei gusti, arrivai alla conclusione che era il caso di evitare le docce per il maggior tempo possibile.
Per fortuna Ozpin non ci mise troppo.
Così, dopo essere uscito di carcere, essermi dato una lavata, ed essere riuscito ad utilizzare il water senza sentirmi osservato, diventai uno studente della famosa accademia di cacciatori.
E come mi venne anticipato dal buon preside, mi sarei dovuto fare un culo così.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > RWBY / Vai alla pagina dell'autore: Manu_00