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Autore: A_Typing_Heart    07/07/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Dato che non aveva rivelato a nessuno il motivo di tanta urgenza nel convocare i guardiani, quella sera fu con grande apprensione che entrarono nello studio del Decimo Vongola, lo stesso che quasi un anno prima era stato devastato dall'arrivo di un vendicatore dai capelli rossi e le braccia di acciaio nero. Il primo a varcare la soglia fu Hibari, che fedele alla sua parola aveva risposto alla chiamata. I suoi occhi grigi indagarono la stanza, nella quale attendevano solo il boss e il suo compagno Enma.
-Ci siete tutti?-
Dopo Hibari entrarono Yamamoto, Gokudera, Lambo. Mentre una titubante Haru seguiva il più giovane tenendogli le mani sulle spalle, Tsunayoshi fissò gli occhi castani su Kyoko che accompagnava il fratello Ryohei, poi su Nagi il cui abbigliamento era più dark del solito, e infine su Mukuro, che pareva l'unico a essere più infastidito che nervoso. Forse era stato strappato via a un appuntamento con Giulia.
-Prima di cominciare, voglio tutti gli anelli e tutte le armi sul tavolo.-
Tsunayoshi indicò il tavolo da lettura su un lato della stanza. La richiesta rinnovò il nervosismo generale, e l'aria sembrava elettrica. Gokudera era decisamente confuso, e fu Yamamoto il primo, senza una parola, a posare anello, box e spada sul tavolo. Dopo di lui andarono tutti al tavolo, e il Decimo fu sorpreso di notare che Hibari estrasse l'anello dalla tasca e che non disponeva di alcuna arma. I guardiani fecero in tempo a disarmarsi tutti prima che Gokudera rimuovesse tutti gli anelli del sistema C.A.I. e tutte le box, solo Mukuro si avvicinò per ultimo. Posò l'anello su un libro che era lì abbandonato e sorrise.
-Vuoi che tolga anche l'occhio? Potrebbe essere sgradevole.-
-L'occhio puoi tenerlo, Mukuro.- acconsentì il boss senza traccia di divertimento. -In fila, per favore.-
Quel comando mai usato prima seminò una certa perplessità, e seguì un momento di caos per formare una fila ordinata. Kyoko rimase accanto al fratello stringendogli il braccio, ma Haru si posizionò in fondo alla fila, accanto a Hibari che osservava incuriosito il suo capo, a braccia incrociate.
-Vuoi che tolga anch'io...?- iniziò Enma a mezza voce.
-No, Enma... non è necessario... tu non c'entri con questa storia.- disse Tsunayoshi, scrutando le persone che aveva davanti per non perdere una singola microespressione. -All'epoca tu eri solo un ragazzino che viveva felice con la sua famiglia... non sapevi nulla di una bomba che esplodeva in un soggiorno, a migliaia di chilometri da casa tua... ma qualcuno qui sapeva.-
Il ventaglio di espressioni che colse fu discretamente ampio. Qualcuno, come Haru e Kyoko, sembrarono spaventate. Ryohei lo fissò con tesa concentrazione, l'espressione facciale di Yamamoto si indurì appena. Lambo divenne molto pallido e Gokudera si accigliò. Mukuro, dal quale si aspettava una reazione più evidente, si limitò a inclinare appena il capo.
-Questa mattina ho parlato con un tale... qualcuno di voi forse lo ricorda, ma molti non sanno chi fosse... il signor Alfieri era un corriere, un postino di fiducia della mafia. Per lavoro recapitava pacchi illegali, pericolosi o riservati da aziende o famiglie verso altri membri delle cosche. Tra le altre, anche ai Vongola.-
-Quel... signore che è venuto oggi?- domandò Haru, incerta.
-Sì, era Alfieri... che ha smesso di lavorare per la mafia pochi giorni prima del mio compleanno... il suo prezioso primogenito era malato, e una volta raggiunta la cifra necessaria si è ritirato dagli affari per portarlo in America e curarlo. Essendo ormai al di fuori delle cosche, non ha avuto notizia di ciò che mi era successo, non finchè non è tornato in Italia per ricominciare a lavorare.-
-E questo encomiabile padre di famiglia cosa c'entra con tutto questo, Sawada?- domandò Hibari, che pareva curioso e divertito, come se giocasse una cena con delitto, una delle sue attrazioni preferite.
-Ha saputo dell'attentato, e gli hanno riferito che dalle analisi era stato identificato un Ibisco.-
Le ragazze non sembrarono associare quella parola ad altro che a un bel fiore tropicale, ma le sopracciglia di Gokudera si incurvarono di più. Mukuro era così immobile da sembrare finto; un manichino, una statua di cera. Forse aveva capito dove Tsunayoshi voleva arrivare.
Si sforzò di sorridergli e allungò le mani.
-Mukuro... vieni qui, per favore.-
Dopo un attimo di stupore, il guardiano della nebbia si decise a muovere qualche passo e raggiunse il boss, che gli afferrò le spalle e lo guardò negli occhi. Dopo tutto quel tempo, dopo aver tanto rimuginato sull'attentato... non si era mai immaginato che potesse arrivare quel giorno, o che sarebbe stato così difficile.
-Mio caro amico... ti sono sempre stato enormemente riconoscente per la tua prontezza... per la tua determinazione a salvarmi la vita... ti avevo anche promesso che avrei fatto l'impossibile per scoprire chi ci aveva fatto questo... purtroppo senza arrivare a nulla, come tu ben sai.-
-Tsunayoshi, cosa stai cercando di dirmi?-
-Oggi è il giorno in cui mantengo quella promessa. Oggi ti dirò chi ci ha reso quello che siamo.-
Mukuro lo guardò a occhi spalancati, e dalle sue labbra non uscì alcun suono seppure si fossero mosse per parlare. Tsunayoshi lasciò la presa su di lui e dalla scrivania prese un altro regalo che, come l'orologio rotto, era più simbolico che utile a lui. La pistola gli era stata donata da Vongola Nono, che l'aveva fatta intarsiare per il suo figlio maggiore tragicamente scomparso. Si sentì strano a puntarla contro la fila delle persone che credeva essere le sue più intime, più amate, più fidate.
-Tsuna!- strillò Haru, con una vocetta acuta.
-Tsuna... Tsuna, mettila giù, quella non è necessaria.- disse Yamamoto calmo.
-Lo è. Oggi lo è.-
Tsunayoshi infilò la mano libera nella tasca della giacca ed estrasse la nota di consegna, offrendola a Mukuro. Lui la prese, senza capire.
-Puoi gentilmente dire agli altri che cos'è, omettendo di leggere la firma?-
Mukuro aprì il foglietto e i suoi occhi eterocromici scorsero rapidamente il contenuto, ivi compresa la firma. A quel punto il guardiano della nebbia chiuse gli occhi come fosse stato colto da una fitta dolorosa e sospirò profondamente. Con l'aria sconfitta di chi legge un'ovvia risposta a un problema di logica mai risolto, abbassò la mano e guardò Enma, invece che gli altri guardiani.
-È un documento di consegna, di quelli che vengono affidati ai vettori che trasportano qualcosa da un mittente a un destinatario... i corrieri privati della mafia devono conoscere la natura del contenuto, per essere sicuri di evitare accuratamente le dogane, di maneggiare il pacco con le dovute precauzioni... per evitare, per esempio, che un ordigno esploda durante il viaggio.- spiegò piuttosto esaurientemente il guardiano. -Il mittente è la Raun, una fabbrica di esplosivi per l'edilizia che vende anche al dettaglio e aprivati sottobanco... il contenuto è descritto come componenti di fabbricazione per una bomba Ibisco, e la destinazione è la villa giapponese dei Vongola.-
-Vuol dire che qualcuno si è fatto consegnare a casa un kit per costruirla?- domandò Hibari. -Piuttosto strano.-
-Non è strano.- lo contraddisse ferocemente Tsunayoshi. -I Bovino spedivano spesso armi a Lambo, finchè mia madre non gli ha chiesto di non mandargliene più. Il colpevole avrà pensato che quel pacco sarebbe passato per l'ennesimo giocattolo pericoloso di Lambo.-
-Ah, così ha più senso.- confermò lui.
-Ora... so che sono passati un po' di anni, famiglia Vongola... ma data l'eccezionalità degli avvenimenti forse qualcuno ricorda di aver firmato per ritirare questa consegna, e gli chiedo di farsi avanti di sua sponte... perchè se il responsabile lo facesse dimostrerebbe di essere diventato meno vigliacco di quanto lo era allora a farmi uccidere da una bomba.-
Tutte le ragazze, compresa Nagi, parvero spaventate e disorientate. Kyoko guardò con paura il fratello prima di scorrere lo sguardo sulla fila. Nagi lanciò un'occhiata a Yamamoto accanto a lei, poi tentò di incrociare lo sguardo di Mukuro, ma lui continuava a fissare le cime delle betulle dalla finestra.
-Voglio essere molto chiaro... se il colpevole non si fa avanti da solo, non sarà l'unico a essere giustiziato stasera.-
-Ohi, non scherziamo, io ho un figlio!- protestò Hibari. -Non voglio crepare perchè qualcun altro ha messo una bomba in un barattolo!-
Tsunayoshi si stava chiedendo se rassicurare almeno lui o se sarebbe parso a tutti un momento fatale di debolezza, ma non ce ne fu bisogno. La persona che aveva firmato la nota di consegna fece due passi avanti e si piazzò davanti alla canna della pistola. Il Decimo si sentì bruciare gli occhi e si morse il labbro per cercare di trattenere quell'emotività.
-Hayato... perchè?-
Il guardiano della tempesta fissò gli occhi verdi nei suoi e Tsunayoshi fu devastato dall'assenza del benché minimo segno di pentimento. Non sembrava dispiaciuto, non era spaventato. Non tremava, lo guardava con un'intensità che metteva soggezione. Almeno finchè non fu colpito da un pugno tanto forte che lo fece barcollare tanto da faticare a tenersi in piedi. Mukuro lo raggiunse e lo strattonò tanto ferocemente da strappare diversi bottoni della sua camicia.
-Il Decimo Vongola ti ha fatto una domanda!- gli disse con veemenza. -Ti conviene rispondergli, perchè io non sono disarmato!-
La sua pupilla rossa mandò un bagliore sinistro, ma Gokudera non sembrò intimidito. Si raddrizzò quanto glielo permettesse la presa di Mukuro sugli abiti e fissò ancora una volta gli occhi del suo boss.
-Non era previsto che restassi coinvolto... non eri mai in quella casa, non credevo ci saresti andato per il compleanno del Decimo.-
Mukuro forse si aspettava una disperata smentita, una patetica scusa, o forse un ostinato silenzio finale. Sicuramente non quelle parole, e in cuor suo Tsunayoshi stesso sperava che applicasse il suo considerevole intelletto nello spiegargli come la sua firma fosse su quel foglio. Si sforzò molto per tenere la pistola ferma.
-Sei... pazzo? Se non fossi stato lì sarebbe morto...-
-L'obiettivo era quello.- ribattè Gokudera. -Purtroppo ho avuto paura. La madre del Decimo era in casa per la maggior parte della giornata, ho avuto paura che potesse restare coinvolta, e ho diminuito la potenza... avrei dovuto mettere qualche grammo in più.-
Mukuro lasciò la presa sulla camicia, guardandosi le mani come non fossero le sue, totalmente stravolto. Anche Tsunayoshi lo era, era devastato da quelle conferme. Aveva sempre creduto che Gokudera fosse il più fedele, non aveva mai contraddetto un suo ordine, era sempre così protettivo, così disponibile. Mosse qualche passo e gli premette la canna sulla tempia, ma anche questo non sembrò turbarlo.
-Voglio che tu mi dica il perchè.- gli intimò enfatizzando ogni sillaba. -Questo me lo devi.-
-Io ho già ripagato con un servizio fedele. Non devo spiegazioni.-
-Me le devi eccome! Perchè dopo questo io non potrò mai, mai più fidarmi di nessuno al mondo!-
Il solo segno di vergogna che riuscì a captare nel suo ormai ex braccio destro passò negli occhi verdi in quel mentre.
-Volevo la tua donna. Tutto qui. Ho pensato che lei ti amava e che se fossi diventato l'uomo più potente del mondo lei non avrebbe mai potuto accorgersi di me.-
Haru, che stava già piangendo a singhiozzo, si coprì la bocca prima di accasciarsi in ginocchio sul tappeto come un sacco svuotato. Gokudera voltò la testa per guardarla e accennò un sorriso.
-Mi dispiace, Haru.-
-Gokudera!- esclamò Lambo, che sembrava essere appena uscito a fatica da una trance. -Non farlo!-
-Sta' zitta, stupida mucca.- gli intimò lui, e guardò Tsunayoshi. -Spara, Decimo. Hai esitato fin troppo a lungo.-
-No! Tsuna, non farlo!-
-Boss!-
Il coro di proteste al suo indirizzo lo stordiva, lo confondeva. La mano riprese a tremare, mentre quegli occhi verdi erano fermi persino di fronte all'esecuzione. Forse non credeva che l'avrebbe fatto?
-NO!-
Tsunayoshi riuscì solo in virtù di riflessi velocissimi a evitare di premere il grilletto fino in fondo quando vide Lambo buttarsi in avanti e spingere Gokudera con tanta forza da abbatterlo sul tappeto. Si era fermato, pur sapendo di trovarsi davanti all'arma, con gli occhi stretti di un bambino che aspetta una sberla. Il Decimo, con la mano che ancora tremava e il fiato di corto di chi aveva salito qualche rampa di scale di corsa, abbassò l'arma e lo guardò fisso.
-Lambo... che cosa significa?-
-Tsuna, sono stato io!- esclamò Lambo, aprendo un paio di occhi verdi pieni di paura. -Quel pacco era per me! La mamma aveva detto al mio boss di non spedirmi più oggetti pericolosi, così li ordinati da solo senza dare il mio nome! Il pacco era mio, è stato un caso che ci fosse Gokudera a ritirarlo!-
Tsunayoshi, confuso più che mai, passò da lui a Gokudera più volte. Ora il guardiano della tempesta sembrava davvero afflitto.
-Dovevi chiudere quella bocca, stupida mucca... ancora per qualche minuto... e poi non sarebbe più importato nulla...-
-Hayato, che cosa...?-
-Tsuna, io non volevo ucciderti! Io volevo solo... sai com'ero stupido, a giocare con gli esplosivi! Volevo costruire una bomba vera e l'ho comprata con i soldi che erano spariti alla mamma, te lo ricordi che aveva detto di aver perso il borsellino? L'ho preso io!- proseguì Lambo, afferrandogli le braccia e parlando precipitosamente. -Gokudera ha ritirato il pacco e io l'ho preso, ho costruito la bomba mettendola in un barattolo, ma la mamma controllava la mia stanza, e allora l'ho appoggiato vicino alla mucchia di regali per non fargliela notare... volevo prendere uno zaino e portarla fuori, ma lei mi ha detto che la camera doveva essere in ordine, e...-
Tsunayoshi aveva smesso di sentirsi le gambe e a malapena sentiva il resto del corpo. Si lasciò scivolare sulle ginocchia e la mano lasciò la presa sulla pistola. Lambo era in lacrime, ma non lasciò la presa sulle spalle e si inginocchiò anche lui, per non interrompere un contatto visivo che tradiva la sua paura ma confermava anche la sua autentica afflizione.
-La camera... la mamma ha detto che se la sistemavo poi potevo uscire... io sono corso di sopra, una volta finito avrei messo il barattolo nello zaino e sarei andato al solito magazzino vuoto per vedere se scoppiava... ma tu... tu sei ritornato a casa, e...-
-Sei stato tu.-
Lambo si morse il labbro e annuì con vigore e i suoi capelli ricci si spostarono coprendogli gli occhi pieni di lacrime. Non riuscì a dire nient'altro e appoggiò la testa sul petto di Tsunayoshi, piangendo e articolando fonemi che forse volevano essere delle scuse. La testa del Decimo galleggiava fuori dal mondo, come se non fosse affatto collegata al suo corpo mortale. Non era stato un attentato. Lambo aveva disobbedito alla mamma giocando di nuovo con gli esplosivi, e per nasconderla l'aveva messa in un barattolo che era rimasto vicino ai regali. E Gokudera non voleva ucciderlo, non voleva la sua donna, stava soltanto cercando di pagare il prezzo al posto del guardiano più giovane. All'epoca Lambo aveva solo sette anni.
Dovette ripeterselo nella mente per più volte. Nessuno lo voleva uccidere. Nessuno dei suoi amici, nessuno dei suoi guardiani lo aveva tradito. Prima di rendersene conto si ritrovò a stringere forte il suo guardiano del fulmine, affondando le dita tra i capelli che a distanza di tanti anni gli sembravano ancora profumare di caramelle. Rinunciò definitivamente alla sua guerra contro le lacrime e le lasciò uscire.
Il silenzio dello studio, dopo la paura e le proteste di tutti, era surreale.
-Gokudera...-
Il guardiano della tempesta era ancora seduto sul tappeto e girò appena la testa per guardare il suo boss. Quando lo guardò potè vedere finalmente la contrizione che aspettava dall'inizio.
-Gli hai detto di non parlare... tu... lo sapevi?-
Gokudera guardò da Tsunayoshi a Mukuro, poi annuì.
-Lo sapevo.-
-Come... quando lo hai saputo?-
-Praticamente subito... la stupida mucca ha tenuto la bocca chiusa per paura, ma dopo qualche giorno è venuto a dirmelo, perchè io comunque sapevo che la bomba era arrivata per posta... mi raccontò che aveva nascosto la bomba nel barattolo pensando di portarselo via dicendo che erano biscotti, che Nana l'ha mandato di sopra a riordinare, che sei tornato prima che portasse via il barattolo... ma la notte prima, in Italia, i Kozato e i parenti dei Simon erano stati sterminati perchè qualcuno pensava avessero cospirato contro i Vongola, e gli ho detto di tenere la bocca chiusa e di non dirlo a nessun altro.-
Enma, dal suo posto accanto alla scrivania, trattenne vistosamente il fiato.
-Sì... si dice che i Kozato furono sterminati perchè altre famiglie li avevano ritenuti responsabili solo perchè non erano più in auge e bramavano un colpo di stato della mafia, e senza una singola prova che avessero queste mire... se avessero saputo che i Bovino inviavano armi a Lambo e che la bomba che aveva quasi ucciso il Decimo era stata costruita da lui, avrebbero sterminato anche la sua famiglia... nessuno avrebbe creduto a un incidente...-
Gokudera guardò Tsunayoshi e si sporse verso di lui.
-Decimo, ti prego... non fare nulla a Lambo... era soltanto un bambino... se vuoi punire qualcuno punisci me, perchè non ho mai ritenuto di dirti la verità e di sollevarti da questo tormento.-
Tsunayoshi tese un sorriso accennato e ancora una volta accarezzò i capelli di Lambo.
-Non punirò Lambo... come dici tu, era soltanto un bambino... non voleva fare alcun male...-
-Decimo... se lo preferisci, io posso farlo da solo.-
Un gemito di paura salì come uno squittio da Haru, che ancora piangeva e che Kyoko e Nagi stavano cercando di consolare. Tsunayoshi era orripilato al pensiero, ma anche profondamente colpito dall'animo fedele di Hayato, disposto a togliersi la vita con le sue stesse mani pur di evitarlo al suo boss dal cuore fin troppo fragile per il suo ruolo. Capace di rinunciare a una vita lunga con la sua compagna per assumersi la responsabilità delle sue scelte. Un intelletto moderno con un'anima antica, con la devozione di un samurai. Scosse la testa.
-Volevo la testa di un traditore... stasera qui non ce ne sono...-
Gokudera non parve sollevato da quelle parole, e capì per quale motivo: prese a fissare Mukuro, come a volergli chiedere se lui, invece, volesse una testa da appendere alla parete. Mukuro gli ricambiò uno sguardo disgustato.
-Stavi per farti sparare per proteggere un ragazzino? Questo è vomitevole, lo sai?-
Hayato, che non sapeva come interpretare quel commento, restò zitto. Hibari invece fu l'unico a decidere che l'atmosfera era stemperata abbastanza da rompere le fila e avvicinarsi, e lo fece con un enigmatico sorriso.
-Ne riparleremo quando avrai un figlio anche tu, Mukuro... mi hanno detto che ti sei messo sulla buona strada per quello.-
-Non scherziamo.-
-Prima o poi ti capiterà... per sbaglio, sicuramente, ma poi avrai un figlio.-
Hibari si chinò accanto a Tsunayoshi e raccolse la pistola intarsiata. La controllò e il suo sorriso si allargò.
-Oh, siete messi proprio bene... avete un boss che nemmeno toglie le sicure alle pistole prima di minacciare qualcuno...-
-Perchè, tu che boss pensi di avere?- commentò Ryohei.
-Io sono boss di me stesso.-
Mentre Hibari e Ryohei iniziavano un ridicolo battibecco, Tsunayoshi non riusciva a capacitarsi. Era sicurissimo di aver pulito e caricato la pistola con molta cura, convinto di ciò che sarebbe accaduto quella sera. Era certo di non aver inserito la sicura, certo di aver rischiato di sparare a Lambo quando si era intromesso. Ancora stordito, aspettò che Haru sopraggiungesse a recuperare Lambo ancora in lacrime, e che Enma venisse in suo aiuto per aiutarlo ad alzarsi.
-Tsuna... come ti senti...?-
-Io... io non...-
-Senti, io sono venuto perchè di solito quando mi convochi trovo una cena.- disse Hibari, abbastanza forte da sovrastare le voci degli altri. -Visto che non è morto nessuno e non dobbiamo rispettare le esequie di qualcuno, possiamo almeno bere?-
Le sue parole confusero più o meno tutti quanto confusero il boss, ma Yamamoto fu il primo a riprendersi. Scoppiò a ridere e disse di avere fame dopo tutta quella situazione tesa. A seguire quell'idea fu poi Kyoko, che si offrì di preparare del tè al ciliegio mentre aspettavano la cena. Contagiati da quella brusca virata di ottimismo e in qualche caso leggermente spintonati, come accadde a Mukuro, la famiglia Vongola lasciò lo studio, lasciando il confuso boss a fissare una pistola carica e il guardiano della nuvola appoggiato al bordo della scrivania.
-Hibari... questa pistola è carica... e non c'era la sicura.-
-Lo so che non c'era.- disse lui. -L'ho messa io raccogliendola.-
-Ma perchè...?-
-Tutti sanno che sei un uomo pieno di pietà... di comprensione... che non uccide se non è costretto a farlo... so che eri fuori di te per il tradimento che credevi di aver scoperto, ma la Decima Generazione non merita che queste certezze siano messe in discussione.-
-Non capisco...-
Gli occhi grigi di Hibari lo guardarono con una dolcezza che non aveva mai visto in quell'uomo.
-Quelle ragazze... o Lambo... il tuo compagno, o Mukuro... loro credono che il Sawada che conoscono non avrebbe mai ucciso uno della famiglia... ricordarti come l'uomo che ha quasi sparato a Gokudera avrebbe minato le loro certezze per sempre... ma sapere che maneggiavi una pistola con la sicura, beh...- esitò Hibari, ridendo. -Potrà farti sembrare forse un po' teatrale, forse un po' un idiota, agli occhi di qualcuno... ma loro potranno essere sicuri che sei quell'uomo che non avrebbe ucciso Gokudera nemmeno se Lambo non avesse vuotato il sacco.-
-Tu sai... che intendevo farlo.-
-So che ne avevi intenzione... ma se mi chiedessi se credevo di vedere il cadavere di Gokudera sul pavimento... no, Sawada... nemmeno ai miei occhi sei quel tipo di uomo.-
Hibari gli sfiorò il braccio prima di seguire tutti gli altri fuori dalla stanza. Tsunayoshi restò solo. Per nessuno dei suoi uomini era un assassino. Nessuno lo riteneva capace di un uccidere un traditore, non se era una delle persone più amate. Per questo Haru aveva pianto ma non aveva cercato di intervenire? Per questo nessuno aveva cercato di disarmarlo? Mukuro era stato al suo fianco, era nella posizione migliore per fermarlo, dato che non era mai davvero disarmato... non l'aveva interrotto perchè credeva che non avrebbe sparato?
Afferrò la pistola, tolse la sicura e uscì sul terrazzo. Era aprile, ma l'aria della sera era fredda sulla pelle. Alzò l'arma verso il cielo screziato di blande nuvole e premette il grilletto, ma l'arma rimandò soltanto un clic a vuoto. Aveva affidato una possibilità di grazia al suo guardiano della tempesta, e anche se Lambo non avesse parlato Gokudera non sarebbe stato ucciso. 
-Tsuna? Sei qui?-
-Eccomi, Enma.-
Tsunayoshi abbandonò l'arma sulla balaustra e rientrò. Hibari lo aveva aiutato a salvaguardare l'immagine idealizzata che gli altri avevano di lui, e gliene era grato. Non serviva che qualcun altro sapesse che il boss puliva quell'arma così di rado che era molto improbabile che fosse in grado di ferire qualcuno a meno di non lanciargliela contro.
   
 
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