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Autore: Neko    08/07/2018    2 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

 

Quella notte fu interminabile per Emma.

Il sonno era tanto e gli occhi imploravano le palpebre di chiudersi per un tempo abbastanza lungo da permettere loro di riposare. La salvatrice però non era della stessa idea del suo organo visivo e fece di tutto pur di non cadere addormentata. Erano sdraiati lì, sul letto della loro bambina, dove Killian aveva ceduto alla stanchezza infine, nonostante il suo tentativo di rimanere a fare compagnia alla sua amata, perché sapeva che lei non lo avrebbe seguito nel mondo dei sogni.

Il suo poco riposo lo preoccupava, ma allo stesso tempo non poteva darle torto, se ogni volta che chiudeva gli occhi finiva in quel luogo.   Una volta gli era bastato per spaventarlo parecchio. Poche volte nella sua vita era stato colto da quell’angoscia e tutte le volte avevano a che fare con la salute di Emma e del frutto del loro amore. Erano loro il suo punto debole e chiunque lo conoscesse, lo poteva dire con certezza. Potevano catturarlo, torturarlo e picchiarlo per giorni, ma niente sarebbe stato altrettanto doloroso come perdere Emma e Alice, la sua famiglia, il suo riscatto per una vita passata a compiere atti malvagi verso le persone ogni volta che gli girava male e una di queste volte proprio sul nonno della sua amata.

Ma Emma lo aveva perdonato e così anche i suoi genitori, David soprattutto e lui non poteva che essere grato per questa chance che gli avevano dato sia loro che il destino.

Si girò in quel piccolo letto, che non riusciva a coglierlo tutto per la sua statura e allungò il braccio per abbracciare Emma.

Aprì gli occhi quando si accorse che la donna non era lì con lui. Sospirò e si  mise a sedere. Allungò la mano verso la lampada sul comodino accanto al letto e accendendola, chiamò il nome di Emma.

Vide che non era più nella stanza e decide di alzarsi per controllare che stesse bene.

Guardò nella loro stanza, in bagno e nella camera che una volta era di Henry, la quale speravano che un giorno sarebbe appartenuta a un nuovo membro della famiglia.

Niente.

Emma non si trovava nemmeno lì.

Scese le scale e guardò in cucina e in soggiorno, ma della salvatrice nemmeno l’ombra.

Cominciò a preoccuparsi fin quando un rumore non provenne dal piano di sopra. Era molto attutito, cosa che gli fece comprendere che Emma poteva trovarsi in soffitta.

Avrebbe dovuto pensarci subito. Non era un luogo della casa che frequentavano spesso, ma quando era nervosa, la sua amata non riusciva a stare con le mani in mano e cercava sempre qualcosa da fare e in genere, se la casa era già in ordine, Emma ripiegava per il ripulire la soffitta, dove il disordine non cessava mai di esistere e le ragnatele si moltiplicavano a batter d’occhio.

Aprì la porta della stanza e non potè fare a meno di sorridere alla scena che gli si presentò.

Emma era su uno sgabello che si guardava in giro piuttosto spaventata. Solo una cosa poteva spaventare la donna in quel modo.

“Dov’è il nemico questa volta?” chiese Killian prendendola in giro e capendo da chi Alice avesse preso la sua paura.

“è qui in giro nascosto da qualche parte ed è anche bello grande!” disse Emma cercando in ogni luogo dove la sua vista poteva arrivare.

“Non capirò mai come tu, con i poteri che hai, possa farti intimorire da un ragnetto!” disse Killian scuotendo la testa.

“Prova tu a farti quasi divorare da un ragno gigante, poi vediamo se quei ragnetti ti staranno ancora tanto simpatici e  per sottolineare il mio punto, questo ragno è quasi grosso come quello che Gideon ha tirato fuori da quel libro!” disse Emma.

Killian rise “Dalla descrizione che mi hai fatto  quel ragno dovrebbe essere grande quanto quello che si vede in…sai quel film dove c’è il ragazzino magico con la cicatrice!”

“Harry potter!” disse Emma, sorprendendosi di come Killian non avesse ancora imparato il titolo di quel film dato tutte le volte che Alice lo aveva voluto vedere…tutti e sette i film.

“Si, quello e dubito che un ragno di tali dimensione potrebbe entrare qui dentro!” preciso Killian.

“è solo un po’ più piccolo!” disse Emma sbuffando e osservando Killian che si era piegato per prendere qualcosa tra due scatoloni.

“Mi sembra decisamente molto più piccolo!” disse l’uomo tirando un ragno bello grosso, che ora gli stava tranquillamente sulla mano “Ha più paura lui di te, di quanto tu ne abbia di lui!”

“Smettila con le frasi fatte e portalo fuori da qui!” disse Emma seccata, per poi scendere dallo sgabello, mantenendo sempre una certa distanza dal marito e dal suo nuovo amichetto.

Mentre Killian si sbarazzava  dell’ospite indesiderato, Emma andò al tavolo della cucina e ci poggiò sopra una scatola.

Cominciò a tirare fuori diversi libri, tre in totale, di cui solo  un terzo della pagine era stato utilizzato.

Aprì il primo e sorrise sfogliandolo. Era l’album di fotografie di Henry. Lo sfogliò lentamente e si soffermò su alcune foto che non erano state scattate da lei, ma da Regina, che facendone dei doppioni, le aveva regalato. Era Henry nelle sue varie fasi di crescita, quelle fasi che si era persa. Sospirò mentre lo sfogliava. Le mancava il ragazzo, ma sapeva che ormai era giunto per lui il momento di trovare la sua strada. Sapeva che stava bene perché si mantenevano in contatto e sapeva che la sua ricerca di avventura nella foresta incantata andava alla grande. Ora che ci pensava però quella settimana il suo messaggio era in ritardo. Qualche volta capitava che tardasse un po’, ma nella sua testa cominciò a passarle l’idea che qualcosa potesse essergli successo, dopo tutto quello che preannunciavano i suoi incubi. L’unica cosa positiva era che non gli era mai successo di vederlo negli inferi. Si aggrappò alla speranza che quello fosse un buon segno.

Killian nel frattempo, si era seduto accanto a lei e anch’egli ammirava le fotografie. Di tanto in tanto osservava il volto di Emma. Sembrava quasi inespressivo, ma l’uomo poteva vedere come il suo cervello era al lavoro.

“Cosa sta passando per la tua testolina love?” chiese l’uomo.

Emma sospirò e aggiunse “Sto pensando a tutta sta faccenda. E se non ce la facessi a risolvere questo casino? Avrò anche dato inizio allo squilibrio tra le forze che equilibrano il mondo o le varie realtà o qualsiasi cosa sono andata a intaccare, ma cosa ne posso io contro qualcosa come l’inferno? Salvatrice o meno, sono solo una persona. Avrò anche grandi poteri, ma sembra che riesca ad usarli solo per complicare le cose in modo irreparabile!”

“Sono sicuro che si sistemerà tutto. Ce la farai e come al solito non sarai sola!” disse Killian provando ad accarezzarle la guancia, ma lei si alzò dalla sedia nervosamente e si abbracciò. Cominciò a fare avanti e indietro per il salotto e dopo un po’ chiese “Come puoi esserne così sicuro? Hai visto anche tu contro cosa abbiamo a che fare e…” cominciò Emma, venendo fermato dal pirata.

“Lo posso dire con certezza perché ho speranza. Speranza e fiducia in te, nel nostro amore e nei nostri legami affettivi che abbiamo instaurato in questi anni!”

Emma lo guardò negli occhi senza parlare.

“Anche l’ultimo nemico ci sembrava impossibile da fermare, ma alla fine si è risolto tutto!”  aggiunse Killian.

“Solo perché quell’entità di luce è intervenuta. Io non sarei stata in grado di sconfiggere l’oscurità e nemmeno adesso ho le capacità di affrontare quei demoni o chiunque dovrei affrontare per risolvere sta situazione. Ho affrontato delle arpie, che da quanto scritto sui libri  sono solo delle guardiane degli inferi e mi hanno quasi uccisa. Ma affrontare mostri come quello che  ti ha divorato come…come è possibile sconfiggere una cosa del genere?”

“Sono sicuro che…” cominciò Killian.

“No, non finire la frase. Lo so che lo dici perché vuoi darmi fiducia e ti faccio ragionare su di una cosa. Chiunque si trovi agli inferi è già morto…come si può sconfiggere qualcuno che non può morire?”

“Non puoi!” disse una voce dietro le spalle di Emma, che la fece voltare di scatto.

 

Killian non ebbe il tempo di trovare una risposta che vide la sua amata crollare per terra dal nulla, senza che ci fossero stati segni di un’improvvisa perdita di sensi.

La raggiunse immediatamente, per svegliarla e controllare che non avesse battuto la testa, in quanto non aveva avuto i riflessi pronti per afferrarla prima che cadesse. Ringraziò il fatto che avesse schivato il tavolino di vetro, che si trovava davanti al divano.

La chiamò ripetutamente e più volte e provò a rianimala con i sali e alzandogli le gambe, come aveva imparato a fare grazie a Emma, durante una perlustrazione per le città di Storybrooke, dove dovettero soccorrere un uomo che ebbe un improvviso calo di pressione.

Killian sperò vivamente che quel metodo funzionasse, ma vedendo i scarsi risultati, chiamò aiuto.

 

Emma si trovava di nuovo in un ambiente poco piacevole, ma poteva dirlo con certezza, non si trovava a Storybroke. Sebbene il posto non fosse per niente come se lo ricordava, cioè ricco di vegetazione e di magia che sempre era appartenuta a quella terra, una cosa aveva in comune con quello che ricordava, quel posto le metteva i brividi proprio come la prima volta che ci mise piedi. Nonostante i racconti, la sua permanenza era stata tutt’altro che piacevole, una continua lotta per la sopravvivenza, non solo per lei, ma per i suoi famigliari e soprattutto per Henry. Lo aveva quasi perso un quel luogo, un luogo dove la sensazione di essere solamente un orfana tornava a galla.

L’atmosfera era sempre rossastra col cielo che più lo guardava, più sembrava sangue.  Con nuvole nere come la pece che si muovevano a una velocità poco normale.

Emma, stranita, osservò meglio e comprese. Non erano nuvole, erano ombre o per essere più preciso anime.  Si nascose dietro a un tronco marcio. Per esperienza sapeva che non c’era da scherzare con quegli esseri e mentre li teneva d’occhio, cercava di capire come fosse arrivata lì. Stava parlando con Killian fino a un secondo prima, quindi non stava dormendo e una visione non poteva essere. Seguendo la logica delle altre visioni, avrebbe dovuto trovarsi nel salotto di casa sua, sebbene non sarebbe stato così accogliente come nella realtà. Un particolare però le tornò in mente solo in quell’attimo.

“Ehi, ragazzo ehm…Lucas vero?!” disse sussurrando, ma non ricevette nessuna risposta e quindi riprovò “Lucas!” disse un po’ più forte e fu in quel momento che l’interpellato sbucò da dietro le sue spalle facendola spaventare “Non parlare a voce alta, se quelli ti sentono non sarà divertente!” disse il ragazzo, prima di farle cenno di seguirla.

Il bimbo sperduto condusse la salvatrice in una grotta difficile da trovare se non si sapeva dove cercare. Si sedettero al suo interno e Emma osservò l’ambiente circostante e notò che non era una semplice grotta.

“Perché mi trovo a Neverland, invece che a Storybrooke? Sono sempre apparsa nella mia città e pensavo che fosse perché realtà e aldilà si stanno sovrapponendo e invece..”

“in genere è così quando si tratta di visione, quando invece sono sogni, finisci nella terra di origine di chi ti chiama, questa volta ti ho cercato io ed essendo questa casa mia, sei comparsa qui!”

“Questa quindi è casa tua?” chiese Emma.

“Si,  come ti ho detto sono un bimbo sperduto!” disse il ragazzo.

“No, non mi riferivo all’isola, ma a questa grotta. Ci sono gli elementi che servono per sopravvivere e mi domando perché non sei rimasto all’accampamento con i ragazzi che non sono voluti venire a Storybrooke con noi!”

“Io non ero presente quando avete fatto quella proposta. Me n’ero già andato quando mi sono ribellato a Peter Pan nel suo continuo cercare il credente, continuando a rapire bambini nella speranza di trovare quello giusto. Io sono uno di loro e quindi…lo odiato per avermi strappato alla mia famiglia, senza lasciarmi la possibilità di andare. Non so quale era il suo criterio, ma solo pochi fortunati potevano tornare indietro. Io ho cercato di ostacolarlo come potevo, ma sono sempre stato da solo contro tutti e infine, i bambini sperduti che gli sono rimasti leali anche dopo la sua sparizione, mi hanno ucciso. E ora, anche senza Peter Pan, l’ombra continua a governare su queste terre e se non è la sua, è quella dell’isola!”

“Dell’isola?” chiese Emma confusa.

“Si, l’isola che non c’è ha una sua vita, non è mai stata una semplice terra in un posto sperduto e disabitata. Inizialmente era una terra buona dove la sua ombra prendeva i bambini per farli giocare durante il sonno, poi l’arrivo di Peter Pan ha trasformato tutto. Il suo egoismo ha cambiato l’isola, che si era sempre nutrita dei sogni e speranza dei bambini e con quel sentimento negativo, questa terra è diventata quella che conosci. Selvaggia e piena di pericoli e continua ad essere abitata da persone che non hanno nel cuore sentimenti positivi. I bambini sperduti sono arrabbiati per la solitudine che provano, gli indiani sono desiderosi di vendetta contro i pirati che stanno sterminando la loro gente e i pirati di per sé non sono persone da un buon cuore!”

“Quindi in poche parole questa isola si nutre dei sentimenti negativi dei suoi abitanti, non potendo più tornare a essere un luogo di speranza  come lo era in principio?” chiese Emma.

Il ragazzo annuì.

“Non che la storia di Neverland non mi interessi, ma cosa ha a che fare tutto questo con me? Non dirmi che anche questo è colpa mia? Quando Peter Pan è arrivato su quest’isola io non ero nata!”.

Lucas scosse la testa “No, non è colpa tua, ti ho solo voluto raccontare la storia di quest’isola perché…perché ci dovrai tornare. Da sola o con i tuoi amici, ma presto i tuoi piedi toccheranno nuovamente queste terre e non attraverso sogni o visioni ed Emma…dovrai stare molto attenta. Quest’isola cambia le persone e non dovrai farlo accadere?” disse Lucas confondendo Emma.

“Cosa vuoi dire? Io non ho alcuna intenzione di tornare qui, perché dovrei fare una cosa…” cominciò la donna, ma il ragazzo lo fermò “Perché è una delle cose che dovrai fare per risolvere il casino che tu stessa hai dato vita, non importa se consapevole o meno!”

“Cosa intendi dire?” domandò Emma perplessa “E sii chiaro!”

“Gli inferi stanno prendendo il sopravvento sul mondo reale perché l’equilibrio è stato intaccato e tu dovrai ripristinare questo equilibrio!”

“e come?”

“Dovrai ripristinare l’ordine tra le terre esistenti e il mondo dell’aldilà con una magia molto potente e avrai bisogno di ogni elemento che caratterizza queste terre per poterlo fare. Hai presente la magia compiuta per riunificare le lame di escalibur? Hai avuto bisogno della scintilla del Dark one per poter compiere una tale impresa e questa volta dovrai impossessarti della scintilla di ogni terra e riunificarle!”

“E queste scintille come  me le procuro?” domandò Emma.

“Le dovrai creare. una volta compreso di cosa hai bisogno, non sarà difficile procurarsi gli ingredienti di per sé, ma…” Lucas cominciò a spiegare, quando una voce che Emma conosceva la distolse dalla conversazione.

“Questa è Roni!” disse infatti la salvatrice, correndo fuori.

Chiamò la bambina ripetutamente senza riuscire però a comprendere dove si trovasse.

“Come è possibile che sia qui? Io ho chiamato te, non lei!” disse Lucas confuso.

“Hai chiamato me o la salvatrice?” chiese Emma preoccupata.

“Ci possiamo mettere in contatto con te in modo permanente solo collegandoci ai tuoi poteri. Se usassimo il tuo nome, sarebbe solo un sogno che potresti dimenticare e sarebbe tutto inutile!” spiegò Lucas.

Emma sospirò cominciando a capire perché anche le bambine facessero quei sogni.

L’urlo di Roni riecheggiò nuovamente nella foresta e Emma seguendo il suono, riuscì a trovarla.

Le ombre la stavano portando via.

 

  
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