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Autore: saitou catcher    11/07/2018    8 recensioni
Fersen riflette. Su sé stesso, su André e sulle battaglie che combattono.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel von Fersen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per molto tempo, Fersen non aveva quasi fatto caso ad André.
Dopotutto, abbiamo tutti un’ombra che segue i nostri passi, visibile soltanto alla luce del sole; e non era forse André un’ombra, André che camminava sempre due passi dietro a Oscar, che non apriva bocca se non parlare a lei, che sorrideva di rado, e spesso guardava alla linea dell’orizzonte, dietro le mura di pensieri che erano soltanto suoi?
Ha sempre avuto l’abitudine di chiudersi a fantasticare, aveva risposto Oscar con un’alzata di spalle, una volta che l’aveva interrogata in proposito, non fateci caso. E Fersen, prendendola in parola, aveva a sua volta scrollato le spalle, e fatto scorrere un ruscello di vino bruciante giù per la gola, e non ci aveva più pensato, fino al momento in cui gli era capitato per caso incrociare lo sguardo di André.
Era stato appena un secondo, durato nemmeno il tempo di una stretta di mano; ma aveva trasformato la spina dorsale di Fersen in una scala irta di ghiaccio e gli aveva seccato il liquore in bocca come una patina rancida e dolciastra. Perché gli occhi di André erano verdi e fissi come le acque delle paludi, e non si fermavano su nessun punto preciso, erano occhi morti e spenti di chi ha rinunciato a qualunque desiderio-fino a quando non si erano spostati su Oscar, e allora le paludi avevano ceduto il posto a una pianura verde inondata dal sole, e una fiamma li aveva fatti avvampare per un secondo, restituendo loro la vita. Poi André aveva distolto di nuovo lo sguardo e il suo viso si era fatto di nuovo lontano e rigido, un sorriso appena accennato a scucirgli le labbra, e Fersen aveva mandato giù un’altra sorsata di liquore, chiedendosi se era quello il modo in cui sorridono gli annegati.
Aveva compreso André, in quel brandello d’istante, più di quanto l’avesse mai fatto prima-o dopo. L’aveva compreso, perché troppe volte aveva scorto quello sguardo, in occhi truccati che gli sorridevano tra le lenzuola sgualcite, incastrati tra guance imbellettate, lo sguardo di chi ogni giorno si cava il cuore dal petto e si disegna sul viso una maschera che nasconda i tracciati delle lacrime. Era lo sguardo di chi ha imparato la più pericolosa delle arti, l’arte del falso; di chi ha imparato a cucirsi un sorriso sulla bocca per impedirsi di piangere, e ha dovuto farlo per sopravvivere.
André mentiva. Mentiva e nascondeva e dissimulava senza mai compiere un solo passo falso, e Fersen si era chiesto da dove traesse la forza per vincere ogni giorno quella silenziosa lotta contro sé stesso, si era chiesto a che scopo mentisse, perché dopo tutto Oscar era lì, era viva, era calda, era vicina, e a dispetto di tutto, Fersen non dubitava che André avrebbe saputo trovare i lacci giusti da sciogliere, per far afflosciare su sé stesso l’involucro del soldato e tirarne fuori la donna. Se lo avesse voluto, Fersen sarebbe riuscito nell’impresa, e lui Oscar quasi non la conosceva; tanto più avrebbe potuto farlo André. Ma invece di allungare le mani e prendere ciò che voleva, André le aveva inchiodate senza pietà per fermarle e aveva continuato a sorridere.
E’ perché pensa che sia la cosa giusta per lei, era giunta, in un secondo momento, la risposta. Perché sa che non può reclamarla, senza imporle una scelta che lei non può prendere, una scelta che li distruggerebbe entrambi, e non è abbastanza forte da allontanarsi da lei e non tornare. Non può recidere il filo che li lega senza strapparsi anche il cuore. Ha scelto di amarla in un modo che distrugge lui soltanto.
Pensando questo, Fersen aveva guardato André, che era l’ombra di Oscar, che sarebbe stato capace di ridere anche piantandosi i rebbi di una forchetta nel palmo della mano*, che aveva gli occhi vuoti e torbidi di chi ha rinunciato a ogni desiderio, e l’aveva ammirato. Se saper fingere è coraggio, aveva pensato; se sapersi dire no ogni giorno e ogni momento e a ogni sorriso è coraggio, se convincersi di aver murato il cuore in una bara quando lo si sente urlare nel petto è coraggio, se amare fino a farsi a pezzi e restare fino a sfinirsi è coraggio, se volere e non prendere è coraggio, se amare ciò che non puoi avere è coraggio- allora André Grandier è l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.
Lui non l’aveva, la forza per combattere quella battaglia. Lui aveva la forza che serve a mordere la vita quando ti passa davanti, a tirare l’idolo giù dal piedistallo e sporcarsi con la doratura**. Aveva la forza che serve a restare quando le occhiate e i bisbigli ti trapassano come coltelli, quando prendi qualcosa sapendo che non dovresti nemmeno volerla, il coraggio necessario a tenere il terreno e difendere ciò che ami, anche quando può sembrare inutile e suicida. Fersen non aveva mai imparato a dissimulare- e André Grandier l’aveva imparato fin troppo bene, e forse meritava pietà per questo.
A quei pensieri, Fersen aveva scosso la testa e si era versato un calice di vino, sorridendo fra sé. Non sarebbero mai stati alleati, lui e André: combattevano su campi troppo diversi, con armi troppo diverse. Ma un giorno, sperava, avrebbero vinto entrambi la loro battaglia.
 
E’ passato praticamente più di un anno, da che ho pubblicato qualcosa su EFP. E’ una sensazione… beh, strana.
Ed è strano anche tornare con una storia su Lady Oscar, che è stato il primo fandom su cui ho scritto qualcosa (anche se a rileggere adesso le mie storie di un tempo, mi fanno molto orrore e pietà). Ho buttato giù questa cosa, perché ho recentemente rivisto alcuni episodi della seria, e discutevo con mia sorella di come quasi nessuno, a parte Alain e forse Bernard, sembri considerare André più che un’estensione di Oscar, e mi sono chiesta: e Fersen? Avrà mai capito cosa passava per la testa di André? Avrà mai dedicato qualche pensiero in proposito?
Questo è anche un mio leggero tentativo di rivalutare il merluzzo svedese, che ho devotamente odiato sin dalla sua prima apparizione, ma che, a ben pensarci, è meno terribile di quanto non sembri a una prima occhiata. Ovviamente nulla di tutto ciò mi appartiene, e io non ci guadagno neanche dieci cent.
Il titolo sembra buttato a caso, me ne rendo conto. Ma si riferisce al fatto che André è si trova costantemente a dover dissimulare quello che prova.
*Riferimento a Le relazioni pericolose
**Riferimento a Madame Bovary
Catcher
  
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