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Autore: WhiteLight Girl    17/07/2018    1 recensioni
Adrien aspetta Marinette per pranzare, ma quando lei non si presenta in orario al loro appuntamento alla pasticceria ci mette un po' a rendersi conto che Ladybug è in televisione. Un nuovo nemico è comparso a Parigi, ma quando Chat Noir raggiunge il posto è solo con un'immensa distesa di ragnatele. Prima di riuscire a trovare Ladybug e gli altri eroi, il ragazzo viene colpito alla nuca e perde i sensi. Si risveglia in ospedale, dove gli viene detto che Marinette è rimasta uccisa nel fuoco incrociato, ma lui si rifiuta di crederci.
***
La ripresa aerea non le rendeva giustizia, ma c’era ben poco da ammirare quando la sua comparsa significava guai seri in città e la presenza di Rena Rouge al suo fianco non faceva altro che avvalorare la tesi.
«A pensarci, forse dovrei telefonarle.» mormorò Adrien. Ad una prima occhiata, Plagg sembrava stupito dal suo repentino cambio di idea, ma Sabine si limitò a fargli l’occhiolino.
«Anzi, forse dovrei andarle incontro, assicurarmi che non si perda.»
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL GIOCO DEL NEMICO

Il nuovo sogno di Marinette, se di sogno si trattava, iniziò con la sensazione di riemergere dalle acque più gelide e profonde dell’oceano. La pressione sul petto si dissipò ed un’enorme, limpida boccata d’aria fresca che le riempì i polmoni. Subito dopo, il bozzolo in cui era imprigionata si allentò e si allargò lasciandola scivolare verso il suolo a faccia in avanti.
Impegnata com’era a riprendere coscienza di sé, Ladybug ci mise alcuni secondi ad accorgersi della donna che aveva davanti. Ora che lei era investita dalla luce fievole che filtrava attraverso le numerose ragnatele, era ancora più pallida di quanto le era sembrata poco prima, con gli occhi ancora più scuri e vuoti e le zampe ben visibili attraverso la gonna leggera. Tutti attorno a lei, Ladybug poteva vedere i suoi amici che si districavano dai filamenti.
«Sono desolata.» disse la donna, ma sorrideva. «Mai avrei immaginato una reazione simile da parte del ragazzo.»
Marinette guardò Chat Noir, pallido ed incespicante mentre la fissava a sua volta con sguardo vacuo. Poi lui scosse il capo. «Non era reale. Non era reale.» disse.
La donna scrollò le spalle. «E invece temo proprio che lei lo fosse, così come lo è tutto questo, adesso.»
Questo sembrò peggiorare le cose, perché Chat Noir iniziò a tremare e crollò in ginocchio. Ladybug girò attorno alla donna ragno e si chinò al fianco del ragazzo, tese un braccio verso di lui, gli sfiorò una spalla e poi lo strinse a sé, lasciando che lui si aggrappasse a lei come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
«Non importa. Qualunque cosa tu abbia visto o fatto non era reale, ok?» gli disse sottovoce.
Rena Rouge e Queen Bee si accovacciarono accanto a loro, solo Carapace rimase a qualche passo di distanza.
«Mi dispiace, perdonami.» continuava a ripetere Chat Noir, scosso dai singhiozzi.
Ladybug gli baciò il capo e gli spinse indietro i capelli con una mano. «Ti perdono, certo che ti perdono.» gli disse.
Era accaduto tutto talmente tanto velocemente che non era riuscita neanche a rendersene conto ed ora il ricordo era come un incubo troppo vivido che, sperava, prima o poi si sarebbe dissolto, liberandola da quel tremore che doveva trattenere al contatto delle mani di Chat Noir sui suoi fianchi. Sarebbe tornato tutto al suo posto e, fino a quando non fosse stato così, si sarebbe sforzata di fingere che lo fosse già.
La donna ragno li guardava ancora, il capo inclinato per studiarli al meglio, mentre restava immobile ad aspettare come se volesse lasciare loro tutto il tempo che gli serviva per riprendersi. Ladybug non poteva apprezzare un’accortezza simile da parte di chi li aveva ridotti così ed era certa che non volessero farlo neanche gli altri.
«Cosa vuoi?» le domandò.
«Qualcosa che non siete ancora disposti a darmi.» rispose lei.
Ladybug strinse i pugni, pronta a lasciare andare Chat Noir per alzarsi ed affrontarla, per dirle che l’aveva stufata, che era il momento di parlare chiaro, ma Rena Rouge la precedette.
«Basta giochetti, basta giri di parole, sarà meglio per te dirci cosa vuoi davvero.»
Probabilmente, nessuno di loro si aspettava che questo bastasse a convincerla.
«Sono colei che la carovana manda per prima nei mondi quando ha una richiesta, per dimostrare agli abitanti di essi che non c’è bisogno di combattere.» rispose lei.
C’era qualcosa nel modo in cui lei girava attorno alla risposta che infastidiva Ladybug – ed a giudicare da come stringeva i pugni, anche Queen Bee –, come se sapesse già che qualunque cosa avrebbe chiesto loro si sarebbero rifiutati di concederla. Probabilmente era così.
Ladybug premette un bacio sulla testa di Chat Noir, che pareva essersi calmato e si alzò, lui fu subito al suo fianco.
«No.» disse il ragazzo. «Qualunque cosa sia è no. Non dopo tutto quello che ci avete fatto.»
La donna rise. «Non avete molta scelta, posso tenervi qui finché non lo accetterete, posso creare migliaia di mondi e non sarete mai in grado di sapere se siete svegli o no. Posso ferirvi ripetutamente ed in mille modi diversi, convincervi di stare per crollare, di essere già a pezzi, di stare per morire o di dovervi uccidere a vicenda per sopravvivere.»
Eccolo, il suo vero volto, pensò Ladybug. Era un ricatto, un semplice metterli nelle condizioni di non poter fare altro che concedere a lei ed alla carovana ciò che volevano, ma lei non aveva paura e le sembrava che non ne avessero neanche gli altri, poteva dar loro la sua forza e prendere in cambio la loro in un ciclo infinito per non arrendersi mai. Insieme avrebbero potuto superare tutto. Strinse lo yo-yo e si preparò all’attacco; la donna ragno non avrebbe accettato pacificamente il loro no, ne era più che certa.
«Potrai creare migliaia di mondi, ma noi riusciremo ad uscirne ogni volta.» le disse.
«Davvero credi che ne siate riusciti ad uscire da soli?» domandò la donna. «Io ho scelto quando svegliarvi, quando permettervi di incontrarvi, quando dovevate essere così deboli da poter essere uccisi.»
Ladybug ebbe un sussulto, gli occhi della donna erano puntati dritti verso di lei. «Normalmente avresti potuto salvarti, non ci hai pensato? Ma la mia illusione ti ha portata a credere che non ne avessi la forza e non ci hai neanche provato davvero.»
Poi fece un cenno verso Chat Noir, che era impallidito ancora. «E tu hai visto cosa sono in grado di fare, cosa posso fare vivere a tutti voi per il resto della vostra vita. Volete davvero rischiare di essere distrutti solo per non essere stati ragionevoli fin dall’inizio?»
Ladybug guardò il ragazzo, gli occhi erano ancora arrossati sotto la frangia arruffata, la schiena china in avanti come se non fosse ancora totalmente in sé. Poche volte l’aveva visto così spossato, così poco presente; era quasi come se avesse lasciato parte di sé nell’illusione o non fossa ancora certo di esserne davvero uscito. Nella linea tesa della mascella, Ladybug leggeva tutta la diffidenza che lui stava provando e la percepiva quasi come se fosse sua.
«Non ci hai ancora detto cosa volete.» disse lui.
«La combattente della coccinella rappresenta la creazione, è la fonte di magia più potente di questo mondo, vogliamo lei.» disse la donna ragno.
Prima ancora che Ladybug si rendesse conto che stava parlando di lei, Chat Noir le sfrecciò accanto talmente velocemente che percepì solo la sua scia scura. La coda del ragazzo sferzò l’aria mentre lui saltava verso la donna ringhiando.
«Mai!» lo sentì urlare.
Sgranò gli occhi, quando lui passò attraverso di lei ed incespicò fino ad urtare contro la parete di fondo. Il cuore iniziò a batterle forte nel petto; ora che la realizzazione aveva fatto presa lo sentiva pulsare fino a dentro le orecchie. Rena Rouge e Carapace furono subito al suo fianco, le armi sguainate per difenderla ed i volti contratti.
«Non prenderai Ladybug.» disse Chat Noir, gli altri rimasero in silenzio. «Dovrai prima passare sul mio cadavere.»
La donna gli sorrise. «Sono certa che lei preferirebbe che non accadesse, quindi saltiamo questa parte e passiamo al momento in cui lei accetta il patto.»
La donna si fece avanti, Ladybug indietreggiò istintivamente, Carapace e Rena Rouge rimasero fermi tra loro per impedirle di raggiungerla, ma lei sembrava quasi aver perso interesse.
«Immagino che i giochi non siano ancora durati abbastanza, allora.» disse. Svanì nel nulla, lasciandoli soli all’improvviso, a cercare di capire come uscirne illesi.
   
 
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