Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    21/07/2018    1 recensioni
Dal capitolo I:
[...]Sta quasi per lasciare via libera a Morfeo, quando la vibrazione del cellulare sul palmo della mano lo fa sobbalzare. Il suo cervello impiega un secondo ad inviare impulsi elettrici al resto del corpo; gli basta vedere quel nasino un po’ arricciato ammiccare verso di lui assieme alla scritta “videochiamata” per relegare il sonno ad un bisogno secondario.
«Noona» sussurra, mettendosi a gambe incrociate e stropicciandosi entrambi gli occhi. «Che ci fai sveglia a quest’ora?»
Vede la lunga coda di Jieun muoversi un poco, mentre la ragazza dall’altra parte del display scuote dolcemente la testa. «Ho anch’io il mio bel da fare, Jeon».

***
Di quando una schedule può essere ben gestita, ma due cominciano a stare strette.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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XIII



My eyes keep going to that white face
Why don’t I even get sick of you?
When you slightly smile at me, I really go crazy
How can you be so pretty baby?

Peach, IU


 

 
 
 
«Quelle non ti basteranno, sai».
Tre sottili rughe d’espressione accompagnano la dolce curva degli occhi a mandorla di Jungkook, piegati all’insù in un’espressione che il sorriso aperto – dagli incisivi un po’ sporgenti – definisce oltremodo radiosa. Sente il dito della ragazza sfiorare la fossetta sinistra sulla sua guancia e indugiarvi qualche istante, prima di ritirarsi con estrema lentezza e lasciare il posto ad un broncio poco credibile.
Nonostante sul volto di lei sia percepibile una nota di disappunto, lui non smette di saturare l’atmosfera circostante col buonumore; sa di essere in ritardo, per l’ennesima volta, ma in casa c’è un buon profumo di pollo fritto e c’è lei, ci sono quei capelli color ebano, ora non più tanto lunghi, che raramente può vedere sciolti e morbidi sulle spalle, privi d’ogni costrizione; c’è la felpa nera col cappuccio, una delle sue preferite, ora indosso ad un corpo che non può riempirla nemmeno per metà. L’odore e le spezie della cucina si mischiano alla fragranza frizzante della pelle candida di lei in una ricetta inusuale da capogiro.
«Dovrebbero essere illegali» borbotta la ragazza, alludendo ancora una volta alle irresistibili concavità che appaiono ai lati del volto di Jungkook, mentre si lascia abbracciare – stritolare – da due braccia che la circondano togliendole il fiato. Dovrebbe, anzi, vorrebbe, essere tremendamente arrabbiata con lui, perché non l’ha avvertita nemmeno stavolta e perché ha fatto raffreddare le alette che ha preparato qualche minuto prima pensando intensamente a quanto sarebbero potute piacergli. Si lascia scappare un sospiro rassegnato, perché tanto Jungkook è fatto così, per poi abbandonare il viso sul suo petto e stringere le proprie braccia attorno ad una vita forse troppo esile, sorridendo a sua volta nel portare l’orecchio ad udire un tum-tum frenetico e incessante.
Restano così per un po’, intrecciati in un groviglio che già da solo dice tanto. Ormai, dopo mesi, non lamentano più la mancanza dell’altro ad alta voce, perché farlo sembra solo peggiorare le cose; basta la complicità di sguardi, la sincronia di respiri, una carezza tra i capelli che trasuda desiderio, labbra che si incontrano per brevi ma ripetuti baci e quasi sembra non ci sia più nulla da dirsi. Almeno finché un brontolio sinistro non ricorda in modo beffardo a Jungkook che sono passate dodici ore da quando ha assaporato l’ultimo boccone di cibo.
«Non dirmi che anche oggi hai saltato il pranzo» lo rimprovera lei, scostandosi solo per guardarlo negli occhi. Lui ricambia colpevole, alzando le spalle.
«Mi è passato di mente» cerca di giustificarsi, e Jieun scuote la testa, a metà tra l’incredulo e l’esasperato. Come può un essere umano dimenticare di nutrirsi?
«Se non fosse per me e Seokjin a quest’ora saresti morto» dichiara, calcando ironicamente la tragicità della cosa, voltandogli poi le spalle per raggiungere l’open space che ospita soggiorno e cucina. Lui la segue zampettando, quasi investendola per arrivare primo al ripiano dove Jieun ha adagiato il piatto con la cena per entrambi.
«Ti è passato di mente, ma stai morendo di fame» lo stuzzica, offrendogli un’aletta di pollo croccante che Jungkook addenta come se si trattasse del suo ultimo pasto sulla Terra. Lo sente mugugnare di piacere senza ritegno mentre gusta quel secondo così invitante, che gli solletica il palato regalandogli un viaggio di sola andata per il Paradiso.
«Oh noona» bisbiglia mentre ancora mastica la carne tenera, e si porta una mano al cuore strizzando gli occhi, come per dire che la bontà di quel pollo non è esprimibile attraverso il linguaggio verbale.
Lei stavolta ride di gusto, Jungkook sa essere piuttosto teatrale, e cerca di sfilargli di mano il pezzo di carne restante, provocando inevitabilmente una reazione disperata da parte di lui – che in quel momento, probabilmente, farebbe pazzie pur di finirsela per intero senza condividerla con nessuno.
«Ma noona, prenditene un’altra!» cantilena, alzando poi il braccio verso l’alto in modo che lei non possa arrivarci. Jieun si alza sulle punte e fa di tutto per raggiungere la meta – a volte anche lei si permette di infastidirlo un po’ - ma Jungkook la sovrasta di parecchi centimetri e, approfittando delle labbra di lei così straordinariamente vicine, blocca quella lotta giocosa regalandole un bacio unto e incredibilmente saporito. Jieun spalanca gli occhi, sorpresa da quel gesto, ma non esita a ricambiarlo assaporando l’aroma di ciò che ha cucinato proprio sulla lingua e sulle labbra bagnate di Jungkook.
«Ehi» dice lui scostandosi, un po’ imbarazzato. «È me che vuoi mangiare oppure il pollo?»
Lei sorride e gli sistema la montatura tonda che Jungkook porta morbida sul naso. «Entrambi».
«Allora ho come la sensazione che la cena si raffredderà ancora di più» le soffia lui a pochi centimetri dal volto.
Ma Jieun sembra quasi rinsavire all’improvviso e risponde frapponendo un indice tra le sue labbra e quelle di Jungkook.
«Ah no, ci ho messo un’ora a cucinare, tu ora fili a tavola» lo rigira per poi poterlo spingere da dietro la schiena al luogo designato, ma quando entrambi lo raggiungono a mo di trenino, Jieun sobbalza non appena intravede il vassoio con le alette.
«Cavolo! Mi sono scordata di metterci la spezia piccante! Aspetta a mangiar-»
Troppo tardi, perché ovviamente Jungkook si è già appropriato di un’aletta bella grossa, regalando a Jieun, dopo il primo morso, un sonoro bacio con lo schiocco, ungendole completamente la guancia sinistra.
«Sono buonissime anche così!» biascica tra un boccone e l’altro, ungendole, poco dopo, anche la destra.
Lei ride, allontanandolo con una spintarella. «La vuoi smettere di imbrattarmi di olio?»
«Ho fame!» si difende lui, guardandola di malavoglia mentre sequestra letteralmente il pollo per poterne ultimare la preparazione.
E pensare che Jieun se lo ricorda come fosse ieri, il Jungkook di qualche anno prima: per convincerlo a salire da lei aveva impiegato talmente tanto tempo che stava per abbandonare definitivamente le speranze. Gli sembra ieri quando la guardava timidamente trafficare in cucina, indeciso se parlarle o meno, tutto chiuso in se stesso, lo sguardo puntato su quelle Timberland più grandi di lui, e il ciuffo sempre liscio e tirato fin sotto le sopracciglia, a proteggere un ragazzo troppo introverso per fare il primo passo.
Ora invece è lì, che saltella da una parte all’altra intralciandole i preparativi per la cena e sprizzando energie da ogni poro pur avendo affrontato ore ed ore di allenamento ininterrotto.
«Ne prendo un’altra, eh» azzarda, mentre ruba l’ennesima aletta dal vassoio e Jieun si trattiene dal picchiargli la cucchiarella sul sedere. Si lascia scappare un sospiro e poi, finalmente, le serve in entrambi i piatti.
«Certo, ora sono la metà» commenta sarcastica, visto che Jungkook ha ben pensato di spazzolarsi l’altra metà del pasto ancora prima che Jieun potesse ultimarne la preparazione.
«Vorrà dire che finiremo prima e potremo continuare l’altra parte della serata».
«Non ci sarà nessuna altra parte se non ti siedi subito a tavola, Jeon Jungkook».
«Aish» È come se l’adrenalina gli scorresse ancora in corpo, ha i piedi e le gambe che si muovono in modo frenetico e non vogliono saperne di prendere un po’ di riposo. Tuttavia, l’affermazione di Jieun lo convince senza troppa difficoltà e ben presto si ritrova seduto accanto a lei.
«Buon appetito allora» esclama quasi, staccando le bacchette l’una dall’altra.
Jieun annuisce, congiungendo le mani. «Buon appetito».
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Sono stata indecisa fino all’ultimo sul buon appetito, perché so che in Corea si usano due espressioni diverse per dirlo e per rispondere, e che sostanzialmente si ringrazia chi ha preparato il pasto, ma mi sembrava stonasse col testo lasciarle in lingua originale e così mi sono permessa di italianizzare il tutto. Perdonatemi questa piccola licenza.








 
  
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