CAPITOLO 6 – When the Winds of Winter blow…
[THEON]
“Sei un Greyjoy e sei uno Stark”
Theon Greyjoy era nato a
Pyke da Balon Greyjoy e Alannys Harlaw e da quando aveva dieci anni era stato
cresciuto da Lord Eddard Stark a Grande Inverno.
Fin dal giorno in cui aveva
lasciato la sua casa per recarsi al Nord quale protetto di Lord Stark aveva
creduto di dover scegliere chi essere. Suo padre gli aveva imposto una scelta
e, cento e cento volte, si era pentito di averlo ascoltato, di aver scelto tra
il suo sangue e il sangue di chi lo aveva cresciuto e amato.
Poi, a Roccia del Drago, si
era scontrato con tutto quello che significava essere un uomo del nord, nella
persona di Jon Snow.
“Lui è parte di te”. Le sue
parole gli rimbombavano in testa da allora.
Ed era la verità.
Lord Eddard Stark non lo aveva mai lasciato davvero. Era stato per lui un padre
migliore di quanto fosse stato Balon Greyjoy. E Robb…
Theon sapeva di
aver meritato quello che gli era accaduto, ma non era più alla ricerca del
perdono. Diventare un uomo di cui Lord Stark sarebbe stato fiero era il suo
obiettivo. L’aveva capito guardando Jon Snow giurare fedeltà a Daenerys
Targaryen alla Fossa del Drago.
Aveva commesso
tanti errori in vita sua, ma era giunto il momento di rimediare. Per questo era
salpato da Roccia del Drago con le uniche due navi della flotta di Yara,
sopravvissute alla furia di Euron. La Vento
Nero, che in assenza del suo comandante, Yara per l’appunto, era guidata
dal suo vice, Qarl la Fanciulla, e la Flagello
dell’Ovest che Theon aveva sottratto al suo capitano. Il suo primo atto
ufficiale era stato ribattezzarla. L’aveva chiamata Vento Grigio. In onore di Robb Stark che aveva tradito e di sua
sorella Yara che doveva salvare.
Euron aveva
asserito davanti a tutti i presenti alla Fossa del Drago che sarebbe tornato
alle sue Isole di Ferro e nessuno aveva avuto motivo per non credergli. Così
Theon e i suoi uomini avevano fatto rotta verso sud per inseguire la Flotta di
Ferro, senza però trovarne traccia.
Dopo molti giorni
di navigata erano approdati a Lancia del Sole, sulle coste orientali di Dorne
per fare rifornimento di acqua e granaglie. Ma avevano scoperto che la loro era
la prima nave Greyjoy ad essere avvistata dai dorniani. La cosa gli aveva messo
la pulce nell’orecchio e, confrontandosi con i suoi uomini, avevano ritenuto
impossibile che gli uomini di ferro non depredassero nessuna nave in arrivo o
in partenza da Lancia del Sole o dagli innumerevoli porti lungo la costa. Euron
tramava ben più che una semplice fuga verso casa.
Così aveva ordinato
di invertire la rotta e tornare a navigare lungo le coste di Tarth.
Theon si era
sentito smarrito in quel momento, prigioniero della sua stessa imbarcazione,
con un nemico da inseguire e nessuna idea di dove si fosse cacciato.
Ma il Mare Stretto
era infido e pericoloso durante le lunghe estati, figurarsi in inverno.
Burrasche e mareggiate si susseguivano senza sosta, e per una flotta grande
come quella di Euron era praticamente impossibile viaggiare unita evitando o resistendo
alle tempeste.
Nei pressi di
Estermont, nel Golfo dei Naufragi, avevano individuato un relitto di una nave
Greyjoy facilmente riconoscibile da un vessillo mezzo sommerso.
Erano approdati
sulle coste meridionali dell’Isola di Zaffiri e si erano presto imbattuti in
alcuni naufraghi sopravvissuti. Dopo averli catturati e torturati gli uomini di
Euron avevano raccontato loro la verità.
La Flotta di Ferro aveva
fatto vela per Essos, ma nessuno aveva idea delle motivazioni che avevano
spinto Euron ad Oriente.
Delle sei navi
della Flotta di Ferro che erano naufragate nei pressi di Tarth solo due erano
riuscite a raggiungere la costa e mettere in salvo parte dell’equipaggio. Gli
uomini sopravvissuti avevano depredato un villaggio e vi si erano sistemati in
attesa di riparare le imbarcazioni. Nessuno di loro si aspettava che Theon e i
suoi calassero su di loro dal mare, uccidendoli o costringendoli in catene.
Theon aveva
assegnato le navi lunghe conquistate a due uomini fedeli a sua sorella:
Tristifer Botley e Arman Harlaw.
“Euron tornerà” Tris Botley
ne era convinto. “Qualsiasi cosa stia facendo ad Essos”.
Theon si era dichiarato
d’accordo. “E quando lo farà saremo pronti ad accoglierlo. Libereremo la nostra
Regina e la aiuteremo a sedere sul Trono del Mare”
Così gli uomini di ferro si
erano dati di nuovo alla pirateria navigando indietro verso nord, senza però
saccheggiare villaggi e città marittime, bensì raccogliendo informazioni e
aspettando il ritorno della Flotta di Ferro.
Dopo settimane in mare,
quando i suoi sottoposti erano ormai vicini ad un ammutinamento alcune navi di
Euron avevano fatto la loro comparsa nelle acque di Westeros. Qarl la Fanciulla
e i suoi uomini avevano abbordato e affondato una nave, la Grande Ryam, visibilmente danneggiata dalla traversata, prendendo
prigionieri il capitano e il primo ufficiale e conducendoli al suo cospetto.
“Theon il senza-cazzo”
l’avevano sbeffeggiato quegli uomini. “Non ci piegheremo a te. Da noi non avrai
nessuna informazione”.
“Io invece credo proprio che
mi dirai tutto quello che voglio sapere”. Durante la prigionia a Forte Terrore
e Grande Inverno, Reek aveva sperimentato sulla sua pelle le forme di tortura
più crudeli che esistessero. Theon avrebbe preferito cancellare quei momenti,
lasciarli nel dimenticatoio per non rischiare di ricadere nel circolo vizioso
delle sue debolezze.
“Se non riesci a dimenticare devi trasformare il passato
in un armatura, fratello. So che non è facile. Trova un modo” le parole di Yara gli risuonavano in testa mentre
interrogava quegli uomini.
“Vediamo se il Dio Abissale
gradisce il nostro dono”. Il primo ufficiale della Grande Ryam era finito in mare, legato a un grosso masso. Ma
neanche così il capitano si era deciso a parlare.
“Molto bene” Theon aveva
richiamato il suo giovane scudiero. “Vediamo se il nostro amico qui è abile
nella danza delle dita. Con le mani legate non sarà facile evitare la mia ascia”
Ci vollero solo pochi colpi
d’ascia prima che l’uomo si decidesse a parlare. “Se mi permetterai di tenere
la mia nave e prendere di nuovo il mare ti dirò quello che vuoi sentire”
biascicò stringendosi il moncherino con la mano rimasta.
Theon aveva acconsentito, ma
una volta ottenuto ciò che voleva, il capitano della Grande Ryam era finito a far compagnia al suo primo ufficiale sul
fondo del mare. Non poteva permettere che corresse da Euron a raccontargli
quello che gli era accaduto.
Giovane Theon, Theon il
voltagabbana, Reek e ora Theon il senza-cazzo. Lo avevano chiamato in tanti
modi durante la sua vita. Ma Theon Greyjoy era, prima di tutto, un uomo di
ferro. E come tale si era comportato.
Nei giorni seguenti
ingaggiarono battaglia con molte altre navi della Flotta di Ferro che
trasportavano la Compagnia Dorata a Westeros. Tutti i prigionieri che avevano
catturato, raccontavano di una tempesta che le aveva disperse per il Mare
Stretto.
“Il Dio Abissale è con noi”
ripetevano i marinai più devoti.
Ma la fortuna non li
assistette a lungo. Alcune delle navi che avevano catturato si imbatterono nel
grosso della flotta di Euron e furono affondate. Solo Qarl la Fanciulla, a
bordo della Vento Nero, era riuscito
a fuggire.
“Quando ha riconosciuto la
nave della regina quel bastardo di Euron l’ha trascinata sul ponte e le ha
messo un cappio al collo. Non abbiamo potuto intervenire, erano in troppi. Per fortuna
non una nave di Euron può rivaleggiare in velocità con la nave della regina. Ma
tua sorella è ancora viva” aveva raccontato Qarl. “La Silenzio è diretta ad Approdo del Re insieme ad un centinaio di
vascelli. Il resto di loro è andata a Nord, non saprei dire dove”
“A tendere un’imboscata a
Daenerys”. Si occupò personalmente di scrivere due messaggi identici e di
inviarli con gli unici due corvi che avevano. Probabilmente i corvi si
sarebbero persi nelle tempeste ma Theon non potè fare di più. Yara era ancora
viva. Salvarla contava più di ogni altra cosa.
“Prima o poi dovranno
riprendere il mare. Per allora saremo abbastanza forti da fronteggiare Occhio
di Corvo e ucciderlo” li aveva rassicurati.
Le azioni di disturbo alla
Flotta di Ferro continuarono per giorni. Ogni volta che una nave nemica veniva
affondata o confiscata Theon si sentiva un passo più vicino a riavere Yara. E
da ogni prigioniero catturato apprendevano qualche notizia fresca dal
continente. Cersei aveva inviato una guarnigione Lannister a Capo Tempesta e la
Compagnia Dorata a difendere le Terre dei Fiumi. Ad Approdo del Re la
situazione era al limite della rivolta. L’inverno aveva raggiunto la capitale e
le scorte erano già pericolosamente scarse. Il popolino era stremato.
Ma non si illudeva. La
Flotta di Ferro contava ancora dieci volte il numero delle sue navi e almeno il
triplo dei suoi uomini, senza contare le forze Lannister. Attaccare la capitale
in quelle condizioni avrebbe significato morte per tutti loro e Theon non aveva
nessuna intenzione di condurre i suoi uomini al massacro.
Ma accadde qualcosa che
nessuno si aspettava. La Vento Grigio
era alla fonda a largo di Roccia del Drago e da qualche giorno non ingaggiava
battaglia con una nave nemica quando la Vento
Nero, scortata da due navi lunghe
della piccola Flotta della Regina, li raggiunse per fare rapporto.
“La Flotta di Ferro ha preso
il largo. Hanno creato un cordone di difesa nella baia delle Acque Nere. È il
momento che attendevamo, mio signore”. Quarl la Fanciulla era pronto alla
battaglia.
Theon annuì con calma. “Per
Yara”
[JAIME]
I giorni e le notti
rinchiusi in cella al Moat Cailin non gli fecero rimpiangere la prigionia di
Delta delle Acque dopo la sconfitta al Bosco dei Sussurri contro Robb Stark.
Il giovane Piper era morto a
causa delle ferite riportate in battaglia. Per sua sfortuna Strickland non
aveva chiesto al suo mezzo-maestro di curarlo ad ogni costo.
“Per fortuna tu sei un
principe” aveva provato a sdrammatizzare Bronn.
Lui e il Pesce Nero avevano cercato
una via di fuga, ma nessuno dei due sembrava avere una soluzione percorribile.
Venivano trattati piuttosto
bene per essere dei prigionieri. Ricevevano cibo a sufficienza e, di tanto in
tanto, anche una candela per spezzare l’oscurità. L’unica, minuscola, finestra
di cui la cella era dotata si apriva sulla palude a nord-ovest ma era troppo in
alto per guardare all’esterno e troppo piccola per illuminare la cella anche
durante le ore di luce. Nei giorni buoni la penombra gli permetteva di vedere
oltre il proprio naso.
Non avevano altro da fare se
non scambiarsi opinioni e storie sulle loro vite. Un Lord Comandante della
Guardia Reale, un’ex Cavaliere della Porta Insanguinata e veterano di cento
battaglie, e un mercenario elevato al rango di cavaliere avevano molto di cui
parlare. Almeno Jaime non doveva fissare uno steccato, fradicio dalla testa ai
piedi tutto il giorno.
“Raccontami cosa è accaduto
ai Frey? Ci siete tu e tuo nipote dietro la loro… dipartita. Vero?” voleva far chiarezza su quello che era accaduto
alle Torri Gemelle. Quello che aveva sentito dai soldati Frey era confuso e
inquietante.
“Ti sbagli” Pesce Nero
scosse la testa. “Edmure era rinchiuso nelle segrete di Lord Walder, in attesa
di essere inviato a Castel Granito, ed io mi nascondevo a Seagard da Lord
Mallister. Tutto quello che so è che ho ricevuto un corvo da Lady Roslin”
rispose con un alzata di spalle.
“Ancora non si fida di me” pensò. “E cosa diceva?”. Che il Pesce Nero gli stesse
mentendo?
“Che Lord Walder
aveva avvelenato tutti i suoi discendenti. E poi era stato trovato nelle sue
stanze con la gola tagliata. E qualcosa su una ragazza che indossava il volto
del vecchio Lord del Guado”
Jaime capì che, per
quanto assurdo gli sembrasse, le parole di Ser Brynden corrispondevano al vero.
“Una ragazza che
indossava un volto?” chiese Bronn con espressione corrucciata. “Scommetto che
proviene da Braavos”
“Un uomo senza-volto”
convenne Jaime soppesando le informazioni di Ser Brynden.
“Una ragazza senza-volto
a quanto pare” scherzò Bronn.
“È quello che
abbiamo pensato anche io ed Edmure. Ma chi mai lo avrebbe assoldato? Chi, nei
Sette Regni, ha abbastanza forza politica o conio per assoldare un assassino di
Braavos?”
“Non lo so. Ma ho
intenzione di scoprirlo. Un assassino senza-volto in giro per Westeros è un
pericolo da non sottovalutare. Chi lo ha assoldato potrebbe avere altri
obiettivi” concluse Jaime pensando inevitabilmente a Cersei.
“Non sei più Lord
Comandante della Guardia Reale, Ser. Ti fai carico di problemi non tuoi”
risolse Bronn.
“Arriva qualcuno”.
Sentirono i due carcerieri dare il benvenuto al loro capitano. Dopo un veloce
scambio di battute con i suoi uomini e uno sferragliare di catene, Harry
Strickland spalancò con un calcio la porta della cella ed entrò baldanzoso,
seguito dal mercenario che aveva riaccompagnato Jaime in cella dopo il loro
primo incontro. “Bene, bene. Vedo che i nostri ospiti sono ancora tutti interi.
Beh tutti interi è una parola grossa” rise indicando la mano d’oro di Jaime.
“Diciamo che avete conservato le parti che avevate al vostro arrivo qui”
“Cosa vuoi
Strickland? Il luccichio dei tuoi bracciali è fastidioso anche nell’oscurità”
lo zittì Jaime. L’altro mercenario ridacchiò divertito per la sua
sfacciataggine, ma Strickland lo ignorò.
“Domani partiremo
per Approdo del Re. La regina vuole ricompensare i suoi nuovi guerrieri”.
Strickland rise di gusto. “I tuoi amici viaggeranno in un carro prigionieri.
Per quanto riguarda te, Ser Jaime, potrai cavalcare al mio fianco, se prometti
di non costringermi a tagliarti la gola”
Jaime lo guardò
torvo. “Sei gentile. Ma preferisco viaggiare con i miei compagni d’armi”
“Proprio come
pensavo. Buon viaggio allora”. Strickland rise di nuovo ed uscì dalla cella.
L’altro mercenario
indugiò qualche altro momento. “Non andrete ad Approdo del Re, avete la mia
parola”. Il suo dente d’oro scintillò.
“Voleva essere una
minaccia?” domandò Bronn quando la porta si richiuse alle spalle dei mercenari.
“Smettila con le
tue stupide domande” lo zittì Pesce Nero. “Guarda”.
A terra, di fianco
alla porta, il mercenario aveva lasciato cadere il suo pugnale a stiletto.
Jaime lo recuperò e lo nascose nel pagliericcio sul quale dormiva. Tutto faceva
supporre che il mercenario volesse aiutarli.
“Facciamogli aprire
questa dannata porta e andiamocene da qui” si affrettò Bronn.
“Vuoi aprirti la
strada a colpi di spada contro tutta la stramaledetta Compagnia Dorata?” grugnì
il Pesce Nero.
“Ser Brinden ha
ragione. Tra non molto calerà la notte. Lasciamo che abbassino la guardia”. L’occasione
andava colta anche se si fosse rivelata una trappola. Tutto quello che potevano
fare era cercare di non caderci impreparati.
Quando giunse la
mezzanotte capirono che era giunto il momento di agire. Con due colpi alla
porta Bronn richiamò le guardie. “Ser Jaime ha bisogno di cure. La ferita alla
testa ha ricominciato a sanguinare”.
Jaime si stupì di come
i due carcerieri avessero abboccato a quella stupida bugia. La sua ferita era
guarita e il maestro non gli faceva più visita da giorni. Ma una guardia aprì
ugualmente la porta della cella.
Ser Bronn e Ser
Brynden si occuparono di lui e del suo compare in fretta.
“Seguitemi” Bronn
si avviò per primo nel cortile.
“Se non vi dispiace
rivorrei il mio pugnale” disse qualcuno dall’oscurità. “Dovete sapere che è
molto importante per me”
Il mercenario che
li aveva aiutati a fuggire li guidò fino ad uno dei cancelli camminando
all’ombra della muraglia ovest.
“Le porte saranno
controllate” bisbigliò Bronn impugnando la spada che aveva sottratto al
carceriere.
“Certo che lo sono.
Controllate dai miei uomini” rispose il mercenario continuando a muoversi
guardingo. “Ho anche inviato qualcuno alla ricerca dei vostri che sono fuggiti
dalla battaglia. Se sono stati abbastanza svegli da interrogarlo prima di
ucciderlo saranno lì fuori ad aspettarci”
“Se i Crannogmen
non li hanno già uccisi tutti” convenne tetro Ser Brynden. Gli uomini delle
paludi dell’Incollatura era famosi in tutti i Sette Regni per la loro avversione
verso i visitatori.
“Fate silenzio adesso. Di qua”.
Una dozzina di uomini li aspettavano sotto la torre in rovina. Alcuni di loro
portavano le armi e le armature che gli erano state confiscate alla cattura.
Jaime allacciò il suo
cinturone alla vita e sfoderò Vecchio
Leone. Tutti gli uomini erano già fuori dalle disastrate mura del Moat
Cailin. Solo il capo dei mercenari lo attendeva.
“I cavalli sono da questa parte.
Vieni”.
Jaime lo trattenne per un
braccio. “Chi sei tu? Perché ci aiuti?”.
“Il mio nome è Daario
Naharis. Ti ho liberato perché tu puoi condurmi da qualcuno che sto cercando”
[DAENERYS]
Il dolore e la follia l’avevano consumata per tanto tempo, giorni forse.
Non sapeva per quanto tempo avesse volato in groppa a Drogon o in quale
direzione si fossero diretti. Sud o nord non le importava. Non ricordava
neanche l’ultima volta che aveva mangiato. Ricordava di un banchetto, di un
cantastorie, il suono di un corno… le sembravano passati anni.
L’unica cosa che ricordava con chiarezza erano le parole di Tormund.
Viseryon aveva abbattuto la Barriera. La terza testa del drago era tornata
in vita per vendicarsi della madre distratta, che aveva sacrificato suo figlio
per una guerra.
La paura aveva affiancato il dolore. Il pensiero che Drogon e Rhaegal
avrebbero potuto dover affrontare il fratello in battaglia la straziava.
“I draghi non dovrebbero combattere
altri draghi, tantomeno se suoi fratelli”.
Drogon era atterrato sul versante orientale di un lago. Capì di essere
ancora nei territori a nord dell’Incollatura. Ogni volta che si era sporta dal
dorso di Drogon tutto quello che aveva visto erano distese di neve candida.
Anche le rive del lago erano ricoperte da un sottile strato di ghiaccio. Indossava
ancora l’abito della cerimonia anche se non aveva più niente di regale. I suoi
capelli erano sporchi e spettinati e il vestito bruciato e strappato in più
punti.
Anche Rhaegal li raggiunse sollevando un enorme spruzzo d’acqua gelida.
Sulla riva rocciosa si formarono tante piccole pozze di acqua limpida. Il drago
verde tornava da caccia portando con se la carcassa di una capra bruciacchiata.
Daenerys mangiò qualche pezzetto di carne cotto dal fuoco di drago ma
riuscì appena a tenerlo nello stomaco.
Lasciò i draghi a cibarsi della loro cacciagione e si avviò lungo la sponda
del lago con passo incerto. Raccolse un po’ d’acqua con le mani e la bevve. Non
si era resa conto di quando fosse secca la sua gola. Tossì con violenza mentre
si sciacquava il viso.
Il contatto con l’acqua gelida ebbe l’effetto di risvegliarla dallo stato
di trance in cui aveva versato fino a quel momento. Il paesaggio intorno al
lago le tolse il fiato. La neve imbiancava le montagne tutt’intorno e i
pini-soldato, le fronde spruzzate di neve candida, svettavano nel cielo grigio.
Sulla sponda opposta una fortezza nascosta dalla vegetazione era costruita tra
due anse, a guardia del lago. Jon avrebbe saputo dirgli il nome del castello e della
nobile famiglia che la abitava.
Il pensiero di Jon le diede un po’ di sollievo. Bevve altre due sorsi
d’acqua e si incamminò verso Drogon e Rhaegal che riposavano al riparo dal
vento invernale che si stava alzando.
La lunga cavalcata a dorso di drago le aveva lasciato diversi strascichi. Era
spossata, di certo leggermente dimagrita. Il suo addome era dolorante, laddove
il suo corpo aveva incontrato le scaglie dure di Drogon.
Fece un bel respiro e si sedette a guardare la superficie del lago brillare
ai pochi raggi del sole che raggiungevano la superficie.
La Barriera era stata spezzata. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare un
epilogo del genere per l’ultimo confine del mondo, perché nessuno aveva mai
visto con i propri occhi la potenza distruttiva di un drago.
“Quando le montagne voleranno via nel vento come
foglie morte…”
Provò a scacciare via quelle parole di un passato lontano ma queste
insistevano nel ricordarle ciò che aveva perso, ciò che aveva dimenticato.
Forse era impazzita, come molti suoi antenati e come suo padre prima di lei. Oppure
c’era una reale motivazione per quei ricordi improvvisi? Uno scorcio di
lucidità dopo interminabili attimi di follia?
“…quando i mari si seccheranno…”
Il Mare Dothraki era un immensa distesa d’erba secca. Una pallida distesa
d’erba morta, che secondo la leggenda avrebbe, un giorno, ricoperto il mondo
intero. E ogni forma di vita avrebbe avuto fine.
“…quando il
sole sorgerà ad occidente e tramonterà ad oriente, …”
Le antiche storie narravano che, quando la Lunga Notte sarebbe giunta, il
sole avrebbe invertito il suo cammino nel cielo fino a non sorgere mai più. E
la notte che non ha fine avrebbe avuto inizio.
“…quando il tuo ventre sarà di nuovo
fecondo, …”
Un tempo aveva sognato che potesse avvenire, che la profezia potesse
avverarsi. Le guerre avevano offuscato i suoi sogni per tanto tempo. Ma ora una
profezia sembrava potersi compiere.
“…allora, e solo allora, lui farà
ritorno.”
“Impossibile” disse ad alta voce.
Non poteva più crogiolarsi nel suo malessere, nella sua pazzia. Doveva
tornare ad essere Daenerys Nata dalla Tempesta. Senza la Barriera a proteggere
i Sette Regni il nord era vulnerabile all’attacco degli Estranei. Doveva
tornare a Grande Inverno in fretta. Jon aveva bisogno di lei. Mentre si
arrampicava sul dorso di Drogon, un po’ si vergognò per il tempo passato a
vagare nella sua insania.
[JON]
Daenerys era volata via da giorni. Quando aveva ascoltato le prime parole di
Tormund su come la Barriera aveva ceduto, i suoi lineamenti perfetti erano
stati sconvolti dalla follia. Ma Jon aveva scorto solo dolore nei suoi occhi d’ametista.
“Mio figlio…”. Erano state le uniche due parole che era riuscita a
pronunciare prima che Drogon atterrasse con un ruggito nel cortile della
fortezza, scatenando il panico tra la folla. Daenerys si era arrampicata sul
suo dorso senza voltarsi indietro. L’ombra nera aveva ruggito il suo disappunto
per le grida e il caos e si era levato in volo, battendo violentemente le
immense ali palmate e scaraventando a terra diverse persone. Per fortuna
nessuno aveva riportato delle conseguenze, oltre al grosso spavento di
ritrovarsi a pochi metri da una bestia leggendaria. Aveva trattenuto il fiato
vedendola allontanarsi senza sapere cosa fare. Si sentiva impotente di fronte
alla magnificenza dei draghi. In che modo poteva proteggerla lui quando due
draghi la accompagnavano?
Per quanto fosse preoccupato per Daenerys, aveva dovuto accantonare il suo
cruccio per riorganizzare le difese di Grande Inverno. Tutti convenivano che
difendere Grande Inverno era la scelta migliore. La Barriera era caduta da più
di una settimana e probabilmente anche Ultimo Focolare aveva condiviso la
stessa sorte. Ma il cuore del Nord non sarebbe caduto senza lottare.
Tormund aveva dormito per due interi giorni dopo aver raggiunto Grande
Inverno. Così era stato Lord Beric Dondarrion a raccontare nel dettaglio tutto
quello che era accaduto dopo che Vyserion e il Re della Notte avevano distrutto
l’ultimo confine del mondo. I Guardiani della Notte e i Bruti si erano
riorganizzati in fretta e avevano creato un doppio anello di fuoco a coprire la
ritirata verso sud.
“Edd era al Pugno dei Primi Uomini. Ha
usato la stessa strategia del Lord Comandante Mormont”. Questa strategia aveva funzionato fino
a quando avevano raggiunto le Colline della Solitudine.
“È stato allora che è arrivato il vero freddo” aveva ricordato Lord Beric.
“Molti di noi lo avevano già assaggiato in passato, e i guerrieri meno esperti
sono andati nel panico. Hanno sfondato il nostro fianco sinistro, centinaia di
Estranei in sella a cavalli morti e la loro schiera di cadaveri dagli occhi blu.
Perfino un paio di giganti. Edd Tollett ha guidato i Guardiani della Notte in
battaglia permettendoci di guadagnare terreno. Ma anche con il sacrificio suo e
dei suoi uomini non siamo riusciti a limitare le perdite”
Jon aveva chiesto che fosse servito del vino per tutti gli astanti e aveva
brindato al 999° Lord Comandante dei Guardiani della Notte.
“E ora la sua guardia si è conclusa” aveva ripetuto Sam, sconvolto
nell’apprendere della morte dell’amico.
Ser Davos era terreo in viso come tutti gli altri. “Cosa ne è stato del
drago non morto?” aveva chiesto a mezza voce.
Lord Beric era l’unico a non tradire alcuna emozione. “Ha attaccato anche
Ultimo Focolare. Da quel poco che siamo riusciti a vedere nelle tempeste di
neve e ghiaccio, il castello è stato raso al suolo. Da allora il Re della Notte
e il suo animaletto non si sono più fatti vedere”
“Sapevamo che sarebbe successo nel momento in cui abbiamo appresso della
caduta della Barriera. In guerra le sconfitte e le vittorie si contano alla
fine. Ora dobbiamo difendere Grande Inverno.” aveva sentenziato Jon con cinismo
rivolgendosi al capitano delle guardie per avere i dettagli sulle difese del
castello.
“L’orda di non morti si scioglierà contro le mura come neve al sole,
Altezza. Hai la mia parola” l’aveva rassicurato Adrian Cassel. “Le trincee
intorno al castello sono state ultimate e il doppio fossato è ghiacciato solo
in superficie. Gendry e io ci siamo occupati di armare al meglio le mura.
Cinquanta arpioni sono collocati lungo tutto il perimetro e tutti gli uomini
sono equipaggiati a dovere”. Mostrò loro una spada corta con incastonate decine
di schegge di vetro di drago.
“Voglio che più arpioni possibili siano modificati per poter lanciare dardi
anche verso l’alto. Potremmo dover abbattere un drago e senza Daenerys è
l’unica scelta che abbiamo”. Jon temeva che il Re della Notte attaccasse
dall’alto nello stesso momento in cui i suoi luogotenenti assediavano il
castello da terra. Ricordava bene le storie sulla caduta di Harrenhal, quando
Aegon il Conquistatore aveva attaccato in sella a Balerion, il Terrore Nero.
“Non sarà difficile. Ci vorranno poche ore” Gendry aveva lasciato il
concilio immediatamente.
“Resta solo da decidere cosa fare con i Dothraki” intervenne Tyrion dal suo
angolo. “Non rispetteranno un ordine che non viene direttamente dalla regina”
E così era stato. Jhago e i suoi compari avevano riso in faccia a Jon
quando lui gli aveva ricordato che la regina lo aveva messo a capo
dell’esercito.
“Restate a Forte Terrore e difendete il Castello. Non attaccate l’orda in
campo aperto”
“Tu non sei il mio Khal” aveva sentenziato il guerriero nella lingua
comune.
L’ennesimo concilio di guerra durato un’intera giornata era appena terminato.
E di Daenerys nessun segno. Arya gli era rimasta accanto tutto il tempo che
aveva potuto. La giovane Stark lo aveva raggirato per bene, scoprendo della sua
relazione con Daenerys con un sotterfugio degno delle migliori corti del sud.
Forse proprio perché conosceva i sentimenti che lo legavano alla regina non lo
aveva mai perso di vista, temendo che potesse decidere di partire per cercarla.
“Pensavo fossi diretta ad Approdo del Re?”. Non era la prima volta che ne
parlavano. Ogni volta che aveva potuto, Jon aveva cercato di farle cambiare
idea ma sua sorella era stata irremovibile.
“Non appena Gendry avrà finito di modificare i tuoi arpioni partiremo”.
Arya distolse lo sguardo.
“La tua spada potrebbe essere utile anche qui, Arya. Non devi andare per
forza”
“Si, invece. Cersei ha condannato a morte nostro padre e tormentato nostra
sorella per anni. Ha ucciso Lord, popolani e chissà quante altre persone
innocenti. Il Dio dai Mille Volti ha richiesto il suo nome molti anni fa”
“Il Dio dai Mille Volti”. Alcune volte Jon riconosceva a stento sua
sorella, Arya sempre-in-mezzo.
“E cosa ne pensa Sansa?” chiese con sguardo indagatore.
“Non le ho detto nulla di tutto ciò. Proverebbe in tutti i modi a fermarmi.
Dalle questa quando sarò partita” Arya gli tese una lettera.
“Sarà furiosa con te. Lo sai questo?”
Arya sorrise divertita. “Aye. Ma prima si arrabbierà con te per non avermi
fermato”
“D’accordo. So che non l’hai chiesto ma hai il mio consenso”. Jon scrutò
l’espressione di sfida di Arya. “Ho solo una richiesta”
“Avanti spara” sbuffò lei.
“Sandor Clegane verrà con te e Gendry”.
Dopo che Arya se ne fu andata, restò ad osservare il fuoco scoppiettare nel
caminetto del solarium che era stato di suo padre. Non poté non pensare a Lady
Melisandre, guardando la fiamma cangiante consumare il legno. Lei lo aveva riportato
in vita, il suo Dio l’aveva riportato in vita. Quel Dio che non gli aveva mai
parlato e a cui lui non aveva mai rivolto una preghiera o un imprecazione. E
ora che voleva davvero qualcosa dalle fiamme, trovare Daenerys e sapere che
stava bene, tutto quello che il fuoco gli mostrava era il variare delle sue
sfumature di rosso e giallo.
“Tu preghi gli antichi Dei. Non ti serve scrutare le
fiamme per sapere che lei sta bene”
Seduto di fronte al fuoco, dopo giorni di inquietudini e preoccupazioni,
finalmente Jon Snow era riuscito a calmare i nervi. Cersei li aveva traditi, la
morte incombeva su di loro, Arya stava per intraprendere un viaggio suicida e
Daenerys era sparita chissà dove. Ma Jon era calmo, come se fosse in attesa,
nascosto nell’ombra, con il battito del cuore sotto controllo.
“Dove sei?” mormorò alle fiamme.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Eccitazione e smania di colpire lo
pervasero. Sentì il bisogno di visitare il Parco degli Dei. Non era mai stato
un uomo di fede, non più di molti altri. Ma per anni aveva creduto fermamente
nella guida degli Dei di suo padre, gli antichi Dei del Nord. Fino a quando
aveva incontrato la morte e visto cosa li attendeva dall’altra parte.
La radura dell’Albero Diga era illuminata da due piccole torce ad olio.
Bran faceva in modo di poter visitare gli antichi Dei anche di notte.
“Dove sei?” mormorò ancora, rivolgendosi stavolta al grande albero bianco
dagli occhi scolpiti appiccicosi di resina rossa.
Ma furono altri occhi rossi ad attirare la sua attenzione, nella
semi-oscurità tra due cespugli vicino al lago delle acque termali.
“Spettro” chiamò.
Il meta-lupo albino si lanciò verso di lui. Si ritrovò disteso sulla
schiena con Spettro che lo sovrastava ringhiando la sua approvazione. Provò a
tirarsi su ma il meta-lupo lo inchiodò al suolo come se volesse rimproverarlo
per la lunga assenza.
“Sono qui ora” disse aggrappandosi al collo della bestia con entrambe le
braccia, lasciandosi tirar su da lui.
Per un attimo l’uomo divenne il lupo. Percepì l’odore acre delle foglie
dell’albero diga, il sapore del sangue nella propria bocca, il leggero
ribollire delle acque calde di Grande Inverno; ma più di tutto sentì il macabro
odore del freddo, del gelo che uccide ogni cosa. Odore di morte.
ANGOLO AUTORE
Prima di tutto voglio ringraziare giona, Colpani392 e QueenInTheNorth che hanno recensito lo scorso capitolo. E il mio
caro amico Reyf che lo ha commentato
dal vivo e mi ha dato qualche spunto interessante sulla battaglia di Grande
Inverno del prossimo capitolo.
Ci sono state le prime morti. Il tetro sarcasmo di Edd Tollett mi mancherà.
Mi dispiace che Sam non abbia potuto incontrarlo un ultima volta. E nella
battaglia di Grande Inverno qualcun altro morirà. Mancano Cersei ed Euron in
questo capitolo ma nel prossimo ci saranno. Spero.
Grazie anche a tutti quelli che leggono la mia storia e che la inseriscono
tra le preferite o le seguite. Siete davvero tanti!
A presto, Gian_Snow_91