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Autore: crazy lion    24/07/2018    4 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Sai perché è stato bello per me Pacey? Perché mentre stavi lì sopra di me, tu mi hai
spostato i capelli e io mi sono sentita al sicuro! In futuro di quel momento io mi ricorderò della tua dolcezza.
(frase tratta dalla serie tv Dawson’s Creek)
 
 
 
Le cose più importanti sono le più difficili da dire.
Sono quelle di cui ci si vergogna, poiché le parole le immiseriscono:
le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa
sembravano sconfinate, e le riducono a non più che
a grandezza naturale quando vengono portate fuori.
Ma è più che questo, vero?
Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto
dov'è sepolto il vostro cuore segreto.
(Stephen King, Stagioni diverse)
 
 
 
 
 
 
101. SOLO NOI DUE
 
Quel pomeriggio Andrew stava andando dal suo medico di base. Per fortuna c’erano poche persone davanti a lui e dopo mezzora riuscì ad entrare nel suo studio.
“Buongiorno, Andrew!” lo salutò la dottoressa sorridendogli.
Lui notò nel profondo dei suoi occhi quella solita tristezza che le vedeva sempre da quando le era morto il marito, e capiva che anche lei stava soffrendo come lui per Carlie.
“Salve” rispose.
“Mi dica tutto.”
“Ecco, io…”
Prese un gran respiro e si appoggiò meglio allo schienale della sedia. Purtroppo non aveva i braccioli, altrimenti li avrebbe volentieri stretti fino a far diventare le dita bianche.
“Non abbia paura. Se non è stato bene, non si deve vergognare a dirmelo” lo rassicurò la donna.
“Non è questo. È… è più complicato di così.” Per un momento la stanza sembrò girargli attorno mentre il cuore gli martellava nel petto, tanto che temette che lei potesse udirlo. Stava per confessare al suo medico la stronzata che aveva fatto e non era per nulla semplice. “Ho commesso uno sbaglio, dottoressa, e mi sono messo in pericolo. Lo sapevo ma ho voluto rischiare comunque.”
“Intende riguardo la terapia?” gli domandò e la sua voce cambiò, spezzandosi appena.
Non trasparì alcuna emozione dal suo sguardo, ma Andrew capì che era preoccupata.
“Esatto.”
“Oh. Okay, mi racconti.”
L’uomo iniziò a parlare usando un tono di voce più basso del normale, come se avesse paura che qualcun altro oltre a lei lo potesse udire. Non la guardava negli occhi perché si vergognava troppo, ma una volta terminato il racconto, dopo essersi soffermato sulle sue sensazioni sia fisiche che psicologiche, alzò finalmente gli occhi. Vide in quelli della dottoressa dispiacere e preoccupazione, ma non rabbia come invece si era aspettato.
“Capisco perché l’ha fatto, Andrew. Nessuno vorrebbe prendere antidepressivi, è giusto voler smettere ma non così, non in questo modo.”
“Lo so, come le ho detto la mia ragazza mi ha fatto una bella ramanzina e mi ha aiutato ad aprire gli occhi.”
“No, mi ascolti per favore. Non ho finito.” Era stata più dura, ora e lo fece ammutolire. “Come suo medico devo avvertirla e metterla di fronte alla verità dei fatti: se avesse continuato a non assumere lo Zoloft nonostante i sintomi, sarebbe probabilmente andato incontro ad una crisi psichiatrica molto grave.”
“Che… che significa?”
Ora Andrew tremava.
La donna fu diretta, troppoforse:
“Vuol dire che avrebbe potuto avere allucinazioni, tremori e anche pensieri suicidi o peggio. Capisce ciò che intendo?”
Lui annuì, non avendo la forza di dire altro.
Gli ci vollero alcuni secondi per metabolizzare quel “o peggio”. Grazie al cielo aveva ricominciato ad assumere il farmaco, si disse. Non voleva arrivare a tentare di nuovo il suicidio.
“Capisco” sussurrò alla fine. “Mi dispiace.”
“Non lo deve dire a me, ma a se stesso. Mi ascolti, so che è difficile ma deve seguire la terapia e vedrà che con il tempo e l’aiuto della psicologa e della sua famiglia ne uscirà, davvero. La forma di depressione di cui soffre è curabile.”
!È che a volte è dura. Mi sembra di non fare nessun passo avanti” ammise affranto.
“No, non dica così. Lei ha già superato molti ostacoli e immagino che la sua psicologa converrà con me” riprese, in tono incoraggiante, e allungò una mano per stringere una delle sue.
Andrew sorrise a quel contatto, a quella dimostrazione di umanità. Lo fece sentire sollevato.
“Sì, me lo ripete spesso anche lei.”
“Appunto. Deve solo riuscire a crederci, signor Marwell.”
“Lo faccio. Sarà che qualche giorno fa ho vissuto una situazione piuttosto complicata, anzi la definirei terribile. Ho passato dei momenti molto brutti.”
Non entrò nel dettaglio - in fondo lei era il suo medico, non la sua psicologa- e la donna non gli chiese nulla. Gli fece coraggio e gli disse che sapeva che lui era un uomo forte.
“Venga pure se si sentirà male o avrà altri problemi” aggiunse poi. “Il prossimo anno, a luglio o agosto, in base a come starà decideremo se iniziare a diminuire i farmaci per poi sospenderli oppure no. In primavera non è possibile perché la serotonina diminuisce, e se li sospendessimo allora, potrebbe avere delle ricadute e lo stesso vale per l’autunno e l’inverno.”
“Va bene.”
L’uomo uscì dallo studio medico sentendosi come se gli fosse stato tolto un enorme peso dal cuore. Ora il suo dottore sapeva ogni cosa e l’aveva rassicurato. Per tirarsi comunque su un po’ il morale, decise di andare in un bar dove bevve un cappuccino e mangiò una brioche al cioccolato, poi rientrò a casa. Jack e Chloe gli corsero incontro agitando la coda e miagolando felici, poi si sdraiarono a pancia in su per farsi coccolare e grattare. Passò parecchio tempo con loro a  giocare e ad accarezzarli.
“Jack, tesoro, voglio bene ad entrambi allo stesso modo” gli ripeté per la millesima volta quando il gatto miagolò infastidito perché il padrone stava accarezzando sua sorella.
Era molto possessivo, ma Andrew lo adorava anche per questo.
I mici lo graffiavano e lo mordevano durante il gioco, ma a lui non importava. Gli facevano un po’ male, era vero, e quando il dolore era troppo lui li fermava, ma non si arrabbiava perché sapeva che quello era il loro modo di divertirsi. Stare con i suoi batuffoli pelosi lo aiutò e il suo tono dell’umore si alzò molto.
 
 
 
Demi stava tornando a casa dopo essere stata in ospedale. Non era successo nulla di grave. Semplicemente, dopo pranzo, aveva ricevuto una telefonata da uno dei medici che le avevano curato la ferita alla fronte che desiderava sapere come si sentisse e che si era scusato dicendole di essersi dimenticato di dirle che quel giorno avrebbe dovuto andare a fare la medicazione. Ad ogni modo, seppur controvoglia - visto quello che era successo con Mackenzie le era dispiaciuto lasciarla - la ragazza aveva dovuto chiamare sua madre perché le tenesse le bambine. Il medico le aveva tolto la fascia attorno alla testa e le aveva disinfettato il taglio e cambiato il cerotto, dicendole che non si sarebbe staccato e che avrebbe potuto tenere solo quello.
"Quindi posso lavarmi i capelli?" gli aveva domandato, speranzosa.
Si sentiva la testa sporca e ogni tanto doveva grattarsi. Era più forte di lei.
"Sì ma faccia molta attenzione. Se dovesse staccarsi bisognerà che ci sia qualcuno che la aiuti a cambiarlo. Prima sarà necessario disinfettare di nuovo la ferita e mi raccomando, con calma, in modo che non si tolgano i punti. Dopodiché chi le darà una mano dovrà stendere bene il cerotto affinché non si formino pieghe e applicarlo."
Le aveva dato una scatola sigillata con dentro un paio di cerotti simili a quello che aveva appena usato. Adesso Demetria non vedeva l'ora che i suoi capelli tornassero lucenti come prima. Erano ridotti uno schifo.
Una volta rientrata, Dianna le disse che Madison l'aveva appena chiamata. La sua auto si era fermata in mezzo alla strada e c'erano delle spie accese. Era nel panico. Demi non se la sentì di domandare alla madre di restare per darle una mano. Sua sorella aveva più bisogno di lei.
"Fammi sapere se il problema si risolve" le disse prima che la donna uscisse.
"Certo, ti chiamerò appena capirò meglio la situazione."
Si sedette sul divano pensando a cosa fare. Chi avrebbe potuto chiamare per farsi aiutare? Dallas era al lavoro, Eddie anche e così Selena. Forse a causa del silenzio nel quale la casa era immersa - le bambine dormivano e Batman e Danny riposavano nelle loro cucce - si appisolò, cadendo in un dolce dormiveglia. Si svegliò quando il rumore del campanello le fece fare letteralmente un salto.
Ma perché ogni tanto la gente rischia di farmi avere un attacco cardiaco?
Si sentì subito male per aver pensato una cosa del genere. Non si doveva mai scherzare su certe cose.
"Sono troppo sensibile" si disse mentre andava ad aprire. "Lo sono sempre stata."
Dallo spioncino vide che era Andrew e gli corse incontro. i due si buttarono l'una tra le braccia dell'altro.
"Dio, quanto mi sei mancato!" esclamò lei con enfasi.
"Anche tu, amore mio!"
Quando, poco dopo, Demi gli spiegò ciò che le aveva detto il dottore, il suo ragazzo si offrì di aiutarla. Lei accettò e gli sorrise.
Vederlo mentre aspettava che l'acqua del rubinetto diventasse calda, controllava la temperatura e poi le diceva di mettercisi sotto, ma soprattutto sentire le sue mani che la lavavano con quel tocco delicato che tanto amava, era per Demi una sensazione meravigliosa. A parte le poche volte nelle quali avevano discusso Andrew era sempre stato molto carino e premuroso con lei. Si rilassò così tanto che quasi non si accorse di aver chiuso gli occhi.
"Ehi, amore?"
"Mmm?"
"Ti stai addormentando?"
L'aveva chiesto con un sorriso stampato in volto, Demi ne era sicura.
"Forse un po'."
Dopo che le ebbe messo un altro cerotto seguendo le sue istruzioni e asciugato i capelli, lei ed Andrew andarono a sedersi sul divano.
"Sei stanca?" le chiese, circondandole le spalle con un braccio.
Lei appoggiò la testa nell'incavo del suo collo e sospirò.
"Ho, anzi abbiamo avuto una mattinata difficile."
Gli raccontò quello che era successo e lui rimase in silenzio per alcuni secondi, non sapendo cosa rispondere. Mackenzie si era aperta, raccontando cose brutte che l'avevano fatta stare male, e loro non si erano mai accorti di nulla.
"Non avevo idea… non avevo idea!" esclamò infine Andrew con le lacrime agli occhi.
Si sentiva in colpa. Possibile che non avesse mai notato niente, nessun segnale d'allarme?
"Lo so, nemmeno io fino a stamattina. Mi sembrava strana e così ho insistito. All'inizio non voleva parlare, poi anche se con fatica ci è riuscita."
"Dev'essere stata dura per lei."
"Già. Le ho raccontato quel che è successo a me."
Ci fu un altro, pesante silenzio.
"Ah."
"Sembri sorpreso" osservò Demi.
Che Andrew pensasse che aveva sbagliato?
"Un po' sì, in effetti. Non credevo che l'avresti fatto, ma immagino che tu abbia riflettuto prima di prendere quella decisione."
"L'ho fatto. Era la cosa giusta."
"E ti ha domandato anche delle cicatrici?"
"Sì. Aveva capito già da tempo che me le ero procurate io e che non si era trattato di una serie di incidenti; ed oggi ha collegato tutto. Non le ho riferito quel che mi dicevano i bulli, però. Sarebbe stato troppo pesante per lei."
"Saggia decisione."
Era fiero di Demi. Aveva parlato di cose importanti con Mac, ma aveva saputo quando fermarsi. Non doveva essere stato semplice.
"Che ti ha detto la dottoressa? Ci sei andato, vero?"
Demetria era dubbiosa. Sapendo ciò che Andrew aveva fatto pochi giorni prima, non l'avrebbe stupita sapere che aveva deciso di non dire nulla al proprio medico di base. Sperava che non fosse così, altrimenti probabilmente avrebbero discusso di nuovo e lei non voleva.
"Sì."
La cantante tirò un sospiro di sollievo.
"E?"
"Mi ha sgridato."
"Ha fatto bene" rispose, in tono un po' troppo duro. "Scusa" si affrettò ad aggiungere infatti, non volendo alterare Andrew.
"Figurati."
Fu il suo turno di raccontare quel che la donna gli aveva detto. Demi rimase piuttosto scossa. Non credeva che la sospensione improvvisa degli antidepressivi potesse portare a conseguenze così gravi, anche se sapeva che era una cosa seria.
"Per fortuna ora è passato. Senti ancora quegli effetti negativi?”
“No, sto bene.”
“Ne sono felice! Parliamo di qualcosa di bello?"
"Di bello…"
Avevano bisogno entrambi di raccontarsi cose belle, ma non era facile trovare argomenti di quel genere visti gli ultimi avvenimenti.
"Potresti iniziare dandomi un bacio" gli suggerì Demetria.
"Oh, certo. Perdonami."
Andrew diventò rosso come un pomodoro e l'espressione imbarazzata che si dipinse sul suo volto fece ridere la sua ragazza.
"Sei carino quando ti trovi in imbarazzo!" esclamò, coprendosi il volto con le mani per soffocare altre risate.
"Oh, ma grazie."
Finse di fare l'offeso, ma Demi sapeva che in realtà stava al gioco.
"Allora? Questo bacio?"
"Eccolo, principessa."
Demi si sentì avvampare. Adorava essere chiamata così ed ogni volta che lui lo faceva lei provava un intenso calore che attraversava ogni fibra del suo essere.
Le loro labbra si unirono e subito dopo si dischiusero. Ne seguì un bacio dolce, ma allo stesso tempo di amore - quel sentimento forte che vince su tutto, che riceve ma soprattutto dà - e di una cocente passione. Fu Demetria ad approfondirlo e strinse più forte il suo fidanzato. Entrambi rimasero senza respiro.
"Ci siamo fatte più decise, eh?" le chiese lui sussurrandole quelle parole all'orecchio.
"Ti è piaciuto?"
"L'ho adorato."
"Anch'io."
"Senti, stavo pens…"
Fu interrotto dal pianto di Hope.
Si alzarono entrambi e si diressero in camera di Demi. Non appena la bambina li vide smise di lamentarsi e sorrise, poi disse:
"Mamma, papà."
Ne seguì una serie di risatine e gridolini di gioia. Hope si liberò delle coperte muovendosi e scalciando e allungò le braccia verso il padre per essere presa in braccio.
"Vieni, piccola."
La sollevò e la riempì di baci e coccole.
Subito dopo, però, Hope ricominciò a frignare.
"Forse è bagnata" disse Demi. "Quando Dallas me l'ha portata dormiva e non ho controllato per evitare di svegliarla."
"Faccio io, se vuoi" si offrì Andrew.
"Okay, grazie."
Si ritrovarono tutti in salotto. Si era svegliata anche Mackenzie che appariva più tranquilla e rilassata.
"Come ti senti?" le chiese il papà abbracciandola.
Meglio.
Immaginava che la mamma gli avesse già raccontato ogni cosa, quindi non aggiunse altro.
"Ne sono felice. Vedrai che si sistemerà tutto, Mac" la rassicurò accarezzandole una guancia con affetto.
Lo spero.
La bambina gli lanciò uno sguardo dubbioso.
Non era convinta che tutto sarebbe finito bene, ma non voleva nemmeno pensare sempre in negativo, o almeno farlo il meno possibile.
"Giochiamo! Giochiamo!" gridò Hope.
"Cavolo, che razza di polmoni" commentò Andrew.
Quando urlava, quella piccolina rompeva i timpani.
“Già.”
Possiamo uscire un po’, per favore? Ho bisogno d’aria disse Mackenzie.
“Sì, fuori! Fuori!” esclamò l’altra battendo le manine.
Dopo varie insistenze delle piccole, e siccome il clima era mite e il sole era caldo, decisero di coprirsi comunque e di andare in giardino.
Ne approfittarono per portare un po' fuori Danny e quello fu il primo giorno in cui, dato che una volta in giardino continuava a piangere, decisero di togliergli il guinzaglio e di lasciarlo libero, ma non prima che Andrew ebbe circondato il giardino con una rete piuttosto alta che Demi aveva comprato tempo addietro. In questo modo, speravano che il micio sarebbe stato lì almeno per qualche giorno prima di saltare e andare ad esplorare le zone circostanti. Danny cominciò a zampettare insicuro, annusando il terreno e alzando le orecchie ogni volta che sentiva un rumore, come una macchina che passava, una persona che camminava per la strada, un cane che abbaiava. Nel frattempo Batman lo seguiva e cercava di imitarlo, ma l'altro non lo badava.
"Cosa facciamo questo weekend?" chiese Demi.
Distrarsi sarebbe stata una buonissima idea, ma in che modo?
Beh, io domani ho lezione di catechismo e spero che Padre Thomas mi dirà qualcosa riguardo il battesimo disse Mackenzie. Parleremo della Passione di Cristo. Sarà molto brutta, vero?
Temeva che la morte di Gesù le avrebbe ricordato quella dei suoi genitori. Le tornarono in mente, ricoperti di sangue, morti. Scacciò quell’immagine dalla mente con tutte le sue forze. Non voleva ricordare. Non in quel momento.
"È lunga e di certo non leggera dal punto di vista emotivo" confermò suo papà, "ma il Parroco non te la leggerà tutta. Vorrà più che altro farti capire quel che è successo e i vari messaggi che tutto ciò vuole trasmettere. Sono sicuro che ti emozionerai quando parlerete della resurrezione di Gesù. Io lo faccio ancora adesso."
Demetria annuì, come per dire che accadeva anche a lei.
"Comunque," continuò la ragazza, "l'anno prossimo sentiremo tutto il racconto a messa, un po' prima di Pasqua."
Mi piacerebbe andare dalla nonna, domani e domenica riprese la bambina. Sarebbe bello per me e Hope passare un fine settimana da lei, anche se non so. Insomma, mia sorella è ancora molto piccola e non è mai stata lontana da casa per più di qualche ora.
In effetti aveva ragione e due giorni, per una bambina che non aveva ancora due anni e non era abituata a stare senza mamma e papà, non erano pochi.
"Beh, si può provare. Se poi Hope vorrà tornare andremo a prenderla" propose Andrew e poi spiegò tutto alla piccola e le chiese se le sarebbe piaciuto.
"Sì, sì!" disse entusiasta cominciando a battere le manine e a saltare.
Demi telefonò a Dianna che fu felicissima.
"Portatemele domani mattina presto. Io le terrò volentieri, mentre voi… eh" e si capiva a cosa voleva alludere con quell'ultima parola.
"Mamma!"
Demi fece finta di essere scandalizzata, ma in realtà stava ridendo.
"Che ho detto? Siete da soli, approfittatene."
"Dopo il matrimonio" chiarì la ragazza con voce ferma. "Sai che credo molto in questa cosa." Credeva che, se fosse successo prima, poi si sarebbe sentita come se avesse rovinato un momento magico e lo spiegò a Dianna aggiungendo: "Andrew lo sa e mi rispetta. È anche per questo che lo amo."
"Indubbiamente non ci sono molti uomini disposti ad aspettare, al giorno d'oggi. Ed è bello che ci siano persone come te che credono ancora così tanto in questa cosa, Demetria. Sono felice di averti cresciuta con dei valori e che ti siano entrati tanto in profondità; ma sappi che, anche se dovessi fare una scelta diversa, io ti appoggerei comunque. Non succederebbe nulla se lo facessi prima di sposarti. Voglio dire, state insieme da tanto tempo, vi conoscete da un sacco. Cos’è che ti blocca?"
“Non lo so” ammise lei dopo averci riflettuto un po’. “Forse mi sono solo fissata su quest’idea e non riesco a staccarmici.”
Era vero. Forse era troppo rigida.
“Allora riflettici, oggi. Se non succederà nulla, allora sarai tranquilla; o se quando starà per accadere non te la sentirai, diglielo senza farti problemi. Ma non lasciare che questa cosa in cui credi tanto rovini dei possibili bei momenti.”
“Tu hai aspettato, però, con papà e anche con Eddie” obiettò Demetria.
“Quando io e tuo padre ci siamo sposati erano altri tempi, tesoro.”
“Hai ragione.”
Aveva appena detto una cosa stupida e se ne pentì, ma Dianna non se l’era presa.
“Per quanto concerne me ed Eddie, è stata una scelta sempre dettata da ciò in cui credevamo. Ma più di una volta ci siamo arrivati vicino e abbiamo avuto dei dubbi. Ascolta il mio consiglio: se entrambi siete pronti, non lasciatevi scappare il momento.”
Passarono vari secondi di silenzio nei quali Demi non fece che pensare. Si sentiva come se le parole della mamma avessero, in pochi istanti, aperto una breccia nelle sue convinzioni, lasciando filtrare nuove possibilità, altre cose nelle quali credere. Era possibile sentirsi in quel modo dopo aver udito poche parole? Evidentemente sì, se queste erano state incisive.
“Okay” riuscì a mormorare soltanto, provando un senso di confusione misto a qualcos’altro che non avrebbe saputo definire.
Ma quel qualcosa, qualsiasi cosa fosse, la fece stare meglio.
Quando Dianna aveva iniziato quella conversazione Demi aveva pensato che si sarebbe imbarazzata da morire, che non sarebbe stata capace di parlare con la mamma di una cosa tanto privata e delicata; invece, con suo grande stupore, aveva scoperto che aprirsi con lei l'aveva fatta sentire
sollevata.
Voi che cosa farete questo fine settimana, mamma? domandò Mackenzie quando la donna tornò dalla sua famiglia.
"Non lo so."
"Io sì" intervenne Andrew. "Te lo stavo per proporre prima, ma non sapevo se farlo o no perché credevo che Mac volesse restare con noi dopo quanto accaduto."
Possiamo non parlarne, almeno fino a lunedì? li pregò lei, sia con quelle parole che con lo sguardo.
Non voleva pensarci per un po', altrimenti sarebbe impazzita.
"Hai ragione, scusa amore."
Non importa, papà. Comunque dai, fai la tua proposta! lo incoraggiò.
"Ecco, Demi, pensavo di andare al lago Tahoe. C'è già la neve ed è molto bello in questa stagione. È tranquillo e potremmo passare un fine settimana solo noi due."
Lei sorrise a trentadue denti. Quel luogo era stato testimone del loro primo "Ti amo", del momento in cui si erano messi insieme ufficialmente e quindi di uno degli attimi più importanti della vita di entrambi. Non vedeva l'ora di tornarci, ma fra una cosa e l'altra non ne aveva mai avuto l'occasione.
"Mi piacerebbe molto, amore."
Adesso vi date un bel bacio?
Mac non aspettava altro. Pensava che le sarebbe piaciuto tantissimo vedere i suoi baciarsi.
Loro scoppiarono a ridere.
Vedere Andrew con Mackenzie e Hope fra le braccia mentre, seduto sul divano, si dondolava a destra e a sinistra per cullarle, era davvero bellissimo. L'aveva fatto tante altre volte, eppure quando riaccadeva il cuore di Demi iniziava a fare le capriole come se fosse stata la prima.
Non era stato facile far rientrare Danny in casa. Fosse stato per lui sarebbe rimasto fuori tutto il pomeriggio, ma un venticello un po' troppo fresco, quasi freddo, aveva iniziato a spirare. Demi temeva che il gattino si ammalasse - sì, sapeva che probabilmente non sarebbe stato così, ma aveva comunque questa paura - e anche che lo facessero le piccole, quindi aveva preferito che tutti tornassero dentro.
"Facciamoci una foto!" trillò, poi prese il cellulare e lo posizionò su un tavolino davanti a loro, schiacciò qualche tasto in modo che il cellulare potesse scattare una fotografia dopo alcuni secondi e si mise di fianco ad Andrew.
"Cheese" dissero i fidanzati e tutti sorrisero.
"Non ho mai capito perché bisogna dire proprio la parola "formaggio" prima di una foto" commentò Andrew. "Insomma, che senso ha?"
"Nessuno, in effetti" gli rispose la sua ragazza ridendo.
Finalmente qualcuno aveva detto ciò che lei aveva sempre pensato. Quando Andrew lo seppe le domandò:
"Perché non ne hai mai parlato se eri della mia stessa opinione?"
"Credevo che i miei genitori o altre persone mi avrebbero presa in giro o che mi sarei sentita rivolgere parole come:
"Perché è così e basta",
quindi ho lasciato perdere."
Dopo aver ricevuto il consenso del fidanzato e di Mac, la cantante postò la foto su Twitter e su Facebook scrivendo sotto:
Noi quattro durante un pomeriggio in famiglia. <3
Non le piaceva usare le faccine o i cuoricini, ma quella volta aveva fatto un'eccezione.
Dopo alcuni secondi iniziarono ad arrivare i primi commenti e poi furono sempre di più, sempre di più. I suoi fan scrivevano che le bambine erano bellissime, che insieme erano carinissimi e che auguravano a tutti tanta felicità. Fece una foto a Danny, la postò e sotto scrisse:
Oggi, per la prima volta, ha esplorato il giardino senza guinzaglio. Il nostro piccolo sta crescendo.
A quel punto il telefono di Demi non faceva altro che squillare per l'arrivo di nuove notifiche, principalmente faccine o esclamazioni come:
“Aww!”,
tanto che la ragazza decise di spegnerlo.
Il resto del pomeriggio passò tranquillo. Mangiarono tutti uno yogurt, poi giocarono a nascondino, a prendersi, con i peluche, con le bambole e con Danny e Batman che cercavano attenzioni. Ma il momento più bello in assoluto fu quando si ritrovarono, stanchi, sul letto anche se mancava poco all'ora di cena. Non smettevano mai di sorridere e di guardarsi con affetto.
"Vi siete divertite, oggi?" chiese la mamma alle bambine.
Mackenzie annuì e Hope rispose:
"Sì. Anche domani?"
"Domani andrete dalla nonna."
"Ah, sì."
"Ti fermi a cena, Andrew?"
"No, preferisco andare. Vorrei prepararmi due o tre cose per questo fine settimana, visto che partiamo, e poi andare a letto presto. La strada è lunga."
"Hai ragione, dovrò farlo anch'io."
Le dispiaceva che lui se ne andasse, ma lo capiva.
Tuttavia Andrew non lo fece subito. Rimase ancora lì a coccolare le sue donne, accarezzandole e baciandole molte volte sulle guance e respirando il loro profumo. Quando, infine, dopo averle salutate con calore partì, Demi ebbe l'impressione che non avesse preso la strada per andare a casa ma che si stesse dirigendo da un'altra parte, tuttavia non ci fece molto
caso.
Il mattino dopo Demi svegliò le bambine alle 6:00. Lei ed Andrew si erano scambiati vari messaggi la sera prima. Avevano deciso di partire tre ore dopo rispetto a quanto avevano fatto la volta precedente per non interrompere il sonno delle piccole. Visto quanto successo negli ultimi giorni la ragazza si aspettava che Mackenzie e Hope fossero stanche, invece con sua grande sorpresa le vide piene di energia.
"Sì, sì, sì!" continuava ad esclamare Hope mentre la mamma la vestiva e non faceva altro che agitare braccia e gambe, eccitata all'idea di andare dalla nonna.
Mackenzie non era da meno. Si mise gli abiti in fretta e si sarebbe dimenticata la cerniera dei jjeans aperta se Demi non gliel'avesse fatto notare. Corse in bagno e si lavò in quattro e quattr'otto la faccia, non mettendo nemmeno il sapone sulle mani per pulirsele meglio come invece faceva di solito
Dopo aver fatto colazione, Demetria fece salire le bambine in macchina e poi mise nel bagagliaio la borsa da viaggio che aveva preparato. Salutò Danny e Batman con carezze e abbracci. Poco prima Hope li aveva stretti forte e aveva detto loro:
"Vi voglio bene",
cosa che aveva fatto sciogliere il cuore della ragazza. Era tranquilla, sapendo che o Dianna o qualcun altro della sua famiglia sarebbero venuti a controllarli e a dar loro da mangiare e da bere. Aveva anche pensato di portarli dalla madre, ma ai gatti non piace andare in un nuovo ambiente perché si affezionano a quello in cui vivono e lasciare solo Danny non le pareva una grande idea. Almeno lui e il cane si sarebbero fatti compagnia e, sperava, Batman non avrebbe sofferto la solitudine avendo un amico al suo fianco.
"Fate i bravi, cuccioli, ci vediamo presto" disse loro prima di uscire.
"Le mie piccine!" esclamò Dianna quando la macchina si fermò e lei uscì ad accoglierle.
Le prese tutte e due in braccio e le coccolò, ma poi le mise giù per lasciare che la figlia le salutasse.
"Ho portato questa" disse Demi porgendo alla madre una grande borsa. "Dentro ci sono dei vestiti nel caso si sporchino, sono cambi completi e i pannolini per Hope. Ci ho messo anche i peluche preferiti di entrambe così, se avranno paura la notte, o se piangeranno, potranno dormirci vicino. Ci sono anche altri giocattoli. So che tu ne hai ma, beh, non si sa mai."
"D'accordo, grazie."
Dianna sorrise: Demi era una mamma fantastica.
"Ricordatevi di Danny e Batman. Andate a controllarli una volta al giorno, per favore. Ho dato loro acqua e cibo, ma se ne avessero bisogno i croccantini e le crocchette sono in due sacchetti accanto alla porta del bagno, quello vicino alla cucina."
"Va bene. Lo faremo, tranquilla."
La ragazza volle entrare per salutare le sorelle e Eddie che le augurarono buon fine settimana. Madison le strizzò l'occhio e le sussurrò:
"Chissà cosa farete questo weekend voi due, eh? Bravi bravi!"
Demi le diede scherzosamente una gomitata, ma piano, non le fece male.
"Sei proprio scema. A parte gli scherzi, come stai?"
"Meglio, grazie. Sono sicura che avendo qui le mie nipotine passerò due giorni bellissimi."
Salutare le bambine fu, per Demetria, più difficile di quanto si sarebbe aspettata. Le prese in braccio e le tenne strette a lungo, sussurrando loro parole dolci.
"Torno domani sera, okay? Non preoccupatevi. Fate le brave e ricordate che vi amo."
Dopo che le tre si furono abbracciate e riempite di baci per alcuni minuti, la mamma lasciò andare le sue piccole. Salutò ancora tutti quanti e poi ripartì.
Tornò a casa, mise l'auto in garage e aspettò Andrew. Si era offerta di guidare e aveva proposto di andare al lago con la sua auto, ma lui era stato irremovibile: l'aveva invitata e doveva fare quelle cose. Non dovette attendere molto. Andrew arrivò quasi subito.
"Ehi!" la salutò, scendendo.
"Ehi" rispose.
Si diedero un bacio.
"Pronta?"
"Prontissima!"
Salirono in auto, si baciarono di nuovo "Prima di andare, vorrei portarti in un posto."
"Ah, okay. Dove?"
"Sorpresa!"
La ragazza provò ad insistere e ad avere più dettagli, ma fu tutto inutile quindi si arrese e aspettò. Andrew guidò nel traffico di Los Angeles fino ad arrivare alla periferia della città e si fermò davanti ad un negozio piccolo ma carino, con le pareti dipinte di blu e un'insegna che, sotto il disegno di una barretta di cioccolato, portava la scritta:
CIOCCOLATERIA DA GLINNIS.
Quando entrò tenendo il fidanzato per mano, Demi si ritrovò davanti uno spettacolo meraviglioso. C'erano banchi ed espositori pieni di cioccolatini di tutti i tipi: al latte, fondenti, con il cioccolato bianco, con le nocciole, con le mandorle, al cocco, con vari licuori, ma anche al peperoncino, alla menta, all'arancia e tanti, tantissimi altri.
"Wow" fu tutto quello che riuscì a mormorare.
"Bello eh?"
"Stupendo! Come hai fatto a trovare questo posto?"
"Conosco la proprietaria da una vita."
"E, sapendo che amo il cioccolato, non mi ci hai mai portata?"
Lo fulminò con lo sguardo e poi sorrise.
"Pensavo di andarci con la mia ragazza, un giorno. Con qualcuno che sarei stato sicurissimo di amare dal più profondo del cuore."
"Hai avuto altre storie."
"Sì, ma non ho mai amato nessuna come amo te."
La giovane rimase senza parole e, anche se c'era qualche altro cliente, non se ne preoccupò. Strinse forte Andrew e lo baciò.
"Ti amo" gli disse.
"Lo so."
"Oh, siete arrivati!"
Una donna sbucò da chissà dove. Era anziana, sulla settantina. Era piuttosto grossa, aveva i capelli bianchi ben pettinati e un sorriso dolcissimo.
"Sì, eccoci" confermò Andrew stringendole la mano. "Demi, lei è Glinnis. La conosco da quando ero piccolo."
"Sì e veniva qui con i suoi genitori. Entrava e mi chiedeva:
"Posso avere un cioccolatino, per favore?""
Il sorriso di Demetria si allargò a dismisura immaginando la scena, poi strinse anche lei la mano della signora e si presentò.
"E così sei la sua ragazza, eh? Sapevo che prima o poi Andrew avrebbe incontrato una persona meravigliosa come sembri essere tu."
"Come fa a sapere che stiamo insieme?"
"Tesoro, lui me l'ha detto già molti mesi fa."
"Ah."
"Ma tranquilla, non ho raccontato nulla a nessuno. Comunque anche se sono anziana ascolto la tua musica. Andrew mi ha sempre parlato moltissimo di te e non potevo non sentire qualcosa. Canti davvero benissimo!"
La donna parlava forte e anche Andrew si rivolgeva a lei in tono più alto del normale. Probabilmente era un po' sorda, si disse Demi. Grazie al cielo i clienti presenti se n'erano andati perché avevano già comprato e pagato, quindi nessuno si accorse della presenza di Demi Lovato in quel negozio.
"Sono felice che ciò che canto le piaccia" le rispose.
"Devo alzare sempre il volume dello stereo altrimenti non capisco un accidente, ma wow, sembri un angelo! Posso darti del tu, vero cara? Non te l'ho nemmeno chiesto, scusami."
"Non si preoccupi, può."
"Bene, allora fallo anche tu, ti prego. Comunque, dicevo che sembri molto dolce."
"Sei gentile, grazie per il complimento."
"Ti ringrazio. Offre la casa, quindi prendete quello che volete."
"Non è necess…" provò a dire Demi ma Glinnis la fermò con un gesto della mano.
"Insisto."
"Va bene, grazie" risposero i due fidanzati in coro.
Provarono vari tipi di cioccolatini e, caspita, erano tutti buonissimi. Demi non assaggiò quelli alla menta o al peperoncino - li aveva provati una volta e non le erano piaciuti - mentre Andrew sì, ma non ne fu molto entusiasta. I più buoni in assoluto, secondo loro, erano quelli con le mandorle. Dopo averne mangiati un po' e dopo che Glinnis volle regalare loro una scatola di praline al cocco, i due la ringraziarono ancora, la salutarono ed uscirono da quel posto fantastico.
"Piaciuta la sorpresa?"
"Bellissima, grazie! Dovremo portarci le bambine una volta."
"Lo faremo di sicuro."
"Glinnis è davvero simpatica!"
A Demi aveva fatto una buonissima impressione. Sembrava una donna spigliata e aperta.
"Sì, lo è. Quando sono morti i miei genitori e poi Carlie ha sofferto tantissimo, poverina." La sua voce si spezzò. Un cupo velo di dolore passò sul viso di Andrew, che tuttavia cercò di scacciarlo e riprese: "Ogni tanto sono venuto qui e, insomma, ci confortavamo a vicenda. Non la considero una seconda mamma, questo no, ma di sicuro è una buonissima amica."
"È bello che tu abbia una persona così al tuo fianco" constatò lei.
"Già."
"Stai bene?"
"Mi mancano ma sì, va meglio."
Demetria lo abbracciò e quando lui si fu calmato risalirono in auto. Dissero alcune preghiere affinché Gesù, Giuseppe e Maria li proteggessero in quel lungo viaggio e poi partirono. Durante il tragitto parlarono del più e del meno, ascoltarono musica, si fermarono un paio di volte per andare in bagno e mangiare qualcosa- come resistere ai panini degli autogril? Non erano favolosi ma meritavano - e poi si diedero una volta il cambio. Andrew era stanco e Demi insistette per guidare, così lui accese il navigatore che le indicava la strada. Come si aspettavano trovarono parecchio traffico, così arrivarono al cottage verso le quattro di pomeriggio, dopo nove ore e mezza di viaggio a fronte delle sette della volta precedente.
Quando entrarono, Demi lanciò un'esclamazione.
"Che c'è?"
"È tutto pulito e in perfetto ordine!" Nulla era fuori posto e i pavimenti erano talmente lucidi da splendere. "Non sei venuto qui ieri sera per sistemare ogni cosa, vero? Altrimenti come avresti fatto a venire a prendermi così presto la mattina?"
"No, tranquilla. Sono pazzo ma non fino a quel punto" ridacchiò. "Ci sono venuto qualche giorno fa, però, quando ho avuto quell'idea."
"Sei fuori di testa comunque. Avremmo potuto farlo una volta arrivati."
"Non mi è costato tanto, e poi volevo godermi questo fine settimana con te senza dover fare pulizie o altro."
Demi fece una doccia e fu un toccasana per lei, perché si sentì subito più fresca e meno stanca. L'acqua faceva miracoli. Poi fu il turno di Andrew di lavarsi, mentre lei lo aspettò sdraiata sul letto, o meglio, questo era il suo intento perché dopo un po' decise di fare qualcosa per entrambi.
Quando l'uomo tornò in camera udì dei rumori provenire dal piano di sotto.
"Ho fatto il caffè" gli spiegò lei quando lo vide entrare in cucina.
Sul tavolo c'erano due tazze fumanti con accanto alcuni biscotti.
"Oh, fantastico!"
"Ho pensato che, con questo freddo, ci avrebbe fatto bene e poi siamo stanchi, abbiamo bisogno di un po’ di carica."
Avrebbe potuto preparare la cioccolata, ma non l’aveva trovata.
In effetti lì le temperature erano bassissime e per fortuna i due indossavano vestiti pesanti e il riscaldamento era acceso.
Quando ebbero finito si sedettero sul divano e rimasero lì a coccolarsi. Demi appoggiò la testa nell'incavo del collo del fidanzato e i due si strinsero in un forte abbraccio dal quale non avrebbero più voluto sciogliersi. Prepararono la cena insieme e poi mangiarono a lume di candela per rendere più romantica l'atmosfera. Fuori, intanto, aveva cominciato a nevicare. I fiocchi cadevano con costanza, erano grandi e fitti e non misti ad acqua. C'erano già un paio di centimetri di neve per terra, ma se avesse continuato a quel modo, il giorno dopo si sarebbero svegliati con un tappeto bianco molto più spesso.
"Il lago sarà già ghiacciato?" si chiedeva Demi e propose al suo ragazzo di uscire a fare due passi per controllare.
Lui accettò volentieri. Si infilarono un giubbotto pesante e i doposci e uscirono.
Lo scricchiolio della neve sotto i piedi era piacevole e quel manto bianco che si andava ispessendo rendeva tutti i rumori ovattati, dando all'ambiente circostante un maggior senso di pace. Non c'era nessuno nelle zone vicine al cottage. Gli alberi, che frinivano a causa del forte vento, sembravano uomini stanchi di portare pesi sempre più grossi sulle spalle. Eppure, nonostante quell'immagine malinconica, ai due fidanzati piaceva vedere i rami che si stavano pian piano riempiendo di neve. Sul terreno si trovavano alcune foglie fradicie e degli aghi caduti dai rari abeti presenti. L'aria sferzava loro i visi ed entrava nelle ossa dei due fidanzati. Faceva davvero freddo anche se i vestiti li proteggevano. Camminavano lentamente, mano nella mano. Indossavano i guanti, ma potevano comunque percepire l'uno il calore dell'altra e viceversa, anche se era strano non stare a contatto pelle contro pelle.
Il lago era ghiacciato, come aveva sospettato la ragazza. La superficie sembrava piuttosto spessa e a volte era trasparente. Nonostnate l’ora un po’ tarda, vicino al lago si trovavano alcune persone, per la maggior parte adulti, ma c'era anche una famiglia con due bambini poco più grandi di Mackenzie. I piccoli si divertivano a correre e a giocare a palle di neve.
“Possiamo godercela anche noi, giusto?” chiese Demi.
"Ah, certo!"
Le tirò una palla di neve che la colpì in pieno petto.
"Ehi. Così non vale!"
Lei lo colpì su una gamba. Si spostarono per non colpire altre persone e, quando furono in uno spiazzo vuoto, iniziarono una vera e propria battaglia; poi fecero un pupazzo di neve, corsero, saltarono, risero e gridarono e si divertirono come non facevano da tantissimo tempo. Sembrava loro di essere tornati bambini, quando i genitori li portavano in montagna per vedere la neve che, a Los Angeles, scendeva poco o per nulla. Era bello giocare senza pensieri, sentirsi leggeri e lasciare fuori tutto il resto, i problemi, le preoccupazioni riguardanti la famiglia o il lavoro. Come aveva detto Andrew c'erano solo loro due. È risaputo che divertirsi sulla neve è meraviglioso ma anche stancante, e infatti dopo un quarto d'ora i ragazzi si fermarono, affannati e privi di energia, ma felici. Stava nevicando ancora più forte di prima. Si auguravano di non rimanere bloccati lì, ma erano ottimisti. Tornarono a casa, lasciarono i doposci all'ingresso, si rimisero le ciabatte e decisero di infilarsi anche il pigiama, tanto nessuno sarebbe venuto a trovarli e poi era bellissimo vestirsi così stando a casa. Nonostante i dolci mangiati quel giorno decisero di esagerare. Non lo facevano quasi mai, in fondo. Si prepararono una cioccolata calda. Quando questa fu pronta Andrew tirò fuori una scatola da una borsa che non aveva messo dentro quella, più grande, che si era portato.
"Che hai lì?" gli domandò Demi incuriosita.
"Ora lo vedrai." Appoggiò il contenitore sul tavolo, aprì il coperchio e tolse alcuni fogli di carta scottex che avvolgevano dei biscotti. "Li ho fatti stamattina presto, spero siano ancora buoni."
"Ti sei alzato stanotte per cucinarli?"
"Sì. Per te questo ed altro, cara."
Demi non sapeva cosa dire.
"Non… non avresti dovuto" balbettò.
"Beh, l'ho fatto volentieri. Guarda."
Aveva messo tutti i biscotti sul tavolo e fu allora che la ragazza si rese conto che formavano una frase:
Ti amo, Demetria Devonne.
Aveva modellato ogni singolo dolcetto in modo da formare una lettera.
"Ti piace?"
"Lo adoro! Ma come ci sei riuscito?"
Si commosse nel pensare a quel che aveva fatto. Non solo aveva impastato tutto a mano e poi lasciato che i biscotti si cuocessero, ma li aveva addirittura modellati per farle capire una volta in più che la amava.
"Ci è voluto un bel po', ma ne è valsa la pena direi." Si sporse a baciarla e ad asciugarle con il pollice una lacrima. "Tutto okay?"
"Sì, sono solo senza parole." La sua voce si spezzò. "Ti amo!" soffiò, poi gli gettò le braccia al collo.
"Anch'io ti amo, non sai quanto!"
"Oh, lo so invece."
Forse alcuni si sarebbero stancati di sentirlo, ma non loro.
La cioccolata che Demetria aveva preparato era ottima e anche i biscotti erano buonissimi. Ad ogni morso la ragazza sentiva che il suo fidanzato li aveva fatti non solo con passione per la cucina ma anche e soprattutto con amore.
Dopo mangiato lavarono i piatti insieme, e mentre lo facevano si lanciavano sguardi strani. Si guardavano a lungo e ogni tanto lui le sfiorava una gamba e lei faceva lo stesso. Quando gli sguardi si fecero più insistenti e anche i tocchi furono più frequenti, Andrew chiese:
"Che stiamo facendo?"
Lei sorrise.
Ci aveva pensato tutto il giorno, e non avrebbe voluto dare l'impressione di aver preso una decisione avventata. Eppure Dianna aveva ragione: non avrebbe dovuto fissarsi sull'idea di fare l'amore solo ed esclusivamente dopo il matrimonio. In  fondo lei ed Andrew stavano insieme da nove mesi, era un tempo ragionevole. Si conoscevano da sempre, erano cresciuti insieme, non avevano più segreti l'uno per l'altra. A parte qualche screzio non si erano mai lasciati e la loro relazione era stabile. Si fidavano ciecamente l’uno dell’altra, si amavano moltissimo e questa era la cosa più importante. Si sentivano bene quando erano insieme. Quindi… Avevano finito, così Demi lo guidò in salotto e gli si inginocchiò davanti.
"Che cosa fai?"
Lui era smarrito, aveva intuito il suo intento - o almeno credeva di averlo fatto - ma non ne era sicuro.
"Io sono pronta" disse Demi, convinta. La voce le tremò, ma solo per l'emozione. Si sentiva sicura della sua decisione, in realtà. "So che avevo detto di aspettare, che avevo insistito parecchio su questa cosa, che avevo chiesto la tua opinione, ma stiamo insieme da tanto tempo, ci amiamo e non credo sia presto. Siamo pronti entrambi… se lo vuoi anche tu, ovviamente."
"Demi…"
"Ascolta" continuò prendendogli una mano e alzandogli il mento con l'altra per costringerlo a guardarla. "Non mi sento costretta, né forzata in alcun modo. Te lo assicuro. Non mi hai mai dato motivo di provare ciò, hai aspettato e di questo ti  ringrazio perché, al giorno d'oggi, pochissimi uomini sarebbero disposti a farlo. Ma non è solo per te che voglio fare l'amore, non è soltanto perché ti ho fatto aspettare tanto e perché immagino quanto debba essere stato difficile a volte. È per noi. Dobbiamo farlo per noi, se lo desideriamo, perché questo porti la nostra relazione ad un livello più alto, più profondo, forse addirittura più vero."
Andrew rimase molto colpito dalle sue parole. Passarono lunghi istanti di silenzio nei quali Demi, con il fiato corto, si domandò se per caso non avesse detto qualcosa di sbagliato, o parlato troppo e lui, dal canto suo, non sapeva proprio come rispondere.
"Non è stato difficile" iniziò. "Ho aspettato volentieri. Non ti costringerei mai a fare nulla che tu non desideri" mise in chiaro, come già aveva fatto in passato.
"Lo so benissimo."
"Dunque lo vuoi veramente?"
Lei si toccò il cuore.
"Lo voglio veramente."
"Io mi sento pronto. Sono felice che lo sia anche tu, ma sappi che avrei atteso fino al matrimonio."
"Sì, lo immagino."
"Allora…"
Esitò un momento, poi la guardò negli occhi e vi lesse decisione mista a paura. La prese per mano e la portò in camera da letto. Demi chiuse gli occhi, lasciandosi guidare e fidandosi ciecamente. Fu solo quando si ritrovarono entrambi in quella stanza che li riaprì.
"Mi canti qualcosa?" gli domandò.
Aveva bisogno di ascoltare una canzone per sciogliersi. Sentiva tutti i muscoli che iniziavano a tendersi e glielo spiegò. Lui le sorrise e sembrò capire.
"Cosa vuoi sentire?"
"Se c'è una canzone che, magari, hai sentito e hai dedicato a me, sarei felice di ascoltarla."
Il sorriso dell'uomo si allargò, poi iniziò a cantare.
I found a love for me
Darling just dive right in
And follow my lead
Well I found a girl beautiful and sweet
I never knew you were the someone waiting for me
'Cause we were just kids when we fell in love
Not knowing what it was
I will not give you up this time
But darling, just kiss me slow, your heart is all I own
And in your eyes you're holding mine
 
Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the grass, listening to our favorite song
When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath
But you heard it, darling, you look perfect tonight
 
Well I found a woman, stronger than anyone I know
She shares my dreams, I hope that someday I'll share her home
I found a love, to carry more than just my secrets
To carry love, to carry children of our own
[…]
La voce calda di Andrew si spanse per la stanza e la scaldò come il fuoco di un camino in un gelido inverno.
“È bellissima” sussurrò lei alla fine.
“Penso davvero tutte le cose che dice. Ti è dispiaciuto che abbia cantato l’ultimo verso, quello che parla dei nostri bambini, di quelli che potremmo avere?”
“No. Piacerebbe tantissimo anche a me, lo sai. In qualche modo ci riusciremo.”
Si alzò in piedi e si mise davanti a lui. Andrew Iniziò a spogliarsi piano e poco dopo anche lei cominciò a togliersi gli indumenti. Lo fecero con calma, come se temessero di farsi guardare dall’altro, anche se in realtà non era così perché si erano visti nudi tante volte. Andrew osservò le curve della sua ragazza, i seni pieni, e le sue gambe praticamente perfette e lei gli guardò le spalle dritte, i pettorali e muscolosi e i lineamenti dolci del viso. Fu Andrew a sdraiarsi sul letto, lei gli si mise sopra a cavalcioni.
Le prese i seni tra le mani, li tenne un po’ così e poi li lasciò.
"Sei bellissima!" sussurrò mentre la accarezzava.
"Tu sei meraviglioso" gli rispose Demi, ansimando.
Lui le solleticò un capezzolo, strappandole un gemito di piacere e poi iniziò a lasciarle piccoli baci e succhiotti sul collo. Lei lo stringeva sempre più forte, baciandolo, prendendo in bocca il labbro superiore di lui e mordendoglielo piano.
“Mmm” disse lui e poi le sorrise.
Le accarezzò i seni con la punta delle dita e poi le passò nell’attaccatura tra i due, facendole correre un brivido lungo tutto il corpo, mentre Demi si sentiva andare in fiamme. Entrambi iniziavano ad avere caldo, caldissimo, ma a nessuno dei due importava. I loro cuori battevano all’impazzata per l’eccitazione.
"Se ti faccio male dimmelo, okay?"
"Amore, non sono vergine. Non mi farai soffrire, tranquillo."
"Lo spero ma, se dovessi sentire dolore, ti prego, dimmelo senza vergognarti" le sussurrò dolcemente.
Andrew era sempre stato molto premuroso, e Demi amava questo di lui, ma quella sera lo era particolarmente.
"Va bene."
Gli accarezzò il pomo d’Adamo, strappandogli un risolino.
“Soffri il solletico in questo punto?”
“Non lo sapevo, l’ho scoperto grazie alle tue dita.”
La ragazza si sentiva un po’ impacciata. Non l’aveva fatto molte volte, e mai in maniera tanto importante - perché sapeva che quella lo sarebbe stata e voleva che fosse magica e perfetta -, e non riusciva a capire cosa fare. Come comportarsi? Dove toccare? Eppure, non desiderava che fosse solo lui a partecipare, che la guidasse. Era una donna indipendente e voleva avere una certa indipendenza anche in quel frangente. Esitante, con le mani che le tremavano e una strana ansia a mozzarle il respiro, scese lungo i suoi fianchi arrivando ad accarezzargli l’inguine, sempre pianissimo, strappandogli un gemito di piacere. Lei stessa ansimò mentre faceva quei movimenti. L’agitazione si placò. Rimase per qualche momento immobile. Aveva un po’ paura, inutile negarlo, ma era consapevole del fatto che non c’era nulla da temere con lui. Eppure quel senso di inquietudine restava, attutito ma c’era ancora.
“Se vuoi non…”
Se n’era accorto.
“N-no, lo voglio. Davvero. Dammi solo un attimo.”
Prese tre lunghi respiri.
Va tutto bene. Lui ti ama, tu lo ami. So che hai paura ma cerca di non pensarci. Non lasciare che questo sentimento ti blocchi. Lasciati andare.
Lo strinse forte a sé ed Andrew fece altrettanto, infondendole ancor più sicurezza. Demi si rilassò. Si calmò con il calore della stretta di lui, assaporando il suo fresco profumo, udendo il ritmo del respiro dell’uomo che amava e il battito del suo cuore; e quando Andrew la baciò, fu un tocco così dolce che la ragazza si sentì sciogliere. Nessuno l’aveva mai baciata in quel modo tanto magico, così perfetto, magico come quel momento. Fu allora che si lasciò andare. Abbatté le ultime barriere che la bloccavano, ogni paura scivolò via da lei come acqua fresca di sorgente. Permise che le accarezzasse i seni e li solleticasse, e quando percorse i suoi fianchi e il suo ventre e glielo chiese con lo sguardo, lei gli diede il permesso di toccarla fra le cosce. Andrew entrò dentro di lei più piano che poté, cercando di essere delicato.
“Oh Dio!” esclamò Demi, senza fiato. “Sì, sì, sì!”
Si sentiva una scema in quel momento. Non voleva sembrare una di quelle stupide attrici dei film in cui le persone fanno sesso tanto per, ma era davvero eccitata e felice al momento e non aveva potuto trattenersi.
“Già, è… è bellissimo” aggiunse Andrew, poi trasse un respiro profondo e continuò: “E tu sei speciale.”
Demi rimase letteralmente a bocca aperta, così lui poté baciarla ancora e più a fondo. Le uscì un gemito profondo e rauco, che partì dal fondo della gola, che le parve strano. Era davvero la sua voce, quella?
Passarono alcuni minuti così, respirando affannosamente ma sentendosi felici di starsi unendo l'uno all'altra, poi percepirono un'energia attraversare i loro corpi. Sembravano tante piccole scosse elettriche che li percorrevano dalla testa ai piedi e facevano provare loro brividi di piacere. Demi sentì Andrew irrigidirsi, e quando capì che il moento era arrivato si avvinghiò a lui chiudendo con più forza le cosce. I loro cuori battevano all'unisono e fu allora che si resero conto ancora meglio che la loro non era solo un'unione fisica, ma molto di più. Stavano unendo i loro corpi, ma soprattutto i propri esseri. Non avevano più due cuori, ma uno solo, una sola anima e un unico respiro.
Ad entrambi sembrava di essere due rondini e di volare alti nel cielo, insieme. Niente e nessuno li avrebbe mai separati, ne erano certi. Demi aveva fatto l'amore altre volte in passato, ma nessuna era stata così bella e piena di emozioni come quella che ora stava vivendo. Sentiva che il suo cuore stava per esplodere. Sì, sarebbe scoppiato se Andrew l'avesse accarezzata ancora come stava facendo, così dolcemente, con le sue mani grandi e calde.
"Ti amo, Demetria Devonne" le sussurrò all'orecchio.
"Ti amo anch'io, Andrew. Dopo le mie bambine, sei la cosa più bella che ho avuto dalla vita!" esclamò Demi, cercando di alzare un po' la voce e di non farla tremare, anche se con il respiro affannoso era difficile.
Lui però non ci fece caso, anzi. Le mise una mano sotto il mento invitandola ad alzare lo sguardo. Fu così che i loro occhi si incontrarono, castano nel verde e i loro sguardi pieni d'amore si fusero in un'armonia perfetta.
Lei si spostò e gli si mise accanto.
"Questa è una delle cose più belle che tu mi abbia mai detto, Demi" le rispose, emozionato.
Si abbracciarono più forte e quel contatto così stretto tra i loro corpi risvegliò in entrambi un'emozione tanto intensa che i due se ne stupirono. Non credevano si potesse provare una felicità talmente grande nel fare l'amore, ma era proprio quello che stava accadendo. Non si erano mai sentiti in quel modo, quando erano stati con qualcun altro.
"Non è un sogno, vero?" gli domandò Demi, temendo che si trattasse solo di un bellissimo momento, ma che da un attimo all'altro si sarebbe svegliata.
Lui non rispose e le pizzicò la guancia.
"Ahi!" esclamò la ragazza, lamentandosi.
"Visto? Non stiamo sognando."
Non poteva vederlo ma era sicura che Andrew stesse sorridendo, come lei del resto. La sua voce, calma come la brezza che soffia in primavera, glielo stava dicendo.
“Mi basta questo per essere felice” gli sussurrò.
“Mmm?” Andrew si era appisolato e lei si sentì in colpa per averlo svegliato. “Cos’hai detto?” le domandò, voltando il capo verso di lei e baciandola ancora.
“Niente, niente.”
“Tesoro, dimmelo per favore.”
Il cuore prese a batterle all’impazzata. Era semplice ciò che voleva che lui sapesse, ma le risultava difficile trovare le parole giuste per riuscirci.
“Guardami.”
Andrew lo stava già facendo, ma avvicinò ancora di più il volto a quello di lei.
“Ti ascolto.” Gli sorse un dubbio. Stupido, sicuramente, ma non poté non porre quella domanda. “Ti sei pentita?”
“Cosa?” La ragazza sussultò per la sorpresa. “No! No no no, non è questo! Non mi sono pentita di nulla, sul serio. Anzi, lo rifarei altre mille volte” si affrettò a chiarire.
“Va bene, scusa. È che eri serissima e allora…”
“Amore, è tutto okay. Rilassati.”
Andrew tirò un sospiro di sollievo e anche Demetria si tranquillizzò.
“Perdonami. Non ti interromperò più.”
“Per me tu sei importante” riuscì solo a sussurrare.
“Lo so, anche tu lo sei per me e lo diventi sempre di più, giorno dopo giorno.”
La ragazza gli accarezzò la fronte e si schiarì la voce per ricacciare indietro le lacrime di commozione che minacciavano di rigarle le guance.
“Mi avevi detto che non mi avresti più interrotta” precisò, ma stava sorridendo.
“Scusa.”
“No, non importa. Mi hai fatta emozionare. Comunque non era esattamente questo che intendevo.” Si puntellò sui gomiti e lo guardò con un’intensità che Andrew non le aveva mai visto. In quello sguardo c’era una sincerità incredibile, totale. Demetria si toccò il cuore. “È importante perché viene da qui” continuò, “da dentro, dalla parte più profonda del mio essere e della mia anima. Puoi parlare, se vuoi.”
Vedeva che era rimasto colpito dalla sua ultima affermazione e desiderava sapere ciò che pensava.
“O-okay, vai avanti.”
La voce gli uscì tremolante. Era emozionato ma non sapeva nemmeno lui il perché.
Era stanca di girarci intorno, così prese coraggio, gli strinse le mani e buttò fuori tutto d’un fiato:
“Quel che sto cercando di dirti è che  mi basta questo per essere felice: io, le bambine e te.”
“Me?”
Lo immaginava, ma desiderava comunque una conferma.
“Sì, te. Noi.” Fu percorsa da un brivido nel pronunciare quella parola e anche la sua voce ne risentì. “E magari in futuro altri figli, ma per ora, ecco, io volevo che sapessi che è perfetto così. Non mi manca nulla. L’importante è che noi quattro stiamo uniti e che ci vogliamo bene.”
“Anche per me.”
La attirò ancora di più a sé, - se avesse potuto l’avrebbe fusa con lui per diventare un solo essere -, e fu così che si addormentarono, stretti l’uno all’altra, sentendosi ebbri di felicità.
 
 
 
credits:
Ed Sheeran, Perfect
 
 
 
NOTE:
1. al lago Tahoe fa veramente freddo d’inverno e c’è la neve e il lago è ghiacciato, qindi non ho inventato niente. Ci sono anche molti impianti sciistici aperti.
2. È la prima, primissima volta che scrivo una scena come quella tra Andrew e Demi. Spero di non essere stata volgare. In realtà avrebbe dovuto avvenire più avanti, dopo il matrimonio appunto, ma una conversazione con mia mamma riguardo le mie convinzioni (che sono le stesse di Demi) nella quale lei mi ha detto in pratica ciò che crede Dianna, mi ha fatto pensare sia a me sia alla storia. E quindi, in un giorno solo, mi sono detta che forse sono troppo rigida, che non dovrei fissarmi su quell’idea e che (anche se non ne sono sicura) se troverò una persona che amerò e che mi amerà e con la quale starò insieme da parecchio tempo, potrei anche fare quel passo importante prima del matrimonio. Per questo volevo che fosse chiaro che, se Demi  ha preso quella decisione, è stato a causa di quanto è successo a me. Non voglio in alcun modo sminuire l’importanza di ciò che hanno fatto, anzi. Ci ho ragionato bene e alla fine mi sono detta che era arrivato il momento per loro. Li sentivo abbastanza maturi e pronti, consapevoli di ciò che stavano per fare e soprattutto di quel che provano l’uno per l’altra.
   
 
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