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Autore: WhiteLight Girl    25/07/2018    2 recensioni
Adrien aspetta Marinette per pranzare, ma quando lei non si presenta in orario al loro appuntamento alla pasticceria ci mette un po' a rendersi conto che Ladybug è in televisione. Un nuovo nemico è comparso a Parigi, ma quando Chat Noir raggiunge il posto è solo con un'immensa distesa di ragnatele. Prima di riuscire a trovare Ladybug e gli altri eroi, il ragazzo viene colpito alla nuca e perde i sensi. Si risveglia in ospedale, dove gli viene detto che Marinette è rimasta uccisa nel fuoco incrociato, ma lui si rifiuta di crederci.
***
La ripresa aerea non le rendeva giustizia, ma c’era ben poco da ammirare quando la sua comparsa significava guai seri in città e la presenza di Rena Rouge al suo fianco non faceva altro che avvalorare la tesi.
«A pensarci, forse dovrei telefonarle.» mormorò Adrien. Ad una prima occhiata, Plagg sembrava stupito dal suo repentino cambio di idea, ma Sabine si limitò a fargli l’occhiolino.
«Anzi, forse dovrei andarle incontro, assicurarmi che non si perda.»
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LABIRINTO

Ladybug rimase per alcuni istanti a fissare il punto in cui la donna ragno era svanita, il cuore le batteva forte contro il petto ed il respiro le si fermò all’altezza della gola come se qualcosa lo stesse trattenendo. Si voltò verso gli amici, temendo di veder sparire anche loro, e mise a fuoco a fatica i loro volti altrettanto preoccupati.
Le dita di Chat Noir scivolarono tra le sue, il ragazzo le strinse la mano; Ladybug sapeva che voleva farle capire che non avrebbe lasciato che la portassero via, che avrebbe lottato per lei fino alla fine, anche se ancora non riusciva a guardarla in faccia e non era ancora riuscito a smettere di tremare.
«Ti portiamo fuori di qui.» disse Queen Bee.
Ladybug si domandò se potesse servire davvero, ma non si oppose, guardò l’amica ed annuì, ma Chat Noir la strinse a sé e scosse il capo.
«No.» disse il ragazzo, spingendo via Queen Bee.
Ladybug li scrutò entrambi; erano faccia a faccia, i capelli di lui quasi si sollevarono come i peli di un gatto pronto a soffiare, le sue spalle rigide la intimorirono. Era una muraglia che la teneva ben separata da Queen Bee.
Lei sollevò le mani, forse sperando che questo potesse calmare l’amico, ma lui non fece altro che ringhiarle contro.
«Chatikins? Che diavolo ti prende?» gli domandò.
Lui non le rispose, sguainò il bastone, lo allungò verso di lei per allontanarla e disse: «Lei non è chi dice di essere.»
Ladybug si chiese cosa intendesse, guardò l’amica, rimasta immobile ad occhi sgranati, forse impaurita dal modo in cui Chat Noir si stava comportando. Rena Rouge si fece avanti per prima, per capire cosa significasse.
«Cosa intendi? È Queen Bee.» disse.
Ma lui scosse il capo, con la mano stretta attorno a quella di Ladybug tanto forte da fermarle il sangue e farle formicolare le dita.
«Lei non è Queen Bee, è una trappola.» spiegò. «Ci sta imbrogliando, vuole portarti via.»
Ladybug la guardò; i capelli biondi legati nella solita coda, gli occhi azzurri che scintillavano per il timore di quello che Chat Noir aveva detto, le mani sollevate quasi in segno di resa.
«Chat Noir,» disse Ladybug «Metti via il bastone.»
Lui scosse il capo e quando Carapace fece un passo verso di lei gli puntò contro la sua arma. «Stai lontano, non le permetterò di farlo.»
«Chat Noir...» ripeté Ladybug.
Lui la tenne dietro di sé e spinse gli altri lontani. «Credeva di prenderci in giro mescolandosi con noi, ma non mi lascerò ingannare.» spiegò.
Allora Ladybug capì; dove lei vedeva Queen Bee, Chat Noir vedeva il nemico, la donna ragno lo aveva trascinato in un’altra illusione ed ora spettava a lei risvegliarlo prima che lui facesse qualcosa di cui si sarebbe pentito. Gli afferrò il polso con l’altra mano e lo tirò indietro.
«Quello che vedi non è reale, vuole farti combattere contro i tuoi amici.» gli disse.
Ma lui non si voltò, rimase sull’attenti e la strinse più forte. «È quello che vogliono farti credere.» disse.
Fece un balzo in avanti sollevando il bastone, poi lo calò verso Queen Bee, che si fece di lato appena in tempo. Rena Rouge, nello stesso momento, portò il flauto alle labbra ed iniziò a suonare, materializzando numerose versioni di Queen Bee.
Chat Noir strinse il bastone con entrambe le mani, sembrava che nulla fosse in grado di distrarlo e farlo rinsavire. Ladybug fece un passo avanti per fermarlo, ma prima che riuscisse ad afferrargli la coda una parete di ragnatele si innalzò tra loro, lasciandola isolata dagli altri.
Ladybug si fermò appena in tempo per non finire impigliata e sbatté gli occhi, attorno a lei tutto era tranquillo all’improvviso; non sentiva nessuno dei suoi amici, non poteva sapere se Chat Noir avesse colpito Queen Bee o se Rena Rouge fosse riuscita a farlo ragionare. Si guardò attorno, conscia che doveva ritrovarli al più presto. Fece un giro su sé stessa per decidere quale tunnel imboccare, ma sapeva che ognuno di essi avrebbe potuto condurla da loro oppure nella direzione opposta; le probabilità erano cinquanta e cinquanta.
Scelse il tunnel più vicino alla parete appena comparsa, anche se era consapevole che l’eventualità che non svoltasse deviando e sviandola erano basse, corse con lo yo-yo stretto in mano, pronta a difendersi da qualunque cosa si fosse trovata davanti, immaginando il momento in cui avrebbe dovuto essere costretta ad usarlo per immobilizzare Chat Noir per impedirgli di attaccare Queen Bee e chiunque altro.
Presto iniziò a sentire le voci degli amici, Chat Noir che gridava contro Queen Bee, lei che lo supplicava di fermarsi, il suono del flauto di Rena Rouge e le implorazioni di Carapace che cercava di far ragionare Chat Noir. Cercò di seguirle, ma esse sembravano provenire da diversi corridoi e lei non riuscì a decidere quale imboccare, quindi rimase immobile a prendere fiato.
Le parole di Carapace divennero più chiare e riecheggiarono attorno a Ladybug. «Amico, datti una calmata.» stava dicendo.
Il sussulto che seguì fece intuire a Ladybug che lui non gli aveva dato ascolto. Forse, si disse, se avesse trovato la donna ragno e l’avesse distratta abbastanza lo stato allucinatorio in cui Chat Noir era caduto sarebbe svanito, ma dubitava fortemente che lei si sarebbe fatta vedere presto.
Fece roteare lo yo-yo, pensando a cosa sarebbe successo se lo avesse scagliato contro la parete di ragnatele. Si sarebbe impigliato oppure le avrebbe aperto un varco permettendole di crearsi da sola una strada? Si preparò a chiamare il suo portafortuna, domandandosi cosa si sarebbe trovata tra le mani, ma aveva appena piegato il braccio per lanciare in aria il suo yo-yo quando Rena Rouge emerse da un corridoio al suo fianco e si fermò per guardarla ad occhi sgranati.
Ladybug lasciò oscillare lo yo-yo contro il fianco e le sorrise, prese fiato e sbatté gli occhi, ma il volto dell’amica era impassibile come una maschera di cera ed i suoi occhi erano cupi, le pupille nere e scintillanti come quelle della donna ragno.
   
 
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