Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: LuneDeSang    30/07/2018    1 recensioni
Alle volte gli incubi restano nelle nostre notti difficili eppure... qualche volta trovano un modo per strisciare via e seguirci dietro ogni angolo, si nascondono nei sussurri proprio dietro il nostro orecchio.
Alle volte si cominciano giochi che non dovrebbero essere fatti e con essi si risveglia un mondo distorto e difficile da allontanare.
Cosa è realtà? Cosa è immaginazione?
Genere: Erotico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Que Dieu ait pitié"

 



“Stai tranquillo, dovrebbe arrivare a momenti.”

 

Esordì Isidor con tono paziente mentre restava ben stretta al braccio di Gerard sotto la pioggia scrosciante. Entrambi erano riparati sotto un ampio ombrello, seminascosti dalle ombre create dalla scarsa luce di un lampione a pochi metri dall'ingresso del cimitero di Place Denfent-Rochereau.

Quella notte sembrava che nessuno volesse avventurarsi fuori di casa con un tempo del genere e quindi non poteva che essere tutto a loro favore se volevano entrare nella chiesa all'interno del parco.

Gerard sembrava piuttosto nervoso dopo quello che Isidor gli aveva raccontato a riguardo della “sposa della morte” inoltre dovevano incontrarsi con un “suo amico”, che a detta della vampira era un esperto del sottosuolo ma ancora non c'era alcuna traccia di questo individuo.

L'uomo si domandò se non fosse stato meglio restare all'appartamento di lei ed impiegare il resto della serata per conoscersi meglio, magari sarebbe stato più gratificante e più sensato aspettare il giorno per avventurarsi nelle catacombe, ma del resto non sarebbe stato possibile per lei. E poi... diciamocela tutta, non voleva sembrare un pisciasotto.

 

Sospirando si voltò a guardare Isidor. Anche nei piccoli gesti sembrava una creatura al di fuori del suo contesto, ne osservò i lineamenti mentre lei teneva la sigaretta accostata alle labbra e vide che non sembrava per niente impressionata o preoccupata, anzi pareva assente ed assorta in chissà quali pensieri.

Ad un certo punto la loro attenzione venne rapita da un movimento alla loro sinistra, qualcuno stava svoltando l'angolo per procedere nella loro direzione, immediatamente Gerard si irrigidì un poco e cinse la vita di Isidor con un braccio sbuffando sonoramente.

 

“Quanto tempo pensi che ci metterà ancora quel tannato taxi?” chiese senza una valida ragione, con voce scocciata. Aveva visto che si trattava di un gendarme e voleva evitare che facesse domande sul perché fossero lì impalati a non fare nulla proprio davanti alla cancellata del parco.

 

L'uomo proseguì raggiungendoli e li osservò in silenzio porgendo loro semplicemente un saluto col capo poi li superò e parve come sparire nell'oscurità, ma era come se la sua presenza fosse comunque presente, o almeno era quella la sensazione del truffatore in quel momento. Con circospezione lanciò un'occhiata ad Isidor, come per chiederle il motivo di quel silenzio e del perché non gli reggesse il gioco, ma nel notare il suo sorriso guardò nella direzione in cui il gendarme era sparito e vide qualcosa, qualcuno.

La stazza dell'uomo era cambiata diventando più imponente, così come gli indumenti e lentamente si fece avanti quel tanto per mettere in mostra il viso che pareva essere assurdamente deforme. Istintivamente e stupidamente Gerard si mise davanti ad Isidor come per proteggerla ma non fece altro che rendersi ridicolo.

 

“Oh... vedo che ti sei scelta un bel pezzo di uomo. Davvero, mademoiselle Isidor. Mi spiace avervi fatto aspettare ma... diciamo che questa non è una zona che mi compete ed inoltre al Principe non piacerà sapere che sono stati valicati i confini di una zona interdetta. Ma suppongo che per lei, François, farà un'eccezione e ci risparmierà. Prego, seguitemi. Ho da chiedervi un paio di cose.”

Il Nosferatu sorrise mettendo in mostra la fitta fila di denti acuminati ed alcune vesciche purulente sul viso che pareva già essere una maschera deforme.

“Louis, lui è Gerard Thomas, il mio ghoul. Gerard, lui è monsieur Louis Dalglish. È un mio Fratello del clan Nosferatu, sono i migliori nel conoscere il sottosuolo di Parigi. Ed i migliori a sapere come intrufolarsi in posti come questo.” Isidor si prese carico di questa breve ma esaustiva presentazione e Gerard non poté fare a meno di toccarsi il viso nei punti in cui aveva visto quelle ferite piene di pus sul volto dell'altro vampiro con un'espressione decisamente confusa ed assorta, come era possibile che un uomo fosse conciato in quel modo?

E, come se fosse stato un bambino, Isidor lo rimproverò dandogli un buffetto sulla mano come per dirgli che era cattiva educazione indicarsi in quel modo il viso viste le condizioni della loro “guida”.

 

“E andiamo, Isidor, troppa formalità. Chiamami semplicemente Lingualunga, d'accordo bell'imbusto? So perfettamente chi sia questo signore. Dimentichi che noi sappiamo sempre tutto, mia cara. Certo che tutti noi ci aspettavamo che prendessi sotto la tua ala un qualche sceneggiatore od un musicista dall'animo tormentato e dalle discrete dimensioni”, Louis ridacchiò malizioso mentre lanciava quella provocazione, “Non certo un ladro di opere. Ad ogni modo... quando impareranno a mettere dei lucchetti decenti questi idioti?! Rendono sempre le cose troppo facili. Forza, entrate e fate in fretta, non devono vederci e non vedo l'ora di mettermi al coperto, odio la pioggia: devo già sopportare l'acqua della fogna, ci manca solo quella che cade dal cielo.”

Lingualunga brontolò sonoramente ed aggiunse una qualche imprecazione non ben comprensibile mentre scostava quel tanto che bastava il cancello del parco e già poterono scorgere la chiesa che fungeva da ingresso alle catacombe. I loro passi venivano attutiti dall'acqua sulla ghiaia e le loro tracce parevano essere immediatamente cancellati fino a quando non raggiunsero la loro meta.

 

“Allora, non mi hai detto granché al telefono riguardo a questa escursione notturna... perchè proprio qua sotto, nh? Vuoi che tiri ad indovinare” nella voce di Lingualunga si poteva sentire perfettamente un tono sarcastico, era ovvio del perché Isidor avesse scelto e chiamato proprio lui ma voleva vedere di che pasta era fatta la signora e soprattutto quel damerino che si portava appresso.

 

Isidor si strinse nelle spalle mentre si toglieva una goccia d'acqua dal viso prima che potesse rovinarle il trucco, un gesto abitudinario e praticamente immancabile per una come lei nonostante il tempo assurdamente tragico e bagnato.

“Gerard ha trovato una buona occasione e voglio dargli l'opportunità per sfruttarla, inoltre mi fa piacere notare che ricordi ancora il favore che mi devi, Louis. Fatto sta che qui sotto c'è qualcosa che non torna, forse un gigantesco buco nell'acqua oppure qualcosa che va oltre la nostra conoscenza. Sicuramente si tratta di qualcosa di interessante se lo stesso François ha negato l'accesso.”

 

Entrarono nella chiesa e finalmente sentirono l'umidità della pioggia abbandonarli per poter essere accolti dalle tenui e traballanti luci delle candele che ardevano nei diversi altari insieme alle locandine turistiche, fotografie e teche per i miracoli oltre che con tutte le stupide mappe plastificate per i tour della città. E nonostante quegli oggetti così altisonanti sembrarono essere sbalzati indietro nel tempo forse per merito o colpa della scarsa illuminazione. I due vampiri sembravano essere completamente a loro agio in quella semioscurità e parevano non doversi concentrare troppo per non urtare qualcosa, al contrario Gerard era impacciato camminando e muovendosi il meno possibile per evitare di inciampare in qualcosa. Per l'appunto evitò di rovinare a terra dando un colpo con un portaombrelli e disse:

“Sì be', su una delle lapidi del cimitero qui dietro ho trovato un nome che...”

 

“La sposa della Morte, vero?”

 

Come c'era da aspettarsi, Lingualunga arrivò subito al dunque con un'espressione decisamente turbata e seria, immaginava che si trattasse di quella storia sebbene sperava che il motivo fosse uno più semplice.

Il vampiro e Gerard si scambiarono una lunga occhiata che parve non finire mai, dunque il Nosferatu scostò lo sguardo e si guardò attorno avvicinandosi ad uno degli altari con una statua raffigurante la Vergine, ne osservò i piedi piccoli e ben dipinti nonostante il tempo e le migliaia e migliaia di mani che li avevano toccati. Sospirò. Il suo volto sembrò ancora più martoriato alla luce di quelle candele e divenne ancora più tetro.

 

“Immaginavo che fosse per quello... Mademoiselle Isidor, è sicura di voler scendere là sotto? Quel dannato labirinto non ha mai portato nulla di buono, solo follia e morte. Che Dio me ne voglia... la sposa della Morte è davvero tumulata là sotto. Il mio sire mi raccontava spesso di quanto accadde in quel periodo e vi assicuro -sì, non fare quella faccia bell'imbusto- che quella doveva farsi chiamare “sposa del demonio”. Era una strega, una vera strega e non una di quelle disgraziate messe a bruciare sulla piazza. La donna più influente dell'occulto, una manipolatrice assassina e crudele come il Bassissimo.”, Lingualunga si tolse il basco che aveva in testa e si passò le dita lunghe ed adunche sul cuoio capelluto scostandosi dalla fronte le rade ciocche di capelli sporchi.
“La voce più accreditata era che avesse davvero venduto l'anima al Diavolo e che ne avesse ricevuto tutti i segreti per poter piegare il mondo al suo volere. Tuttavia in molti tra noi vampiri bramavano la sua conoscenza ed il suo potere ed erano convinti che avesse con sé qualcosa che le desse la forza dell'inferno. Erano periodi molto bui per tutti noi, l'Inquisizione stava passando al setaccio ogni città, ogni villaggio alla ricerca dei vampiri più giovani per stanarli e distruggerli... era quindi normale che i più Antichi bramassero ancora più potere. Be', però, tornando a noi... Nel momento in cui fu catturata, ella sentenziò la sua maledizione decretando che con lei sarebbe arrivata la Fine.” il Nosferatu si concesse una pausa per raccogliere i propri pensieri ed i propri ricordi riguardo quella torbida faccenda e quasi con malinconia alzò lo sguardo lungo la veste della Santa Vergine fino a consolarsi in quel viso intagliato che sembrava comprendere la sua stessa angoscia, “Vennero convocate numerose personalità che all'epoca potevano essere considerati veri e propri Principi, tutti volevano bere il suo sangue per acquisirne i poteri ma chi di loro provò questo gesto finì solamente in un cumulo di cenere e così la loro progenie come una maledizione che ne coinvolgeva altri a catena. Per quella ragione decisero di strapparle la lingua e di rinchiuderla qui sotto a vagare nel buio e senza alcun ché per sopravvivere. Nessuno sa fino a dove si spinse in questo groviglio di gallerie e nessuno sa per quanto riuscì a sopravvivere, per quel che ne so io... potrebbe essere viva ancora adesso. Io... non dico di essere un codardo ma pensateci bene. Una volta lì sotto non si sa che cosa si potrebbe andare in contro, è come se tutt'ora la sua tremenda magia permeasse in quelle mura: il tempo si frantuma, ombre dell'inferno si allungano per afferrare chiunque vi metta piede.”

Calò il silenzio per diverso tempo. Lingualunga studiò l'espressione di Gerard, dopotutto era per lui che sia lui che Isidor erano lì, no? Il mortale sembrava decisamente confuso oltre che sconvolto da quello che gli era stato appena raccontato, comprensibile senza alcuna ombra.

“Un ultimo consiglio, e ve lo do pure gratis: preferirei una buona bottiglia di vino ed una scopata a questa roba. Insomma, che cosa vorresti vendere? Ossa marce?! Nah, se vuoi ti dico dove si trova un magazzino di opere egizie mal custodito. Ci sono certi gioielli che... ah! Meravigliosi!”

 

Isidor, dal canto suo, non aveva mai visto Lingualunga così agitato, così preoccupato. Lasciò perdere le sue battute scurrili e fece qualche passo lungo la navata mentre lasciava il tempo a Gerard di decidere sul loro affare. Non era coinvolta per il denaro, quello ne aveva a sufficienza, ma era per il piacere di stare in sua compagnia e di poter sentire quel brivido di piacere che le scuoteva il corpo ogni volta che riusciva ad immedesimarsi nella vita stessa. Ciò che non desiderava era mandare tutto al diavolo per una pazza sadica rinchiusa lì sotto. Negli anni aveva imparato che certe cose non erano assolutamente delle favole e che forse era meglio proseguire lungo la propria strada senza interessarsi o coinvolgere cose che erano troppo oltre.

Sospirò frustrata, che fare? Forse Louis aveva ragione.

Avanzò passando da una statua all'altra e sfiorò con i polpastrelli le piccole fiamme dei cerini accesi ad ogni piccolo altare, ne sentì il calore stuzzicarle la pelle pericolosamente ma non fuggì spaventata e nemmeno ritirò la mano, si soffermò solamente alla fine del corridoio e guardò il grande crocifisso che incombeva come una presenza inquietante ma al contempo rassicurante. Sapeva che era da sempre lì, con quel Cristo dall'espressione sofferente ma compassionevole. Si stupì di quante cose fossero segrete nella sua stessa città e si domandò come facesse il Principe François Villon a tenere tutto segreto, tutto per sé. Lo conosceva da quando era stata Abbracciata ed era sua intima amica eppure... si stupì di alcune cose che erano rimaste come non avessero mai avuto nulla a che fare.

Immersa in questi pensieri si mise seduta su una delle panche di legno consunte della navata e sospirò alzando lo sguardo alla cupola riccamente decorata e lasciò che i propri sensi vagassero nel captare il lontano chiacchiericcio di Louis e Gerard.

I due stavano discutendo su quanto era stato trovato e scoperto dall'equipe quello stesso pomeriggio e Louis stava già spiegando che certe questioni toccavano a loro in quanto certe “cose era meglio non farle scoprire ai mortali”. Gerard aveva così tanto da imparare ancora, si disse Isidor con un mezzo sorriso, ma aveva superato la prova più importante: non era impazzito e non era andato in giro a dire ogni cosa.

 

Qualcosa si mosse nella sua visuale e pensò che si trattasse di Louis, si voltò e non vide nessuno: i due erano ancora dove li aveva lasciati. Ma di nuovo lo stesso movimento e si voltò di scatto cercando di riuscire a vedere cosa fosse. Rimase immobile a fissare un punto davanti a sé e lentamente, come una carezza, riuscì a sentire qualcosa che le sfiorava le spalle e la nuca, una lenta carezza impalpabile che voleva farsi sentire da lei.

Senza rendersene conto ebbe un fremito e non osò minimamente voltarsi o cambiare la propria posizione lasciando che quella cosa continuasse a studiarla. Sapeva bene per esperienza che i fantasmi o gli spettri non vedevano di buon occhi i vampiri poiché erano morti che comunque continuavano a vivere e sapeva anche che gli spiriti erano abbastanza potenti da diventare un vero e proprio fastidio.

In quel momento però non sapeva che cosa provare: fastidio? No, non era quella la sensazione che le si stava diffondendo dalle viscere, piuttosto era paura. Quella cosa continuava a corteggiarla come per comprenderne la forma ed Isidor si sentiva come frastornata e scossa da paura e riverenza.

Non riusciva a distinguerne i contorni e nemmeno voleva provarci tuttavia le parve quasi di percepire e di catturare lo strascico di un pensiero che non apparteneva assolutamente alla propria mente.

Era un pensiero contorto e confuso, un groviglio e null'altro ma che le aveva trasmesso uno stato d'animo decisamente torbido, instabile e sovreccitato.

 

Era nuovamente da sola, quell'ombra era scivolata nuovamente lontano ed Isidor riprese a muoversi come se fosse stato premuto nuovamente il tasto “play”. Si torse col busto e si alzò dalla panca mentre tornava a passo veloce verso Gerard, gli si strinse al braccio guardandolo prima negli occhi e poi scostando lo sguardo su Lingualunga.

 

“Andiamocene.” insistette quasi con tono di supplica, i suoi occhi brillarono alla luce di quelle candele e parvero ancora lontani col pensiero ma in realtà stava scrutando le auree che erano attorno a loro, un piccolo trucco dei suoi poteri preternaturali. Vide delle sagome invisibili dai colori intermittenti e flebili, erano circondati da centinaia di spettri ma solamente uno tra essi pareva essere il più forte ed era anche l'unico che restava immobile. La stretta si fece un poco più forte e sentì Gerard irrigidirsi, forse gli stava facendo addirittura male ed allentò cautamente la presa. Ancora una volta ripeté l'invito ad andarsene con una certa fermezza.

 

“Brava ragazza”, disse Lingualunga annuendo lentamente. “Voi andate, precedetemi. Ho lasciato il cancello socchiuso, penserò io a rimettere al proprio posto tutti i lucchetti e tutte le serrature, per me è un gioco da ragazzi, dopodiché me ne andrò tramite le fogne: c'è un tombino proprio qua dietro, nella zona della manutenzione del parco. Su, forza. Aria!”

Gerard non riuscì a capire che cosa stesse accadendo attorno a loro, e come poteva? Certo, i suoi sensi avevano aumentato in maniera sensibile la loro percettibilità ma ancora non era in grado di vedere o di percepire ciò che Isidor riusciva in maniera automatica.

Con un gesto meccanico, il truffatore, si alzò il colletto del cappotto per evitare che si infradiciasse nuovamente sotto la pioggia e si preparò ad aprire l'ombrello una volta giunto all'uscio della chiesa.

Non appena furono sotto la pioggia poterono bearsi dell'aria fresca della notte, così diversa e stranamente piacevole rispetto all'odore stantio e forte delle candele e dell'incenso.

 

“Non so, Isidor.” esordì lui mentre camminavano stretti l'uno all'altra verso il cancello. “Se quello che ha detto è vero, credo che mi ritirerò dall'idea di concludere il mio affare. Inventerò una scusa al mio ricettatore e proverò a trovare qualcosa di più semplice.”
Galantemente le aprì la cancellata e le lasciò il passaggio. “Non sono un tipo troppo sentimentale e personalmente bado ai miei interessi ma ho un brutto presentimento, no, non fare quella faccia... non dico per me, ma per quelli che sicuramente andranno avanti in questa ricerca.”

“Lasciali al loro destino, non sei assolutamente responsabile delle loro questioni. Imparerai che alle volte è meglio ignorare la propria umanità per la propria sopravvivenza.” la vampira rispose quasi con tono gelido e distaccato mentre si voltava sorreggendo l'ombrello per coprire Gerard mentre richiudeva alle proprie spalle il cancello di ferro.

“Torna a casa, Gerard. Fatti un bagno caldo e vai a dormire. Non pensarci più.”

 

===

 

Lingualunga era rimasto da solo nella navata principale, il silenzio era il suo unico compagno e così cominciarono ad echeggiare nella sua testa diversi pensieri e diversi ricordi. Secoli prima aveva vissuto in quella chiesa, aveva pregato a quello stesso altare ed aveva vestito i panni sacerdotali quando ancora era capace di stare alla luce del sole. Certo, non era così vecchio da essere stato testimone di quello che era successo lì dentro all'epoca di quella Strega ma conosceva abbastanza bene i segreti di quella costruzione da fissare un punto preciso nell'antico confessionale.

Attraversò l'intero corridoio tra le due fila di panche e si fermò a quasi due metri dall'elegante confessionale in stile gotico, ne osservò il legno ben verniciato e lucido di cera d'api, le tende color porpora dalle frange dorate e ne vide anche i piccoli segni del tempo: alcuni graffi ben celati da un restauro recente.

Le flebili fiamme delle candele alle sue spalle fremettero e danzarono per poi spegnersi all'improvviso, il Nosferatu si ritrovò al buio ma i suoi occhi non ebbero alcun problema a vedere perfettamente nel buio più completo. Rimase in allerta e sentì la propria Bestia fremere, ringhiare, come per avvisarlo che qualcosa sarebbe potuto sbucare dal nulla per attaccarlo, ma non accadde niente di tutto ciò.

Sentì solamente una flebile corrente d'aria fredda e dall'odore putrido poi, all'improvviso, una porta nascosta nel confessionale si spalancò sbattendo con forza legno contro legno e Louis fu travolto da un vento gelido e rivoltante che ruggì dalle viscere della terra.

Istintivamente scoprì i denti aguzzi e si coprì parte del viso deforme con un braccio mentre il suo basco scivolava via dalla sua testa quasi calva rotolando sul marmo ben pulito.

Corse a chiudere immediatamente quel passaggio e si premette conto con la schiena come per imporre una resistenza e nel fare ciò si fece il Segno e guardò il grande crocifisso con occhi furenti e preoccupati. Nel corso degli anni era cambiato molto ed aveva abbandonato parte del suo animo umano ma non aveva mai perso la propria fede.

 

“Non ti lascerò uscire!” ringhiò a voce bassa. “Dio... abbi pietà di noi.”


Continua

   
 
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