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Autore: Hyperian    31/07/2018    1 recensioni
Un ragazzo, cresciuto come i suoi predecessori per servire la dea, scoprirà che tale divinità nulla è se non un grosso mucchio di bugie. Il decidere di proseguire in questo compito sarà per lui arduo o no?
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza si espresse in un sorriso spento e privo di qualsivoglia sentimento. Aveva un viso che sembrava morto, atono come la sua voce che assomigliava ad una strana quanto inquietante cantilena.

-Così come feci per i precedenti "predicatori" ora ti racconterò tutto quello che mi riguarda affinché tu poi non stia a lamentarti e io non debba fare a pezzi quella tua lurida carne in putrescenza. 
Io, in quanto Dea della guerra, vivo ormai da centinaia di anni grazie all'immaginazione di voi bestie da soma. Quando per voi le cose si fecero dure io ero già rinata più volte di quanto tu possa contare. Scesi sulla terra impugnando la lama divina, Ishtar, per permettere a voi ignoranti di sopravvivere. 
Ero però ancora inesperta di tali interazioni... Infatti quest'azione mi ha legato definitivamente a questa terra, rendendomi schiava del mondo dei mortali. Come dea obbedisco alle preghiere, aiuto le persone e fino ad ora molti hanno richiesto il mio servizio per questioni spinose, anche stupide.
Allora ora stai pensando "Io come umano cosa potrò mai fare?". Sarebbe una bella domanda se non fosse che lo è per la vostra limitata intelligenza.
Voi Predicatori avete la capacità di comprendere il linguaggio antico di noi divinità, cosa impossibile per quelli al di fuori della vostra setta di bestie da macello. Tu mi farai da interprete per i cani che chiederanno il mio aiuto, sebbene la cosa mi disgusti.-

Ascoltai con attenzione, seppure la mia rabbia stesse cominciando a lievitare come il pane. Se provava un tale disprezzo per l'umanità mi chiedevo come potesse davvero aiutare le persone. Non c'era modo per gli dei per dare le dimissioni? Almeno non avrebbe continuato questa sua crociata di insulti.

-Dunque, Deimos, ora passiamo invece ai tuoi compiti- E qui la mia preoccupazione salì vertiginosamente. Odiavo avere responsabilità -Dovrai rimettere in sesto questa piccola casa, allargarla, pulirla e renderla degna della tua dea. Se non sarò soddisfatta la distruggerò e tu dovrai ricominciare da capo. Dovrai trovare cibo e acqua per te e preparare pasti per me come offerta. Dovrai inoltre seguirmi in ogni mio viaggio per le varie richieste che arriveranno. Per fortuna questo è un periodo di pace, quindi finiremo per intervenire solo per bisticci tra false casate.-

La ragazza puntò nuovamente i suoi aghi gialli nei miei occhi neri, fissandomi a lungo con uno sguardo pari a quello di chi ormai aveva rinunciato a vivere. Continuava a fissarmi, probabilmente in attesa di una risposta.

-Mia Dea, mi chiedevo perchè tutto questo odio per il nostro popolo... d'altronde noi...-
-Pensi che sia ingiusta? Molti di voi non fanno che bestemmiare il nostro nome per le più stupide causali. Siete patetici, impuri ed indegni, validi solo come pezze da piedi. Volete rispetto? Allora dimostrate di meritarlo. Invece voi cosa fate? Vi scannate per una donna, per un tozzo di pane o per una zolla di terra. Potessi vi eliminerei tutti. Ma non lo faccio perché come dea sono misericordiosa.-

Mi faceva innervosire. Mi alzai di scatto dalla posizione seduta che avevo assunto per ascoltare quello che aveva da dirmi. -Tu non saresti nulla senza di noi. Saresti solo un fantasma privo di identità! Non hai il diritto di trattarci e di trattarmi a questo modo!-
La ragazza mi fissò nuovamente. Mi sentii mancare il respiro. -Pensi forse che una dea misericordiosa non sappia usare il bastone oltre alla carota?- Il tono sempre privo di espressione risuonò appena nelle mie orecchie mentre fischiavano. Non riuscivo neanche a cadere in terra, tanto ero paralizzato da... terrore? Paura profonda del suo sguardo. Vidi la sua mano scorrere sulla mia fino al dito medio. Lentamente lo prese tra indice e medio, torcendolo con forza fino a che non si sentì il rumore dell'osso che si rompe. Spalancai la bocca ma i sensi vennero a mancare quando mi strappò di netto il dito.
-Rispetta colei a cui devi la tua stessa esistenza, lurido cane-

Svenni, senza riuscire a reggere oltre il dolore.
   
 
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