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Autore: Le Due Impronte    01/08/2018    2 recensioni
Casinò.
Un ragazzo dalla fortuna sfacciata contro l'impassibile croupier.
Chi l'avrà vinta?
Impronta Rossa
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un azzardoParte 1

Le luci lo stordivano, allontanandolo dalla realtà. Jake girava da una parte all'altra cercando il tavolo da gioco.

Il mio tavolo, lo aveva soprannominato. Perché era il suo tavolo vincente.

Ed eccolo lì. Lo stava aspettando, verde e ricoperto da decine di fiches colorate. Jake estrasse le proprie dalla tasca della camicia e le posizionò di fronte a sé sul tavolo.

Il croupier lo fissò impassibile, con la sua tipica aria di superiorità, vestito da maggiordomo.

Jake fece il suo gioco, puntando come al solito poca roba, per poi aumentare la posta a mano a mano che vinceva. E avrebbe vinto, non aveva dubbi. Proprio come aveva vinto ogni giorno dell'ultimo mese.

"Vedrai se non ti farò cambiare quella tua espressione da signorino altezzoso", pensò guardando il croupier che metteva in moto la biglia nella guida.

La pallina rotolò e rotolò. Esitò. Si fermò.

Jake aveva vinto. Ritirò il compenso.

Altro gioco, altra vincita. E ancora. E ancora. Era ora di puntare più forte.

Mise metà di quello che aveva sul rosso. Uscì il rosso. Scelse il 17. E 17 fu.

Dopodiché puntò tutto sullo 0, senza alcuna esitazione. Gli altri giocatori lo fissavano senza parole. Jake riusciva perfino a vedere l'acquolina formarsi nelle loro bocche secche.

Il croupier fece il suo lancio, la biglia sembrava non fermarsi. Ma era solo un'illusione. Ecco che perdeva velocità e interrompeva il suo giro.

Un urlo agghiacciante.

«Nooooooooo. Come può essere?»

Jake era disperato: la biglia si era fermata al numero accanto al suo.

«Voglio rifare, non è valido. Il lancio era chiaramente truccato»

Il croupier rise, sinceramente divertito, ma non diede segno di volerlo ascoltare. Passò al tiro successivo.

Jake era paonazzo e voleva urlare contro quell'uomo, ma trattenne la propria rabbia.

«D'accordo», disse furibondo. «Allora punto questa. E questa.» Si tirò via giacca e orologio e li porse al croupier. Quello sorrise perfidamente e proseguì.

Perse. Giacca e orologio non erano più suoi.

Ancora più adirato, Jake puntò camicia e scarpe.

Perse anche quelle. Non si arrese.

Mise in gioco i propri pantaloni.

Sconfitta clamorosa. I presenti ridevano con gusto. Lui iniziò ad avere freddo, ma continuò a puntare. Quando fu nudo e congelato, sfinito ma ancora deciso, Jake si giocò ciò che aveva di più caro.

La sua stessa vita.

 

Parte 2

Oliver passò dallo sportello per convertire il proprio denaro in tante belle fiches variopinte. Poi si sedette al tavolo con i suoi due accompagnatori.

«Si gioca», disse allegro. I due si sfregarono le mani.

Giocarono. Vinsero. Persero. Risero.

Poi tutti e tre ammutolirono.

Oliver era improvvisamente silenzioso. Non emetteva più un verso, un suono. Guardava in basso, la propria mano chiusa davanti a sé, a coprire l'ultima fiche rimasta.

Sudava. Con un enorme sforzo, raccolse il coraggio di aprire la mano.

Due minuscoli occhi, un naso e una bocca minuta sporgevano dalla fiche rosa. Le piccole ciglia si erano mosse, solleticandogli le dita.

Oliver sporse l'orecchio, portandolo a pochi millimetri da quello strambo dischetto rosa. Allora lo udì. Un flebile respiro strozzato e una vocina quasi impercettibile.

«...ake. Aiutatemi... Mi... c-chiamo Jake»

   
 
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