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Autore: Enchalott    02/08/2018    8 recensioni
Pianeta Namekk. Bulma si sta amaramente pentendo di essere partita con gli amici per cercare le Sfere del Drago originali. Troppi nemici, troppi esseri mostruosi con poteri sovrumani, troppi interessi in gioco. Sola e indifesa, si aggira sul pianeta, cercando di salvare la pelle.
Vegeta desidera le Sfere, desidera vendicarsi di Frieza e desidera sconfiggere Kakarott. Ma deve giocare bene le sue carte e scegliere con cura i suoi eventuali alleati, per evitare di rimetterci la vita.
Che cosa accadrebbe se, diversamente dall'originale, i principe e la scienziata si incontrassero e si parlassero già in quest'occasione?
"Qualcosa le piombò addosso con la rapidità del pensiero, inchiodandola alla roccia con una forza disumana, tappandole la bocca e impedendole qualsiasi reazione. Non ebbe neppure il tempo di trasalire.
“Non un fiato…” ringhiò Vegeta, trattenendola saldamente e continuando a premerle sulle labbra con la mano, il viso a un centimetro dal suo.
Bulma si irrigidì, pensando di essere giunta alla fine dei suoi giorni. Serrò gli occhi, terrorizzata e rassegnata a subire quella sorte terribile.
Non successe nulla."
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Incontro

Bulma si impose nuovamente l’autocontrollo, quando vide gli alieni arrestarsi esattamente sopra di lei. Si rannicchiò più che poté nella piccola rientranza che attraversava il ciglio erboso sovrastante, ma rimase ugualmente visibile.
 
Ti prego… ti prego vattene da qui…
 
Il caposquadra abbaiò alcuni ordini e la pattuglia si aprì a ventaglio, iniziando a perlustrare la zona con più attenzione. Gli uomini attivarono i rilevatori, che iniziarono a ticchettare dati e luci, proiettandoli sulla lente trasparente abbassata sull’occhio sinistro.
Bulma prese a riflettere freneticamente, in cerca di una scappatoia.
Presto l’avrebbero individuata o sentita.
 
Pensa, Bulma, pensa! L’unica difesa che hai è il cervello…
 
Magari quegli avanzi di galera sarebbero stati sensibili al suo fascino e l’avrebbero risparmiata! Oppure avrebbero visto che lei non aveva alcun potere combattivo e l’avrebbero lasciata in pace…
Magari, invece, l’avrebbero usata come merce di scambio o come schiava personale su qualche sperduto pianeta o l’avrebbero mangiata per cena! Oh, cielo!
Magari addirittura…
Qualcosa le piombò addosso con la rapidità del pensiero, inchiodandola alla roccia con una forza disumana, tappandole la bocca e impedendole qualsiasi reazione. Non ebbe neppure il tempo di trasalire.
“Non un fiato…” ringhiò Vegeta, trattenendola saldamente e continuando a premerle sulle labbra con la mano, il viso a un centimetro dal suo.
Bulma si irrigidì, pensando di essere giunta alla fine dei suoi giorni. Serrò gli occhi, terrorizzata e rassegnata a subire quella sorte terribile.
Non successe nulla.
Sentiva il suo respiro leggero su di lei e il suo profumo speziato, mentre continuava a schiacciarla contro i massi con la possanza del suo corpo, l’avambraccio contro il suo diaframma, in una mossa di blocco perfetta.
Riaprì le palpebre con riluttanza.
Il Saiyan scrutava il cielo, seguendo attentamente le mosse dei soldati con un’espressione palesemente nervosa. Ma senza allentare il controllo su di lei.
Allora, era lui l’oggetto della caccia! E lei ci sarebbe andata di mezzo, perché aveva deciso di venire a nascondersi proprio nel suo stesso buco! Quel seccatore era sempre fra i piedi!
Bulma mosse la testa, brontolando sommessamente.
Vegeta riportò l’attenzione su di lei, piantandole addosso uno sguardo glaciale e minaccioso, ma spostò leggermente la mano, consentendole di respirare.
“Se urli, ti ammazzo” garantì con spaventosa calma.
“Non sono così stupida!” ribatté lei a bassa voce, tirando il fiato “Non ci tengo proprio a essere catturata da quei mostri…”
Il principe la squadrò con lo sguardo torvo, ricevendone in cambio uno altrettanto irato. Sogghignò, notando che la terrestre non si faceva intimidire più di tanto, nonostante la situazione decisamente svantaggiosa.
“Quelli là…” continuò lei “Non sono tuoi amici? Raggiungili e lasciami in pace, io non ho nulla di quello che cerchi!”
“Amici? Non proprio…” affermò lui divertito “Anzi, se mi dovessero scovare, per ingannarli direi che ti ho catturata su ordine di Frieza, perché tu sai dove si trovano le Sfere. Mi crederebbero, dato che sono una massa di deficienti. Perciò mi servi esattamente qui e viva, per ora.”.
“Ah, è così! Io dichiarerei che sei un gran bugiardo e penso che darebbero retta a me, invece! Mi sembrano già parecchio incavolati con te…”
Chi!”
Vegeta la percepiva a tratti tremare contro di sé e da quello deduceva che la ragazza era piuttosto spaventata, anche se si stava sforzando di apparire valorosa. Eppure, pareva che non avesse timore di rifilargli una risposta tagliente, come quella che gli era appena arrivata, dalla quale si evinceva che non doveva essere per niente una sciocca. Aveva immediatamente compreso la situazione, anzi, l’avrebbe certo piegata a suo vantaggio. Avrebbe dovuto stare attento con lei: le persone intelligenti potevano essere molto pericolose, se sottovalutate.
Si avvicinò ancora di più, fino a sfiorarle la fronte con la sua, serrando ulteriormente la stretta d’acciaio.
“Tu non farai un bel niente, se ci tieni alla pelle. E riferirai esattamente quello che ti dico io, per filo e per segno!” ordinò gelido “Lo so che hai paura, lo sento…”
Bulma si rattrappì contro la roccia, ma non recalcitrò davanti all’intimidazione.
Il Saiyan le stava incollato addosso e la fissava con lo sguardo spaventoso che le era ben noto. I suoi occhi leggermente a mandorla erano scurissimi: così neri che non riusciva a distinguere le iridi dalle pupille, neppure da quella distanza ravvicinata. I suoi occhi erano un pozzo di furia trattenuta a stento, di terrificante malvagità, di rivalsa e… i suoi occhi erano un covo di dolore e di tristezza immane, i suoi occhi erano… bellissimi.
 
Ma che cosa vai a pensare, Bulma!
 
“Non ho paura!” esclamò “Sono solo a disagio, se permetti, dato che mi stai mettendo le mani addosso!”
Nan…?” sbottò Vegeta, allentando per un attimo la presa “C-cosa?”.
La guardò stupefatto, come se la vedesse solo in quel momento e avvertì chiaramente le sue forme contro la sottile corazza che indossava.
Gli occhi turchesi della terrestre lo puntavano con disapprovazione, come se volutamente lui la stesse toccando in modo irrispettoso e non la stesse semplicemente tenendo prigioniera. Il sangue gli salì al cervello.
“Sei davvero una rozza popolana!” esplose “Io non sto affatto…”
“Shhhh!” fece lei, interrompendolo “Ti sentiranno anche senza il rilevatore, se alzi la voce e io ci andrò di mezzo!”.
Vegeta imprecò in modo strozzato e sbirciò in aria, dove i guerrieri che lo cercavano continuavano a sondare ostinatamente la zona. Dannazione! Che cosa stavano facendo ancora lì, un pic-nic?
“Non ci posso credere…” borbottò lei.
Lui la fissò, sollevando un sopracciglio, pensando che si riferisse ai soldati sopra di loro o al fatto che avesse allentato la morsa. Le rivolse uno sguardo interrogativo e molto adirato.
“Uno come te che arrossisce…”
Chi!”
Il principe fece per ribattere, ma uno degli scouter emise il segnale che corrispondeva all’individuazione di un’energia spirituale sufficientemente cospicua.
Immediatamente, il capo trafficò con il bottone del dispositivo, fece radunare gli uomini con un cenno e iniziò a indicare lo spazio tra i massi dove si erano nascosti.
Dannazione! Com’era possibile, se non emanava… Ma certo, la ragazza.
“Trattieni il tuo ki, donna, anziché proferire stupidaggini! Per quanto sottile, i tizi che ti sono più simpatici di me lo hanno appena individuato!”
“Ma…” balbettò Bulma terrorizzata “M-ma io non sono capace…  non so come si fa…”
“Che cosa!?”
“Ehi!! Non sono un combattente! Sono una fanciulla indifesa in mezzo a voi mostri!” strillò.
“Stai zitta, maledizione!!”
Vegeta si contrasse, spingendola ancora di più nell’angusta spaccatura dietro di loro, sperando inutilmente che dall’alto non riuscissero a scorgerli. Una precauzione inutile. Una volta rilevata quella presenza consistente, i soldati sarebbero scesi a terra per controllare e li avrebbero scoperti immediatamente.
Si concentrò e socchiuse le palpebre: erano dieci, ma erano ridicolmente deboli rispetto a lui. Avrebbe avuto gioco facile con quegli inetti, ma l’uso del ki avrebbe certamente portato la conseguenza di segnalare la sua posizione a Frieza o alla Ginyū Tokusentai. Non ci voleva! La sfortuna continuava ad accanirsi contro di lui, per tutti gli universi! Avrebbe dovuto elaborare un’altra strategia prima che fosse troppo tardi…
Le voci concitate dei guerrieri gli fecero chiaramente intendere che erano sul punto di posarsi a terra per completare l’esplorazione. Sentì uno scalpiccio sulle rocce sovrastanti. Si preparò a colpire.
“Se provi solo a scappare mentre li faccio fuori, giuro che ti spezzo il collo” ringhiò, afferrandola per il mento.
Bulma annuì, le pupille dilatate dall’angoscia, che fissavano l’inesorabile avvicinamento dei nemici, le numerose ombre che si proiettavano a pochi passi.
La parete dietro di loro si incrinò per la pressione dei loro corpi, franando per un breve tratto e un grosso rettile con le squame violacee e le pupille rossastre schizzò fuori sibilando, annaspando con le zampe tozze tra i sassi, indispettito dall’insolito trambusto, che aveva disturbato il suo sonnellino. Fece saettare la lingua bifida a poche spanne da loro e salì sulla cima erbosa, usandoli incivilmente come scala.
Vegeta resistette al ribrezzo, grugnendo, e fece appena in tempo a sigillare la bocca alla terrestre, soffocando la sua esclamazione di raccapriccio, che li avrebbe definitivamente rivelati agli uomini di Frieza. La tenne ferma, ma con meno brutalità, indicandole l’animale con un sogghigno: che colpo di fortuna!
Lei fece atto di aver compreso e trattenne il respiro, aggrappandosi a lui come se la stesse difendendo, come se fosse il suo salvatore e non quello che l’aveva catturata e minacciata di morte fino a un secondo prima. Da non credersi.
La ragazza era sveglia… e anche caparbia. La ragazza aveva paura, ma evidentemente non si lasciava prendere dal panico. La ragazza aveva due occhi del colore del mare, che per un momento lo avevano distolto dalla battaglia, quando l’aveva fissata per dirle che l’avrebbe uccisa e quella frase gli era suonata così stonata, mentre si era specchiato in quel turchese…
 
Ma che ti prende, Vejita!
 
I soldati si allontanarono, indicando la bestia con fastidio e sparando un paio di colpi a vuoto per allontanarla.
“Ci sono cascati…” bisbigliò il principe, rilassandosi “Hanno pensato che il ki fosse quello della lucertola di prima…”
Bulma rifiatò e sentì le lacrime salire per l’allentarsi della tensione. Le gambe le mancarono e piombò a terra con un gemito, prendendo una notevole botta al fondoschiena.
“Ouch! Sono ancora viva…” balbettò “Oh, stelle… sono viva e sono salva, sono…”
Smise di gioire, quando realizzò che, invece, il Saiyan era ancora lì e la stava osservando con l’ironia dipinta in viso. Sbagliato. Non era per niente al sicuro, anzi...
“Dov’è finita la tua baldanza?” le domandò lui con un sogghigno “Cominciava a piacermi…”
“C’è poco da ridere!” rimandò lei piccata “I tuoi amici sono ancora nei paraggi!”
Vegeta sbuffò, incrociando le braccia. Era bloccato lì e non poteva usare i suoi poteri. Finché quegli idioti non fossero tornati alla base, avrebbe dovuto rinviare la ricerca delle Sfere e di conseguenza la sua rivalsa su Frieza. Anzi, c’era il serio rischio che quel maledetto esprimesse il suo odioso desiderio al Drago prima di lui. L’unica scappatoia era sperare che Kakarott, ovunque si trovasse, lo intrattenesse fino al suo arrivo.
“Io non ho amici!” rispose con durezza.
Bulma lo esaminò, stupita.
“Che hai da guardare!?” ringhiò lui, notando la sua espressione dispiaciuta “Alzati, non è il momento di abbassare la guardia! Sbrigati!”
“Sei proprio maleducato!”
Hah! Crudele, spietato e disumano! Quello che vuoi…” sghignazzò il Saiyan “E’ sufficiente che tu comprenda che comando io, qui. E che se ti dirò di ballare, tu ballerai!”
Pure la terrestre avrebbe dovuto gestire! Un ostaggio gli avrebbe fatto comodo, ma quella non pareva affatto propensa a interpretare passivamente il ruolo della prigioniera, per tutte le galassie!
“Tango o valzer?” saettò Bulma con sarcasmo, rimettendosi in piedi.
Vegeta la fissò incredulo. Gli aveva nuovamente rifilato una risposta terribilmente impudente e nessuno, prima di lei, si era mai permesso di comportarsi in modo così sfacciato.
La afferrò per un braccio e la immobilizzò ancora contro la roccia smottata, puntandole un dito al collo, lo sguardo acceso e feroce.
“Danza della morte…” rispose con esiziale freddezza.
“N-non puoi usare il ki… ci troveranno!”
“Non mi occorre, per spedirti all’altro mondo!”
Si studiarono senza parlare.
   
 
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