Premessa: I personaggi citati
ovviamente non mi appartengono. I nomi dei criceti non si sanno, li ho scelti a
caso xD
Questo è il prompt
dal quale sono partita per scrivere ^^ spero tanto che vi piaccia!
1) * Grand Prix,
coppa di Cina. Dopo la serata in cui Phichit raggiunge Yuri, Victor e Celestino
al ristorante – cosa che gli ha fruttato un bel po’ di immagini interessanti da
postare su Instagram – il pattinatore tailandese si sveglia a causa di un incubo
in cui è inseguito da un criceto mannaro; dev’essere stata colpa della cucina
cinese, non avrebbe dovuto farsi convincere da Victor ad assaggiare quella zuppa
di sangue dal dubbio aspetto e quei gamberetti vivi! (O forse è la grappa di
prugne che ha contribuito a peggiorare la situazione?)
Qualunque sia stata
la causa, fortunatamente non sembra aver lasciato conseguenze sul suo stomaco e
Phichit si alza allegro e in forma come al solito. Ma... qualcosa purtroppo non
va’: uno dei suoi tre adorati criceti, ai quali è talmente affezionato da
esserseli portati appresso, sembra non stare molto bene. Si scopre che è per
colpa del miele, che per i criceti non è affatto salutare!
Riuscirà
Phichit a far curare l’animaletto in un Paese in cui, più che animale domestico,
è considerato un ingrediente prelibato? E riuscirà a farlo prima dell’esibizione
per il Grand Prix, in modo che la preoccupazione non influisca sulla sua
esibizione?
°°°
L’indigestione
del criceto Maki
I
simpaticissimi criceti rientrano senza ombra di dubbio fra le creaturine più
tenere e amichevoli esistenti in natura. Come animali domestici non sono neanche
troppo impegnativi: basta disporli dentro una gabbia capiente e ben fornita di
tutto ciò che occorre loro per vivere bene e si gestiscono anche da soli. Gli
unici obblighi che un padrone può avere nei confronti di queste bestioline sono
cambiargli l’acqua, rifornirli di semi di girasoli e altri alimenti che non
nuocono alla loro salute, ogni tanto farli uscire e giocare con essi.
Per
lui non costituiscono mai un problema, nemmeno quando decide di portarseli
dietro durante i suoi spostamenti e i suoi viaggi, prendendosi cura dei suoi tre
criceti affezionati anche in tali circostanze un po’
movimentate.
Il
criceto è l’animale con il quale Pichit dimostra più affinità, perché come il
criceto lui è affabile di natura, la sua allegria è contagiosa, la sua
curiosità non è mai troppo invadente, riesce a essere quasi sempre discreto
e gentile, non fa i capricci e non si lamenta.
Ormai
il ragazzo si reputa quasi un esperto nei riguardi di quelle creaturine, ne è
talmente ben informato che talvolta gli capita di sognarsele anche di notte.
Esattamente come succede in quella determinata notte, prima dell’evento sportivo
e tanto ambito che lo coinvolge direttamente in pista nell’affascinante Beijing. In pieno dormiveglia, Pichit
Chulanont si ritrova nuovamente a Bangkok, all’interno del Palaghiaccio in cui
si è preparato con impegno e con costanza in vista del Gran Prix. Si sta
allenando sulla coreografia del suo programma breve, quella ispirata al suo film
preferito “Il Re e il Pattinatore”, quando all’improvviso vede irrompere nella
pista ghiacciata un criceto più grosso del normale, con gli occhi iniettati di
sangue e i dentoni simili a quelli di un vampiro. Il giovane dalla pelle
olivastra trattiene il fiato e si blocca per qualche secondo, poi scatta
l’istinto di sopravvivenza e si volta di scatto, facendo una mezza piroetta e
scivolando rapidamente fino a bordo pista, riuscendo per miracolo a sfilarsi i
pattini laminati che indossa e a correre con i calzini verso l’esterno,
inseguito dall’inquietante creatura. Questa non lo molla un solo istante, è
insistente nel balzargli dietro con le sue zampe mostruose, finché Pichit non si
ritrova a ruzzolare da alcuni scalini, a cadere dentro un tombino aperto e buio
e a precipitare in stile “Alice in Wonderland” sopra qualcosa che,
fortunatamente, attutisce la sua caduta accidentale. Solo allora il thailandese
spalanca gli occhi grigi nella penombra della camera e realizza, tastando il
materasso comodo, di aver avuto un incubo. Lui sospira sollevato prima di
muovere un braccio per prendere il suo smartphone, appoggiato sul comodino
accanto al letto. Rimane momentaneamente disteso con i neri capelli spettinati e
la maglietta del suo pigiama su cui è stampato Hamtaro, finché, all’illuminarsi dello
schermo, guardando lo sfondo di un adorabile criceto, ricorda con un lieve
sorriso alcuni dettagli della serata precedente.
Dopo
essersi qualificato al Grand Prix per rappresentare la sua Thailandia, Pichit ha
gareggiato nella Coppa America piazzandosi al quarto posto dietro i podisti. Al
momento, il ventenne attende con doverosa trepidazione le poche ore che mancano
alla Coppa di Cina, ma la sera prima il caso ha voluto che all’interno di un
ristorante cinese molto caratteristico e in cui si è accordato per gustare un hot pot abbia incontrato pure Yuuri, ex
compagno di pattinaggio a Detroit, in cui hanno condiviso la stanza e hanno
anche instaurato un sincero rapporto di amicizia, e che lo abbia sorpreso a cena
con il suo attuale coach, il celeberrimo e ammiratissimo Victor Nikiforov in
persona. Pichit, felice della coincidenza insperata, non ha esitato a invitare
anche Celestino, occupando poi il loro stesso tavolo e documentando tutto con
foto interessanti scattate dal suo affidabile smartphone, foto che ovviamente ha
condiviso quanto prima sulla sua pagina social.
Il
suo immancabile sorriso si amplia non appena scorge il numero dei like e dei commenti su Instagram che
quelle stesse foto hanno ricevuto, soprattutto quelle un po’ equivoche un po’
piccanti come alcuni piatti del suo paese natio, che talvolta gli manca, ma non
in quei casi particolari, distratto dalla buona compagnia e dai piatti tipici. È
stato convinto ad assaggiare quasi tutto quello che il ristorante aveva da
offrire: sangue d’anatra (una zuppa dal dubbio aspetto), gamberetti ubriachi
(più che ubriachi sembravano vivi!), Granchio di Shanghai e poi raviolini al
vapore, funghi, verdura e carne mista come previsto dall’usanza invernale
dell’hot pot. Ovviamente, ad accompagnare il
tutto, non erano mancate le bevande, l’acqua, una bottiglia di vodka richiesta
da Victor e la grappa di prugne che lui stesso aveva voluto provare, così, per
curiosità. Pichit l’aveva offerta anche a Yuuri, che però ne aveva accettato
solo un goccio, chissà perché… Forse temeva una bella sbornia? E chissà se non è
stato tutto quel cibo cinese a portare a Pichit una pesante digestione, tale da
fargli avere l’incubo con il quale quella mattina si è risvegliato?
Qualunque
sia stata la causa, fortunatamente non sembra aver lasciato conseguenze sul suo
stomaco, il thailandese si sente benissimo, pensa mentre si mette seduto sul
bordo del materasso e stiracchia le braccia intorpidite con un mugolio
soddisfatto. È decisamente in ottima forma, pronto a vivere quella giornata
memorabile al meglio delle sue possibilità, a dare prova del suo valore come
pattinatore prima di ambire al suo sogno speciale – diffondere il suo sport in
Thailandia – e con tutto quell’ottimismo si alza, corre in bagno, si sciacqua
subito il viso con la fresca acqua corrente e si cambia i vestiti. Prima di
uscire, riserva un’occhiata alla gabbietta da viaggio in cui stanno Hamtaro,
Maki e Ziwa, notando subito qualcosa di anomalo: il secondo criceto è tutto
ammantato e sembra più sciupato del solito, a differenza del vispo criceto
bianco e arancione, ossia Hamtaro, che sta correndo sulla ruota e a differenza
del criceto beige e nero, il piccolo Ziwa, che si sta abbeverando. Con naturale
dispiacere, Pichit infila la mano per estrarre delicatamente il piccolo Maki dal
pelo grigio maculato e constata che effettivamente non sta bene. Cosa può
essergli successo? Possibile che abbia fatto indigestione? C’era forse qualcosa
che non è riuscito a tollerare in mezzo al cibo per criceti che Pichit ha
acquistato prima della partenza? Dunque il brutto sogno era una premonizione in
vista di questo preciso momento? Il giovane depone immediatamente il malato
sopra un cuscinetto morbido e si affretta a togliere tutto il contenitore dei
semi di girasole che porta il nome di Maki per controllare personalmente il
contenuto, temendo ci fosse qualcosa dentro che non andasse bene e infatti,
tastando, ha ritrovato dei pezzi sbriciolati di dolcetto al miele mischiato fra
i semini. Anche se Pichit tempo prima li aveva addestrati a distinguere le loro
cose, evidentemente avrebbe anche dovuto insegnargli a scartare ciò che per loro
era male. E soprattutto avrebbe dovuto essere meno distratto, perché quel
biscotto al miele poteva essere finito nella gabbietta soltanto per colpa sua,
evidentemente gli era caduto per sbaglio dentro mentre faceva colazione in
camera la mattina antecedente e contemporaneamente riempiva il suddetto
contenitore di semi di girasole. Ok. Si sente in colpa, ma non deve farsi
prendere dal panico, piuttosto deve cercare di risolvere quella brutta
situazione prima della gara pomeridiana, altrimenti la preoccupazione per Maki
potrebbe compromettere il successo della sua esecuzione sul ghiaccio e deludere
se stesso, più che il suo coach Celestino. Ovviamente Pichit tiene abbastanza
esperienza con i criceti per sapere quale sia il rimedio migliore in caso di
indigestione, ma per prima cosa ha bisogno di trovare un negozio per animali. A
chi può rivolgersi? E cosa ancora più importante: è possibile trovarne uno che
non sia situato molto lontano? Dopo aver svuotato il contenitore nel cestino
della spazzatura, Pichit scorre il suo elenco telefonico su e giù e pensa,
ripensa, ci ragiona finché… Eccolo! Sicuramente lui lo avrebbe
aiutato!
*
Pichit
Chulanont siede su una panchina del parco fuori dall’albergo, in ansiosa attesa
e in tenuta sportiva sotto una giubba invernale. Si è preoccupato di usare la
gabbietta portatile, quella più piccola che porta sempre con sé in caso di
emergenza, per riporre il suo povero piccolo Maki e poi inserirla con la massima
delicatezza dentro uno zaino vuoto. Sa bene che non deve fare movimenti troppo
bruschi mentre lo trasporta fuori, ma è stato costretto a comportarsi così, deve
rimediare al suo errore e curare il tenero criceto prima delle prove generali
per la gara del Gran Prix in cui si è stato sorteggiato.
«Pichit!»
si sente chiamare alla sua destra, da dove arriva correndo un ragazzo bassino
dall’aspetto molto giovane e dai capelli castani ben pettinati, il pattinatore
rappresentante della Cina che gareggia nella sua stessa competizione e che il
thailandese ha avvicinato all’uso dei social network. Lui gli sorride alzandosi
dalla panchina e salutandolo con un inchino, ricambiato.
«Ti
ringrazio per essere accorso in mio aiuto. Il mio criceto ha fatto indigestione
e devo davvero trovare quel negozio… Ti sei informato nel frattempo?» domanda
Pichit in apprensione, però senza abbandonare il suo immancabile
sorriso.
«Certo!
Dobbiamo salire sulla metropolitana, ma non preoccuparti: non dovremo andare
molto lontano. Saremo di ritorno fra un paio d’ore, giusto in tempo per
presentarci alla convocazione per gli allenamenti», gli assicura l’amico.
L’altro annuisce, in parte sollevato, poi con lo zaino in spalla lo segue
cautamente verso il taxi che li condurrà alla più vicina stazione della metro.
Durante il tragitto, il ragazzo apprende da Guang-Hong Ji che in Cina molti
apprezzano la carne dei criceti, ritengono che essa sia sfiziosa per lo stomaco
e che pertanto venga trattata come un ingrediente prelibato, ma che non sia
decisamente il suo caso: lui non vorrebbe mai mangiare quei simpaticissimi
animaletti. Allora Pichit è grato di aver chiamato la persona giusta, si sente
meno in ansia, anche se è sempre stato abituato a non lasciarla trasparire: un
vero thailandese sorride anche se gli sta cascando il mondo addosso, magari
provando a chiacchierare del più e del meno per non
pensarci.
«È
fortunato! Abbiamo fatto incetta di quella medicina due settimane fa», riferisce
cordialmente la commessa del negozio, dopo essere tornata dal retrobottega e
aver portato con sé una fialetta chiusa in una scatola.
«La
ringrazio di cuore! Spero che Buddha le elargisca ogni benedizione», conferisce
allegro e sgravato dal peso della preoccupazione il giovane Pichit, stringendo
riconoscente la mano della signorina con gli occhiali e pagando subito la quota
del prodotto, per poi chiederle un ultimo favore: se poteva somministrare
direttamente lì il rimedio al suo piccolo Maki.
«Certamente.
L’accompagno nel retrobottega, così nessun cliente vedrà il
criceto».
E
mentre si premura di fargli assumere qualche goccia della medicina per curare
l’indigestione, il pensiero di Pichit corre all’imminente tappa del Gran Prix,
contento di aver rimediato alla sua distrazione e di potersi concentrare
totalmente sui due programmi senza stare in apprensione per il criceto.
Ovviamente lascia passare qualche minuto per accertarsi che la cura inizi a fare
effetto, infine, dopo aver fatto un inchino alla gentile e disponibile commessa,
esce dal negozio fino al punto in cui lo aspetta il suo amico cinese. Con la
postura rilassata e con uno sguardo sereno gli fa capire che possono andare
incontro al loro destino riguardo alla Coppa di Cina.
Il
fato è stato benevolo con Pichit: il criceto Maki si è ripreso dal malessere in
due giorni grazie a quelle gocce medicinali e lui stesso si è ritrovato con una
medaglia d’oro appesa al collo.
{Prima
storia partecipante al contest senza scadenza “La challenge capricciosa” indetto da MissChiara sul
forum di EFP}