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Autore: denim_jacket    09/08/2018    0 recensioni
Sirius Black è uno Shadowhunter di diciassette anni, proveniente da una delle più prestigiose famiglie del Conclave e che vive nell'Istituto di Londra con il suo parabatai James Potter, scacciato dalla sua famiglia e con un innato sarcasmo.
Remus Lupin è invece un semplice Shadowhunter anch'egli diciassettenne dell'Istituto di Chicago, con un grande senso del dovere, silenzioso e serio, che darebbe la sua vita per proteggere le persone che ama.
Una serie di sparizioni che terrorizzano il mondo nascosto di Londra e strani attacchi agli Istituti di tutto il mondo portano le strade di questi ragazzi così diversi ad incrociarsi, legandoli insieme in un unico filo rosso del destino.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Remus/Sirius
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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Nel buio della notte una figura avanzava lentamente.
Era un'ombra piccola, quella di un bambino, che arrancava affannosamente in quella stretta stradina Londinese.
L'afa e l'umidità gli appiccicavano i vestiti alla pelle, mentre i suoi riccioli scuri si attaccavano alla fronte imperlata di sudore.
Il sangue scendeva dalla ferita sulla coscia e scorreva lungo la sua gamba fino ad arrivare al terreno, dove gocciolava lasciando una scia quasi invisibile di liquido scuro.
In lontananza si sentivano le voci delle persone ignare, il clacson delle macchine e la musica dei locali.
La sua disperazione era palpabile e l'odore della paura che si diffondeva nell'aria era quasi ammaliante per la creatura nascosta nell'ombra, che lo attendeva in silenzio.
Si leccó i denti appuntiti, sogghignando: aveva sempre amato giocare con il cibo.
Quando il bambino fu sul punto di passare davanti al suo nascondiglio, la creatura uscì a passo lento dall'ombra e si avvicinò alla pozza di luce gettata dalla luce del lampione.
Il bambino emise un verso strozzato, iniziando a indietreggiare, le lacrime che scendevano rapide sulle sue guance e l'espressione di puro terrore sul suo volto.
L'essere allungò una mano verso di lui e, con un ultimo grido di terrore, il bambino scomparse avvolto dalle tenebre di quella notte.

Sirius guardò fuori dalle enormi finestre dell'istituto di Londra, l'alba che tingeva di arancione e rosso il cielo della capitale inglese. Il nephilim amava quei brevi momenti in cui il cielo si colorava di diverse striature, gli facevano quasi dimenticare di quanto fosse effettivamente inquinata quella città. Ma sopratutto gli ricordavano le mattine d'estate trascorse nella loro villa di campagna di famiglia, quando con suo fratello si alzavano prestissimo per andare indisturbati al lago vicino, dove facevano il bagno prima di venire chiamati a gran voce dai loro domestici, irritati per la loro assenza. 
Gli mancavano le grandi camere della villa, con la carta da parati floreale e l'arredamento antico e caldo, dove ogni stanza aveva un caminetto e una libreria. 
Gli mancavano i muretti a secco esterni, che erano il riparo ideale per le lucertole, e le aiuole ordinate di fiori e piante vari che sprigionavano il loro odore dolce durante le ore più calde della giornata.
Gli mancava sonnecchiare disteso sull'erba, riscaldato dal sole e cullato dai rumori della natura.
Gli mancava il frinire delle cicale e il cinguettio degli uccelli.
Gli mancavano anche le visite dei suoi cugini, anche se alcune meno di altre.
Erano ricordi dolci ma dolorosi per Sirius, che mandavano in lui ondate di malinconia e rabbia.
Rabbia verso i suoi genitori, rabbia verso suo fratello, ma sopratutto rabbia verso se stesso, che si era lasciato sopraffare dai suoi parenti e non aveva lottato, non aveva fatto niente.
Un fischio acuto lo riportò alla realtà.
Si spostò leggermente di lato, giusto in tempo per evitare che una freccia scagliata dal suo parabatai potesse sfiorargli la guancia.
-James!- esclamò lui, girandosi per guardare il suo migliore amico in faccia mentre quest'ultimo rideva.
-Stavi per turpare inequivocabilmente questo adorabile visino!- continuò, allargando le braccia e rendendo la voce il più drammatica possibile.
Gli occhi del suo parabatai scintillarono divertiti mentre sorrideva, il nocciola delle iridi simile ai tronchi degli alberi nel giardino dell'Istituto.
-Sapevo che l'avresti schivata in tempo.- rispose tranquillamente alzando le spalle.
In tutti quegli anni di amicizia ne avevano combinato di tutti i colori e ormai si conoscevano abbastanza da aspettarsi di tutto dall'altro.
-E poi sembravi distratto, volevo solo riportarti alla realtà.- aggiunse.
Sirius lo guardò per un attimo negli occhi e la runa parabatai che aveva sulla spalla si scaldò. James aveva capito a cosa stava pensando e sapeva quanto quei ricordi per lui fossero dolorosi, l'avrebbe capito anche se non fossero stati parabatai. Sirius gli sorrise, gli occhi colmi di riconoscenza, per poi distogliere lo sguardo. Non erano dei tipi sentimentali, come la maggior parte degli Shadowhunter: la dose quotidiana di dolore, paura e sofferenza, aumentata negli ultimi anni a causa delle guerre erano abbastanza per scacciare ogni sentimentalismo.
Insieme si diressero verso le loro rispettive spade, lasciate tranquillamente a terra dall'allenamento del giorno prima -non erano dei ragazzi particolarmente ordinati- e le ripresero, posizionandosi uno davanti all'altro. Come ogni giorno, si erano alzati molto presto per andare ad esercitarsi in palestra per averla tutta a loro disposizione.
Non che l'Istituto fosse molto abitato: vivevano lì tutto l'anno solo loro due, i genitori di James e uno Shadowhunter mandato dai suoi genitori lì a studiare di nome Peter Minus: era un ragazzo piccolo e rotondetto, motivo per la quale era stato mandato lì, senza molta voglia di fare e dall'aspetto simile a quello di un topo, ma simpatico. James e Sirius erano al settimo cielo quando avevano scoperto che sarebbe arrivato un altro ragazzo all'Istituto, poiché erano sempre stati solo loro due e l'idea di un nuovo arrivato era davvero eclatante. Sirius se lo immaginava completamente diverso, più alto e asciutto, con qualche muscolo e con un forte carattere, ma gli piaceva il vero Peter.
Ogni tanto, durante l'estate, arrivavano all'Istituto gruppi di cacciatori dai 10 ai 15 anni per allenarsi sotto la guida dei genitori di James, Fleamont e Euphemia Potter, due dei migliori cacciatori del Conclave, nati per insegnare e degli ottimi genitori.
-Prima le signore.- disse James, un sorriso stampato sul volto che risultava ancora più bianco in contrasto con la pelle olivastra, la zazzera di capelli neri che gli sfioravano delicatamente la fronte come le piume di un corvo.
Sirius si mise una mano sul petto e fece una posa femminile, per poi fare una risatina sciocca accompagnata da un "Oh cara" in falsetto.
Poi, come se niente fosse accaduto, tentò un veloce affondo verso James e quest'ultimo, colto alla sprovvista, dovette lanciarsi velocemente all'indietro per non venir colpito dalla lama bronzea delle spade che usavano per allenarsi, ma non poté evitare di farsi un piccolo graffio sul braccio, da cui iniziò a uscire un po' di sangue.
Né Sirius né James ridevano più adesso.
Adesso sentivano solo il freddo della battaglia, che si faceva spazio fra le ossa e i tessuti, che li inondava completamente e rallentava tutto, finché le uniche cose percepite dai ragazzi non furono il proprio battito cardiaco, che batteva furiosamente nelle loro orecchie, e i movimenti dell'avversario.
Nonostante fosse soltanto un allenamento Sirius non poté evitare di sentirsi inebriato dall'adrenalina mentre parava la serie di colpi furiosi e veloci del proprio parabatai.
Si tirò di lato e tirò un calcio al fianco di James, che si sbilanciò ma non cadde, e usò la spinta datagli per spostarsi a riprendere in mano la situazione.
Incalzò James con colpi veloci e precisi, mentre il clangore del metallo contro altro metallo faceva da sottofondo a quella sorta danza mortale. 
Le loro mosse erano molto più veloci di quelle che avrebbe mai potuto fare uno spadaccino mondano esperto, non solo grazie al potere delle rune che li rinvigorivano e li rafforzavano, ma sopratutto grazie al sangue di Angelo che pompava nelle loro vene.
E anche quelle dieci, dodici ore quotidiane di allentamento.
Indietreggiarono entrambi e iniziarono a guardarsi mentre giravano si loro stessi, le armi alzate e le mani pronte a sferrare attacchi o a schivarli, occhi nocciola e occhi grigi che si fissavano attenti, come due leoni che lottano per la predominazione sul territorio.
Sirius notò il guizzo del muscolo dell'altro un attimo prima che questi lo attaccasse, permettendogli di abbassarsi ed evitare il colpo che gli avrebbe squarciato la maglietta e creato una ferita sul petto.
James fece un salto all'indietro, per poi arrampicarsi sulla lunga corda appesa che dal soffitto scendeva fino a qualche metro da terra -usata per l'arrampicata- e usarla come slancio per raggiungere una delle travi che reggeva il soffitto.
-Dove scappi piccola scimmia?!- urlò canzonatorio Sirius, arrampicandosi pure lui per raggiungerlo.
-Beh, se ci stiamo allenando dobbiamo allenarci anche in tutto, no?- rispose James tranquillo, aspettando l'amico seduto tranquillamente sulla trave di appena quaranta centimetri ad almeno dieci metri d'altezza.
Sirius sbuffó a metà corda: odiava arrampicarsi, ma non poteva darla vinta al suo parabatai, così si morse la lingua e salì senza più lamentarsi.
Arrivato in cima si slanció verso la trave dove James lo stava aspettando, atterrando perfettamente in piedi su di essa.
Il ragazzo dagli occhi nocciola sorrise, sornione.
-Oh finalmente, pensavo fossi caduto a metà corda.- gli disse sorridendo.
-Piccolo pezzo di me...- ma Sirius non poté finire la frase che la porta della palestra si spalancó.
Da essa comparve una donna alta, sulla cinquantina, con i capelli mori striati di grigio, la pelle leggermente grinzosa e due scintillanti occhi neri. Era una bella donna, si vedeva ancora nonostante l'età, con un portamento elegante, la schiena dritta e la testa alzata con atteggiamento fiero. I capelli erano raccolti in un'elegante crocchia da cui spuntavano due bellissimi fermagli incisi con grande cura, mentre alle dita le scintillavano degli anelli: gli anelli dei Potter, con la P del loro cognome orgogliosamente incisa e circondata da diverse coppie di spade intrecciate, il loro simbolo. Sirius aveva visto talmente tante volte quegli anelli da saperli riconoscere anche ad occhi chiusi. 
Ne portava uno anche James, e Sirius ne era sempre stato invidioso: quando era stato cacciato di casa non gli avevano permesso di prendere molto, nemmeno il suo anello. Ma non era per quello che Sirius era invidioso, no.
Lui era invidioso dell'orgoglio con cui James portava quell'anello, orgoglio per la sua famiglia. Una cosa che Sirius non avrebbe mai potuto provare.
-Cosa diamine state facendo là sopra?- tuonó la voce di Euphemia Potter. La donna non aveva urlato, eppure la sua voce ferma e calma si era udita distintamente in tutta la palestra, tanto che aveva fatto venire un brivido ad entrambi i ragazzi.
-Sapete benissimo che non potete stare là sopra, è pericoloso. Anche per voi due.- aggiunse.
-Potreste rompervi un osso, e adesso non ne abbiamo proprio bisogno. Anzi, mi serve il vostro aiuto, quindi scendete immediatamente e venite in sala da pranzo.- concluse, per poi uscire dalla stanza senza voltarsi.
I due ragazzi si guardarono per un attimo.
-Scommetto che riesco a scendere prima di te.- disse Sirius con un sorrisetto.
James lo guardó e senza dire altro, si lanció sulla corda, seguito a ruota da Sirius.
Inutile dire che toccarono terra quasi contemporaneamente.
Stavano ancora discutendo su chi fosse arrivato per primo quando entrarono nella grande sala da pranzo. 
L'enorme tavolo antico in mogano, in grado di ospitare almeno una ventina di persone, era occupato da tre figure sedute che controllavano delle cartine e parlavano fra loro. O almeno, due di loro parlavano, mentre la terza, più piccola e rotonda, stava seduta in silenzio con espressione annoiata, che subito si illuminó alla vista di Sirius e James. Peter lì salutó con un cenno della mano, attirando così l'attenzione dei coniugi Potter, che alzarono lo sguardo contemporaneamente. Ogni volta che Sirius guardava Fleamont Potter non poteva fare a meno di pensare a quanto assomigliasse a suo figlio: stessi occhi nocciola, stessi capelli mori -anche se i suoi erano ormai striati d'argento-, stesso sorriso leggermente sardonico, come se avesse appena fatto qualcosa di male e stesse aspettando la reazione degli altri. In quel momento però il suo sorriso non c'era, l'espressione che aveva in volto era anzi molto seria, mentre la bocca e gli occhi erano segnati da rughe di preoccupazione.
-Venite ragazzi, sedetevi.- disse loro Euphemia, indicando le due sedie vuote affianco a lei.
I due ragazzi si accomodarono e la donna iniziò a parlare, allungando una cartina al figlio.
-Da un po' di tempo si stanno verificando delle strane sparizioni in tutta Londra, che si concentrano principalmente in queste tre aree.- iniziò Euphemia, indicando sulla cartina tre punti cerchiati in rosso.
-L'area di Hyde Park, quella di Camden Town e l'area di Soho. Le vittime non hanno nulla in comune, e questo è il motivo per la quale non ce ne siamo resi conto da prima: si passa infatti da mondani a fate, da vampiri a lupi mannari. L'unico elemento che le caratterizza tutte è l'età: dai cinque ai sedici anni. Questo spiega anche il perché le zone più colpite siano queste tre.- continuó la donna.
-Sono le zone più visitate dai giovani.- riprese il marito -Dove l'attività pomeridiana e notturna è molto alta.
Le vittime vengono uccise tutte nello stesso modo: prima vengono attaccate e ferite, per poi venire inseguite e uccise. Ma le scie di sangue lasciate dai...bambini - il tono di Fleamont vacilló un po' quando disse l'ultima parola, ma si riprese subito - e qualche traccia sono la nostra unica a prova, ed è anche il motivo per la quale la polizia mondana non dà molto peso al caso...-
-L'unica prova?- lo interruppe James. 
-Non sono stati ritrovati i loro corpi?-
-No James.- rispose Euphemia.
-È questa la parte inquietante. I corpi non vengono mai ritrovati. Quando la scia di sangue finisce, l'unica cosa che si trova sono ciuffi di peli o di capelli, magari dei bottoni o...denti, questi ultimi solitamente nei casi dei vampiri, circondati da un alone nero, come polvere.-
-Ma se non sono mai stati ritrovati cadaveri come possiamo dire che siano morti? E se fossero semplicemente scomparsi?- chiese Sirius mentre il cuore gli batteva a mille. Solitamente non gli facevano chissà quale effetto i casi come questi, dove persone scomparivano o venivano uccise, dopotutto era uno Shadowhunter; ma l'idea di quei poveri bambini uccisi in modo così crudele, feriti e inseguiti da un pazzo mentre il panico li faceva impazzire era troppo anche per lui.
-È abbastanza improbabile Sirius, siamo abbastanza sicuri che questa creatura si nutra di carne umana. Ma se fosse talmente crudele da lasciarli vivere, penso che il loro destino sarebbe molto più terribile: se questo assassino è sadico come sembra, non oso immaginare cosa potrebbe fare a dei poveri bambini imprigionati nelle sue grinfie.- rispose stancamente Fleamont.
Una serie di immagini esplosero nella scena di Sirius, immagini talmente rivoltanti e agghiaccianti da far reprimere a malapena al ragazzo un conato di vomito. Si girò a guardare il suo parabatai, e lo trovò pallido come un cencio, gli occhi sgranati e persi nel vuoto. Probabilmente anche lui stava vedendo nella sua mente le immagini che erano appena passate nella testa di Sirius, e quest'ultimo si affrettó a stringergli delicatamente un braccio per farlo tornare alla realtà.
James sbatte gli occhi e lo guardó per un attimo, poi tornó a concentrarsi sulla cartina davanti a loro.
-Non potrebbe essere uno di quei vampiri psicopatici?- chiese allora Peter, che era rimasto in silenzio sino a quel momento.
-Voglio dire, ci sono stati altri casi di vampiri assassini sadici.- aggiunse.
-Hai ragione Peter, ma in nessuno di questi casi i vampiri in questione avevano attaccato altri vampiri. Inoltre avremmo trovato i loro cadaveri.- rispose Fleamont guardando il ragazzo con i dolci occhi nocciola, per poi sospirare. Si alzò dalla sedia e iniziò a radunare le carte sul tavolo. 
-Dopo andremo a fare un sopralluogo sul luogo dell'ultima scomparsa, vicino a Piccadilly Circus. Il nome del bambino scomparso è Michael, dieci anni, un mondano. L'unica cosa ritrovata è stato un braccialetto che gli aveva regalato la madre, d'oro. La scia di sangue lasciata è tra le più abbondanti.- continuó il signor Potter.
James e Sirius si guardarono.
Euphemia alzò lo sguardo sullo orologio antico che si trovava in un angolo della grande stanza.
-Vado a fare qualcosa da mangiare per colazione.- disse dirigendosi verso la cucina.
Sirius sentiva come un buco nell'addome, ma non era la fame. Anzi, il ragazzo era abbastanza sicuro che il suo stomaco non avrebbe accettato nessun tipo di cibo per un po' di tempo.


Spazio autrice
Salve lettori, grazie mille per aver letto questo piccolo prologo e spero che vi sia piaciuto :D
Questa prima parte si aggira intorno alle 2500-2600 parole, ma tenterò di fare gli altri capitoli di almeno 3000-3500 parole. tenterò anche di postare un nuovo capitolo una volta a settimana ma non prometto nulla. Inoltre la storia si trova anche su wattpad, sul mio account LudoSolace_diAngelo_ 
Alla prossima settimana (si spera)
Ludo

P.s. se per caso ve lo steste chiedendo si, questa storia è scomparsa e poi ricomparsa in pochissimo tempo perchè sono riuscita a risolvere il problema che avevo prima che rendeva il testo un blocco unico.
   
 
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