Pel di
Carota e Rosso Malpelo
Il
raggio di sole che penetrava dalla finestra della biblioteca fece
sospirare di
sollievo Anna, dopotutto era stato un piacevole giovedì di
ottobre e le
temperature ancora miti permettevano alla ragazza di godersela, se non
fosse
per quel noiosissimo libro su antiche urne e anfore.
Ma
che razza di insensibile darebbe mai un esame su dei vecchi vasi? Ah
giusto,
dopotutto era lei che aveva scelto 'Beni Culturali’
e se qualcuno del corso avesse udito l'espressione 'vecchi vasi'
l'avrebbero
cacciata via a calci.
"Chi
prima non
pensa... dopo sospira." Le avrebbero detto sua madre ed
Elsa.
Dopo
un altro sospiro, di frustrazione questa volta, Anna si ricompose. Il
pomeriggio prometteva bene e non avrebbe permesso a niente e nessuno di
condizionarla.
O
almeno finché qualcuno con ben poca accortezza e
considerazione non gettò delle
scartoffie sul tavolo senza fare troppi complimenti.
"Ehi!"
Anna cercò di strillare più piano possibile. Ma
non appena alzò lo sguardo sul
maleducato difronte a lei poteva addirittura notare l'espressione di
shock sul
suo stesso viso quando lo vide, inizialmente pensò di aver
preso una svista a
causa dei capelli rossi ma poi guardandolo bene...
No
Non
può essere
proprio lui
Perché
doveva proprio
essere_
"Senta
signorina..." Intanto il ragazzo in questione stava appena alzando lo
sguardo. "Ho un esame domani di procedura penale e il professore ha
rimandato già cinque ragazzi per tre anni di fila a causa
delle sue domande
bastarde perché è un luridissimo_" Si
bloccò non appena mise a fuoco la
faccia di Anna avendo la sua stessa reazione shock ma che subito dopo
si
trasformò in un perfido sorriso.
"Oh
ma guarda guarda un po' chi c'è. Anna pel di carota."
Anna
strinse gli occhi in segno di sfida. "Hans Westergard." Il suo incubo
sin dall'asilo, il bulletto furbo che le toglieva la sedia mentre si
stava per
sedere, che le faceva il bagno con la sua bottiglina d'acqua che la
madre le
preparava premurosamente così come quando rubava le
merendine. Alle elementari
fino alle medie le cose non erano mai cambiate, anzi peggiorava ogni
anno che
passava, aveva la "fortuna" che le loro mamme erano amiche per cui,
fino al liceo, erano capitati sempre nella stessa classe e puntualmente
c'era
qualche scherzo particolare ogni dannatissimo anno che entrava alla
storia in
tutta la scuola, e il resto dell'istituto la conosceva a causa degli
scherzi di
Hans che a sua volta era il più popolare di tutti per cui
tutto ciò che faceva
o diceva era legge. Meno male che aveva sua sorella Elsa e il suo
migliore
amico Kristoff accanto. E poi c'era quella odiosa frase che usava con
lei sin
dall'asilo e che divenne leggenda anche al liceo. "Pel
di carota.”
Quanto
lo odiava quando la chiamava così!
Era
convinta che finalmente dopo il liceo poteva liberarsi di lui, per due
anni
infatti è stato così, fino a pochi secondi fa
poteva ritenersi una ventenne
felice. Chi poteva immaginare che sarebbe tornato a tormentarla.
"Come
stai Anna? Mi sorprende vedere che persisti a studiare nonostante tutti
sappiamo che non è cosa per te, ma dopotutto hai sempre
avuto la testa di
coccio. Ami insistere nelle cose finché infine cadi
miseramente e ti rendi
conto che in realtà sei un fallimento totale."
Anna
lo fissò per qualche istante decidendo quale offesa peggiore
poteva rivolgergli
ma poi decise che non si sarebbe abbassata al suo livello per cui
riprese, con
poca concentrazione, il suo studio.
Ma
Hans non sembrava mollare. "Cosa stai stai studiando?"
Allungò il collo
per vedere l'argomento di studio della ragazza e si soffermò
un momento.
"Waw, anfore e urne. Beh di sicuro sono più interessanti di
te." La
derise.
"Non
avevi da studiare tanto per un esame?" Scattò Anna alzando
la voce
provocando la solita reazione della custode che puntualmente
rimproverava con
uno "Shh."
"Abbassa
la voce signorina." Aggiunse la custode.
Anna
abbassò lo sguardo con irritazione ostinandosi nel leggere
quel sacrosanto
capitolo di cui oramai stava capendo ancor meno di prima.
"Sempre
la solita, Anna. Hai quella parlantina che nemmeno sotto minaccia
riusciresti a
toglierti." Hans continuò a provocarla.
"Sempre
a causa tua! Ogni volta tu dicevi qualcosa per farmi arrabbiare e
puntualmente
l'insegnante se la prendeva con me." Gli rinfacciò con tono
lamentoso.
"Ma
eri tu, mia cara, che dovevi lasciarmi perdere. Ma passando sopra al
rancore,
dimmi cosa ti ha spinta ad iscriverti all'università?"
"Innanzitutto
ho sempre sognato di lavorare come guida turistica in musei o gallerie
d'arte e
poi lo sai che l'arte mi ha sempre affascinata."
Hans
annuì. "Eppure ti facevo una tipa da fast-food come
assistente."
Cercò di reprimere una risata.
Anna
fece un suono disgustato. "Sei odioso."
"E
tu sei distratta." Rispose sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Anna
rimase confusa. "Che c'entra l'essere distratta?"
Hans
sospirò scuotendo la testa con fare malinconico mentre
fissava i libri, poi
rivolse nuovamente l'attenzione a lei. "C'entra e come, pel di carota.
Perché non sei in grado, non lo sei mai stata dopotutto, di
capire nemmeno
l'evidente che ti è posto sotto il naso, oppure sei sempre
stata l'ultima a
capirlo."
Anna
lo guardava ancora più confusa.
"Ehm,
cosa dovrei capire per l'esattezza? L'evidente che mi è
posto sotto il naso è
che sei odioso, arrogante e irritante. Ah, e provi un piacere maligno
nell'usare queste caratteristiche per irritare me."
Oramai
frustrato, Hans, sbuffò e cominciò ad immergersi
nei libri mormorando a se
stesso. "Sarà sempre inutile."
La
ragazza, osservando la scena, cercò di scrollare
l'incredulità e la confusione
per riprendere l'arduo compito di studiare.
Inizialmente
sembrava che il tempo non volesse affatto passare dato l'imbarazzante
silenzio
improvviso, ma fortunatamente Anna cercò diligentemente di
concentrarsi solo
sullo studio.
Anche
se...
Cosa
significava
"sarà sempre inutile?", cos'è inutile e
perché Hans ha detto che non
capisco le cose più evidenti? Cosa dovrei capire?
Anna
guardava il libro ma la mente stava nuovamente vagando. Quell'uomo era
sempre
capace di metterla in crisi.
Hans
è solamente un
tipo strano, punto.
Quando
finalmente Anna pensò che non valeva la pena nemmeno di
applicarsi, si rese
anche conto che il pomeriggio stava volgendo al termine e il sole, che
stava
oramai al tramonto, illuminava caldamente il tavolo della biblioteca e,
mano a
mano che seguiva i raggio con lo sguardo, si ritrovò a
guardare dritto davanti
a lei e notò che Hans la stava fissando in un modo che non
riusciva a definire,
in uno stato di trance.
Anna
cominciò a guardarsi intorno e poi alla sua maglia
toccandosi i capelli e la
faccia, finché non decise di chiedere.
"Perché
stai fissando?! Ho qualcosa fuori posto?"
L'incantesimo
si spezzò quando Hans chiuse bruscamente il suo libro. "Hai
troppe
lentiggini." E poi con un broncio colossale cominciò a
raccogliere tutti i
fogli di appunti e si alzò.
"Tu
che fai, resti ancora? Si sta facendo tardi."
Anna
rispose dopo un po', ancora confusa dal suo atteggiamento. "C-cosa? Oh,
adesso vado anch'io." Anna si alzò raccogliendo le sue cose
e insieme si
avviarono verso l'uscita della biblioteca.
Il
sole era calato completamente facendo spazio alla sera, i gradi erano
calati
notevolmente e Anna si strinse nel suo giacchino per prendere calore.
Anna
saltò quando Hans improvvisamente parlò. "Ti
accompagno a casa?"
"N-no!"
Rispose lei istintivamente, però in effetti una compagnia a
quell'ora non le
avrebbe fatto male. "Cioè, se non è un
problema..."
Hans
sorrise. "A dispetto di quello che pensi di me, non lascio una ragazza
vagare sola ad un certo orario."
"Che
gentiluomo." Ribatté sarcastica. "Ma sei sicuro? Voglio
dire, casa
tua è dall'altra parte della città. Faresti un
giro immenso per tornare e sono
già le sette."
"Oh
Anna, mi commuove la tua preoccupazione nei miei confronti, ma
starò bene
tranquilla." Le disse con tono melodrammatico e smielato.
Anna
sbuffò. "Tse, non sono affatto preoccupata per te.
Semplicemente non
voglio che mi diano la colpa se un branco di ragazze, magari, ti
assalisse."
"Sei
gelosa?"
"Cosa?!
Io? Gelosa?! E di che poi, di te e delle ragazze senza cervello?"
Sfuriò
Anna.
Hans
sorrise nuovamente. "Ammetto che le ragazze non sono mancanti, di
quelle
che mi vengono dietro ovviamente."
"Quante
di loro ti interessano veramente?"
Il
sorriso rimase e si prese il tempo di rispondere. "Solo una, in
realtà. Ed
è la più senza cervello di tutte, ma
ahimè, proprio lei, non è interessata a
me."
Ad
Anna venne da ridere. "Che dramma. Forse questa ragazza allora non
è poi
così così 'senza cervello' dato che ha il buon
senso di starti alla
larga."
"Oh
fidati Anna, è davvero
stupida."
Rise lui.
"Allora
ti piacciono le ragazze stupide, Hans?"
"Non
proprio, Anna, ma semplicemente trovo che la sua stupidità,
è così genuina, che
la rende adorabile."
Anna
alzò un sopracciglio. "E si può sapere chi
sarebbe?" Chiese
sinceramente incuriosita.
"Un'
informazione alla volta." Disse Hans scuotendo il dito come
rimproverandola. "Parliamo invece dei ragazzi che cadono ai tuoi di piedi."
"Ragazzi?
Non ho la tua 'fortuna' in sentimentalismo."
"Che
dici di Bjorgman, è ancora stracotto di te?"
Anna
rimase scioccata. "Kristoff?! Ma stai scherzando? E' il mio migliore
amico
e poi lui non è mai stato interessato a me."
"Ma
per favore." Ribatté Hans con una leggera nota di
irritazione. "E'
dalla terza elementare che scodinzola quando ti vede."
La
storia con Kristoff è sempre stata particolare, in effetti.
Alle medie Anna
prese una vera e propria cotta per lui. E' sempre stato gentile con
lei... ma
era il suo migliore amico, non avrebbe mai voluto rovinare un'amicizia
così
fantastica con un'intesa perfetta, e poi, non sembrava così
interessato a lei
sentimentalmente come diceva Hans; anzi sembrava sempre interessato ad
Elsa,
dopotutto, tutti erano interessati a Elsa. Anche ora che frequentavano
l'università sembrava che Elsa e Kristoff fossero molto
uniti. Erano nello
stesso corso, lui l'accompagnava spesso a casa e a malapena si
accorgeva di lei
quando c'era Elsa_
Ma
qual era il punto? Non voleva nemmeno soffermarsi più e non
importava di quante
sciocchezze dicesse Hans. Anna era felice di avere Kristoff come amico
e
nient'altro.
"Kristoff
non è interessato a me, non lo è mai stato, e poi
è il mio migliore amico e
sono felice di questo!" S'infuriò la biondo fragola.
Hans
mise le mani avanti come segno di resa. "Non c'è bisogno di
arrabbiarsi,
furia scatenata. Era solo per capire questa cosa, voglio dire,
dopotutto si sa
che oramai Kristoff è pazzo di tua sorella Elsa. Sono felice
che la vedi in
questo modo, non volevo che ci rimanessi male."
Questo
era troppo.
"Ma
qual'è il tuo problema?" Sfuriò Anna.
"Io
non ho nessun problema."
"Si
invece! Perché mi dici queste cose? Tu cominci delle
discussioni e metti in mezzo
argomenti senza criterio e poi infine non si arriva mai ad una
conclusione
ragionevole!"
"Ehi
stai calma Anna, ti sto solo facendo domande e riflessioni. Scusa tanto
se
m'interesso." Concluse Hans irritato.
Anna
esplose. "Delle riflessioni dici! Eh? Chissà come mai le tue
riflessioni e
il tuo 'interesse' sono sempre mirate all'offendermi e umiliarmi."
Hans
la guardò con un volto stoico e non la rispose. Anna si
indignò. "Sono
arrivata, grazie per la compagnia."
"Bene,
salutami tutti."
Ci
volle coraggio per rispondergli. "Grazie, ti servirò."
Dopodiché
prese le chiavi ed entrò.
Una
volta entrata cercò di non pensare ad Hans e al fatto che lo
avesse abbandonato
fuori senza nemmeno salutarlo, ma tanto vale; lui aveva fatto lo
stesso. Se lo
meritava, giusto? L'unica cosa che gli interessava era prenderla in
giro e
ricordarle quanto fosse una nullità rispetto agli altri,
così per una volta,
Anna voleva far sentire lui una
nullità.
"Ehi
sei rientrata, perché così tardi?"
La
voce di Elsa scosse Anna dai suoi pensieri. "Ehi Elsa. Scusate, mi sono
trattenuta un po' di più in biblioteca."
Elsa
non sembrava convinta. "Con chi stavi parlando? O meglio, urlando? Ti
sentivo da dentro." Concluse preoccupata.
Anna
sospirò. "Non puoi immaginare chi ho incontrato oggi. La
cena è pronta?
Sto morendo di fame." Così Anna cambiò
all'istante l'argomento e corse in
cucina lasciando anche Elsa alle spalle.
Dopo
aver salutato i suoi e aiutato ad apparecchiare la tavola, l'intera
famiglia si
sedette e cominciò a pranzare serenamente, e chiacchierando
di tanto in tanto
sulle attività giornaliere svolte.
Fu
sua madre per prima che interpellò Anna. "Tesoro
com'è andata oggi? Sei
riuscita a studiare?"
Anna
alzò piano la testa per risponderla mentre era intenta a
prendere un pezzetto di carne.
"Ehm,
è andata bene. L'argomento per l'esame è un po'
pesante ma ho un'intera
settimana per ripeterlo bene." Annuì e sorrise per sembrare
più
convincente.
I
suoi genitori sembravano soddisfatti della risposta, Elsa invece era
rimasta
tutto il tempo a fissarla dubbiosa.
"E
prima mi stavi raccontando, Anna, di chi tu avessi incontrato."
"Cosa?"
Elsa
sospirò. "Prima mi hai detto 'non puoi immaginare chi ho
incontrato oggi'
e poi sei fuggita."
I
suoi genitori la guardarono curiosi.
"Oh,
quello. Ecco oggi, mentre studiavo ho incontrato Westergard in
biblioteca." Disse Anna con fare noioso e indifferente, ben diverso
dalla
reazione del resto della famiglia.
"Davvero?!"
"Ah
si, chi dei tanti?"
"Hans
Westergard, per caso?"
"Sul
serio? Come sta?"
"E'
fidanzato ora?"
"Che
corsi frequenta?"
"Come
sta Carol ?" (sua madre)
"Cosa
sta studiando?"
"E'
ancora un'idiota?"
"Elsa!"
"E'
da tempo che non lo vediamo."
Anna
spalancò la bocca dallo shock e dalla frustrazione.
Perché tutti tenevano così
tanto a lui? La ragazza si alzò dalla sedia.
"Si
davvero l'ho incontrato; esatto
è
proprio Hans Westergard; lui sta
bene; no, da quello che so non è fidanzato; lui ha scelto di
studiare
giurisprudenza; non so come sta la madre e si, Elsa, è
ancora un'idiota
colossale!"
Disse
l'ultima frase alzando al massimo la voce e detto questo
voltò le spalle e
marciò verso la sua stanza indispettita.
Era
sicura che ora Elsa e i suoi genitori erano rimasti sbalorditi dalla
sua
reazione, infatti li sentiva anche mormorare qualcosa del tipo: "Ma che
le
è preso?"
Ma
a lei poco importava. Si era predisposta una piacevole giornata
finché non si
era presentato Hans. Perché quel ragazzo doveva sempre
rovinare tutto ed essere
comunque il preferito di tutti?
Così,
consumata dall'irritazione, si addormentò senza cena.
E
si svegliò la mattina successiva con un forte mal di testa.
"Buongiorno
tesoro." La salutò sua madre quando entrò in
cucina.
Erano
già tutti a tavola per fare colazione.
Anna
prese posto, ancora zombificata di sonno. "Bngrno." Riuscì a
dire
solamente.
Per
sua fortuna nessuno aveva deciso di fare domande sulla sera precedente,
anche
perché non aveva alcuna intenzione di parlarne altrimenti
sarebbe scoppiata una
discussione del tipo 'volete più bene lui che me e il lui in questione è anche un
emerito_'
"Se
non erro oggi non hai corsi, cosa farai?" Le chiese Elsa.
"Mhm,
stamattina devo approfittarne per studiare quel dannatissimo capitolo
per cui
mi toccherà tornare in biblioteca." Anna sospirò
sconfortata.
"Beh
se in numerose occasioni non avessi perso il libro e non avessi dovuto
pagare
più volte settanta dollari, ora saresti potuta rimanere
tranquilla a casa per
studiare." Le ricordò suo padre.
"Hai
ragione papà."
"Vi
adoro quando ammettete le vostre colpe, figliole." Rispose suo padre
orgoglioso.
Anna
si rivolse poi a sua sorella. "Tu che fai?"
Elsa
controllò il suo cellulare e poi la rispose. "Stamattina ho
lezione.
Kristoff è venuto a prendermi, si trova fuori il viale."
Afferrò poi la borsa
e il giubbotto.
"Ci
vediamo più tardi."
I
suoi genitori la salutarono ma Anna non ci riuscì. "... voglio dire, dopotutto si sa che oramai
Kristoff è pazzo di
tua sorella Elsa..."
Anna
scosse con rabbia le parole di Hans dalla testa. A lei non importava e
non
avrebbe permesso a nessuno di ostacolare la sua pace.
Si
alzò dal tavolo e andò a prepararsi.
"Mamma,
papà. Io vado, ci vediamo per l'ora di pranzo."
"Ciao
tesoro." La salutarono in coro.
Anna
entrò decisa in biblioteca. Oggi aveva bisogno della massima
concentrazione per
studiare e si riempì di pensieri positivi.
Arrivò
tranquilla sulla soglia che portava alla sala per gli studi e si
fermò di
colpo.
"Non
è possibile, ancora lui!" Disse istericamente quando vide di
nuovo Hans
intento a studiare.
Dopo
aver camminato avanti e indietro come un'idiota a ripetere 'entro o non entro' si fece forza ed
entrò spavalda, cercando di farsi notare il meno possibile.
Si sedette di
spalle al banco di lui e poi prese il libro che aveva diligentemente
messo a
posto il giorno prima. Lo aprì e cercò con tutta
se stessa a leggere
l'incriminato capitolo con attenzione.
I
primi quindici minuti passarono in modo tranquillo, ora aveva capito
quel
concetto e girò soddisfatta la pagina successiva, e poi...
Si
ritrovò un braccio davanti a lei con un bicchiere che venne
poggiato sul
tavolo, il proprietario del braccio in questione si sedette difronte a
lei con
i suoi libri e appunti mentre beveva da una cannuccia del
caffè.
Anna
ostinò il suo sguardo su Hans che, apparentemente, faceva
finta di niente e
continuava a studiare. Dopo però alcuni secondi, si
degnò di rivolgerle lo
sguardo e separò le labbra dalla cannuccia.
"Che
c'è?"
Anna
alzò un sopracciglio alla domanda. "Tu cosa ci fai qui, non
avevi un esame
stamane?"
Lui
sorrise. "Certo che ho un esame, ma tra un paio d'ore e sto ripetendo.
Non
c'è bisogno che fai finta di non essere felice di vedermi."
"Come
scusa?! Non sto fingendo niente, e poi perché mi hai portato
il... caffè?"
"E'
il cappuccino." Rispose semplicemente.
"Comunque
sia, perché?"
"Perché
voglio essere gentile. Anche se ieri sei stata al quanto scortese."
"Ah
si? Tu sei stato sempre scortese
con
me."
Hans
fece spallucce. "Touché. Ora se vuoi scusarmi, goditi il
cappuccino, io
m'immergo nella ripetizione."
E
si, Hans era un tipo strano.
Circa
30 minuti dopo...
Nonostante
la continua distrazione, Anna riuscì a superare il capitolo
sulle anfore egizie
con successo mentre Hans continuava a ripetere guardando distrattamente
Anna,
così quest'ultima si godette un bel sorso di cappuccino per
fare una piccola
pausa.
"Come
procede?" Azzardò a chiedere.
Hans
mise a fuoco la vista su di lei. "Molto bene, ho quasi finito. Credo di
essere pronto per cui basta ripetere altrimenti mi va in fumo il
cervello."
Meravigliandosi
di lei stessa, Anna sorrise. "E' vero, una volta ripetei
così tanto una
lezione che l'attimo in cui mi sedetti alla cattedra dimenticai tutto.
Che incubo!"
Anche
lui sorrise. "Già, almeno hai imparato una lezione. A te
come procede la
tua 'interessantissima' preparazione?"
Anna
fece uno sguardo sofisticato. "Nonostante le continue tue interruzioni,
sta andando molto bene."
"Mi
fa piacere. Io vado fuori per prendere un po' d'aria e rilassarmi prima
dell'esame, tu per caso, vorresti venire?"
Anna
lo guardò inebetita. Avrebbe dovuto accettare?
Perché le avevo chiesto di
andare fuori con lui? E perché tutto d'un tratto era
gentile? "Io dovrei
approfittare per studiare ma..."
Hans
restò fermo aspettando la risposta. "...ma?"
"Credo
che potrei, magari, portare il libro fuori e fare anch'io quattro
passi."
Si decise.
"Bene."
Sembrava che cercasse di non sorridere.
Fuori
faceva un po' fresco e Anna si maledisse per non aver preso una sciarpa
con se.
Ma nonostante ciò, l'aria era godibile e si chiese come mai
non aveva mai preso
in considerazione l'idea di studiare fuori.
Ah
giusto.
La
percentuale di perdere il libro nel giardino poteva essere alta per
cui... a
mali estremi, estremi rimedi.
Hans
la distrasse dai suoi pensieri. "Allora Anna, ora seriamente,
perché non
mi racconti un po' della tua vita?"
Anna
si fermò. "Ti interessa davvero?"
"Se
ho chiesto..."
"Ieri
hai fatto un'attenta analisi sulla mia vita, e mi sembra di capire che
sai già
tutto." Lo provocò lei.
Lui
derise. "Beh un conto è detto da me e un altro è
raccontato da te."
"Non
saprei proprio da dove cominciare allora."
"Inizia
raccontando del perché studi in biblioteca e non a casa, ad
esempio."
Anna
arrossì. Hans era l'ultima persona a cui avrebbe voluto
raccontare della sua goffaggine.
Ma lo stesso, lui oramai sapeva com'era fatta.
"Può
darsi che, per sbaglio, abbia perso il libro... tante volte, e
può darsi che
abbia dovuto pagare più volte una cifra un tantino alta e
può darsi anche che
la custode e i miei genitori mi abbiano costretto a studiare in
biblioteca." Aspettò poi diversi istanti che arrivasse la
sua risata
deridente.
E
infatti, arrivò.
Hans
fece uno sforzo notevole per non ridere, ma fallì
miseramente. "Non ci
posso credere! Come hai fatto a perdere il libro... quante volte?"
Anna
si morse le labbra umiliata. "Sette."
"Sette
volte! Ma andiamo, solo tu potevi riuscirci. Un vecchio detto dice: chi
prima
non pensa dopo sospira."
"Ma
dai, mi sembra di sentire mia madre e mia sorella." Lo rispose
frustrata.
"E sentiamo, tu perché studi in biblioteca e non a casa?"
Le
risate pian piano svanirono. "Di certo non perché ho perso
il libro."
Voleva ironizzare.
Anna
lo guardò male.
Hans
diede un sospiro sconfortato. "Ci ho provato per quasi due anni ma non
riuscivo a studiare in casa."
"Perché?
I tuoi fratelli ti danno fastidio, per caso? Di quelli che vivono
ancora in
casa ovviamente."
"Oh
no, in casa è come se non ci fosse nessuno, a parte quando
c'è mia madre."
Notò
che non appena menzionò sua madre, il suo tono si
riempì di tutto l'affetto che
normalmente non aveva mai avuto, in effetti Carol era una donna davvero
dolce,
Anna aveva bei ricordi di lei.
Lui
proseguì. "Il fatto è che quando c'è
quel silenzio tombale non riesco a
concentrarmi nemmeno." Prese un respiro. "E' brutto sentirsi soli,
Anna. Invece quando vengo in biblioteca, già solo il fatto
di sentire la
presenza di altre persone mi rilassa molto."
Poi
guardò lei.
"E
poi, se non fossi venuto non ti avrei mai incontrata. La vita a volte
è
bizzarra."
Qualcosa
si capovolse nello stomaco di Anna, ma lei lo ignorò. "Lo
dici come se ti
avesse fatto piacere rivedermi." Ironizzò lei.
Quando
Hans non la rispose sentì improvvisamente un forte bisogno
di scappare.
"Bene! Io adesso dovrei andare, e credo anche tu perciò...
vado."
Concluse imbarazzatissima e voltò le spalle.
"Anna
aspetta."
Si
girò incerta.
"Per
caso..." Gli vide compiere un gesto che faceva sempre Kristoff quando
era
imbarazzato, si grattò dietro la nuca. "Vuoi venire a vedere
il mio esame?
Sai, l'università è qui vicino, dopotutto
è la stessa in cui vai tu."
Aggiunse senza un vero scopo. "Che dici?"
Nonostante
vide Hans ritornare un ragazzino di quindici anni, quello sembrava
essere il
limite di un confine. E Anna non aveva intenzione di superarlo.
Deglutì.
"Ehm, grazie per l'invito, credo; ma non posso. Ho molto ancora da
studiare." Cercò di essere abbastanza convincente.
Palesemente,
Hans nascose la sua delusione. "Capisco, va bene. Buono studio
allora." Senza aggiungere altro e se ne andò.
"Auguri!"
Anna urlò, forse troppo tardi.
Lui
riuscì a sentirla e si voltò. "Mia cara, non ne
ho bisogno." Disse
facendo un sorriso a trentadue denti.
Era
tornato Hans.
Quella
sera, Anna non riusciva a prendere sonno. La tormentava la colpa dello
sguardo
deluso di Hans, e la cosa strana era che lei non avrebbe dovuto
sentirsi così.
Lei lo odiava e anche lui odiava lei, oppure no?
Anna
diede un piccolo urlo di frustrazione.
Dopo
circa dieci minuti di pensieri fissi, afferrò il cellulare
e, maledicendosi e
rimanendo inquietata di se stessa, aprì messanger.
Chissà
se avrà ancora
quel numero.
Scrisse
titubante il nome Hans e vide che
era
ancora attivo.
Coraggio
Anna, puoi
farcela.
Premette
il dito sul contatto e si aprì la chat, completamente vuota
e spoglia. Si diede
forza e...
-Ehi,
scusa per l'orario.
Volevo
sapere se è tutto ok, mi dispiace per oggi se non sono
venuta. Com'è andato
l'esame?
Schiacciò
per inviarlo e immediatamente posò il cellulare sul
comodino. Probabilmente
starà già dormendo. E se poi non l'avrebbe
risposta? Va beh non se la sarebbe
presa più di tanto, era abituata alla sua indifferenza.
Non
ebbe il tempo di terminare dei pensieri che il cellulare
emanò un fischio e una
vibrazione. Lei lo prese e controllò con cautela.
Oh
Dio, era lui.
H: Ma
che sorpresa
pel di carota, tranquilla per oggi. Per quanto riguarda l'esame... beh
30.
Ero da
un passo a
prendere la lode ma ero troppo distratto per quella.
Anna
rimase sorpresa che l'avesse risposta in così poco tempo.
Comunque era il
solito arrogante.
-Eri
distratto dici?
H: Si,
a causa di una persona.
Anna
si bloccò per un momento e tentò.
-Sarà quella ragazza stupida di cui
blateravi
ieri? Anna aggiunse un XD per prenderlo in giro
più
palesemente. Anche se per un momento provò fastidio per
quella fatidica ragazza
stupida di cui parlò. Per solo un momento però.
Per
un po' non rispose e lei pensò che probabilmente stava
elaborando una risposta
ironica o difensiva.
H:
Probabilmente :)
Oh...
Anna
rimase con l'espressione 'oh' per un po' e col cellulare ancora tra le
mani.
Poi, come se a un tratto il dispositivo fosse diventato incandescente,
lo
(quasi) gettò sul comodino e lei rimase a fissare il vuoto
come paralizzata e
inebetita.
Elsa
la fece sobbalzare, di nuovo. "Anna, ma con chi stavi chattando?"
"N-
nessuno!" E si voltò dall'altra parte. Dopo molti pensieri e
molto tempo
lo sguardo da ebete si trasformò un sorriso
da ebete, improvvisamente il suo stomaco sobbalzò di nuovo,
come anche il suo
cuore.
Lo
incontrò due giorni dopo, sempre in biblioteca. Nessuno dei
due in quei giorni
aveva contattato l'altro e Anna non volle rimanerci male, anche
perché proprio
non capiva perché avrebbe dovuto rimanerci male.
Cercò
di trattarlo con indifferenza, al contrario di lui che la
salutò troppo
caldamente per i suoi gusti.
Andò
a sedersi al suo tavolo preferito e aprì il libro. In quei
due giorni aveva
avuto i corsi e riuscì a prendere appunti, cosa che la
rilassò molto dato che
le aveva semplificato lo studio.
Un
paio d'ore dopo Anna aveva quasi raggiunto la fusione del cervello, ma
almeno
mancava poco alla fine. I giorni successivi avrebbe dovuto solo
ripetere.
E
mentre era occupata ad esultare internamente sentì una
strattonata ad una delle
sua trecce e trovò un pezzetto di carta piegato difronte a
lei, quando si voltò
vide Hans di spalle che se ne stava andando.
Lei
fece per massaggiarsi la testa, odiava quando le tirava le trecce;
aveva sempre
avuto questa abitudine dall'asilo. Poi prese il foglietto e a lo
aprì per
leggere. Aveva perfezionato anche la sua calligrafia, già
bella, dovette
ammettere.
Scusa
per l'altra
sera, posso farmi perdonare? Domenica sera alle 20:00, so che al
Central Park
ci sarà un evento e mi farebbe piacere che tu venissi con me.
Tutto,
attorno a lei e dentro di lei, si spense e si rese a malapena conto
prima che
andasse in corto circuito.
Lo
rilesse per almeno cinque volte.
... mi farebbe
piacere che tu venissi con me.
... che
tu venissi
con me.
...
tu... con me.
A
stento riuscì a deglutire, si alzò di scatto
dalla sedia per poi sedersi di
nuovo incapace di stare in piedi.
Adesso,
praticamente incapace di applicarsi in qualsivoglia altra cosa, si
rialzò di
nuovo e scappò dalla biblioteca.
Camminava
per strada con la mente le strillava migliaia di cose.
Perché
improvvisamente Hans era diventato gentile? Perché voleva...
...
Oddio, voleva uscire con lei. Quello era un appuntamento, vero?
Perché
le aveva proposto un appuntamento?
Perché?
Perché?
Solo
perché.
Quando
arrivò a casa era così distratta che non
salutò nemmeno i suoi genitori. Fu
così che passò tutta la serata.
"Anna."
Suo
padre attirò la sua attenzione, e il suo tono la fece
rabbrividire.
"Che
c'è papà?"
"Ti
sei comportata in modo strana tutta la serata, cos'è che ti
distrae?”
Anna
si guardò attorno in difficoltà per notare Elsa e
sua madre che la guardavano
altrettanto con inquisizione.
"Ma
io non sono distratta." Poi lanciò uno sguardo ad Elsa come
richiamo
d'aiuto.
Sua
sorella scosse la testa esasperata. "E' per la questione di stamattina,
Anna?"
"Di
che parli?" Intervenne sua madre.
"Oh
niente mamma, solo una cosa che è successa
all'università. Dei ragazzi si sono
presi a botte e uno di loro è in ospedale. Lo sapete, Anna
è sensibile e non
riesce a togliersi quella scena dalla testa." Concluse Elsa con quanta
più
naturalezza era possibile.
Suo
padre emise un suono indignato. "I giovani d'oggi sono tutti
impazziti."
Dopo
essere riuscita a sopravvivere, o meglio a ostacolare, l'interrogatorio
Anna
tornò nella sua stanza seguita da Elsa.
"Adesso
però mi racconti cosa ti è preso."
"Oh
Elsa, grazie per avermi soccorsa, ma non ti ci mettere anche tu." Si
lamentò Anna.
"No
io mi ci metto e come. Riguarda il ragazzo con cui stavi chattando
l'altro ieri
a tarda sera?"
Anna
la guardò. "Cosa?"
"Avevi
una faccia intontita di una scolaretta cotta."
"Non
è vero!"
Elsa
la fissò con un sorrisetto maligno. "Chi era?"
Anna
arrossì. "Nessuno!"
"Mhm,
e questo 'nessuno' ti fa arrossire così tanto?" Poi si
avvicinò al
cellulare di Anna e lo prese.
"Ehi
ridammi il cell Elsa! Non erano le sorelle minori che facevano
così?" Urlò
Anna cercando di riprendersi il cellulare.
Quando
poi Elsa aprì i messaggi era troppo tardi. Si prese il tempo
per esaminarli e
poi rivolse nuovamente lo sguardo a lei, e questa volta il sorriso era
un po'
più dolce.
"Ti
va' di parlarne?"
Anna
si fermò a guardare sua sorella che a sua volta la guardava
con affetto. Si
rese conto in quel momento che era fortunata ad avere una sorella come
Elsa.
Probabilmente, raccontare dei suoi sentimenti e altro ad una persona
che teneva
a lei, non era una cattiva idea.
Così
Anna decise di raccontare più nello specifico l'accaduto di
due giorni prima,
aggiungendo anche la chiacchierata su lei e Kristoff e del
perché le diede
fastidio, e del giorno attuale.
"Oh
Elsa non so cosa pensare, mi sento così strana. Ho qualcosa
nello stomaco come
se si muovesse." Cercò di spiegarle. "Io detesto Hans,
però ora non
così tanto."
Elsa
sorrise nel vedere sua sorella così confusa. "Anna, ti svelo
un segreto.
E' vero che io e Kristoff siamo più che amici, diciamo che
ci stiamo frequentando,
ma senza alcun impegno o cose così. E tranquilla, lui ti
vuole ancora bene ed è
vero anche che ha avuto una bella cotta per te per un po' di tempo ma
se non si
è mai rivelato è... per un altro segreto che non
ti racconterò."
"Oh
andiamo Elsa!"
Sua
sorella scosse la testa. "No no, uscirà fuori quando meno te
lo
aspetti." Sorrise.
Anna
la guardò dubbiosa.
"Perché
non continui a parlarmi di come ti senti?" Poi prese il bigliettino di
Hans. "E mi dici cos'hai intenzione di fare?"
"Non
lo so!"
Elsa
le diede un sorriso. "Sai, per quanto neanche a me sia mai piaciuto
molto
Hans, credo che tu faccia bene ad accettare. Potresti rimanerne
sorpresa."
Anna
guardò sua sorella pensandoci su. "Vieni con noi!"
"Cosa?"
"Puoi
venire anche tu? Ti prego!"
"Anna
dai, può sembrare brutto."
"No
invece, puoi portare Kristoff magari. Così sarà
una serata tra 'amici'."
"No,
Anna. Magari potremmo uscire anche io e Kristoff e andiamo al Central
Park, ma
è a te che Hans ha chiesto d'uscire."
Anna
si rassegnò. Si getto sconsolata sul letto finché
non sentì la vibrazione e il
fischio del suo cellulare. La ragazza scattò.
"Chi
è?"
Elsa
prese il cellulare di Anna e controllò. "E' il rosso
malpelo." fece
poi un sorrisetto alla sorellina.
Anna
fece un veloce appunto mentale per quel perfetto soprannome e si
lanciò verso
il cellulare.
"Allora?
Cos'ha scritto?"
"Oddio
Elsa guarda."
H:
Allora, che dici
carotina?
"Carotina?"
"Odio
quando mi chiama così!"
Il
cellulare fischiò di nuovo.
H: A
proposito,
quando hai l'esame?
"Ora
mi ha chiesto anche quando ho l'esame. Comunque che gli dico?"
"Gli
dirai: Si Hans, mi farebbe piacere accompagnarti."
Sospirò.
"Ok."
"E
poi cercherai di capire a tutti i costi chi è questa
famigerata 'ragazza
stupida' che gli piace."
Anna
la derise. "Capirai quanto m'importa!"
Elsa
le fece un ghigno malizioso.
"Perché
quel sorriso?" Chiese Anna preoccupata.
"Lo
capirai sorellina, lo capirai."
Elsa
la inquietava. "Va bene." Poi prese il cellulare e ci mise quasi
un'eternità per scrivere.
-Ehi
malpelo, mi piacerebbe venire con te al Central Park. E comunque
l'esame ce
l'ho dopodomani.
H:
Perfetto! Beh, auguri allora. Ci vediamo domenica ;)
"Allora?"
Elsa attirò l'attenzione.
"Usa
ancora i doppi punti e le parentesi per fare le faccine."
Elsa
alzò un sopracciglio.
"Uffi,
gli ho detto che accettavo e anche quando avevo l'esame. E credo mi
abbia fatto
anche l'occhiolino."
Elsa
ridacchiò. "Ok, non so tu ora, ma io ho un sonno pazzesco."
"Già
anch'io."