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Autore: PrincessintheNorth    13/08/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MURTAGH

 

 

Ovviamente.

Mai che una, dico una, cosa, andasse per il verso giusto. 

Io mi ero già abituato all’idea che saremmo arrivati a Winterhaal tranquillamente, senza problemi, Katherine avrebbe dato alla luce la piccola e, prima o durante, io avrei ammazzato Grasvard. 

Niente di più semplice e logico, no? Tutto molto bello, rilassante (per quanto vivere con Katherine Shepherd possa rilassare) e pressoché tranquillo.

No.

Proprio mentre mi prendeva in giro (anche questo normalissimo), Katherine era impallidita mortalmente, portandosi una mano al ventre, un’espressione di dolore e paura sul volto, e non mi ci era voluto niente a capire. 

La signorina aveva deciso di arrivare proprio nel momento meno opportuno, ovvero quando Katie era ancora in condizioni di volare ma, guarda caso!, non potevamo volare. 

E all’ovvia felicità che mi aveva dato la consapevolezza che presto avrei conosciuto la mia bimba, si erano affiancate la paura che Katie non ce la facesse e l’ansia di non riuscire a portarla a Winterhaal e dai maghi per tempo. Oltre che l’irritazione per la scelta di Derek di farci partire per ultimi, anche se in realtà non avevo niente di cui essere irritato: andando per primi, tutti loro avevano corso il rischio maggiore di attentati, così da stancare di più gli eventuali soldati appostati sul cammino che avevano scelto. Si erano offerti come martiri per noi, ora della fine, peccato che quella scelta si stava ora ripercuotendo su Katie e la bambina.  

Straordinariamente, però, tutte quelle emozioni non avevano minimamente intaccato la mia lucidità. Katie stava per partorire, non era in condizioni di difendersi, e proteggere lei e la bimba e garantire a entrambe un parto e una nascita quantomeno tranquilli spettava a me. 

Di sicuro, aveva aiutato molto anche Castigo e la calma che si era messo a trasmettermi, così da evitare che iniziassi prima a festeggiare per la prossima nascita e, dopo cinque secondi, ad andare in ansia per Katherine e la piccola. 

-        Quanto manca? – chiesi all’oste, che mi stava guidando per le vie della città. 

-        Poco. – commentò, anche piuttosto malamente. Beh, non c’era da biasimarlo: l’avevamo tirato giù dal letto in piena notte e ora stava accompagnando un perfetto sconosciuto, da quanto lui sapeva fedifrago, per le vie della città col freddo che faceva. 

-        Va bene. 

Cinque minuti dopo, bussai ad un’anonima porta di legno, e qualche secondo dopo mi si presentò davanti un uomo parecchio più alto e grosso di me, dai capelli lunghi e scuri e la barba curata. 

Ma qua le persone si accoppiano con i giganti, che sono così grandi?!, mi venne da pensare. 

Magari sei tu che sei basso, mi provocò Castigo. 

Scusa, se io sono basso Katherine cos’è? 

Katherine è appena poco più grande di vostra figlia.

-        Che succede? – fece quello, con la voce impastata di sonno. 

-        Mia moglie sta partorendo, mi serve una levatrice. – dissi in fretta. 

-        Sì, ma è notte fonda … 

-        Oh, piantala! 

In pochi secondi, ci raggiunse una donna sulla trentina, alta e di una bellezza familiare. 

Familiare nel senso che somigliava a Katie e Derek, ma era impossibile che avessero un’altra parente. Dai, quella famiglia era già abbastanza grande così, no?

Gli occhi erano azzurri e i capelli biondi, ma i tratti del viso ricordavano quelli di Derek, così come il famoso ciuffo di capelli: quello della donna non era voluminoso e con una volontà propria come quello di Katie e suo padre, ma diciamo che aveva la sua discreta importanza. 

-        Dov’è la ragazza? – fece, con un sorriso. – Andiamo subito, non preoccuparti. Ragnvald, mi prenderesti la borsa?

-        Subito, cara. – fece l’uomo, tale Ragnvald, andando dentro casa. 

-        Grazie. Nel frattempo. – si rivolse a me. – Mi serve qualche informazione rapida, mentre aspettiamo i comodi di mio marito, su tua moglie e il parto. 

-        Ha … ha iniziato con le contrazioni circa un’ora fa, non se l’aspettava … 

-        Il bambino sta arrivando in tempo? 

-        In realtà è in ritardo di un paio di settimane. 

-        Bene. Altre levatrici hanno seguito tua moglie nel corso della gravidanza, hanno fatto previsioni riguardo il parto? 

-        A Winterhaal hanno chiamato maghi da ogni dove per aiutarla durante il travaglio. 

Sapevo che potevano esserci spie e sicari di Grasvard ovunque, ma sinceramente in quel momento e in quel frangente non me ne importava. Katherine stava avendo la piccola, e chiunque l’avesse dovuta assistere doveva sapere tutto, in modo da poterla aiutare al meglio. 

La levatrice annuì lentamente, preoccupata. – E fisicamente lei com’è? 

-        Piccola e piuttosto esile. 

-        E la pancia? 

-        Dicono tutti che non è molto grande … 

-        Bene, è sicuramente un vantaggio. Oh, ecco, perfetto. – sorrise al marito mentre le porgeva la borsa. 

-        Hai lasciato le cose un po’ in giro, eh? – fece lui divertito. 

-        E piantala tu … - sbuffò lei. – Andiamo.

 

 

 

I miei sospetti sul fatto che Katie e la levatrice fossero imparentate si confermarono tre quarti d’ora dopo, quando entrammo nella nostra camera. 

La levatrice rimase a bocca aperta, Katherine pure, fissandosi sconvolte. 

-        Zia Sienna? – sussurrò lei, stranita. 

-        Katherine …. – sorrise quella che, ora più evidentemente, era la zia di Katie, andandole accanto e abbracciandola. – Di tutto mi sarei aspettata, meno che vederti qui … 

-        E io?! – fece lei, divertita e felicissima. – Che ne sapevo che eri qui? 

-        Ah, non importa, ora. Adesso dobbiamo far sì che il bambino … 

-        Bambina. – la corresse Katherine, sorridendo. 

-        … che la bambina nasca. – concluse Sienna. – Come vanno le contrazioni? 

-        Fanno male … 

-        Sono irregolari e non dannose, signora. – fece la locandiera. 

-        Quindi quelle brutte arriveranno dopo. – commentò Sienna. 

-        Come, quelle brutte?! – Kate impallidì. – No, perché non è che queste siano proprio acqua fres … merda! – ringhiò, mentre un’altra contrazione la distruggeva. 

Sienna sospirò. – Fammi indovinare. L’ha seguita Jasper. 

-        Sì. – risposi. 

-        Ecco. Lui è un ottimo medico, ma tende a preoccuparsi troppo quando si parla di gravidanze. Ecco perché la levatrice l’ho fatta io e non lui. Questo è sì un parto che si presenta complicato e sicuramente lungo, ma non è niente che Katherine non possa affrontare senza uscirne indenne, e con lei la piccola. In ogni caso … è meglio andare a Winterhaal, finché possiamo. Lì avremmo tutti più aiuti, lei in primis, che è quella che ne ha più bisogno. I vostri draghi … 

-        Troppo vento. Non possono volare. – sospirai. 

-        Mia signora … - fece timidamente l’ostessa, ora che aveva appreso che la levatrice, con cui probabilmente si trovava dal panettiere ogni mattina, era in realtà una Principessa del Nord. – Se può andar bene noi avremmo un carro, nostro figlio lo usa per portare il fieno alle mandrie … non è certo un mezzo adatto ad una Principessa, ma … 

-        Andrà benissimo. – conclusi. In quel momento, mi sarebbe andato bene anche un carro funebre, bastava che reggesse fino a Winterhaal. – Lo renderò invisibile e farò sì che nessuno ci senta. Katherine, te la senti di … 

Non feci in tempo a chiederglielo, che deliziò tutte le nostre orecchie con il linguaggio che aveva imparato nei porti di Alagaesia. Contrazione. 

-        Va bene … - la presi in braccio, seguendo oste e moglie giù per le scale, ma lei iniziò a lamentarsi. 

-        Murtagh … 

-        Che c’è? 

-        Abbiamo lasciato le cose in camera … 

-        Katherine, stai partorendo, non mi sembra la cosa più importante … 

-        Prendile … valle a prendere … c’è la corona del Tridente … 

E i suoi vestiti, mi resi conto. L’ostessa doveva averla aiutata a spogliarsi, per meglio sopportare il sudore provocato dal male che le facevano le contrazioni, ma non potevo portarla in giro per il Nord con addosso uno straccetto che le arrivava a malapena a metà coscia. 

-        Riesci a stare in piedi, amore? 

-        Credo … di sì … 

La aiutai a mettersi in piedi, ma perse l’equilibrio subito dopo. 

-        La prendo io. – si offrì Ragnvald. – Va pure a prendere le cose. 

In un attimo, aveva preso Katie tra le braccia (e in braccio a quel gigante sembrava ancora più minuta), così andai in fretta a prendere le nostre cose, radunando tutto in un’ammucchiata degna delle pile di vestiti che portavano in giro le domestiche a Winterhaal e correndo dietro a tutti. 

Erano già nella stalla della locanda, l’oste, la moglie, Roseanne, e Sienna stavano caricando della paglia sul carro, così da far stare più comoda Katie. Andai ad aiutarle, per poi stendere un paio di coperte su quel materasso di fortuna. 

Poi andai a darle una mano a rivestirsi, anche se preferì mettersi solo il mantello e una coperta. 

-        Non è che ti prendi qualcosa così? 

-        Non … non riesco a star troppo vestita … mi fa male tutto … - ansimò, mentre la prendevo in braccio e la mettevo sul carretto. 

-        Ragn, Hector, riuscite a montare una tenda sul carro? – fece Sienna. – Così saremo al riparo da pioggia e vento, e io e Murtagh potremo riscaldare l’ambiente con la magia, il che non guasta. 

-        Cinque minuti. – disse Ragnvald, annuendo tra sé. 

Nel frattempo, Katie ebbe un’altra contrazione, e stavolta non riuscì a trattenere le lacrime. 

-        Adesso ti tolgo un po’ di dolore, piccola. – le sorrise Sienna. 

-        No … sennò … quando devo spingere … - singhiozzò Katie, terrorizzata. 

-        Non devi ancora spingere, Kate, dovrai farlo solo dopo che ti si saranno rotte le acque e le contrazioni saranno più regolari. Ora come ora, se spingessi sarebbe deleterio. – le spiegò l’altra. 

Nel frattempo, io e Ragnvald piazzammo dei bastoni agli angoli del carro, per poi lanciarci su un enorme pezzo di stoffa, che ricadde sui lati del mezzo: successivamente piantammo dei chiodi sotto il carro, così che potessimo assicurare la tenda al carro, tenendola ben tesa, in modo che non ci cadesse in testa. 

-        Andate, ora. – fece Roseanne. – E arrivate in tempo. 

-        Voi non venite? – domandò Sienna, confusa. 

-        Vi rallenteremmo e basta. – commentò Hector. 

-        Sì, ma il carro? – feci presente. 

-        Nostro figlio, Harald, è a Winterhaal. Lo porterà lui a casa. Ora andate! 

A quel punto, raggiunsi Sienna e Katie sul carro, mentre Ragnvald saltava sul posto del cocchiere, che comunque era riparato sotto la tenda, per dirigere il cavallo. 

Nel momento in cui partimmo, un’altra contrazione (la quinta) fece urlare Katie. 

Sperai solo che nessuno ci avesse sentito, mentre iniziavo ad erigere attorno a noi ogni possibile incantesimo di protezione e dissimulazione.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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