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Autore: Spensieratezza    14/08/2018    2 recensioni
Può il potere di una moneta cambiare il corso di una vita? E perchè Jared Padalecki lo permette?
Jared Padalecki e Jensen Ackles si ritroveranno a essere l'uno, l'antitesi dell'altro, senza averlo scelto.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fiaba oscura/ serie dei gemelli '
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Jensen si risvegliò dopo lungo tempo, su un comodo divano, sentendosi stravolto. Si toccò le guance,erano umide.
“Si è svegliato, signorino.” Lo salutò Alfred.

Jensen ancora confuso, notò che aveva una copertina addosso, morbida. Tutto intorno a lui aveva un profumo come di buono, compreso perfino il divano su cui era sdraiato, nonostante fosse abbastanza semplice. Guardò ancora l’uomo.

“Mi presento, mi chiamo Alfred.”
“Io mi chiamo Jensen.. Dove mi trovo?”

“Sei a casa mia.”disse l’uomo, sorridendo. “Sta tranquillo, non sono un rapitore.” Aggiunse sempre sorridendo. “Non ricordi come sei arrivato qui? Ti ho trovato accasciato nell’ascensore.”
Jensen l’ho guardò confuso e poi con una nota di allarme e di panico.

“Tranquillo, sistemeremo tutto, non preoccuparti ragazzo, puoi darmi il numero di telefono dei tuoi genitori, così li avviso che sei qui da me? Saranno preoccupati, credo.”

Jensen annuì distrattamente, poi guardò di nuovo l’uomo.
“Sei il tipo dell’ospedale..quello che mi ha dato il fazzoletto..”

L’uomo annuì sorridendo, non potendo nascondere un sorriso compiaciuto.
“Ti ricordi di me..”
“E tu di me..”

“Non mi capita sovente di dare fazzoletti a ragazzi sconosciuti.”

“A me non capita di ricevere fazzoletti dagli sconosciuti con le loro iniziali sopra..” disse Jensen, mettendo una mano sulla tasca ed estraendo il fazzoletto bianco, indicando la lettera A di Alfred, ricamata sopra.

Alfred sembrò strabiliato.
“L’hai conservato?”

“Non ho mai ricevuto atti di gentilezza disinteressati così..a parte i miei genitori e…e…”
“Va tutto bene, ragazzo?”

Jensen sembrò completamente smarrito.

“Io…mi è successo qualcosa..qualcosa che non riesco a capire..” disse Jensen, alzandosi e barcollando.
“Fermo, dove stai andando?” si preoccupò l’uomo.

“Devo trovare quel ragazzo, in qualche modo lui sa cosa mi è successo. Se lo costringo a parlare, forse capirò cosa..”

“Un momento, un momento, quale ragazzo? Parli del tizio moro e tanto alto che era con te quel giorno all’ospedale?” lo fermò Alfred.
Jensen si paralizzò a quella frase.
“Tu l’hai visto??”

“Sì.” Annuì Alfred, tenendogli le mani sulle spalle. “Era con te quando ti porsi il fazzoletto.”

“E..e io..com’ero con lui? Te lo ricordi?”
Alfred lo guardò perplesso.
“Santo cielo, ragazzo, hai un’amnesia..”

“Ti prego, dimmelo! È importante per me! Come mi comportavo con lui??”

Alfred cercò di fare mente locale e di sforzarsi a ricordare.

“Voi mi siete passati accanto..non so cosa dicevate, io parlavo con la signorina della reception e ammetto, mi divertivo a farla impazzire, tu mi hai urtato

Jensen passando aveva urtato con il braccio, l’uomo che stava parlando.

“Scusi.” Disse Jensen.

“Mh-mh..” disse l’uomo, riservandogli un’occhiata, per poi continuare a fissare la receptionista.

“Ragazzini…" disse con un sorriso radioso


“Le ho dato l’impressione che non volessi seguire quel ragazzo?” lo pregò Jensen.

“No, affatto. Sembravi un po nervoso e di sicuro arrabbiato, ma non sembrava affatto che ti costringesse a seguirlo, poi sono entrato nell’ascensore con voi e..

L’uomo si trovò a condividere l’ascensore con il ragazzo che l’aveva urtato e un altro ragazzo moro, che pareva particolarmente nervoso.

Gettò ai due solo un’occhiata, il biondino era in lacrime e teneva la fronte appoggiata all’ascensore, come se avesse voluto sprofondarvi dentro e fondersi con essa.
 
“Mi dispiace, avrei dovuto fermarmi, chiedere spiegazioni, non pensavo che quel ragazzo ti stesse facendo del male..”

“Io..io ero con lui..ma perché?” disse Jensen, tenendosi la testa tra le mani.

“Questa storia è molto inquietante, forse ti ha fatto assumere della droga. Dobbiamo andare immediatamente dai tuoi genitori. Ti porto io.” Disse Alfred cominciando a vestirsi.
 
 
 
 
*

“Siete stati come dei genitori per me, voi forse vi dimenticherete di me, ma io non potrò mai scordare quello che avete rappresentato per me..” diceva un Jared in lacrime davanti ai genitori di Jensen.
“Jared, tesoro, ci stai spaventando..” disse la madre.

“Mettiti seduto, così parliamo di quello che è successo. Chiamo Jensen e..” cominciò il padre.

“No!” disse Jared alzando la voce e tremando vistosamente. Si avvicinò a loro e toccò i loro visi, facendo la stessa cosa che aveva fatto poco prima con Jensen.
 
 

*

“Mamma, papà!! È successa una cosa!!” disse Jensen, aprendo la porta del loro appartamento, ma uno strano silenzio irreale, circondava la casa.
“Mamma? Papà? Ci siete??” gridò di nuovo.

Appena mise piede in salotto, vide i genitori, suo padre sul divano e sua madre seduta per terra, come bambole di cera, a fissare il vuoto.
M-mamma?? Papà!!”

Jensen accorse subito da loro cercando di scuoterli.
“Vi prego, risvegliatevi!”
“Allontanati da loro.” disse Alfred fermo.

“No! I miei genitori!”
“Non sono morti.” Disse Alfred fermo.

Jensen guardò l’uomo senza capire, Alfred allora gli mise le mani sulle spalle e abbozzò un sorriso più gentile.

“Non sono morti, respirano, ma sembrano in uno stato di trance. Dobbiamo portarli in ospedale, posso contare sul tuo aiuto, Jensen? Sul fatto che manterrai la calma?”

“S-sì.” Disse Jensen, grato dell’aiuto.
“Molto bene.”
 
 
 

*

Una volta portati i genitori all’ospedale, Jensen avvertì il tempo passato nella sala d’attesa, come un tempo cristallizzato all’infinito. Il peggiore della sua vita.

Nessuno si degnava di andare da loro e dirgli cosa gli era successo.
Cosa sarebbe capitato a lui se i suoi genitori…
Aveva solo loro al mondo!

Senza neanche accorgersene, cominciò a singhiozzare piano e poi ad appoggiare la testa sul petto dell’uomo  seduto al suo fianco.
Che vergogna. Aveva diciassette anni, non dieci.

Eppure quell’uomo gli ispirava una fiducia naturale, come se avesse potuto affidare la sua vita a lui.
Non sapeva perché.

E Jensen pensò che fosse una fortuna che l’uomo accolse bene quella assurda richiesta di rassicurazione.

Non sapeva come si sarebbe sentito se l’avesse improvvisamente spostato da sé, imbarazzato.
Sarebbe forse crollato al pavimento.

Ma Alfred, così si chiamava l’uomo, non si scompose, né si imbarazzò, anzi,

appoggiò una mano al suo braccio

e in qualche modo, Jensen pensò che
sarebbe andato tutto bene.
 
 
 
*

Finalmente dopo quelle che parvero ore, si degnarono di informare Jensen ed Alfred, che i suoi genitori stavano bene, ma purtroppo avevano subito una parziale perdita di memoria. Tutto quello che sapevano dire era che, un intruso si era intrufolato nel loro appartamento e loro non ricordavano cosa avesse loro detto.

Forse volevano derubarli. Lo shock dell’intrusione doveva esser stato tanto forte, che non ricordavano niente. Conservavano solo un vago ricordo di un ragazzo moro, che diceva loro che al loro risveglio non avrebbero ricordato niente e che era molto meglio così.
 
“Alfred, che cosa vuole questo tizio da me? Che cosa vuole dalla mia famiglia? Che cosa ci ha fatto?”

“Non lo so, signorino Jensen.” disse il tipo. “Ecco, prendi.” Dicendo così, gli porse un bicchierino di cioccolata calda preso dalla macchinetta dell’ospedale- “Io vado a parlare un po con i tuoi genitori. “






















Note dell'autrice: 

eccomi ragazzi/e! Come avrete capito, questo è Alfred ^^ eh si, il misterioso uomo dell'ascensore che aveva incontrato i nostri due eroi in ospedale, era nientepopodimeno che il maggiordomo famoso! xd alla fine meno male che ho svelato la sua identità abbastanza presto xd come la sua strada si intreccerà con Jensen..beh lo scopriremo molto presto!

Avevo intenzione di cominciare a spiegarlo già alla fine di questo capitolo, che doveva finire in maniera diversa, ma non sono riuscita a scrivere di più

come al solito, la mia testa se ne frega di quello che voglio fare io e mi ha impedito di scrivere di più, questo capitolo mi ha sfinito. Spero almeno che vi sia piaciuto!
Il prossimo sarà migliore, lo prometto.

Baci.
   
 
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