Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    17/08/2018    1 recensioni
Un normale liceo italiano caratterizzato dalla vita energica di tantissimi adolescenti. L'arrivo di una nuova studentessa Judy Hopps, alunna geniale con una particolare dote investigativa, migliorerà la vita di Anna, Elsa, Kristoff, Jack, Hiccup, Merida, Rapunzel e Flynn. L'amicizia aiuterà Judy ad aprirsi e a dimenticare i traumi del passato...ma lei non sa che tutti i suoi amici sono in pericolo...per colpa sua.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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XXII.
LA VERITA’
 
La mattina seguente Judy si alzò dal letto e si diresse verso la cucina pronta ad iniziare una nuova
giornata. Prese dal frigorifero del latte e ne scaldò un po’. Nell’attesa accese la televisione, solita routine che caratterizza la mattinata di molte persone. Stava finendo di preparare la sua colazione quando una notizia del telegiornale catturò la sua attenzione.

“Ore 21.30, un camion ha attraversato la strada ad alta velocità travolgendo le persone che osservavano le bancarelle”

A Judy si gelò il sangue. Il paese nominato era proprio quello dove alloggiavano i ragazzi. Se qualcuno di loro si fosse fatto del male?! E chi era alla guida di quel camion?! Possibile che anche quello fosse stato un gesto deciso dalla persona che lei tanto temeva?!

La ragazza respirava affannosamente e, visto che voleva delle conferme, prese il cellulare e compose il numero di Merida.

Dovette richiamarla più volte prima di ricevere risposta.

“Pronto, Judy sei tu?”

“Elsa! State bene?! Ho sentito il tg e…”

“Hiccup e Merida, sono stati loro i coinvolti. Noi stiamo bene, siamo qui ad aspettare notizie.”

“Puoi passarmi Merida?!”

Judy non ricevette risposta da Elsa perché l’amica si alzò e si diresse verso la stanza dove Merida era in osservazione e le passò il telefono.

“Merida! Cosa è successo?!” domandò Judy alquanto spaventata.

“Un camion ha investito me ed Hiccup, non ho capito nulla! E’ stato tutto così veloce!” rispose l’amica e dalla sua voce trapelava la paura e l’agitazione.

“Come state?! Dimmi qualcosa di più! Devo sapere tutto, perché non potete essere in pericolo anche voi!”
“Io sto bene, solo shock e qualche ammaccatura. Hiccup non lo so, è in sala operatoria… ma aspetta un attimo, di cosa stai parlando? Pericolo?”

“Non è il momento di parlarne adesso…”

“No! Judy! Tu ci stai nascondendo qualcosa di importante e adesso che siamo stati colpiti anche noi devi dirci la verità!” urlò la ragazza arrabbiata.

“Ok, ti prometto che ti dirò tutto” rispose titubante Judy e, dopo averla salutata freddamente, chiamò gli zii ai quali, ancora una volta, confidò tutto: adesso anche i suoi amici erano in pericolo.
 
Merida aveva passato la nottata in quella stanza attaccata a flebo di zuccheri e antidolorifici, ma era fuori pericolo. Il giorno dopo sarebbe stata dimessa. Nessuno, però, era tranquillo per la situazione di Hiccup. Il ragazzo era stato portato d’urgenza in sala operatoria e non sapevano nulla di lui.

Trascorse ancora un’ora prima che il ragazzo uscì dalla sala operatoria. Era sdraiato su un lettino, dormiva e il suo corpo era completamente rivestito da un telo bianco.

“Dottore come sta?!” domandò Merida scattando seduta sul lettino.

“Sta bene, ora è in coma farmacologico e tra poco lo sveglieremo. Il problema arriverà quando il ragazzo tornerà cosciente”

“Perché?!”

“Il trauma subìto è stato molto forte. La lesione riportata alla gamba è stata impossibile da operare. Abbiamo dovuto amputare, altrimenti il paziente avrebbe rischiato di incubare malattie molto più gravi o infezioni incurabili.”

Merida non rispose più. Amputare?! Hiccup non aveva più una gamba? Non avrebbe più potuto correre, saltare, giocare con i suoi amati cagnolini?

Tutto questo agitava la ragazza che, pur essendo dura e coraggiosa, provava dentro di sé un miscuglio di rabbia e sofferenza per quel giovane che, in così poco, le aveva stregato il cuore. Non sapeva come comportarsi, come avrebbe potuto aiutarlo ad abituarsi a una mancanza del genere, ma una cosa la sapeva: voleva esserci per lui.

La giornata passò molto lentamente e Merida si fece confortare dagli amici con i quali pensò anche ad un modo per affrontare la questione al risveglio di Hiccup. Nel frattempo erano arrivati in ospedale i parenti del ragazzo e Judy stessa che, però, non venne accolta calorosamente da Merida.

“Voglio sapere Judy! Tutto!” le tuonò contro la rossa prendendola in disparte.

“Merida, non so se quello che è successo a Hiccup sia stato organizzato da qualcuno che so io o sia stato semplicemente opera di un attentato in generale! Parlarne non aiuterebbe!” rispose Judy scossa e insicura per la prima volta nella sua vita.

“Non mi importa quali siano le ragioni di questo atto atroce che ha rischiato di farci perdere la vita, io voglio sapere la verità! Tu mi nascondi qualcosa di un certo spessore perché si vede lontano un miglio che soffri! Sono tua amica da mesi ormai e ti voglio bene, perché non ti apri con me?!” si arrabbiò l’amica incrociando le braccia.

Judy non rispose e, portando Merida in un posto isolato, le raccontò tutto.
 
1 anno prima…

La casa di Judy quel giorno era avvolta dal silenzio. La ragazza dagli occhi magici era intenta a studiare, nella stanza accanto un bambino dai capelli color dell’ebano era intento a riordinare i libri di scuola e a prepararsi per la notte. I genitori erano chiusi in una stanza da ore e sembravano preoccupati per qualcosa ma i due fratelli pensavano che fosse dovuto a un normale litigio. Nessuno dei due sapeva che, da quel giorno la loro vita sarebbe cambiata per sempre.

Trascorse ancora un’ora prima di avvertire il rumore di un bicchiere frantumarsi per terra. All’improvviso il padre spalancò la porta iniziando a correre per l’abitazione alla ricerca di una valigia. La madre uscì lentamente dalla stanza tenendosi una mano sul pancione bene in vista.

“Mamma, che succede?!” chiese il ragazzino uscendo dalla propria camera molto preoccupato.

“E’ tutto ok tesoro, vostro fratello sta per nascere” disse la donna affaticata.
Judy, però, notò qualcosa di strano nella sua espressione. Quello sarebbe stato il suo terzo parto e, nonostante questo, la madre sembrava estremamente agitata…ma non per il bambino, piuttosto per qualcosa di esterno. Judy aveva fiuto per queste cose, con uno sguardo riusciva a capire le intenzioni e le emozioni di molte persone. Per non aggiungere problemi, preferì non fare nulla ed attendere le raccomandazioni dei genitori.

“Judy noi andiamo in ospedale, mi raccomando tieni d’occhio tuo fratello e andate a letto presto. Non preoccupatevi per noi, appena sappiamo qualcosa vi chiamiamo” aggiunse il padre abbracciando la figlia maggiore.

Judy assaporò a lungo quell’abbraccio, non sapeva perché ma aveva un brutto presentimento.
Passarono ore dopo l’uscita di casa dei genitori. Judy e Oliver non riuscirono a prendere sonno nonostante le raccomandazioni finendo, così, per sdraiarsi abbracciati sul divano.

Qualche minuto più tardi squillò il telefono.

“Mamma, papà quindi come…”

“Ciao Judy…”

La voce non era quella dei genitori. Chi stava parlando?

“Chi sei?”

“Non preoccuparti, da oggi ci penserò io a te”

Chi era quello sconosciuto?! Cosa voleva?! Perché quella voce metallica?

La ragazza non fece a tempo a rispondere che alcuni uomini, vestiti di nero, riuscirono ad entrare nell’abitazione.

Judy non capì nulla. Provò a difendersi ed allontanarli ma, l’unica cosa che ricordò furono le urla di Oliver e un dolore alla testa che la fece svenire.

Al suo risveglio la ragazza si trovava in ospedale dove le venne data la notizia di aver perso i suoi genitori e il fratellino non ancora nato in un incidente d’auto.
 
Merida non capì nulla da quel discorso se non una piccola informazione in più sull’amica. Judy soffriva, soffriva molto per aver perso la sua famiglia. Ma cosa era realmente successo quella sera? Ed Oliver?!

Non fece a tempo a porle queste domande che Hiccup si svegliò.

Merida, dispiaciuta di dover interrompere il discorso, si allontanò dall’amica ed entrò nella stanza dopo i genitori del ragazzo. Merida osservò i parenti uscire dal posto del ricovero. Avevano il volto provato e gli occhi inumiditi di lacrime, segno del loro sgradevole incontro con la condizione del figlio. Anche Merida sapeva che non sarebbe stato facile entrare in quel luogo ma sapeva solo che per Hiccup avrebbe fatto di tutto.

Entrò nella camera e trovò il ragazzo immobile nel letto, collegato a flebo ed elettrocardiogrammi che mostravano il cuore in fibrillazione per colpa dello spavento ricevuto.

“Merida” sussurrò lui schiarendosi la voce.

“Hey, ciao!” disse lei avvicinandosi e prendendogli la mano. La Merida che conosceva non avrebbe mai fatto una cosa del genere perché non era una persona molto affettuosa, ma per Hiccup era diverso…sentiva come una calamita che l’attirava a lui.

“Mi hanno detto che…che…” provò ad esprimersi lui ma la voce gli si ruppe in gola.

“Sì. Hiccup io non so che dire, non so che fare! Ieri doveva essere una giornata importante per noi, non avrei mai dovuto andare a quelle bancarelle!” si scusò lei cercando di non piangere.

“Non è colpa tua, ieri volevo solo giocare le mie carte e dirti tutto ciò che sento per te, ma non ho avuto tempo. Io non so che stabilità potrò offrirti! Ora sono debole e sono un infermo! Non mi sono ancora visto, non ho avuto il coraggio di farlo” iniziò a piangere lui trattenendo i singhiozzi.

Merida non sapeva cosa fare, motivo per cui rimase in silenzio e abbracciò il ragazzo cercando di fargli capire, con i gesti, che lei non l’avrebbe mai lasciato solo.

Merida trascorse con lui ancora una decina di minuti per poi uscire e tornare da Judy. Tutti quei fatti la stavano confondendo, ma voleva concludere anche la questione con l’amica.

“Mi dispiace per la tua famiglia, ma non capisco… quella gente cosa voleva da te quella sera?!”

“I miei non sono morti in un incidente d’auto. Sono stati uccisi da quella persona che mi chiamò al telefono e che ora continua a perseguitarmi.”

“E cosa vuole da te?!”

“I miei erano scienziati. Avevano appena scoperto una cura in grado di guarire alcune malattie molto gravi ma quella medicina, se usata male, può provocare la morte delle persone. Loro vogliono quella cosa.”

“E tu cosa c’entri? Stai cercando di nasconderla in qualche modo?”

“Non è scritta da nessuna parte, se non nella mia mente. L’unica a conoscenza di quella formula medica sono io.”

“E perché non trovi un compromesso?! Perché non denunci tutto alla polizia?! Possibile che i tuoi zii non facciano nulla…”

“Merida…” interruppe Judy e, dopo aver preso fiato, rivelò la parte più sconvolgente.

“Quelli non sono i miei zii.”

Seguì un’altra pausa di silenzio.

“Quelli sono delle spie incaricate di proteggermi. Io non ho più nessuno! Il mio unico parente rimasto in vita è Oliver… ma non posso denunciare la cosa a nessuno”

Merida era già incredula di suo ma, quando sentì l’ultima affermazione, rimase completamente a bocca aperta:

“Loro hanno mio fratello… e la sua vita è a rischio ogni volta che rispondo male al loro gioco”
 
 
  
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