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Autore: Sapphir Dream    20/08/2018    3 recensioni
***
Sarebbe bastato poco.
Una piccola pressione e quelle fragili ossa si sarebbero spezzate sotto la forza brutale delle sue dita. Riusciva a percepire le sue vene pompare sempre più lentamente il sangue attraverso quel collo caldo, mentre la bocca tentava disperatamente di prendere aria.
Sarebbe stato così semplice.
***
Era inutile sperare che non mantenesse la parola, lo avrebbe sicuramente fatto... e quell' attesa la stava uccidendo.
***
La donna si sistemò nuovamente i capelli ai lati della testa, per evitare che la brezza li rovinasse.
"Quale è la prossima meta?" chiese, appoggiando la tempia sul petto muscoloso dell'uomo.
"Il luogo da cui tutto è iniziato mia cara: la Terra"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Goku, Chichi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alba

Quella notte soffiava un vento algido, segno imminente della fine della stagione autunnale.
 
Percepiva mille spilli di aria gelida che si scontravano sulla sua pelle, pizzicandogli gli occhi e le narici. Sentiva il viso bruciare e l'intero corpo intorpidito dal freddo, una sensazione di dolore diffuso che la stringeva a sé senza veramente ferirla.
 
Ma per lei tutto quel dolore fisico passava in secondo piano, mentre osservava rapita la luna piena. I suoi raggi d'argento abbracciavano timidamente il panorama notturno, illuminando in modo flebile quel che più le era vicino.
 
Il suo abito orientale dalle tinte viola si lasciava cullare da quel soffio freddo, così come i suoi capelli che danzavano a quel ritmo, liberi e morbidi.
 
Chiuse gli occhi inspirando impercettibilmente e lasciando che l'aria le invadesse di nuovo i polmoni.
Quando aveva riaperto gli occhi si era ritrovata rannicchiata su un soffice divano all'interno di una modesta casetta dalle mura circolari. Ricordava poco o niente, era come una lastra di vetro trasparente su cui si muovevano disegni dai colori sbiaditi, immagini che il tempo aveva fatto svanire, mentre qualcosa nel suo essere era cambiato.
 
Si sentiva... vuota, privata di qualcosa di fondamentale.
 
Neanche lei sapeva come, ma se poco prima si era voltata verso la grande finestra posta sopra il sofà dove si era svegliata (come se quel gesto lo avesse fatto più e più volte), adesso si trovava fuori ad osservare l'incontrastata sovrana della notte. 
Riusciva a percepire il sospiro vitale di ogni essere che la circondava, riusciva a non soffrire l'impatto crudele del freddo, riusciva dopo tanto tempo a sentire il suo corpo pervaso da un energia stimolante. 
 
Si sentiva bene, ma allo stesso tempo non sentiva niente.
 
“Sei qui allora...”
 
Aveva percepito i suoi passi prima che varcasse la porta, aveva sentito il suo sguardo cercarla prima che la individuasse, aveva captato le sue labbra aprirsi prima che parlasse.
 
La donna girò appena lo sguardo e due paia di occhi oscuri si incrociarono tra loro, con celato e scrupoloso interesse; il resto dell'universo non esisteva, perché era intrappolato delle loro iridi di ossidiana.
 
L'uomo si mosse in avanti, le mani rigidamente dietro la schiena, mentre lei si voltava del tutto, aspettando che la raggiungesse. 
“Che cosa senti?” chiese lui, non appena si fermò a pochi passi dalla donna.
"Tutto e niente" rispose lei, dopo averci riflettuto.
“Sai dirmi il tuo nome?” domandò lui ancora, pensieroso.
 
La fanciulla dai lunghi capelli corvini chiuse nuovamente gli occhi, cercando di recepire qualcosa dalla sua mente.
Ma quei dannati frammenti che le danzavano nel cervello, mischiandosi e scambiandosi di posto in continuazione, non le rendevano l'impresa facile. Si concentrò ancora, fino a quando un lume non le illuminò la memoria.
 
“Chichi... il mio nome è Chichi...”
L'altro annuì “E sai chi sono io?”
Nella grande confusione che aveva in testa vedeva sovrapporre la figura di quell'uomo ad un altra... uguale forse in aspetto, ma con qualcosa di diverso...dannazione! Perché non ci riusciva? Cosa le era successo?!
A quel punto, in preda alla frustrazione, decise di dare voce a ciò che aveva dentro.
 
“Sei stato tu a farmi questo?” chiese, dando per scontato che, se era stato lui, avrebbe dovuto sapere di cosa stesse parlando. 
“In parte” rispose, secco. 
“Che vorresti dire?” 
“La confusione che ti affligge è stata provocata dal Potara che hai attaccato all'orecchio destro”
 
Chichi portò una mano dove indicatole, ed effettivamente un orecchino penzolava dal suo lobo.
 
“Quello che possiedi non è un orecchino qualsiasi” disse picchiettando quello che anche lui possedeva, uguale a quello della donna. 
“Solitamente sono oggetti in esclusiva dotazione agli dei della creazione come me, ma ne esistono delle varianti a seconda di chi li possiede”
 
Alle orecchie di chiunque quel discorso sarebbe parso assurdo, parole sconnesse uscite dalla bocca di un pazzo, ma a lei tutto ciò sembrò completamente sensato... come se sapesse dove volesse andare a parare. 
 
“Il Potara in tuo possesso e stato da me personalmente creato” continuò, riassumendo la sua tipica postura “in situazioni comuni, questi particolari orecchini possono unire due anime, fondendole e creando così un unico essere....così mi sono chiesto... e se fosse possibile fare l'esatto opposto, ovvero separare due personalità da un corpo già presente?” 
Un sorriso enigmatico si formò sulle sue labbra mentre chiuse gli occhi
“Ed a quanto pare il mio desiderio è stato esaudito... "
 
Chichi ascoltava quelle parole completamente rapita. 
Ecco perché si sentiva vuota... 
Ecco perché sentiva che qualcosa di fondamentale mancava... 
Ecco perché non riusciva a ricordare... 
 
“Sono stata un esperimento dunque” affermò, ma nella sua voce non c'era la benché minima emozione. 
Sentiva che quella notizia avrebbe dovuto farla indignare, arrabbiare, disgustare... ma a lei non interessava. La sua era stata una semplice constatazione.
 
“Soltanto tu potevi insediare in me tale idea. Una persona degna di vivere, qualcuno talmente puro da celare dentro di se un’oscurità repressa. Il mio non è stato un esperimento, la mia era una certezza” rispose Black Goku, adesso l'uno di fronte all'altra.
 
Chichi abbassò lo sguardo, voltandolo verso la foresta.
 
Quel posto era così tranquillo... ma c'era qualcosa che non le faceva godere a pieno la beltà di quel paesaggio altrimenti meraviglioso. 
Una punta di amaro che rendeva sgradevole quella macedonia di colori e profumi. Non capiva che cos'era e la metteva terribilmente a disagio. Odiava quella sensazione, odiava quel luogo, odiava quella senso di sporco!
 
“Sei confusa non è così?” chiese l'uomo, con il suo solito tono di voce pacatamente letale, quel genere di timbro che non si vergogna a far trapelare la propria sicurezza e superiorità. 
“No... ad essere sincera in questo momento vorrei soltanto andarmene da qui..." sussurrò, massaggiandosi nervosamente un braccio.
“E sarà fatto” confermò Black, riportando l'attenzione della corvina su di se, incastrandole il mento fra il pollice e l'indice “d'ora in avanti non dovrai più preoccuparti di nessuno, non dovrai più soffrire. Purificheremo questo mondo insieme” 
“Purificare?” chiese lei, lasciando trapelare con un leggero fastidio la sua incertezza. 
“Il potere che hai acquisito grazie a me è ancora instabile, ma ho un ottimo rimedio per controllarlo... sei pronta a punire i mortali e rimediare anche lì dove gli dei hanno fallito? A dominare questo mondo sotto la luce insaziabile della giustizia?”
 
Punire i mortali...
 
Le immagini di una vita passata le apparvero davanti agli occhi, scorrendo frenetiche come le scene di un filmato, mentre un orribile consapevolezza si faceva strada nel suo cuore 
Due figure simili tra loro stavano seminando il panico, distruggendo e spazzando vite come se tutto ciò fosse un gioco... il capriccio crudele di un bambino verso i giocattoli che ritiene ormai inutili. Sentiva le grida di terrore, i piedi che battevano sull'asfalto, le persone che si affannavano e pregavano di trovare una via di fuga... e poi le risate sadiche dei carnefici, che non conoscevano pietà.
 
Questi erano i mortali?
A tutto ciò lei era appartenuta…?
 
Strinse i pugni, accecata dalla rabbia. 
Com'era possibile che quelle creature dotate di intelletto, e non sottomesse al volgare istinto animale, potessero essere artefici di tali crudeltà? 
Come poteva qualcuno uccidere per divertimento? Cos'era quel dolore al petto? Cos'era tutto quel furore? Quella furia implacabile?
 
“Gli esseri mortali sono il cancro del creato... mi aiuterai a curarlo dunque?” lo sentì concludere, avvicinando maggiormente i loro volti. 
I loro occhi si incrociarono ancora e Black poté scorgere, con enorme soddisfazione, la furiosa determinazione i quelle bellissime perle nere.
 
“Si... si lo farò. Devono essere puniti! Tutti!” 
Un sorriso sadico deformò le labbra fini dell'uomo. 
“La tua rinascita è quasi completa. Ti do il benvenuto mia cara, che il progetto 'zero umanità' possa finalmente avere il suo tanto atteso inizio” detto questo le loro labbra si incrociarono una seconda volta.
 
Un bacio di trionfo, un bacio oscuro.
 
Un tacito accordo che avrebbe determinato la distruzione e la fine di migliaia di vite.
   
 
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