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Autore: Ciuffettina    23/08/2018    6 recensioni
Sam si ritroverà a dire questa frase a qualcuno di totalmente inaspettato. Ambientato nelle puntate 13x17 e 13x18. Storia scritta a quattro mani con Fujiko91.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Non-con, Violenza | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Missing moments di Supernatural'
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Ambientato nelle puntate 13x17 e 13x18.
Storia scritta a quattro mani con Fujiko91.



Per aprire il portale e salvare la loro madre e Jack, Sam e Dean avevano bisogno della Grazia di un arcangelo ma dove trovarla? Raphael e Gabriel erano morti, Michael era chiuso nella Gabbia in quanto a Lucifer… meglio lasciar perdere. Ma poi era arrivato Ketch, con due fialette piene di Grazia arcangelica, in cerca di redenzione, oltre che di protezione da Asmodeus, e trascinando con sé Gabriel redivivo, terrorizzato a morte, con i capelli sporchi e incrostati di sangue, un profondo taglio sulla guancia sinistra e la bocca cucita.
Desideroso di aiutarlo, Sam gli si sedette di fronte ma dell’arcangelo beffardo e scanzonato, che amava i dolci e gli scherzi, non c’era più traccia, vide soltanto una povera creatura spaventata che se ne stava ingobbita come se avesse voluto rendersi invisibile. Sam prese in mano un piccolo bisturi, ma l’altro sussultò alla sua vista. «Stai calmo» gli disse dolcemente. Allungò una mano per toccargli la spalla, ma l’altro sussultò di nuovo. Per un momento, Sam si chiese quando era stata l’ultima volta che Gabriel aveva sentito su di sé una mano che era stata gentile. «Non voglio farti male» disse piano. «Per favore, se puoi, non muoverti.»
L’arcangelo annuì leggermente.
Cautamente Sam tagliò i fili che gli tenevano cucita la bocca. «Gabriel, amico, ma che ti è successo?» gli domandò quando ebbe finito.
L’arcangelo lo fissò per mezzo minuto con gli occhi lucidi. Lentamente, sollevò una mano tremante, allungandola per accarezzargli con delicatezza una guancia come per ringraziarlo, poi la lasciò ricadere, scostandosi bruscamente. In quel momento nella sua mente si fece largo un ricordo.
Asmodeus gli stava sopra ed entrambi erano nudi, sentiva il freddo della cella, il suo corpo tremava, mentre le sue ali spezzate sbattevano inutilmente. Tentò di urlare, ma con suo grande orrore si rese conto che le sue labbra erano state cucite. Un secondo dopo la lingua di Asmodeus gli leccava il collo e sussurrava parole sconce. Poi successe l’inevitabile.
In quel momento Gabriel riaprì gli occhi mentre Sam si era alzato e ora stava andando via, ma ancora molto preoccupato per il suo amico.

Dean, ansioso di andare a salvare la loro madre e Jack, aveva subito utilizzato una delle fialette portate da Ketch per aprire un portale su Apocalipse World ed era partito con l’ex Uomo di Lettere.
Non sapendo che cosa fare, Sam aveva chiamato Castiel. «Dobbiamo occuparci di Gabriel, farlo ristabilire» gli disse, quando giunse al bunker. Aprì l’uscio entrando nella stanza dove l’arcangelo sedeva in terra, racchiuso in posizione di difesa, le braccia attorno alle ginocchia.
«Non mi avevi detto che era messo così male» disse Castiel. A differenza di Sam poteva vedere che le ali, un tempo magnifiche e candide con le punte dorate, erano spezzate, grigie, incrostate di sangue e in alcuni punti erano state strappate via le piume.
«Vieni a darmi una mano.» Sam si avvicinò piano e posò un vassoio coperto sul cassettone. «Ehi Gabriel. Ehi amico.» Gli posò una mano sulla spalla ma l’altro si ritrasse di scatto.
«Ti rimettiamo a letto, va bene?» domandò Castiel.
«Lascia che ti aiuti, va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene» cantilenò Sam, come avrebbe fatto con un cucciolo spaventato.
Lo rialzarono e lo fecero sedere sul letto.
Gabriel non oppose resistenza, ma neppure collaborò.
«Gabriel, sono Sam Winchester, ti ricordi di me?»
Guardando gli occhi spenti dell’arcangelo, Castiel disse: «Credo proprio di no.»
«Ti ricordi del video che hai consegnato a me e a mio fratello, Dean Winchester?» insistette Sam. «Ci hai detto come rimettere Lucifer in Gabbia visto che non eri riuscito a ucciderlo.»
«Sam, non se lo ricorda, sono certo che non si ricordi» ribadì Castiel.
«Sto solo cercando di vedere se gli torna in mente qualcosa…» Sollevò il coperchio e prese in mano una fialetta luminosa. «Questa è un po’ della sua Grazia… servirebbe ad aprire il portale ma forse è più utile a lui.» Gli avvicinò la fialetta alle labbra ma Gabriel si tirò indietro, scuotendo la testa.
«Sam, non credo che aprirà la bocca facendo entrare il trenino.» Vedendo che Sam lo guardava stupito, Castiel si sentì in dovere di spiegare: «È una tecnica per imboccare i bambini riluttanti. Penso sarà necessario usare un po’ di forza.»
A Sam non sembrava una buona idea ma Castiel conosceva Gabriel da più tempo di lui.
Appena tentarono di aprirgli la bocca, però Gabriel si agitò terrorizzato e, nel tentativo di sottrarsi alla loro presa, si ribaltò dal letto, cadendo dall’altro lato. Era crollato in un angolo, dove tremava e singhiozzava, con il viso girato verso la parete e le braccia sulla testa.
Mentre Sam usciva dalla stanza, si rese conto che era stato un errore: per anni Gabriel non aveva conosciuto altro che torture e dolore e quel tentativo di forzarlo, sia pure a fin di bene, l’aveva gettato nel terrore più totale. Avrebbero dovuto aspettare che si calmasse e cominciasse a fidarsi di loro non considerandoli altri nemici ma la fretta di Castiel, sicuramente causata dall’ansia di sapere che Dean era nel mondo parallelo con Ketch, aveva soltanto peggiorato le cose.

Dopo il tentativo fallimentare di fargli ingoiare a viva forza la sua Grazia e una ramanzina da parte di Sam per indurlo a usare metodi più delicati, Castiel si decise a posare le mani sulla testa di Gabriel. «Devo ripetermi: un angelo non è in grado di guarire un arcangelo. Però posso tentare di stimolargli la mente perché pensi lucidamente.»
Mentre Castiel si concentrava, Sam continuò a parlare gentilmente a Gabriel, sempre con l’obiettivo di fargli ricordare qualcosa.
Dopo un po’ Cas abbassò le mani. «Sam, è possibile che non ci sia più niente da fare per lui.»
Sam abbassò lo sguardo, non sapeva più che cosa dire.
Gabriel se ne stava rannicchiato in un angolo e non dava segno di voler farsi curare e così i due se ne andarono in un’altra stanza.

Appena loro se ne andarono, Gabriel si alzò in piedi e iniziò a scrivere sui muri della stanza, più scriveva e più le immagini di ciò che aveva subìto venivano a galla.
Nei primi tempi, aveva tentato di opporsi alle violenze di Asmodeus, convinto che prima o poi sarebbe riuscito a fuggire o che Dio sarebbe intervenuto per liberarlo. “Padre, Ti prego vieni a salvarmi, sono qui imprigionato all’Inferno, se mi senti, vieni a liberarmi, Ti prego, Ti prego… Diventerò il più obbediente degli arcangeli. Padre, aiutami Ti prego, non ce la faccio più…” Ma i suoi tentativi di fuga furono inutili e le sue preghiere erano rimaste inascoltate come quelle di milioni di umani.
Mentre era imprigionato, aveva anche avvertito la presenza di Lucifer e Michael, chiusi nella Gabbia. Aveva cercato di farsi sentire ma forse la sua Grazia era troppo debole o forse loro erano troppo impegnati a rinfacciarsi torti vecchi di millenni per ascoltare le sue urla mentali.
Quando si rese conto che a nessuno importava di lui, fu come se qualcosa dentro di sé morisse.
Asmodeus violava il suo corpo inerte e lui, che non aveva più la forza di combattere, si sentiva come una bambola di pezza che si lascia fare di tutto.
Poi Sam che gli libera la bocca col suo tocco gentile eppure quando lui e Cas avevano tentato di fargli ingoiare la sua Grazia (fonte di tutti i suoi guai), l’aveva vissuta come un’altra violenza. Purtroppo Castiel aveva acquisito i metodi di persuasione angelici: tu non vuoi fare una cosa ed io ti obbligo, anche con la forza…
Sammy era gentile, ma certe cose non avrebbe potuto capirle: mentre Castiel tentava di curarlo, l’aveva persino ringraziato per il suo tentativo di “eliminare il Diavolo”. Uccidere Lucy! Si sarebbe messo a ridere… se solo si fosse ricordato come si facesse.
Il suo dolore più grande era che Lucifer l’avesse pugnalato convinto che lui avesse voluto fare altrettanto invece mai e poi mai aveva pensato di uccidere il suo amato fratellone.
Il suo folle piano, ideato in fretta e furia dopo aver parlato con Dean nell’Impala («Non posso uccidere mio fratello!» «Non puoi o non vuoi?… Come immaginavo!» aveva concluso l’umano, allontanandosi disgustato per il suo prolungato silenzio), prevedeva di avvicinarsi da dietro e immobilizzarlo giusto il tempo per incidergli leggermente la gola e sottrargli la Grazia.
Se Tyson non può combattere, il grande match del millennio avrebbe dovuto per forza essere annullato.
Oh, come avrebbe detestato ritrovarsi umano e di sicuro l’avrebbe odiato con ogni cellula del suo corpo per quello scherzetto, ma sarebbe stato l’unico modo per salvarlo (oltre che rinchiuderlo nuovamente ma a quello avrebbero pensato i due cacciatori se il suo piano fosse fallito). Lucy era rimasto nella Gabbia per millenni, mentre Michael sicuramente aveva passato quel tempo ad allenarsi quotidianamente in attesa dello scontro finale.
Gabriel aveva elaborato un piano: l’avrebbe nascosto dagli sgherri di Michael, gli avrebbe fatto vedere che cosa gli umani avevano fatto di bello a cominciare dallo Spearment Rhino, come gli aveva larvatamente promesso mentre tentava di distrarlo(1) e si sarebbero divertiti a punire quelli che veramente se lo meritavano. L’avrebbe protetto, l’avrebbe convinto a lasciar perdere l’Apocalisse e, a tempo debito, gli avrebbe restituito la sua Grazia ma era stato troppo lento, aveva esitato perciò tutto quello che gli era successo era stata la giusta punizione per la sua inettitudine.
Lucifer si era girato, gli aveva afferrato il polso e l’aveva colpito nell’addome con la sua stessa lama.
Gabriel aveva sentito un dolore lancinante così intenso che le gambe gli avevano ceduto e sarebbe scivolato a terra se non si fosse aggrappato al fratello.
Lucifer si era voltato a guardare l’ologramma dissolversi e lui aveva approfittato di quell’attimo di distrazione per sfilarsi lasciando là un altro ologramma e aveva deciso di osservare, non visto, dalla stanza accanto aggrappato a una porta con le inferriate. Si stava indebolendo rapidamente per la ferita e per l’energia utilizzata per tenere attivo il suo doppio ma aveva voluto sapere se Lucy avrebbe terminato la sua opera oppure no. Fu sconvolgente vedere il proprio ologramma cadere a terra con le ali bruciate e per di più deriso: «Maghetto dilettante… non dimenticare che hai imparato tutti i trucchi da me, fratellino
Stupidamente aveva sperato che suo fratello si sarebbe limitato a renderlo inoffensivo per poi lasciarlo andare… Evidentemente si era sbagliato. Affranto, stava per allontanarsi, quando gli era sembrato che Lucifer stesse piangendo per la sua “dipartita”, aveva guardato meglio cercando di non farsi vedere. Sì, non si stava sbagliando!
Lucifer stava davvero piangendo sommessamente mentre fissava il suo doppio inerte a terra.
Avrebbe voluto correre da lui, abbracciarlo forte e dirgli allegramente: «Lucy, sono qui, era soltanto uno scherzo!» ma prima che avesse potuto farlo, aveva avuto un capogiro e aveva perso i sensi. Quando era rinvenuto, si era ritrovato per terra, solo, con l’unica “compagnia” dei cadaveri degli dei pagani fatti a pezzi da Lucifer.
C’era voluto un bel po’ di tempo prima che riprendesse le forze, seppur con la Grazia gravemente compromessa, ma nel frattempo Sam e Dean erano riusciti a rinchiudere i suoi fratelloni nella Gabbia. Non era la soluzione che aveva sperato, ma chissà magari avrebbero potuto parlarsi e chiarire secoli d’incomprensioni, l’Apocalisse era stata scongiurata e, cosa più importante, aveva salvato Lucy.

*****

1) Nella versione originale Gabriel dice, riferendosi agli umani: «Cercano di perdonare, di migliorare… e dovresti vedere lo Spearmint Rhino!» (locale simile al “Moulin Rouge”)

   
 
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