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Autore: A_Typing_Heart    25/08/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Passarono tre giorni, che Enma trascorse in isolamento. Scoprì che non era degno di Mukuro in quanto a pericolosità e che non poteva ambire al suo stesso trattamento in una vasca criogenica, specialmente essendo alla stregua di un verme con una faccia umana. I suoi occhi, seppur capaci di filtrare la luce meglio degli umani, erano comunque accecati dalla totale oscurità del luogo in cui Jaeger, questo era il nome del Vindice dai capelli come alghe, lo aveva relegato. Non arrivava un singolo suono in quella cella. Non si sentivano passi di guardiani avvicinarsi a controllare, nè urla o voci di altri detenuti, nessun suono naturale di vento, di uccelli, di mare o di acqua. Non poteva sapere se pioveva o c'era tempesta. Non sapeva se era giorno o notte, non aveva più idea di che ora fosse o di che giorno fosse, dato che passava quasi tutto il suo tempo rotolando su un fianco o sull'altro, addormentandosi mentre la mente andava alla deriva pensando a Verde, a Mami, a Tsuna, a Mukuro. Qualche volta, afflitto dalla fame, ripensava ai deliziosi piatti di Tsuna o ai brownie di Haru e Kyoko. Il suo gear poteva dargli energia per resistere più di un essere umano normale, ma non poteva mantenerlo in vita per sempre se non si alimentava più.
Proprio mentre si stava chiedendo nuovamente se i Vindice avessero intenzione di farlo morire di fame, udì un rumore, e ciò era qualcosa di nuovo. Alzò la testa, passando in un istante da sonnolento a vigile, e con sua grande sorpresa vide della luce provenire da quella che era la porta che Jaeger si era richiuso alle spalle ormai giorni prima. Nel rettangolo allungato proiettato sul pavimento vide una figura familiare, così familiare da mandargli il cuore in gola e fermargli il respiro. Sentì rumore accennato di tacchi sulla pietra e in pochi passi la figura si parò davanti alle sbarre.
-Ah, Enma, Enma... ma come sei ridotto?-
Enma appoggiò il mento a terra sentendosi sfinito, sapendo che il suo tormento stava per finire. Chiuse gli occhi perchè si accorse che anche quella flebile luce gli stava dando lievi fitte di mal di testa.
-Dottor Vermont...-
-Caro ragazzo, che fine hanno fatto le tue meravigliose braccia e gambe?-
Enma avrebbe voluto averle solo per poter distruggere le sbarre e scagliarsi contro Verde, ma non poteva. Era molto importante quello che avrebbe detto o fatto nei prossimi minuti, e mentre ponderava una risposta, ancora una volta, gli venne in mente Mukuro. Quando aveva parlato a Gokudera al suo ritorno dalla punizione gli aveva detto qualcosa che Enma non credeva nemmeno di ricordare, e invece gli era rimasta stampata nella mente parola per parola.
"Pensi che la menzogna sia come una partita di poker? Che basti non far trapelare nulla per vincere? Il segreto di una finzione realistica è lasciar trasparire quello che dà corpo alla tua menzogna, e nascondere quello che la tradirebbe."
Così, ragionò freddamente, senza farsi ottenebrare dall'ira. Cosa lo avrebbe tradito? La rabbia, l'amarezza, mostrare diffidenza verso Verde. Cosa avrebbe reso realistica la sua finzione? La disperazione, forse, e un abbandono disperato...
Diede un singhiozzo artificiale ma ben riuscito, serrò gli occhi e strisciò verso le sbarre. Fingendo di faticare a muoversi e a trascinarsi sbattè più volte la faccia o la fronte sul pavimento, aiutandosi col dolore a far scendere le lacrime. Tentò di aggrapparsi a tutti i ricordi più dolorosi e anche a tutti quelli belli che lo avevano commosso negli ultimi mesi. Riuscì ad alzare la testa e appoggiarla contro la sbarra mostrando in piena luce le sue lacrime.
-Do... dottore...-
-Ah, il mio caro Enma... sembra che sia stata molto dura per te...-
Verde si chinò e gli diede una breve, fredda carezza sulla testa. La consolazione di Gokudera aveva la stessa fugacità, ma molto più calore. Enma singhiozzò più vistosamente e si abbandonò contro la sbarra. Con sua sorpresa e soddisfazione Verde reagì sostenendogli la testa e per farlo si appoggiò sul ginocchio. Le sue insolite scarpe, di pelle verde bosco con un sottile tacchetto di legno, erano le stesse che Enma gli aveva sempre visto indossare. Il suo viso invece sembrava quello di un uomo più vecchio e insonne.
-Dottore... dottore... la prego... io non... non ho detto niente... non so come hanno trovato la mia casa! Non sono stato io a dirglielo! Non ho detto a Rokudo Mukuro come trovarla!-
La premura di essere creduto, la paura e il pianto convinsero Verde, che sorrise appena. Enma seppe di essere riuscito a mentire, anche se la sua non era del tutto una bugia. Non aveva certo rivelato la posizione di Verde, dato che non la conosceva, e soprattutto non aveva detto nulla a Mukuro a quel riguardo... lo aveva detto a Tsunayoshi e a Gokudera, ma non a Mukuro.
-So che non sei stato tu... non è colpa tua... è quel Rokudo Mukuro che ne sa una più del diavolo... ma scoprirò come mi ha trovato, non temere... tanto ora non può più fare danni, no?-
-Ma lei... come hai trovato me? Come sapeva che ero qui?-
-Io e questi signori abbiamo degli affari comuni... mi hanno detto che eri qui e sono passato a vedere come te la stavi passando... perchè mi hanno detto che il Decimo Vongola ti ha adottato come suo, Enma.-
-Mi ha... mi ha obbligato a essere suo... ha detto che... che Mami non è morta, e che lui l'ha tenuta prigioniera tutti questi anni... che l'avrebbe uccisa se non facevo tutto quello che mi chiedeva di fare!-
La faccia di Verde tradì tutto il suo stupore e dietro qualcos'altro, qualcosa di più simile all'irritazione. Enma aveva avuto l'idea giusta così di getto. Verde aveva fatto uccidere Mami o forse l'aveva uccisa lui stesso, non aveva dubbi che fosse morta, ma non poteva mostrarsi troppo certo. Il ricatto del Decimo, con quel presupposto, era plausibile.
-Tu hai rivisto tua sorella?-
-Lui... non me lo permetteva mai... non ero mai abbastanza bravo... abbastanza devoto... mai abbastanza... a-abbastanza... soddisfacente...- rispose Enma con un filo esitante di voce. -Voleva di più, sempre, tutti i giorni... n-non... c-come può una persona con... con quel viso angelico essere così orribile? E Mami... Mami... l'avrà... t-tormentata per tutto questo tempo...?-
-Perchè il Decimo Vongola è una persona disgustosa... perchè non contento di aver ucciso orribilmente la tua sorellina, ti ha anche mentito per torturarti... sono terribilmente dispiaciuto, Enma. Avrei dovuto metterti in guardia su quali trucchi da carogna avrebbe potuto usare contro di te. Invece così sei finito nella sua rete come il più ingenuo dei pesciolini.-
-Non dica così...! Lei non ha nessuna colpa!- esclamò Enma guardandolo dritto negli occhi verdi. -Lei mi ha dato i mezzi per fare giustizia! Mi ha dato uno scopo per vivere quando non ne avevo più! Se solo... se solo fossi stato abbastanza forte... se fossi stato più deciso a uccidere... ma le sue menzogne mi confondevano... diceva di essere innocente, di non conoscere Mami, e io per un attimo ho dubitato! Ho dubitato di quello che mi ha detto lei, ho pensato che si fosse sbagliato, e...-
Enma scoppiò in singhiozzi incontrollati, che gli venivano spontanei quanto il respiro in quel momento. Le lacrime sgorgavano copiose, la vista ne era offuscata, e sentì il naso che iniziava a colargli come durante un pianto vero. Ormai era diventato vero.
Verde si rialzò lentamente, lo guardò qualche istante, poi si sistemò gli occhiali e lanciò uno sguardo al Vindice che aveva assistito senza muovere un muscolo. Annuì e solo allora Jaeger si avvicinò con quell'andatura zoppicante e aprì la cella, seppure non avesse in mano chiavi o dispositivi di alcun genere.
-Puoi prelevare il prigioniero.-
-Non posso certo farlo ora.- replicò seccato Verde. -Non vedi com'è ridotto? Non lo porterò certo a casa sulle spalle come uno zainetto. Mi farò portare qualcosa di provvisorio e lo installerò. Non sei danneggiato, vero?-
Enma aspettò che lo scienziato lo guardasse prima di rivolgere lo sguardo ai punti in cui le sue braccia e le sue gambe mancavano. Con un'aria che sperava essere stordita poi parlò.
-Io... non lo so... non credo, io... credo... di essere a posto...-
-Mh... beh, controlleremo... servirà la stanza per qualche ora.-
Senza attendere una risposta affermativa dal Vindice l'arcobaleno Verde uscì dal locale buio e scomparve lungo lo stesso corridoio che Enma aveva misurato trascinato come uno slittino. Jaeger richiuse la cella con estrema lentezza e fissò su di lui l'occhio che sembrava brillare di qualcosa di venefico, come la pazzia.
-Lui ti ha istruito molto bene, Enma Kozato... le tue menzogne sembrano quasi le sue.-
-Lui... chi?-
-Rokudo Mukuro... lui crede alle proprie menzogne e le fa diventare vere. Ti ha insegnato bene, Kozato. Sei riuscito a mentire a un Arcobaleno.- disse Jaeger, prima di voltargli le spalle. -Ma sappi che non basta per mentire a un Vindice.-
Fece pochi passi e la cella di Enma ripiombò nel buio totale e nel silenzio assordante. Si lasciò cadere inerme sulla schiena e cercò di calmarsi, di regolarizzare il respiro. Aveva scoperto studiando con Gokudera che era piuttosto bravo in matematica per aver sospeso gli studi da così tanto tempo, ma stavolta pareva che avesse trovato un suo vero talento. Gli fece molto male scoprirsi simile a Mukuro anche nell'unico aspetto che Tsunayoshi gli aveva sempre criticato.


-Ecco.-
-Grazie.-
Enma afferrò la tazza che Verde gli aveva offerto senza alcuna difficoltà. Le protesi provvisorie erano leggere e rispondevano molto bene, quasi quanto quelle che Tsunayoshi gli aveva regalato. Ciononostante si era accorto immediatamente che la lega di cui erano composte non era adatta al combattimento, era troppo leggera e in caso di uno scontro si sarebbero spezzate resistendo poco più delle ossa di un braccio naturale. Dato che ormai aveva gli occhi bene aperti sulla vera natura di Verde capì subito che quella era la sua polizza assicurativa per evitare che il suo ex pupillo diventasse pericoloso.
Verde prese posto sulla sedia girevole logora davanti a degli imponenti computer e lo scrutò con interesse sorseggiando il suo caffè da una grossa tazza.
-Sei molto cambiato, Enma.-
-Lei trova?-
-Certo... sei ingrassato. Il Decimo quantomeno deve averti nutrito bene.-
-A lui piaceva che io fossi un po' più in carne.-
Enma prese qualche sorso di tè caldo pensando che faceva veramente schifo. Gli ricordava il tè al limone delle macchinette dell'ospedale e si appuntò mentalmente di prendere un bel chai fatto ad arte al suo ritorno, prima di portare la testa staccata di Verde a Mukuro per vantarsene in modo osceno. Il fantasticare sulla faccia che avrebbe potuto avere il guardiano della nebbia era piuttosto divertente, e l'idea che potesse stupirsene o che addirittura potesse sorridere e ringraziarlo fece immediatamente migliorare il gusto della bevanda.
-Chi avrebbe mai detto che il Decimo aveva anche questo tipo di vizi? Ha tirato su uno strano elemento quel Reborn.-
Enma prese a sfogliare alcuni giornali posati alla rinfusa su un tavolo che era ormai invisibile sotto i cumuli di fascicoli, pubblicazioni, cassette di attrezzi e camici. Tsunayoshi aveva un sacco di vizi insoliti sotto quell'aspetto ed Enma era orgoglioso di essere l'unico uomo a conoscerli, e avrebbe anche potuto vantarsi di averne ispirati alcuni piuttosto interessanti, ma non era né il momento né l'interlocutore adatto per farlo. Purtroppo si era distratto fatalmente pensando ad alcuni piacevoli pomeriggi.
-Non sembri poi così turbato.- osservò Verde. -Forse non è andata proprio come mi hai raccontato...-
Enma si girò verso di lui. Era spaventato ma tentò con tutte le sue forze a dissimulare.
-Che vuole dire?-
-Mi pareva stessi quasi sorridendo, non è qualcosa che mi sarei aspettato di vedere.-
-Io... sinceramente... è... è vero, dottore, le ho mentito... non è... andata proprio così.-
Verde, che forse non si aspettava che lo ammettesse, fu stupito. Si sistemò fugacemente gli occhiali sul naso e posò la tazza sul bordo della scrivania, in bilico.
-Che vorresti dire?-
-Non è... lui... non mi ha ricattato... lui... mi ha convinto di essere innocente, e di essere stato usato come capro espiatorio, e anzi... che Mami era sopravvissuta all'aggressione e che lui la teneva nascosta in un posto tranquillo...-
Verde era molto attento al suo racconto ed Enma si sentiva come un attore sul palco di un prestigioso teatro. Si fermò per fare un sospiro e coprirsi la faccia con la mano, simulando la vergogna.
-Lui mi ha detto che Mami aveva perso la memoria, e che ci sarei dovuto andare piano per rivederla... mi ha tenuto alla sua villa, e ho cominciato... a vederlo come una persona diversa... e io... io ho iniziato a pensare... a... innamorarmene...-
-Questo sì che è un colpo di...- iniziò Verde, cercando a tentoni la tazza e quasi la rovesciò. -... Di scena.-
-Non avrei mai creduto che fosse possibile.- ammise Enma, e almeno questo era vero. -Sembrava così gentile... così... ben disposto verso di me, anche se avevo cercato di ammazzarlo, e un giorno è successo...-
Per un momento si perse nella memoria. Ricordava quel pomeriggio in cui Tsunayoshi in quel salottino gli stava leggendo una storia, una fiaba del Giappone. A Enma non interessava realmente capire la citazione che Yamamoto aveva fatto quella mattina a colazione, ma pur di stare con il Decimo avrebbe sorbito qualsiasi genere di noiosissima lettura, anche un manuale di istruzioni di un frullatore. Era seguita una breve conversazione sulla morale della storia, sulla quale era così poco concentrato che a distanza di mesi l'aveva del tutto rimossa, ma ricordava benissimo il momento in cui si era fatto avanti e con un ardimento che aveva della pazzia più che del coraggio l'aveva baciato. Con sua enorme sorpresa Tsunayoshi non lo aveva respinto nemmeno per un attimo, non aveva avuto nessuna esitazione nel ricambiarlo. Probabilmente anche se allora non se ne era reso conto in modo cosciente la tensione sessuale tra loro era già alle stelle, perchè Enma non era uscito vergine da quel salotto quel pomeriggio. Si sorprese di ripensare a quanto le cose fossero accadute in fretta tra di loro, ed era così assorto a pensarci che prese male le misure e si rovesciò il tè addosso.
-Cosa ti ha fatto finire dai Vindice, se eri così intimo con il Vongola?-
Enma girò gli occhi su Verde, del quale aveva quasi scordato l'esistenza, e ponderò rapidamente le possibilità. Non fece in tempo a valutare se offrire o no una risposta e quale, perchè un flebile suono come di campanello li interruppe e Verde si affrettò ad alzarsi in piedi abbandonando la tazza ancora una volta.
-Scusami, Enma, affari... riprenderemo dopo.-
Verde lasciò la stanza così in fretta che Enma temette che stesse dandosela a gambe. Si alzò senza pensare di appoggiare la tazza a sua volta e si affacciò dalla porta cercando di attutire il più possibile ogni passo, anche se il rumore regolare di qualcosa che somigliava a uno stantuffo al piano di sopra rendeva superfluo impegnarsi tanto. Seguì Verde con gli occhi e poi, sentendo che apriva all'ingresso e parlava con qualcuno, si avvicinò per sentire qualcosa. Si mosse in fretta e solo quando fu vicino alla porta riuscì a capire ogni parola.
-Mi pareva di avervi detto che oggi non potevo e di passare domani.-
-Col cavolo, noi siamo professionisti, hai detto metà subito e metà dopo fatto!- ribattè una voce molto irritata e sconosciuta a Enma. -Noi quel Rokudo Mukuro lo abbiamo fatto secco, e nemmeno è stato facile, quel bastardo non voleva crepare!-
Le futili battute seguenti Enma le sentì ovattate per lo shock. Verde era davvero responsabile dell'agguato a Mukuro, aveva pagato quell'uomo e forse altri, come aveva riferito Giulia Verdesca. Le persone che lo avevano quasi ucciso erano davanti alla porta. Erano a pochi passi da lui. Tutto il corpo e l'anima di Enma vibrarono dallo smodato desiderio di pareggiare immediatamente i conti, ma non poteva farlo senza far capire a Verde le sue intenzioni...
-Bene, se siete soddisfatti andate.- disse Verde.
-Spero sia coperto!-
-Mi prendete in giro? Certamente lo è.-
Enma sentì l'uomo congedarsi e una terza voce borbottare dei saluti. Gli uomini venuti a riscuotere erano almeno due... che fossero esattamente i due direttamente responsabili dell'attacco? Poi Verde lo chiamò per nome e lo fece sussultare tanto da fargli quasi cadere la tazza del tè.
-Enma! Vieni qui un momento!-
Enma annaspò nel panico qualche secondo, poi si decise. Prese un respiro profondo, attese ancora un attimo e poi finse di arrivare bevendo disinvoltamente dalla sua tazza.
-Che succede, dottore?-
-Enma... tu ti fidi ancora di me, vero? Ora che il Decimo Vongola ti ha tradito e ti ha buttato via come carta straccia... ora mi sei di nuovo fedele?-
-Dottore, io le sono sempre stato fedele... io non ho mai pensato che mi abbia mentito, ho sinceramente creduto che lei si fosse solo sbagliato sul Decimo... che le avessero dato informazioni sbagliate... io non ho mai dubitato di lei.-
Verde lo scrutò, ma parve convinto dalle sue parole. Gli passò il braccio sulle spalle e lo avvicinò alla finestra, dal quale si vedevano due figure percorrere il sentiero trascurato che scendeva dalla collina.
-Quei due uomini sono gentaglia che i piccoli boss arruolano per i lavori sporchi... ovviamente li ho ingaggiati anche io per recuperare materiali utili alle mie ricerche.- gli disse. -Il problema è che sanno veramente troppo, Enma.-
Enma colse al volo il suo piano e non pensò nemmeno di sottrarvisi.
-Ti libereresti di loro per me? Per il bene delle nostre ricerche?-
Era proprio una bella tattica far sparire le prove del suo collegamento con l'aggressione a Mukuro mascherandolo da salvaguardia delle sue ricerche miracolose, ma francamente Enma non chiedeva di meglio che occuparsi personalmente di quei due, pertanto annuì, lasciò la tazza e uscì dalla casa senza dire una parola.
Marciò a grandi passi giù per il sentiero, accompagnato dal frinire dei molti grilli della zona. I due uomini, poco più giù, stavano ridendo. Bastò solo il suono a mandargli il sangue al cervello. Per colpa di quei due schifosi perdigiorno votati alla violenza gratuita c'era una ragazza in un ospedale che avrebbe potuto anche non ridere mai più, tante persone tristi e uno splendido uomo gentile con il cuore avvelenato...
Raccolse un sasso grosso come un'albicocca che stava in mezzo all'erba e lo scagliò con furia dietro il ginocchio di uno dei due, che urlò e cadde per terra come un sacco di patate e quasi con la stessa grazia, anche se i tuberi erano molto più valevoli di lui. Enma li raggiunse prima che capissero cosa era successo.
-Voi due inutili sacchi di merda.-
I due uomini, uno alto coi baffi e uno basso e grasso, lo guardarono con troppo spavento per essere davvero dei sicari professionisti. Erano soltanto due balordi che sbarcavano la vita con la pelle degli altri, e nemmeno così bene, dato che non erano neanche stati in grado di uccidere Giulia.
-Chi diavolo sei tu?-
-Che vuoi, cerchi delle rogne?-
-Il mio amico Rokudo Mukuro e la sua signora Giulia Verdesca vi porgono i loro saluti.-
Alla sola menzione del primo nome i due impallidirono e il basso, che non era stato colpito dal sasso, cercò di darsela a gambe all'istante. Enma però gli fece un banalissimo sgambetto che lo fece ruzzolare nella polvere. I due non lo impensierivano, così fu con molta calma che rovistò nel terreno boschivo lì attorno. Trovò quasi subito un rametto che faceva al caso suo, lo raccolse e col ginocchio lo spaccò in due. Tornò dal basso, che si era faticosamente rialzato, e gli afferrò la felpa.
-Mukuro ha un messaggio per voi. Se non sbaglio, iniziava così.-
Senza esitazione piantò la sua arma improvvisata nell'occhio destro del balordo, che lanciò un grido agghiacciante prima di stramazzare a terra gemendo. Enma andò dall'altro che stava per rialzarsi, lo buttò a terra tenendolo inchiodato col piede sullo sterno e gli puntò il bastone sull'occhio destro. Piagnucolava in modo patetico ed Enma quasi provò ribrezzo nel pensare che un uomo tanto forte come Mukuro fosse stato preso al laccio da quei due babbei. Se non avessero saputo di doverlo colpire all'occhio prendendolo di sorpresa non sarebbero nemmeno stati capaci di farlo sudare.
-Ho una domanda, sacco di merda, è meglio se rispondi perchè sono inferocito.- lo ammonì Enma, come se fosse stato necessario intimidirlo. -Voi due idioti... siete stati ingaggiati anche per i Kozato?-
Era un pensiero che gli era venuto senza un chiaro motivo. Forse la brutalità dell'attacco a Mukuro gli aveva riportato alla mente quello subìto dalla sorella, così feroce e così maldestro...
-Per... per i Kozato... non so cosa... chi sono...-
-Non mentirmi!-
-No! Ti prego, non uccidermi, non... ti dico tutto, siamo stati noi, Verde ci ha pagato per un po' di lavoretti in questi anni, e... sì, ci ha detto di ammazzare tutti quelli che erano i casa tranne il ragazzino coi capelli rossi!-
-Avevamo tutti i capelli rossi, stupido cervello di gallina.-
Ovviamente il dettaglio era nulla, ma l'onda di furore l'aveva investito come uno tsunami ed era così immensa che non poteva esprimerla. Non si era mai visto tanto calmo durante un attacco di rabbia, stava probabilmente sperimentando quello che era letterariamente chiamato "gelido furore". In realtà era positivo. Era qualcosa di piacevole. Non essere accecati permetteva a Enma una meravigliosa lucidità in quel momento.
-Allora, cosa viene dopo?-
-Do... dopo... dopo che cosa...?-
-Dopo l'occhio, stupida melma! Che cosa avete fatto a Mukuro dopo l'occhio? Parla, o tu sei il prossimo con uno spiedino in quella testa di cazzo!-
L'uomo coi baffi balbettò cose incomprensibili mettendosi le mani sulla testa. Non aveva bisogno di loro, Enma sapeva cosa era successo perchè Giulia lo aveva raccontato a Byakuran. Mukuro era stato pestato brutalmente e le dita erano state rotte probabilmente dopo che gli era stato preso l'anello. Infine era stato accoltellato. La sua povera sorella invece era stata maldestramente strangolata senza che riuscissero a ucciderla, come se avessero provato diversi modi da incapaci su di lei...
-Non importa, so cosa è successo.-
Enma prese a calci l'uomo coi baffi e si premurò di prende per bene la mira per di rompergli il naso prima di dedicarsi di nuovo al bassetto, che reagiva molto poco. Lo scosse col piede con impazienza.
-Non crepare! Mukuro è ancora vivo dopo tutto quello che gli avete fatto, e tu pensi di poterti permettere di morire subito? Scordatelo!-
Con sua somma e inumana gioia scoprì che reagiva perfettamente alle percosse e anche lui finì presto coperto di ematomi e con la mano rotta. Per buona misura gli ruppe il naso e andò a rompere le dita anche all'altro. I due gemevano, soprattutto il baffo, che però aveva qualcosa da fare. Il sadismo di Enma raggiunse in quel momento livelli che non avrebbe toccato mai più per tutta la vita. Sorrise all'uomo e gli porse l'altra metà del bastone.
-Su, coraggio, prendilo.-
-Che... ti prego... ti prego, mi dispiace per tutto, ma non mi uccidere...-
-Sai, i tuoi baffi sono davvero belli.- osservò Enma in tono amichevole. -Che dici, mi starebbero bene i baffi? Potrei farmeli crescere quando sarò un po' più vecchio.-
-Ti prego... ti prego...- bofonchiò lui, con le parole impastate dal gonfiore al naso rotto. -Tutto quello che vuoi, tutto, ma non uccidermi...-
-Beh, sei fortunato, perchè i tuoi baffi mi piacciono proprio tanto! Quindi ho deciso che se fai una cosa per me, anzi, per Mukuro, ti lascerò vivere.-
-Qualsiasi cosa!-
Enma era certo che avrebbe avuto quella risposta di getto, disperatamente senza riflettere. Non potè fare a meno di sorridere e stavolta ne fu pienamente consapevole.
-Prendi quel bastone e piantalo nell'occhio... se lo fai, ti lascio andare via.-
Seguirono, altrettanto attese, le proteste e poi i piagnistei. Enma restò lì dov'era, con le braccia incrociate, per diversi minuti prima che il baffo si decidesse ad arrendersi all'evidenza che l'uomo dai capelli rossi non avrebbe cambiato idea. Attese ancora, sinceramente incuriosito, e fu con sorpresa che lo vide all'improvviso conficcarsi diversi centimetri di legno nell'occhio. Urlò, ma non in modo continuo come il suo collega, e dopo poco riusciva anche ad articolare qualcosa di sensato.
-Andare... posso... andare...?-
Enma sorrise ampiamente e gli si avvicinò.
-Credi di poter andare via?-
-Ho fatto... quello... hai chiesto...-
Il suo sorriso scomparve. Afferrò il bastone e lo sfilò dall'orbita con effetti degni di un horror molto esplicito, ma che non gli diedero alcun senso di disgusto, nemmeno quando gli schizzò sangue sulla faccia cambiò espressione.
-Che cosa diavolo sei, una scimmia, che non sa distinguere la destra dalla sinistra?- lo rimbrottò Enma, spingendolo per terra con un calcio. -A Mukuro avete colpito l'occhio destro, quello dovevi infilzarti, ottuso primate!-
Non ascoltò le sue suppliche e piantò il legno nell'altro occhio dell'uomo. Questi smise di sgridare, emise dei deboli lamenti e rimase sdraiato lì, a lamentarsi e a sanguinare, con le mani e i piedi che tremavano violentemente. Gli sputò addosso e andò dall'altro, solo per scoprire che che era già trapassato. Lo punzecchiò più volte, lo colpì con un violento calcio, ma non ebbe alcuna reazione. Furente, gli scaricò sulla schiena una gragnuola di calci e pugni carichi di frustrazione.
-Chi ti ha detto che potevi crepare, sacco di merda?! Chi te l'ha detto?!- gridò tanto forte da farsi bruciare la gola. -Dovevi ancora soffrire! Lui non ha finito di soffrire! Mia sorella ha resistito più di te, schifosa melma, e aveva solo undici anni!-
Con il fiato corto per la sgolata folle e i colpi, Enma abbandonò il cadavere e andò ad appoggiarsi a una balaustra di tronchi che proteggeva gli avventori da una ripida scarpata nel bosco. Avrebbe voluto avere un cellulare anche lui per fotografare quel momento glorioso. Chiunque avesse detto che la vendetta lasciava solo un grande vuoto e amarezza evidentemente non l'aveva mai ottenuta, perchè Enma non si era mai sentito così euforico, così eccitato, così soddisfatto... così vivo.
-Enma.-
Si sorprese di sentire quella voce, ma non poi molto. Si voltò e vide Tsunayoshi venire verso di lui emergendo dal fitto del bosco. Lo guardò senza alcuna traccia di stupore, ma con vaga indifferenza. Non riusciva a capire che cosa pensasse o provasse, ma doveva aver assistito alla scena, perchè non degnò di nota i due corpi seppure uno di loro ancora rantolasse, nè chiese di loro.
-Stai bene?-
-Sto benissimo.- rispose Enma, sincero.
Solo allora Tsunayoshi guardò i due uomini a terra sdraiati in pozze di sangue scuro ma non disse nulla al riguardo. I suoi occhi castani incontrarono di nuovo i suoi e sembravano scintillare. Alzò la mano per accarezzargli il viso, ancora sporco di schizzi di sangue, e con suo massimo stupore lo baciò sulla bocca.
Dopo l'agguato, la partenza, i Vindice e Verde Enma sentiva il bisogno di lui e lo ricambiò con trasporto. Quando alla fine lo lasciò andare, Tsunayoshi gli dedicò uno dei suoi sorrisi più tristi e più belli di sempre.
-Ottimo lavoro, Enma.-
   
 
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