Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Hookina90    25/08/2018    1 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
____________________
Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota dell'autrice: Io sono captainswan fin al midollo ma in questa storia ho lasciato da parte la mia otp...e diciamo che sarano contente le swanfire ;)
Buona lettura 


 
                                                             Terzo capitolo: Second star to the right, and straight on till morning
 

22 Ottobre 2014

Quella mattina mi svegliai più tardi del solito, così mi feci una doccia veloce e non appena fui pronta o almeno quando fui almeno presentabile uscii dalla mia camera. Nel corridoio a pochi passi dalla porta incrociai proprio Bea e una ragazza di colore alta e con lunghi capelli scuri. Una bella ragazza.
“Non sapevo che anche voi eravate qua”, ammisi avvicinandomi a loro.
“Si, siamo vicini di camera”, affermò lui ridendo poi aggiunse: “Lei è Tamara”
“Piacere io sono Emily. La sua sorellastra”, ribadì io sorridendo
“Si Bea mi ha accennato qualcosa ieri sera a cena”, ribattè lei educata stringendomi la mano
“Amy se vuoi unirti a noi così ci possiamo tutti conoscere un po’ di più”, disse entusiasta Bea.
“Va bene”, asserì entusiasta. Era un'ottima occasione per parlare e passare del tempo con lui e dovevo amettere che per fortuna eravamo entrati subito in sintonia e speravo vivamente che questo legame in futuro potesse intensificarsi sempre di più.
Andammo tutti insieme da Granny per fare colazione. Ci sedemmo al tavolo vicino alla cucina e in poco tempo iniziai a sentire un buon profumino provenire dalle mie spalle. Un misto di cioccolato e caramello, ma non solo quello. Nell'aria si poteva sentire i cuochi che stavano iniziando a preparare le famose lasagne per il pranzo. Mi girai verso di loro che erano seduti vicini di fronte a me e mi accorsi che lei sembrava un po’ in imbarazzo. La potevo capire perchè lo ero anche io. Sicuramente lei avrebbe voluto passare del tempo con Bea da soli e io invece avevo rovinato i suoi piani, però allo stesso tempo non ero riuscita a dire di no a Bea perchè lo vedevo che voleva fare due chiacchere con me, facendomi anche conoscere una persona importante per lui.
“Come vi siete conosciuti?”, domandai curiosa dopo aver ordinato interrompendo quel silenzio imbarazzante.
“Era una mattina di autunno di un anno fa. Stavo camminando tranquillamente, ma un certo punto mi sono distratta solo un secondo e in quell’attimo mi scontrai con lui. Tutto il caffè che stavo bevendo si versò sulla maglia e lui gentilmente mi offrì una sciarpa per coprire il danno. Mi ha dato poi il suo numero in caso volessi restituirgliela”, raccontò lei guardando Bea felice.
“Che carini. Il destino vi ha fatto scontrare, come è successo con me e Killian”, ribattei dopo che una cameriera ci portò il cibo e le bevande che avevamo ordinato
“Ah quindi anche tu sei fidanzata”, domandò lei girandosi verso di me.
“No, io e lui siamo solo amici”, risposi veloce prima di prendere il muffin al cioccolato
“Quindi non hai nessuno che occupa il tuo cuore?”, ridomandò lei curiosa
“No”, risposi laconica. L’avevo, ma l’avevo perso di nuovo. Nonostante il dolore che ancora ora stavo provando, sapevo che lui sarebbe diventato solo un bel ricordo del passato, anche se era ormai evidente che una parte del mio cuore sarebbe stata sempre legata a lui, non avrei mai potuto dimenticarlo.
“Amy va tutto bene?”, domandò Bea preoccupato notando forse che mi ero intristita.
“Si, ma avete toccato un tasto dolente”, risposi facendo un sorriso amaro. Era effettivamente passato poco tempo e la ferita era ancora aperta. Il dolore pulsava ancora nel mio animo irrequieto. Speravo però che continuando a vivere in questa cittadina di riuscire a superare questo lutto e cominciare ad andare avanti.
“Ah mi dispiace”
“Non preoccupatevi”, ammisi cercando di rassicurarli.

Dopo aver finito di fare colazione Tamara andò in camera a cambiarsi perché dopo avrebbe fatto la sua quotidiana corsa mattutina, mentre Bea ed io invece decidemmo di fare una passeggiata sulla spiaggia per parlare ancora un po’.
Per strada incontrammo Emma e Henry che stavano mangiando un gelato insieme. Ci fermammo per salutarli. Percepii subito che tra Emma e Bea c’era ancora un po’ di tensione e imbarazzo.
Avevano avuto una lunga relazione e anche un bambino e ora dopo anni di lontananza si sono incontrati di nuovo e a quanto mi aveva detto Bea non avevano chiarito. Non si erano detti una parola escluso i saluti formali. Io sentivo che tra loro c'era ancora qualcosa. Me lo diceva il mio sesto senso e sapevo che anche questa volta avevo ragione. In futuro nonostante Tamara sembrasse una brava ragazza io ero sicura che quei due sarebbero finiti di nuovo insieme.
“Papà dopo andiamo a giocare insieme?”, domandò Henry pimpante girandosi verso Bea.
“Se per tua madre va bene, possiamo vederci dopo pranzo”
“Si che per me va bene”, ribattè educatamente
“Allora ci vediamo dopo”, disse entusiasta Henry prima di andare via insieme ad Emma
Dopo un momento di silenzio mentre stavamo oltrepassando il parco giochi pieno di bambini urlanti e pieni di vita, essenso un sabato mattino soleggiato, gli domandai: “Scusa se te lo chiedo, ma cosa è successo con Emma?”
“E' una lunga storia, ma in breve dieci anni fa ho dovuto lasciarla”, rispose laconicamente qualche secondo dopo
“Dovuto?” , chiesi perplessa.
“Si perché se fossimo stati insieme lei non sarebbe mai venuta qui a Storybrook e non avrebbe spezzato la maledizione”, spiegò tristemente. Si vedeva che era stata dura per lui fare quella scelta. Tutto questo perché la Regina cattiva aveva lanciato la maledizione per una sua vendetta contro Snow. Quante vite aveva cambiato per un suo gesto così egoistico. Non sapevo che cosa era successo veramente, ma di sicuro avrebbe dovuto affrontarla in un altro modo cercando di evitare di coinvolgere tutto il reame.
“Ah capisco, però te provi qualcosa ancora per lei?”, domandai curiosa.
“Sono passati dieci anni e ora sto con Tamara”, rispose lui serio.
“Lo sai che non mi hai risposto”, ammisi punzecchiandolo. Era evidente che il legame con Emma non si era del tutto spezzato. Lo si capiva dai loro sguardi, però lui era nello stesso tempo legato anche a Tamara. Era effettivamente una situazione delicata, però speravo che potrà riuscire a risolvere i suoi problemi di cuore e trovare il suo lieto fine. Alla fine l' unica cosa importante era la sua felicità
“Si lo so. Non lo so nemmeno io, quindi non saprei risponderti”, replicò alla fine quando ormai eravamo arrivati alla spiaggia.
“Non avere un piede in due scarpe. Devi decidere cosa fare”, affermai io decisa.
“Lo so Amy”.

5 Novembre 2014

Queste due settimane passarono tranquillamente. Bea ed io ci incontrammo regolarmente per parlare e conoscerci meglio. Quella mattina decisi di essere limpida con lui e quindi raccontare anche qualcosa del mio vecchio lavoro e di Bobby, anche se ero consapevole che avrebbe potuto reagire male iniziando a darmi della pazza o anche allontanarsi da me, ma era mio fratello e per questo volevo essere sincera con lui.
Inizialmente fu giustamente scioccato, sbiancò pure, però poi dopo avergli lasciato il suo spazio per metabolizzare il tutto, mi credette. Lui, per fortuna, non aveva mai visto nessun tipo di creatura. In realtà da quando ero arrivata in questa piccola cittadina che non avevo incontrato nessun tipo di mostro come se la città fosse protetta da qualche incantesimo.
“Meno male che al momento hai deciso di smettere di lavorare perchè non avrei potuto sopportare di sapere che eri in qualche posto sperduto a combattere qualche mostro pericoloso. Non voglio morire di infarto...”, asserì lui alla fine tornando del suo colorito naturale
“So cavarmela da sola. So badare a me stessa...”
“Si, ma preferisco sapere che sei al sicuro...anche se ci conosciamo da poco non voglio perderti...”
“Tranquillo qua non mi potrà accadere nulla. La tua cara sorellina continuerà a conoscerti e a punzecchiarti”, replicai io sorridendo dandogli un pugnetto sul braccio.
“Brava...e comunque vale anche per me..!”, disse lui facendomi l'occhiolino.
Dopo aver parlato della parte più oscura della mia vita gli raccontai della mia infanzia e del mio profondo legame che avevo avuto con mio padre. Bea era felice che io dopo essere stata abbandonata avessi trovato un padre che mi aveva voluto bene fin dal primo momento e che mi aveva tenuta con se. Non aveva nessun obbligo però alla fine anche se non era nei suoi piani mi aveva adottata. In effetti dovevo ammettere che al contrario di Emma o anche di Bea ero stata molto fortunata, anche perchè nonostante Bobby a volte potesse sembrare un po’ burbero, alla fine aveva un gran cuore. Aiutava sempre tutti. Metteva al primo posto gli altri e soprattutto me e poi alla fine pensava a se stesso.
Parlare di mio padre mi fece ricordare la prima discussione che avevamo avuto proprio sul suo lavoro, sulla caccia. Avevo circa otto anni ed ogni volta che usciva per andare a caccia iniziavo a preoccuparmi. Sapevo ormai da quasi due anni che cosa faceva e cosa andava incontro ed egoisticamente non volevo che uscisse rischiando la sua vita. Avevo paura di perderlo costantemente. Non volevo rimanere da sola.

 

Circa venti anni fa

Era una mattina fredda di inizio Dicembre e avevo compiuto da poco otto anni e mio padre aveva tentato di organizzare anche una festa di compleanno con qualche amichetto. Aveva provato a invitare anche Sam e Dean, ma John si oppose perchè erano con lui a Delawere e stavano per risolvere il caso. C'ero rimasta male perchè mi mancavano i due fratellini, adoravo giocare con loro. Mio padre alla fine, con l'autorizzazione di John, mi promise di organizzare con loro qualcosa non appena sarebbero stati liberi.
Stavamo per metterci d'accordo con Sam e Dean quando mio padre fu conttato da un suo amico che gli chiese un aiuto per una caccia non troppo distante da casa nostra. Io non volevo che andasse perchè ogni volta mi preoccupavo e non sarei riuscita a stare tranquilla. Avevo troppa paura di non vederlo tornare o vederlo ferito. Avevo cercato di non fare i “capricci”, ma non ce la facevo più. Andai così da lui per cercare di fargli cambiare idea.
Amy sto per uscire per un caso, spero di tornare presto”, disse lui mentre stava preparando il suo borsone con armi, qualche capo invernale e dei libri necessari per poter risolvere il caso.
“No basta!”, gli urlai contro incrociando le braccia sul petto rimanendo dallo stipite della porta del salotto. Lui si girò e mi fissò con uno sguardo interrogativo. Appoggiò la borsa sul divano e si avvicinò a me e chiese: “Amy che succede?”
“Non voglio che te ne vai”, risposi mettendo il broncio
“Perché?”
“Voglio stare con te e tu non ci sei mai…”, ammisi abbassando lo sguardo e cominciando a torturarmi le mani
“Mi dispiace, piccola. Questo lavoro, lo sai, che lo faccio anche per proteggerti!”, rispose inginocchiandosi e strinse con la sua grande mano le mie minuscole. Aveva indosso sempre il suo solito berretto verde militare.
“Si ma…ho paura…”, dissi mestamente incrociando il suo sguardo. Gli occhi cominciarono ad essere lucidi
“Di cosa?”
“Di non vederti tornare. Ho sentito le conversazioni che fai con lo zio John e gli altri e ho capito che questo lavoro è pericoloso..non sono più piccola…”
“Lo so che stai crescendo Amy e mi dispiace che tu ti senta così”, affermò appoggiando la sua grande mano sulla mia piccola spalla.
“Ti prego papà…voglio solo ….stare …più con te”, ammisi balbettando
“Hai ragione... ultimamente sto lavorando più del solito, ti prometto che cercherò di restare più tempo con te, ma a volte potrebbe capitare che debba aiutare qualcuno come oggi…”
“Va bene, però torna”, replicai sentendo qualche lacrima rigarmi il viso.
“Ovvio piccola tornerò sempre e ti prometto che cercherò di lavorare di meno”, ripetè abbracciarmi. Io mi strinsi a lui. Non volevo perderlo. Era la mia famiglia. Non volevo rimanere da sola.
Grazie papà”
Non appena torno, ti prometto che ti vedrai con Sam e Dean. Ora però fai la brava con lo sceriffo Jodi”
Va bene, papà”, dissi prima di dargli un bacio sulla guancia.


Nonostante amasse il suo lavoro, dopo quella discussione pian piano diminuii le cacce e iniziò ad aiutare gli altri cacciatori informandoli sui mostri che non avevano mai incontrato tramite il telefono e poi tramite email. In casa infatti avevamo milioni di libri sparsi ovunque e mio padre li leggeva ogni giorno e a volte anche a notte tarda. Anche io poi quando divenni più grande incominciai a sfogliarli e forse anche grazie a quei volumi e grazie al fatto che volevo seguire le orme di mio padre che mi appassionai a quel mondo. Lo trovavo così stimolante e adrenalitico. Mio padre quando venne a sapere che avevo intenzione di cominciare a cacciare fu contrario perchè ovviamente si comportava da padre chioccia. Voleva che avessi una vita normale, tranquilla dedita allo studio. All'inizio ci provai ad accontentarlo frequentando il primo anno dell'università, ma alla fine vinse la mia passione verso il mondo soprannaturale.

Bea invece mi raccontò qualche aneddoto del suo passato e la sua storia con Emma. Erano una coppia di ladruncoli che si amavano perdutamente, ma alla fine il destino non gli lasciò la possibilità di stare insieme, anzi aveva beccato il momento meno opportuna per traffigerli.
Lui l'aveva abbandonata con il cuore in frantumi. Non voleva ovviamente lasciarla, ma fu costretto perchè era consapevole che lei aveva un compito da portare a termine. Una missione troppo importante e se fosse stato con lei sarebbe stato solo un ostacolo e per questo con il cuore spezzato dovette fare quello che gli era stato imposto.

Tutti e due avevano così iniziato a farsi due vite diverse cercando di superare il dolore che stavano affrontando entrambi per motivi diversi. Emma da come mi aveva raccontato lei si era chiusa a riccio allontanando tutti per non soffrire più . Aveva innalzato muri che erano diminuiti quando aveva incontrato Henry che con il suo amore era riuscito ad scongelare il cuore di Emma, mentre Bea mi aveva detto che era tentato di prendere il cellulare e chiamarla per poterle chiedere scusa e stare di nuovo con lei, ma nonostante stava malissimo dovette continuare con la sua vita e per alleviare la sofferenza che lo stava torturando cominciò a lavorare duramente. Faceva vari lavori. Era un postino e nel weekend aiutava un suo amico che aveva un bar vicino a casa sua. Entrambi passavano le giornate per inerzia, ma ora per fortuna si erano incontrati di nuovo grazie a Rumple. Avevano quindi la possibilità di riallacciare il loro legame.

7 Novembre 2014

Avevo già provato a parlare più di una volta con Bea sulla questione di nostro padre, ma lui mi aveva sempre risposto in modo freddo che non avrebbe mai cambiato idea su di lui. Quel pomeriggio andai a trovarlo per tentare di nuovo a convincerlo a parlare con Rumple per discutere sulla sua oscurità e su come aiutarlo.
“Come fai a fidarti? Come fai a non essere arrabbiata?”, domandò lui scontroso sedendosi sul letto.
“Perché lo capisco Bea”
“Io no. Deve prima farmi vedere che riesce a preferire me piuttosto che il potere”
“Bea ti vuole bene. E’ venuto a cercarti. Voleva cercare anche me. Ha aiutato Regina con il sortilegio per trovarci. Te l’ho già spiegato Bea, determinati comportamenti sono causati dall’oscurità”, spiegai per l'ennesima volta. Lui non voleva proprio cedere, anzi ogni volta che usciva questo discorso iniziavamo a battibeccare. Avevamo due pensieri diversi, ma sapevo che in fondo al suo cuore voleva avere al suo fianco suo padre.
“C’ero anche io quando ha detto cosa ha fatto per trovarci. Io però voglio comunque altre prove. Non mi bastano le parole. Ho bisogno di vedere i fatti. Non sono come te che riesce a fidarsi così facilmente”, rispose astioso.
“Non è questione di fiducia, io do sempre una possibilità e poi mi baso su quello che mi hai detto te”
“Cioè?”
“Sei te che mi hai detto che è cambiato quando è diventato DarkOne”
“Si e questo cosa cambia? Se avesse voluto veramente diventare un uomo migliore sarebbe venuto con me e ti devo ricordare che ha ucciso anche mia madre”, ribattè duro.
“L’oscurità ti manipola Bea! Lui deve solo combatterla. Non è così facile. Fidati”, ribattei a tono
“Non ci riuscirà Amy. E’ troppo legato a quel potere”, disse serio Bea alzandosi e andando verso la finestra
“Potremmo almeno provarci. Riuscirò a farti cambiare idea”, proferì afflitta. Non volevo combattere da sola. Volevo il suo appoggio. Volevo avere la famiglia riunita. Ero però consapevole che il dolore che gli aveva provocato era molto ed era insidiato in lui e quindi non gli permetteva di vedere cosa succedeva veramente a Rumple. Io dopo Dean conoscevo bene che cosa provocava l'oscurità e poi io stessa avevo avuto degli eventi simili dopo la morte di mio padre, quindi riuscivo a capire meglio la situazione che cosa stava affrontando Rumple.
“Vedremo..”

Dopo la discussione con Bea andai anche da Rumple perchè anche se non avevo l'appoggio di mio fratello volevo discutere di questa faccenda anche con lui in modo tranquillo. Al contrario di Bea il mio astio era calato subito dopo aver saputo che cosa era gli era successo perchè in passato avevo già dovuto affrontare questo problema, ma questa volta lo avrei salvato mio padre. Questa volta non avrei fallito. 
Non appena entrai lo vidi mentre stava mettendo un piccolo oggetto su una mensola e quando notò la mia presenza si avvicinò al bancone
“Papà posso parlarti di una cosa?”, domandai gentilmente non appena fu di fronte a me.
“Dimmi Amy”
“Bea mi ha raccontato la tua storia e di come sei diventato DarkOne. Io ho già visto una cosa simile e volevo tentare di estirpartela…”, spiegai decisa. Non mi sarei arresa. Avrei trovato una soluzione.
“Non si può Amy… se lo facessi morirei”, rispose afflitto e poi aggiunse: “Cosa vuol dire che lo hai già visto?”
“Non ti ammazzerò , ma troverò un modo per eliminare questo morbo che ti sta annientando l'animo perchè voglio almeno salvare te”
“Amy mi stai nascondendo qualcosa?”, domandò lui inquieto avvicinandosi venendo verso di me fino ad averlo al mio fianco
“No, semplicemente non ne voglio parlare. Voglio solo provare a rimuovertela. So cosa può fare l’oscurità. Ti cambia. Ti porta a fare cose malvagie…cose che non faresti mai. Non voglio che tu continui ad avere questo peso”, ammisi mestamente abbassando lo sguardo.
“So che lo vuoi fare per me Amy, ma è impossibile. Mi preoccupa quello invece che mi stai nascondendo”
“Non è niente. Se andassimo nel mio mondo, lì non c’è la magia”, risposi seria. Non volevo parlare di quello che era successo con Dean perchè faceva male. Non volevo cadere di nuovo nel baratro perchè dovevo e volevo sforzarmi ad essere forte per mio padre. Non volevo che vedessero il mio dolore perchè mi avrebbero fatto troppe domande difficile da affrontare.
“Non posso…perché a causa delle brutte azioni che ho fatto il mio cuore si è annerito e se dovessi vivere in un posto senza magia non sopravviverei”
“Hai il cuore nero?”, domandai scioccata
Lui dopo qualche secondo dopo si strappò letteralmente il cuore dal petto. Era quasi del tutto nero. Continuava a respirare anche se non l’aveva più nel corpo. Avevo visto molte cose strane nella mia vita, ma questa mi aveva leggermente scioccato.
“Come è possibile che tu possa essere ancora vivo?”
“La magia può fare molto cose”, rispose rimettendo il cuore al suo posto.
“Se si compiono brutte azioni quindi si annerisce?”, domandai incuriosita. Incominciai a pensare a come potrebbe essere il mio di cuore dopo quello che avevo fatto negli ultimi anni, sicuramente non era completamente rosso.
“Si”
“Mmm capito. Ci sarà sicuramente un modo…”, replicai pensierosa
“Emily ascoltami, io posso controllare questo potere per voi. Non voglio perdervi di nuovo”
“Ci riuscirai?”
“Ci provo e ci riuscirò anche perché per ora è l’unica soluzione possibile. Non commetterò gli errori del passato. Te lo prometto che da ora farò di tutto per farmi perdonare anche da Bea. Lui è ancora arrabbiato con me, al contrario di te che sei riuscita a capirmi”
“Con Bea ci parlerò io”, dissi sorridendo.

10 Novembre 2014

Dopo la chiacchierata con mio padre volevo aggiornare Bea, anche se sapevo che avrei avuto la stessa medesima risposta. Io però volevo cercare di riunire la famiglia ad ogni costo. Non volevo arrendermi. Dovevo convincere Bea che Rumple si stava sforzando di non cedere all'oscurità per noi, ma ero consapevole che sarebbe stata un impresa ardua.
Decisi di fare un tentativo e così lo invitai nella mia stanza. Lui aveva accettato, ma sarebbe venuto dopo aver riaccompagnato Henry a casa. Erano stati insieme a giocare nel parco vicino alla spiaggia, approffittando della bella giornata.
“Di cosa volevi parlarmi?”, chiesi inquieto dopo che entrò in camera mia.
“Qualche giorno fa mi sono incontrata con nostro padre. Lui mi ha detto che non c’è un modo per togliere l’oscurità, ma può controllarla per noi. A lui piacerebbe ricostruire la famiglia…”
“Amy…sai come la penso…”,, disse subito scontroso interrompendomi
“Lo so, non dico che lo devi perdonare subito, però non mettere dei muri”, lo implorai.
“Ehm…non lo so, vedremo…non ti prometto nulla, perché come ti ho già detto io ci crederò quando avrò delle prove del suo cambiamento!”
“Grazie, mi piacerebbe avere una famiglia unita”, ammisi entusiasta sedendomi a gambe incrociate. Avevamo fatto dei passi avanti. Ora almeno aveva lasciato uno spiraglio. Con il tempo ero certa che pure lui lo avrebbe perdonato. Ero contenta che alla fine ero riuscita ad abbassare, anche se di poco i suoi muri. Non mi sarei mai arresa.
“Beh te ed io siamo già una famiglia. Ho sempre desiderato avere una sorellina”, rispose dandomi un buffetto sulla spalla
“Come sei tenero”, dissi prima di abbracciarlo.
“Lo sei pure tu!”, affermò dandomi una leggera pacca sulla spalla
“Ah proposito come va con Emma?”, domandai poco dopo curiosa cambiando argomento. Sapevo che Emma era destinata a Bea, ma lui era sempre indeciso con lei. Continuava a stare con Tamara nonostante il suo cuore volesse un'altra persona, mentre con Henry era riuscito per fortuna ad instaurare un bellissimo rapporto. Passavano molto tempo insieme e si divertivano. Bea aveva anche insegnato a suo figlio come combattere con la spada usando quelle di legno. Ero felice per loro. Lui poteva così recuperare il tempo che aveva perso a causa di Regina.
“Non vorrai iniziare con la stessa storia?”, domandò lui scocciato
“Lei è innamorata di te perché non ti fai avanti. Te lo ripeterò fino a che non aprirai gli occhi”, dissi per la decima volta.
“Non è così semplice”, rispose un po’ innervosito
“Bea lo dico per il tuo bene”
“Lo so allora perché te non ti dichiari a Hook?”, domandò lui secco guardandomi.
“Aspetta cosa c’entra Killian? Siamo solo amici noi”, risposi mettendomi subito sulla difensiva
“Amy si vede che siete tutto tranne che amici. Gli sguardi che vi scambiate, soprattutto lui. Siete quasi sempre insieme”
“No te lo giuro, c’è solo amicizia. Ora poi per me non è il momento più adatto per stare con qualcuno”, ammisi intristendomi. Nonostante provassi ad andare avanti e farmi una nuova vita il vuoto dentro di me era ancora presente. Mi mancava così tanto che a volte non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto. Mi mettevo in posizione fetale e aspettavo che il dolore diminuisse.
“In che senso? Che cosa non mi stai dicendo?”, domandò preoccupato.
“Niente…non sono ancora pronta per parlarne… comunque tu pensa a cosa provi per Emma e per Tamara e poi agisci”
“Lo sto già facendo, ma non voglio far soffrire nessuno”, affermò tristemente poi aggiunse prima di abbracciarmi di nuovo intuendo il mio malessere: “Io ci sarò sempre. Ricordalo.”
“Lo so Bea”, replicai nascondendo il viso nella sua spalla. Era bello avere qualcuno con cui potersi confidare, anche se certi argomenti erano ancora tabù perchè facevano ancora troppo male e non volevo farmi vedere fragile.
Annuii.

Quando Bea se ne andò dalla camera iniziai a pensare alle sue parole. Io per Hook provavo un sentimento profondo.

Era amicizia o qualcosa di più?

Bea aveva torto, non potevo essere innamorata di lui. Hook non mi amava, ne ero certa. Eravamo solo ottimi amici. Era uno dei pochi con cui avevo instaurato un legame fin dall'inizio. Ora però oltre a lui avevo Bea e avevo anche fatto amicizia anche con Belle e con Emma, anche se l'argomento principale delle chiacchierate che facevo con Emma era quasi sempre mio fratello. Lei aveva paura a farsi avanti, anche perché lui era comunque impegnato. Era evidente che lei provasse qualcosa per lui. Io l’avevo notato fin da subito, però Bea non riusciva a decidersi. Era legato a Emma però aveva iniziato questa relazione con Tamara molto probabilmente per dimenticarla e ora si trovava in una situazione di stallo.
Emma mi aveva anche confessato che aveva dei sospetti su Tamara. Pensava che stesse mentendo a Bea e gli stesse nascondendo qualcosa. Secondo me però era solo gelosa. Tamara mi sembrava una brava ragazza. Era quasi sempre con Bea tranne quando andava a fare la corsa mattutina. Non aveva fatto quindi niente di sospetto.
Stavo continuando a pensare alle parole di Bea, quando qualcuno iniziò a bussare alla porta.
“Ciao Killian quale buon vento ti porta davanti alla mia camera”, dissi scherzosamente non appena lo vidi sull’uscio della mia stanza
“Vedo che sei di buon umore”, ammise sorridendo. In effetti erano poche le volte che ero riuscita ad essere effettivamente felice. Il pensiero di Dean mi tormentava sempre.
“In realtà riflettevo”
“Ah ecco mi sembrava troppo strano. Dovresti rilassarti un po’ di più”
“E’ colpa di Bea questa volta”, risposi offesa.
“Che ha detto?”, domandò dopo essere entrato
“Ha detto che sei innamorato di me…non è vero dai, sei solo un amico”, ammisi cercando forse più di convincere me stessa che lui
“No che vai a pensare. Io non sono innamorato di te”, disse dopo che si avvicinò a me. Era praticamente a un centimetro dalla mia faccia.
“Infatti siamo …amici…”, dissi con difficoltà.

Eravamo solo amici

“Stavi pensando solo a questo? Non dirmi che stavi dando ragione a lui?”
“No per niente. Perché comunque sei venuto a trovarmi?”, domandai allontanandomi da lui.
“Ero venuto per andare a fare un giro, ma se sei occupata a pensare me ne vado”, ribadì ironicamente
“No va bene, arrivo”, dissi facendo la linguaccia.
Andammo a prendere un gelato e poi nel parco. Bea forse si era effettivamente immaginato tutto. Dovevo finirla veramente di arrovellarmi il cervello. Io al momento dovevo pensare solo a mio padre e a come salvarlo e poi soprattutto non ero pronta a iniziare una qualsiasi nuova relazione perchè il mio cuore stava ancora sanguinando. Era troppo presto.
“Hai notato che Emma è un po’ strana ultimamente?”, domandò Hook all’improvviso
“Non è strana Killian, pensa che Tamara stia covando qualcosa e stia mentendo a Bea”, spiegai mentre stavo guardando delle anatre fare un bagno nel laghetto. Erano così tranquille. Non avevano problemi da affrontare. Vivevano in serenità. Avrei voluto anche io passare le giornate in tranquillità senza pensieri che mi torturavano la mente.
“Pensi abbia ragione?”
“No, Tamara mi sembra una brava ragazza. Secondo me potrebbe essere solo un po’ gelosa”
“Quindi potrebbe essere ancora innamorata di Bea?”, chiese dubbioso.
“E' evidente Killian. Per me sono entrambi innamorati, ma non si fanno avanti per paura”
“Intendi come noi due?”, domandò sarcasticamente.
“Ancora? Ora mi prenderai in giro per molto? Non sono in vena poi di avere una relazione”, confessai seria alzando lo sguardo e cominciando a fissare una nuvola grigia che si muoveva libera nel cielo azzurro.
“Perché?”, chiese grave fermandosi all’improvviso. Notai che aveva subito cambiato espressione. Si era subito incupito.
“Semplice ora non è il momento”, risposi schiettamente mettendomi di fronte a lui.
“Mica hai rotto da poco..Se è così mi scuso per il mio poco tatto”, ammise dispiaciuto.
“Più o meno, comunque è un argomento che meglio evitare. E’ ancora un tasto dolente”, ribattei più gentilmente appoggiando una mano sul suo braccio.
“Tranquilla, io comunque se in futuro ne vorrai parlare ci sarò”, disse sorridendo. Aveva detto la stessa cosa di Bea. Hook effettivamente fino ad ora era stato un amico importante. Mi sosteneva sempre e cercava sempre di rendermi felice. Era sempre presente.

14 Novembre 2014

La pace però che si era stabilita fino a quel momento si interruppe. La quotidianità venne frantumata da una scoperta sconcertante.
Emma aveva avuto sempre ragione riguardo a Tamara, infatti quella mattina mentre Tamara stava facendo la sua solita corsa mattutina e Bea era con me al parco andò ad indagare nella loro camera infiltrandosi di soppiatto. Scoprii che la fidanzata di Bea ci stava mentendo e che in realtà era un alleata di Peter Pan. Nella sua camera infatti aveva trovato delle carte con delle indicazioni firmate da Pan e un ritratto di Henry. Non stava con Bea perchè lo amava, ma si era avvicinata a lui solo per arrivare a Storybrook e per rapire Henry. L’aveva solo usato.

Perché Peter Pan voleva Henry? Quali erano i suoi piani?

Domande che ci stavamo facendo fatti tutti non appena Emma ci informò su quello che aveva appena scoperto, ma nessuno di noi aveva risposte.
Hook mi disse che a Peter Pan piace giocare ed è diabolico. Manipolava le persone solo per ottenere quello che desiderava e non appena non gli erano più utili li uccideva. Lui me l’aveva descritto come uno dei peggiori nemici che aveva incontrato nella sua vita. Dovevamo quindi stare attenti. Mi aveva fatto un po’ preoccupare, però non dovevo agitarmi perché non avrei risolto nulla. Dovevo aiutare Bea. Non potevo lasciarlo solo. Dovevamo a tutti i costi proteggere Henry.
Quel pomeriggio stesso Emma dopo aver lasciato Henry con la nonna, iniziò subito a cercarla per catturarla, ma non riuscii a trovarla. Era come se fosse sparita nel nulla, così iniziammo tutti ad aiutarla, ma nessuno di noi scoprii il suo nascondiglio. Sicuramente non era scappata perchè doveva finire il lavoro, quindi avrà trovato un luogo perfetto dove stare e continuare il suo piano senza avere noi tra i piedi. Doveva catturare Henry.

16 Novembre 2014

In quei due giorni Tamara non si fece più vedere in giro. Iniziavamo a pensare che forse si era arresa, ma quella mattina quando Emma andò a prendere il figlio a scuola non riuscii a trovarlo. Nessuno aveva visto nulla. Henry era solo scomparso nel nulla. Era sicuramente opera di Tamara.
Emma iniziò a ispezionare ogni angolo della città all’impazzata. Io e Bea la incrociammo mentre stava correndo verso il porticciolo.
“Che succede Emma?”, domandai spaventata.
“Tamara ha preso Henry. Devo trovarlo”, rispose impanicata.
“Ha preso mio figlio?”, chiese Bea terrorizzato. Sbiancò subito. Immagino che per loro non doveva essere sicuramente una bella situazione, ma io li avrei aiutati, anche perchè era comunque il mio nipotino e non potevo rimanere impassibile.
“Si”, rispose velocemente
“Ti aiutiamo a trovarlo” dissi decisa.
“Grazie”
Girammo tutto il porticciolo, poi all’improvviso sentimmo urlare. Era la voce di Henry. La voce proveniva da un edificio abbandonato. Corremmo per andarlo a salvare. Dovevamo arrivare in tempo. Non potevamo farci sconfiggere. Avremmo vinto.
Emma, Bea ed io non appena entrammo ci bloccammo subito dopo perchè paralizzati dalla paura per quello che stava per accadere. Davanti a noi c’era Tamara che con una mano lanciò una specie di fagiolo sul pavimento ricolmo di polvere e con l’altra teneva Henry che aveva le mani bloccate con delle manette. In una frazione di secondo si aprii un vortice verde. Non capivo cosa volesse fare, ma sicuramente non era niente di positivo.
“Lascialo andare”, urlarono sia Emma che Bea furiosi.
“Mi dispiace ho un lavoro da compiere”, disse lei beffarda stringendo forte Henry a se.
Stavano per saltare in quel buco che aveva creato Tamara, ma Bea istintivamente corse verso di loro per cercare di salvare suo figlio. Tutto accadde in pochi secondi. In quelle poche frazioni di secondo la mia vita cambiò perchè vidi sparire due persone importanti per me, infatti Bea non riuscii a salvare il figlio, ma alla fine finii dentro a quell’apertura insieme a Henry e Tamara.
“No Beaaaa”, urlai dopo che il buco si chiuse. Rimasi seduta immobile per qualche minuto impotente. Ero stata completamente inutile. Sentii di nuovo quella stessa rabbia che avevo provato prima di arrivare in questa cittadina, quella stessa rabbia che non volevo più provare, poi però i miei pensieri vennero interrotti dalla voce di Emma.
"Li ritroveremo”, affermò mestamente.
“Si li dobbiamo riportare a casa”, affermai decisa alzandomi.
Emma tornò a casa per informare gli altri cosa era appena successo, io invece andai da Hook. Ora avevo bisogno di lui. Avevo bisogno di sfogarmi. Avevo bisogno di un amico.
Salii sulla Jolly e iniziai a chiamarlo. Un paio di minuti dopo uscii fuori. Non appena vide la mia espressione sconvolta sul mio volto venne subito verso di me e mi domandò agitato: "Emily che è successo? Non eri con Bea?”.
“E’ scomparso.. insieme a Henry.. per colpa di Tamara…Non sono... riuscita a salvarli..”, risposi confusamente e anche arrabbiata.
“Non ho capito. Emily calmati. Prova a spiegare dall’inizio”, disse dolcemente facendomi sedere sulle scalette che portavano al timone. Non appena mi calmai iniziai a raccontargli tutto quello che era successo.
“Riusciremo a trovarli, tranquilla. Io, lo sai, ci sono sempre”, ammise lui confortandomi.
“L’ho appena conosciuto, non voglio perderlo”, dissi abbassando lo sguardo e stropicciando la maglia con le mani per la tensione che stavo provando
“Li salveremo!”, ribattè deciso. Sentii che la rabbia che stava divampando nel mio corpo grazie a lui scemò. Era riuscito a calmarmi.
Stavamo parlando quando a un certo punto sentimmo delle voci provenire dal porto. Andammo subito a vedere chi potesse essere. Notai Emma insieme a tutta la famiglia che stava venendo verso la Jolly. Sicuramente saranno venuti per aggiornarci sul piano di salvataggio di Bea e Hanry.
“Amy eccoti. Finalmente ti abbiamo trovato. Abbiamo deciso di partire tutti insieme per salvare sia Henry che Bea. L’unico problema è che per andare sull’Isola che Non C'è’ abbiamo bisogno di un fagiolo magico e solo Hook ne possiede uno”, disse Emma non appena fu di fronte a noi guardandoci cercando di rimanere calma. Si vedeva però che stava soffrendo. Potevo capirla aveva perso il figlio e la persona di cui era innamorata.
“Allora possiamo partire tutti insieme con la Jolly, vero Killian?”, domandai girandomi verso di lui.
“Si ho posto per tutti voi”
“Grazie Hook”, dissero in coro.

Nel gruppo di salvataggio c’eravamo io, Hook, Emma, i Charmings, Rumple e Regina, quest’ultima era la madre adottiva di Henry. Emma infatti mi aveva raccontato che dopo aver partorito non aveva voluto il figlio e quindi lo abbandonò. Henry però andò a cercarla e la portò a casa sua, a Storybrook. Emma però ci volle un po' di tempo per instaurare un vero legame con lui. Henry infatti prima aveva dovuto abbattere svariati muri per entrare nel suo cuore. La questione di alzare dei muri per non allontanare la sofferenza era una cosa che facevo pure io. Ero consapevole che molto spesso avrei dovuto aprirmi di più, ma era più forte di me.
Non sapevo perché l’avesse abbandonato, ma sicuramente il motivo era legato al fatto che non si sentiva pronta, anche perchè effettivamente dopo aver passato anni senza avere una famiglia forse non si sentiva adatta per essere una madre.
Un giorno Regina, sentendo un vuoto dentro di se, aveva bisogno di qualcuno che avrebbe potuto amare e non potendo avere bambini decise di utilizzare l'adozione. Il destino la portò a portare a casa con se Henry. Il loro legame però aveva avuto alti e bassi, ma ultimamente Regina stava cercando di essere una persona migliore, una madre migliore per Henry e per non perderlo era disposta a tutto, persino iniziare la strada della redenzione.
Hook, non appena fummo tutti sulla nave, lanciò in mare il fagiolo magico. In pochi secondi si aprì un vortice che ci avrebbe condotto nel mondo dove si trovava l’Isola che non C’è. Era incredibile. La forza che ci stava trascinando in quel portale marino era potente e sorprendente. Eravamo praticamente avvolti dall’acqua. Ci eravamo pure dovuti aggrappare alla nave per non cadere dal vascello e persino Hook stava faceva una gran fatica a tenere il timone stabile. Decisi cosi di andare da lui per aiutarlo, anche se sapevo ben poco di navigazione.
Non appena attraversammo il portale il mare tornò subito calmo. Il vento si era affievolito, ma notai subito che eravamo avvolti dalle tenebre. L’unica illuminazione proveniva dalla luna che stava splendendo in alto nel cielo. Il paesaggio intorno a me aveva un qualcosa di spettrale. L’isola era distante, ma potevo già intravedere che era ricoperta da una foresta fitta e buia. Mi faceva venire i brividi.
“Io vado a salvarli da solo”, ammise serio Rumple interrompendo i miei pensieri
“No perché?” , domandai dubbiosa avvicinandomi a lui
“Amy solo io posso affrontare Pan e salvare entrambi”, rispose serio, ma il suo sguardo aveva qualcosa di strano. Non riuscivo a interpretarlo. Sicuramente aveva qualcosa in mente che non voleva dirmi. Ogni volta che riuscivo ad abbattere un muro ne incontravo uno ancora più alto. Effettivamente eravamo uguali. Entrambi amavamo mettere muri.
“Siamo venuti qua in gruppo per affrontare Pan insieme, quindi non andare”, dissi cercando di convincerlo.
“No, mi dispiace”, disse prima di sparire.
“E’ sempre così criptico..”, dissi girandomi verso Hook
“Sai come la penso su di lui”, rispose serio
“Lo so, comunque non ti ho ancora ringraziato”, asserii tornando al suo fianco.
“Per cosa?”, chiese sorpreso voltandosi verso di me
“So che l’Isola che non C’è è un posto in cui non volevi più tornare, soprattutto dopo tutti gli sforzi che hai fatto l’ultima volta per scappare da quell’incubo”, spiegai ammirando il mare calmo illuminato dai raggi lunari.
“Lo faccio perché ci tengo a Bea e anche quel marmocchio”, rispose lui serio.
“Grazie”, risposi sorridendo.

Dopo un paio di ore di viaggio però il tempo iniziò a cambiare. Nuvole nere si stavano avvicinando e in poche frazioni di secondi incominciò a piovere intensamente. Il vento aumentò violentemente e di conseguenza la Jolly cominciò a traballare. Facevamo una gran fatica a navigare. Non capivo fino a pochi minuti fa c’era la quiete più assoluta e ora eravamo in mezzo a una vera e propria tempesta.

Come era possibile che il tempo fosse cambiato così all’improvviso?

Tutto ad un tratto Snow e Regina però iniziarono a discutere violentemente. Snow accusava Regina di averle rovinato la vita, mentre Regina le urlava in faccia che il suo fidanzato Daniel era morto a causa sua. Emma stava facendo di tutto per cercare di farle calmare, ma fu tutto inutile. Più litigavano più la tempesta diventava impetuosa.
Non erano però gli unici che cominciarono a discutere tra loro, infatti pure io poco dopo iniziai a sentire una grande rabbia nei confronti di Hook. Mi girai verso di lui ed iniziammo a litigare brutalmente.
“Perché non mi avevi detto che Milah era la madre di Bea? Io mi fidavo di te”, gli urlai digrignando i denti.
“E allora te che mi hai fermato dalla mia vendetta?”, gridò lasciando il timone e venendo verso di me. Charming corse e prese subito il posto di Hook al timone per evitare di naufragare.
“Tu allora stai con me solo per usarmi per poter portare a termine la tua maledetta vendetta, vero?”, domandai furiosa alzando involontariamente le braccia e pochi secondi dopo Hook finii in acqua.
Rimasi paralizzata per qualche secondo. Non sapevo come avessi fatto, ma sicuramente erano stati i miei poteri. Da quando ero arrivata a Storybrook non avevo provato a usarli e sicuramente non ero ancora in grado di controllarli. Ora però a causa della mia magia avevo buttato in acqua Hook.
“Killiaannn”, urlai angosciata svegliandomi da uno strano stato di trance in cui ero caduta pochi minuti fa, poi corsi  e andai dal lato dove era caduto. Non riuscivo a vederlo così cominciai a spaventarmi, non potevo perdere anche lui. Non di nuovo. Dovevo salvarlo ad ogni costo. Stavo per buttarmi quando Charming mi fermò prendendomi il braccio.
“Tieni, portala con te”, disse prima di passarmi una corda per poter tirare su Hook e me.
“Grazie”, ribadii legando una parte della fune a me mentre l’altra invece rimase nelle mani di Charming, poi mi tuffai sperando di trovarlo.
L’acqua era gelida e il mare burrascoso. La pioggia stava continuando a cadere incessantemente. In cielo stavano continuando ad apparire lampi bianchi seguiti poi da tuoni spaventosi, ma nonostante questi ostacoli mi immersi lo stesso e iniziai a cercarlo. Era difficile nuotare a causa della forte corrente, però non mi arresi. Non potevo lasciarlo morire.
Dopo dieci minuti non lo avevo ancora trovato. Stavo andando nel panico. La paura mi stava invadendo, ma non potevo fermarmi. Lo avrei cercato anche per ore. Non dovevo farmi sopraffare dall’ansia.
Mi immersi per la terza volta, all’improvviso però lo vidi in lontananza. Era immobile. Nuotai velocemente per raggiungerlo. Quando arrivai da lui lo abbracciai e tirai la fune per avvisare Charming che lo avevo trovato. Loro iniziarono a tirare e così in poco tempo salimmo a bordo. Appena fummo sulla Jolly notai che non stava respirando, così gli feci subito la respirazione a bocca a bocca.
“Killian ti prego torna da me”, sussurrai inquieta e tremante.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Hookina90