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Autore: PrincessintheNorth    26/08/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DUE GIORNI DOPO

 

ERAGON

 

Ma perché no?, in fondo.

Erano mesi che avevo avvisato Nasuada che, nel mese di settembre, avrei preferito essere lasciato in pace, in particolar modo nella settimana in cui sarebbe nata la mia nipotina (e sarebbero caduti i compleanni di Murtagh e Katherine, quindi avrei potuto di nuovo mangiare quel delizioso salame che offrivano a Winterhaal e che Katherine sola portava in città da Northern Harbor, perché suo padre diceva che, se lo portava lei e da lì, aveva un altro sapore), e ovviamente lei doveva chiamarmi per una questione urgente (anzi, urgentissima), proprio in quei giorni lì.

Dato che reputavo più importante riunire Maegor e Derek (e anche vedere la piccoletta, ma evidentemente questo era secondario), ero riuscito a fare una scappatella al Nord, sperando intensamente che i due festeggiati (e ancora non ci credevo: Murtaghsposato?! Murtagh papà?!) fossero già arrivati e magari la piccolina già nata, così da poter incontrare lei e sua madre, che da quanto mi diceva Murtagh era ancora sconvolta, e io confuso e divertito, del fatto che al suo matrimonio m’avesse preso per un coppiere.

Ma ovviamente no, i due non erano ancora nemmeno partiti: da quanto Alec, il fratello maggiore di Katherine, mi aveva detto, sua sorella aveva nascosto a tradimento nelle bisacce delle provviste ogni singola cosa che potesse desiderare durante il viaggio, tra cui un frutto tropicale chiamato anguria, e Murtagh era stato costretto a rivedere tutte le provviste.

A quel punto, Nasuada si era irritata, perciò avevo dovuto prendere armi e bagagli e proseguire verso Ilirea.

Da quando me n’ero andato, tuttavia, lei era cambiata: non tanto, ma in alcune cose. Aveva detto, per esempio, che avrebbe rispettato la mia scelta, ma continuava a chiedermi, con toni da ordini, di tornare ad Ilirea per ogni cosa, con il risultato che da due anni e mezzo facevo la spola tra Vroengard e Ilirea.

Bah.

Magari doveva solo assestarsi, capire meglio come gestire un territorio e una popolazione dieci volte più grande rispetto a quello a cui era abituata.

Sarà, commentò Saphira. Ma a me non sta piacendo per niente.

Saphira, quando sei lontana da Firnen, ultimamente, non ti piace nessuno.

Sta zitto … oh, fece, e percepii tutto il suo stupore, come se stesse accadendo qualcosa di strano, qualcosa di … grande.

Saphira?

Penso che la tua nipotina stia arrivando. Raramente ho sentito tanta potenza liberarsi nel mondo.

In meno di un attimo, avevo tra le mani lo specchio incantato con cui, di solito, contattavo Derek perché proseguisse la mia istruzione, e divinai Murtagh.

-        Ma-ti-sembra-questo-il-momento-di-chiacchierare?!

Ogni parola, un fendente, e un soldato morto.

-        Come fai a sapere che sono io?

-        Solo un imbecille come te mi cercherebbe alle tre del mattino! E ora non ho tempo!

-        Ma … come hai fatto a capire che ti sto divinando?

-        Biscottini alla vaniglia e tanto amore, condito da miele. – e ne ammazzò un altro. – E cioccolata! Incantesimi, idiota!

-        Murtagh, la bambina sta arrivando?!

-        Hai scoperto l’acqua calda! Ora ho da fare!

E chiuse la conversazione.

Da quanto avevo notato, anche Derek era lì, perciò divinai la regina, Miranda: preferii evitare di cercare subito Katherine, anche perché l’avevo vista solo al matrimonio, e non ero sicuro di ricordare in modo sufficientemente perfetto i suoi tratti.

Prima di ammazzarla e rendere la piccola orfana … commentò Saphira.

Ecco.

Ecco cosa?

Questo.

Miranda teneva tra le braccia Katherine (e ora mi rendevo conto che me la ricordavo perfettamente), il cui viso era contratto in una smorfia di dolore mentre dava alla luce la sua bambina. Di fianco a lei, suo cugino Sìgurd, che tra l’altro mi aveva insegnato, al matrimonio, a giocare a carte, le teneva la mano, rassicurandola e incitandola a spingere, dandole anche la propria energia per aiutarla.

-        Vai così, Katie! – la incitò la voce di una donna, ma non avendo mai visto quella che doveva essere la levatrice mi apparve solo come una macchia bianca indistinta. – Forza, vedo la testa! Avanti così, piccola, sei bravissima!

-        Non ce la faccio … - singhiozzò lei. – Non ce la faccio più …

-        Sì che ce la fai.

-        No … basta …

-        Miranda, prendi il posto di Sìgurd. – disse la donna. – Sìgurd, tu va dietro a Katherine e abbracciala tra il seno e la pancia … ecco, così. Katherine, tu dovrai fargli capire quando arriva la contrazione, e lui ti aiuterà a spingere, va bene?

-        S-sì …

In quel momento, bussarono alla mia porta.

Mi affrettai a concludere l’incantesimo, per poi far entrare chiunque fosse dall’altro lato.

Uno schiavo.

Quella era una delle altre cose di Nasuada che non mi stavano piacendo. Fino a tre anni prima, aveva promesso che avrebbe posto la parola fine alla tratta degli schiavi, eppure continuava ad usufruirne, dicendo che era difficile far ragionare gli schiavisti e che rifiutare gli schiavi che le donavano sarebbe stato visto da loro come una scortesia, e ciò avrebbe provocato danni economici ingenti.

Di sicuro non ero un esperto di politica ed economia, ma mi sembravano balle grandi come le pile di escrementi che Saphira lasciava nel bosco dietro la mia vecchia fattoria quando era piccola.

Quando la smetterai di rivangare sbuffò lei.

Mica è colpa mia se facevi delle cacche grandi come …

Certo che è colpa tua. Oltre al cibo che cacciavo da sola mi portavi quella deliziosa carne salata … da qualche parte doveva pur uscire, Eragon, è banale anatomia.

-        Che succede? – chiesi all’uomo.

-        La … la Regina vi attende all’ingresso delle prigioni, Argetlam.

-        Il motivo?

-        Non mi ha detto niente, se non di riferirvi di raggiungerla con estrema …

-        Fammi indovinare. Urgenza? – sbuffai irritato.

-        Sì, Argetlam.

-        Arrivo subito.

Lui annuì e uscì.

Io approfittai di quei due minuti per divinare di nuovo Katherine (da quanto ne sapevo, il parto procedeva bene), ma poi dovetti andare.

Come detto dall’uomo, Nasuada era all’imbocco delle prigioni, un’espressione strana in volto. Sembrava confusa e preoccupata, ma qualcosa mi dava l’idea che mi sarei dovuto preoccupare. Nei suoi occhi leggevo perfettamente la paura e l’allarme, come se stesse cercando di dirmi qualcosa, oltre a ciò che mi avrebbe detto.

-        Che succede, Maestà?

-        I miei uomini hanno trovato, poco fa, una porta, in un livello delle prigioni che non credevamo esistesse … non sono riusciti ad aprirla, quindi credo che sia chiusa con la magia. Non so se dentro ci sia qualcuno, ma se sì … dobbiamo tirarli fuori, sapere chi sono …

-        Perfetto.

Ci addentrammo nel dedalo di corridoi e piani che costituivano i sotterranei, e le prigioni, del castello, ma ancora quel luccichio d’allarme e terrore non aveva ancora abbandonato i suoi occhi.

-        È per la cessione di Carvahall? – provai a chiedere.

Sapevo che, per ripagare la famiglia di Katherine dopo che lei era stata tenuta in ostaggio dal governatore di Teirm e ringraziare il Nord per l’aiuto datole nel primo anno di regno, gli aveva offerto il villaggio, insieme ai territori circostanti, la punta nord della valle Palancar e il libero accesso al lago che costituiva il confine naturale tra Nord e Impero, mantenendo però la sovranità su Ceunon.

Quello che non mi aspettavo fu il suo sguardo confuso.

-        Quale cessione? – domandò stranita.

-        Nasuada, la cessione di Carvahall, del lago e della parte nord della Valle Palancar. Li vuoi dare al Nord e alla famiglia di Katherine Shepherd per via del suo sequestro da parte del governatore di Teirm …

Lo vedevo chiaramente, non mentiva, non stava fingendo lo sconcerto dipinto sul suo volto.

Non ne sapeva niente, nonostante ne avessimo parlato due ore prima.

-        Io non …

Improvvisamente, una smorfia di dolore le contrasse il volto, e si portò una mano alla tempia.

-        Nasuada!

-        Sto bene. – disse, riprendendosi l’attimo dopo, nonostante avesse ancora il respiro affannoso. – Sto bene.

-        Non sembra. Non ti ricordi le cose, hai dolori alla testa …

-        Il medico mi ha detto che è stress. – mormorò. – Nient’altro. Mi ha dato un rimedio, non preoccuparti.

Sembra sincera, commentò Saphira.

Sì, anche a me … eppure mi sembra che ci sia qualcosa che non va in lei.

Se non vuole dircelo, non lo possiamo sapere.

Dopo circa un’ora, passata in silenzio, giungemmo di fronte ad una piccola porta nera, forgiata evidentemente con un metallo pesante.

-        Secondo alcuni maghi, questa è una porta a prova di magia, che non può essere aperta dall’interno, ma non sono riusciti ad aprirla. – disse.

Annuii in fretta, e insieme a Glaedr e Saphira iniziai a cercare un modo per aprirla, ma non dovemmo attendere molto.

Pochi minuti dopo, sentimmo tutti e tre, chiaramente, ciò che Saphira aveva sentito un’ora prima, quando la bambina di Katherine e Murtagh stava per venire al mondo, solo che stavolta era molto più potente.

È nata, mi confermò Saphira.

Solo altre due volte ho sentito un tale potere sprigionarsi nel mondo,aggiunse Glaedr. È evidente che è nata la figlia dei due Cavalieri. 

Un suono sordo e attutito, improvvisamente, ci sopravvenne dall’altro lato della porta.

Di nuovo.

E di nuovo.

-        C’è qualcuno di vivo! – esclamò Nasuada, sconvolta.

-        Mi sentite?! – gridai a quel punto. – MI SENTITE?!

-        Aprite!

La voce di un uomo ci raggiunse, una voce che, sebbene distorta dalla porta, sembrava assolutamente quella di Murtagh, anche se ovviamente non apparteneva a lui.

-        Non temete, vi libereremo subito! – urlai. – Spostatevi dalla porta!

Attesi un minuto, poi richiamai da Aren sufficiente energia per buttare giù la porta, usando il Nome dei Nomi.

Con mia sorpresa, funzionò, e con un sonoro schianto la porta cadde all’interno della cella.

-        Dammi una torcia! – dissi a Nasuada, che me la porse subito.

Entrai nell’antro: era una cella piuttosto spaziosa, ricavata da una caverna. In un angolo, galleggiavano pigramente nell’aria due fuochi fatui, uno rosso e uno bianco, l’unica fonte di luce della stanza.

Dall’altro lato della cella, abbracciati, c’erano un uomo e una donna, entrambi sulla quarantina. Forse lei era un po’ più giovane, ma era difficile dirlo, con quella poca luce.

Ciò che potevo dire, era che lui sembrava stare sensibilmente meglio di lei, che dormiva riversa tra le sue braccia. Doveva essere stato lui a gridare, pochi secondi prima.

-        Adesso vi portiamo fuori. – dissi in fretta. – Io sono Eragon. Voi chi siete?

-        Eragon … - sussurrò l’uomo, come si sussurra il nome di un morto, o di una persona del passato. – Non può essere …

-        Beh, così mi ha chiamato mia madre. Ha detto che mi avrebbe portato fortuna, e per ora direi che l’ha fatto.

-        Sei vivo …

Furono quelle due parole a sconvolgermi.

Sei vivo.

Quest’uomo mi conosceva.

Nonostante fosse rinchiuso in una prigione da parecchio tempo, a quanto potevo vedere dallo stato dei suoi vestiti e dal suo aspetto, mi conosceva, e non per fama: non dici “sei vivo” ad una persona di cui conosci solamente il nome.

E, per tutti gli dei, ora che lo sentivo parlare, sembrava veramente la voce di Murtagh, tale e quale.

-        Chi siete? – chiesi, stavolta con un interesse ben più vivo.

L’uomo deglutì, scuotendo la testa. – Un morto che cammina.

-        E un nome ce l’avete?

Lui alzò gli occhi su di me, fissando nel mio uno sguardo policromo.

Non fosse stato per il colore dei suoi occhi e la leggera spigolosità dei tratti, avrei detto si trattasse di Murtagh, invecchiato di almeno vent’anni.

Ma non lo era, anche se la somiglianza era innegabile.

Per almeno cinque minuti, mentre elaboravo che per vent’anni tutta Alagaesia aveva creduto ad una menzogna, io e Morzan ci fissammo reciprocamente. 

 

 

 

 

-        Eragon?

La voce di Nasuada mi riscosse dalla trance in cui ero caduto, mentre cercavo di elaborare quella sconvolgente verità.

Morzan era vivo, lì di fronte a me. Morzan, l’assassino. Morzan, il Traditore. Morzan, lo Sterminatore di Draghi.

Ed indubbiamente, la donna tra le sue braccia era mia madre. Era impossibile non riconoscere in lei la donna del fairth che Oromis mi aveva mostrato.

-        Eragon!

-        Cosa c’è?

-        Esci immediatamente. – sentenziò.

Controvoglia, la raggiunsi.

-        Cosa ne facciamo? – domandò.

-        Mia madre non è in buone condizioni, nemmeno lui. So che per la legge meritano la pena capitale, ma meritano anche delle cure. Portiamoli fuori. – dissi, mentre nemmeno io credevo a ciò che stavo dicendo. Stavo salvando, a parte mamma, Morzan, il bastardo che aveva, insieme a Galbatorix, deciso il destino dei Cavalieri e della razza dei draghi?! Che aveva ucciso la dragonessa di mio padre?!

-        Sono troppo pericolosi …

-        Garantirò io per loro.

-        No. Resteranno qui.

-        Ma, Nasuada …

Eragon, ascoltala e obbediscile,Saphira mormorò, e solo in quel momento mi accorsi del terrore che provava.

Lei, spaventata?

Saphira, che succede?

Non sono stata in grado di fermarli … se non fai come dice distruggeranno Glaedr.

-        Nasuada, che stai facendo?

-        Cosa? – fece lei.

-        Non fare la finta tonta!

-        Non lo sto facendo! Mi hanno appena minacciat …

Non finì di parlare, che di nuovo la colpì quello strano mal di testa.

Anche lei è sotto scacco, Eragon, fece Saphira. Non dovete far uscire i prigionieri.

Moriranno se li lascio qui a perire!

Non accadrà. Farò si che non accada. Ma ora andatevene …

Saphira, non …

Eragon. Glaedr è già morto una volta.

A quel punto mi arresi, annuendo rapidamente.

-        Sei Morzan, vero? – chiesi all’uomo. Ne ero certo, ma sempre meglio chiedere, prima di fare brutte figure.

-        Sì … - mormorò. – Sì, sono io.

-        E lei è … - fu difficile non dire “mamma”. – Selena? Tua moglie?

Di nuovo, annuì.

-        Troverò un modo di tirarvi fuori di qui. – gli promisi.

-        È malata … - sussurrò. – Eragon, sta morendo … almeno porta fuori lei …

-        Non posso, ma farò in modo di farle avere delle cure. – assicurai. – Di farle avere a entrambi.

Anche perché lui non sembrava messo tanto meglio.

-        Eragon, dobbiamo andare. – fece Nasuada.

-        Tornerò presto. – dissi, e perché non morissero nelle ore seguenti gli diedi una bella dose di energia.

-        Grazie … - fu tutto ciò che Morzan riuscì a dire.

-        Eragon!

-        Arrivederci.

Uscii dalla cella, e con un incantesimo dovetti rimettere a posto la porta, per richiudere mia madre e Morzan di nuovo in quel buco.

 

 

 
 
   
 
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