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Autore: Spoocky    27/08/2018    1 recensioni
Subito dopo il primo scontro con l'Acheron l'equipaggio della Surprise deve fare i conti con i danni arrecati da un nemico di forza superiore mentre si affronta la perdita dei morti e si curano i feriti.
Le ferite in battaglia entrano di diritto nell'ordine naturale delle cose, è risaputo e ce ne si fa una ragione.
Quando però tra i caduti ci sono delle persone care diventa difficile, se non impossibile accettare le conseguenze naturali di un evento bellico.
Non si può che sperare in un miracolo.
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Genere: Guerra, Hurt/Comfort, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Disclaimer: sarebbe che non c'è bisogno di ripeterlo, no?

Buona Lettura ^.^
                           

La mattina dopo Stephen scese in infermeria per il consueto giro di visite. Trovò Plaice che russava e borbottava nel sonno mentre il piccolo Blackney si era addormentato abbracciando un libro che era sicuro fosse di Jack. Nessuno dei due sembrava avere febbre e il colorito era ottimo.
Le ferite stavano guarendo bene e senza la minima traccia di lodevole pus, caso strano ma ben accetto.

Pullings invece era tutto un altro discorso. Aveva il volto arrossato ed il torace teso fino allo spasmo, respirava di nuovo superficialmente e la sua fronte scottava.
Stephen non perse tempo a fare una diagnosi: polmonite[1].
Era comune dopo un trauma toracico simile, lui stesso ne aveva sofferto dopo essersi rotto qualche costola cadendo da una nave[2]. Non era auspicabile, dato lo stato di prostrazione in cui versava il suo paziente ma confidava di poterla gestire efficacemente.
Lo avrebbe curato con ogni mezzo a sua disposizione: non aveva alcuna intenzione di lasciare che una persona tanto cara diventasse l’ennesima vittima della tirannia di quel troll malnato vomitato dalla Corsica.
Non lo avrebbe permesso.

“Tom? Thomas Pullings? Mi sentite?” dovette strofinargli energicamente lo sterno con le nocche solo per fargli aprire gli occhi e capì che non avrebbe potuto collaborare in quello che stava per fare “Padeen! Padeen! Oh, eri già qui? Perfetto. Aiutami a tirarlo su, per favore: mettiamolo seduto.”
Insieme lo sollevarono e lo fecero reclinare sui cuscini, per evitare che sforzasse troppo i muscoli del torace stando dritto.
Notarono subito un miglioramento nella respirazione e il tenente riprese lentamente conoscenza, grazie al sangue che gli affluiva di nuovo al cervello.
Stephen gli appoggiò una mano sulla fronte: “Riuscite a tenere in bocca il termometro?”

Ci riuscì, nonostante lo stimolo della tosse e la gola irritata.
101,3°[3].
Non era altissima, meglio però somministrare subito la corteccia di china per evitare che si alzasse.
Pullings accettò il farmaco senza fiatare ma fece una smorfia di disgusto per il sapore amaro.

“Eh lo so, mio caro. Lo so, ma non posso farci niente.”lo compatì Stephen mentre scioglieva la fascia che gli immobilizzava il braccio contro il tronco “Tom riuscireste... no, no. Lasciate stare prima di farvi male. Padeen, pensaci tu per favore.”
L’infermiere sorresse il braccio ferito mentre il medico auscultava attentamente i polmoni: entrambi si gonfiavano e ritraevano in modo soddisfacente ma, come sospettava, erano pieni di liquido. Si augurò vivamente di non dover ripetere la procedura di drenaggio per non arrecare altro dolore a quel poveretto. Aveva già patito più che a sufficienza, a parer suo.

Nel cambiare le medicazioni, Stephen notò con piacere che la ferita sul braccio – uno squarcio sottile ma profondo che arrivava fino al gomito – si stava rimarginando bene. L’incisione sulla schiena stava guarendo più lentamente delle altre e ciò era da attribuire principalmente alla posizione, obbligata dal sito delle fratture, di decubito supino e non ci si poteva far nulla.
“Riposate pure adesso “ sussurrò mentre gli stendeva la coperta addosso “lasciate agire le medicine: il laudano farà effetto in pochi minuti e potrete dormire tranquillo. Per qualunque cosa, sono qui.”
 

Padeen fece alzare Blackney dalla branda e lo lavò da capo a piedi. Una volta indossate brache e camicia il ragazzino decise di non tornare subito a letto e l’irlandese lo lasciò fare. Il ragazzino era di nuovo perfettamente in grado di badare a se stesso, prima o poi se ne sarebbe accorto anche il dottore.
Era partito con l’idea di andare avanti con il libro del Capitano ma qualcosa lo aveva distratto. Nella penombra della stanza si era diffusa una strana nenia, le cui parole sussurrate a mezza voce non era certo di capire ma che lo incuriosì.

Ave Maria,
Gratia plena
Dominus tecum
Benedicta tu in mulieribus
Et benedictus fructus ventris tui, Jesus
Sancta Maria, Mater Dei
Ora pro nobis peccatoribus
Nunc, et in hora mortis nostrae
Amen


Ave Maria

Seguendo la direzione della voce, l’allievo si ritrovò nel cantuccio dov’erano appese le brande e accanto a quella di Pullings vide il dottor Maturin tenere in mano una strana cordicella e bisbigliare quella litania come soprapensiero, senza distogliere mai lo sguardo dal volto pallido dell’ufficiale.
Senza rendersene conto, si avvicinò un po’ troppo e il medico voltò di scatto la testa nella sua direzione: “Cosa fate in piedi, signor Blackney?” lo apostrofò, non senza lasciar trapelare una punta di irritazione.
“Beh, signore, oggi mi sento meglio e ho pensato...” non gli riuscì di finire “Scusate, signore.”
“Tanto prima o poi vi sareste dovuto alzare comunque. Però non dovreste andarvene in giro: restate qui con me, piuttosto. “
“Non vi disturbo, signore?”
“No, se state in silenzio. E adesso lasciatemi finire il rosario.”
Quell’ultima parola spiazzò completamente l’allievo, che si lasciò sfuggire qualcosa del tipo “Non sapevo foste papista, signore!” per rimangiarselo immediatamente.
Stephen però era abituato da anni ai brontolamenti di Jack in materia, alle sue geremiadi sul rischio di “inciampare nei rosari” e storie simili, quindi l’infelice uscita del ragazzino non fece che divertirlo: “Sì, Lord Blackney, sono uno sporco papista! E felice di esserlo, per giunta. Ora, se non avete altre istanze, vorrei continuare a pregare per il signor Pullings e vi suggerirei di fare altrettanto.”
“E’ molto grave?”
“E’ grave, sì, ma non incurabile. Con l’aiuto di Dio starà meglio tra pochi giorni.”

Ave Maria

Rimasero seduti vicini, assorti nel proprio personale raccoglimento, finché il malato non sussurrò qualcosa. Nulla di comprensibile a parte alcune parole sconnesse: “Diciotto libbre... sottovento... al mascone... diciotto libbre...” e di nuovo quella tosse violenta a soffocare tutto.
Stephen interruppe la sua litania per versare un liquido denso in un cucchiaio e somministrarlo al paziente, che mormorò una risposta.
“Sì, lo so. Lo so. Shh. State tranquillo.”
“Cos’ha detto?”
“Niente di sensato. Comunque sarebbe stato troppo influenzato dal laudano per essere preso sul serio. Non preoccupatevi.”

Ave Maria

Blackney fece molta fatica a proseguire nella lettura.

Il moncherino del braccio gli pulsava e aveva cominciato ad avvertire un fastidioso prurito al gomito che non aveva più. Lo avevano avvertito che sarebbe successo e gli avevano anche spiegato cosa fare. Mise un segno alla pagina dov’era arrivato e fendette con la mano l’aria dove avrebbe dovuto esserci l’avambraccio in questione. Il fastidio non svanì del tutto ma si sentì meglio.
Poi il suo sguardo venne catturato dalla figura che giaceva di fronte a lui e si perse nelle sue considerazioni a riguardo.

Di primo impatto Blackney e gli altri ragazzi avevano preferito Mowett, che era più gioviale e incline a lasciar correre sulle loro piccole distrazioni mentre Pullings si era dimostrato da subito esigente ed inflessibile. Pur essendo una persona dal carattere mite e servizievole, era chiaro che si sentisse addosso tutta la responsabilità del proprio ruolo e non avesse timore di esercitarla. Raramente alzava la voce ma, quando lo faceva, ruggiva da far paura al demonio e con i suoi sei piedi e tre pollici[4] di altezza li spaventava a morte.
Con il tempo, però avevano imparato ad apprezzarlo.
Perché, a loro insaputa, era pur sempre un giovane padre di famiglia e – al contrario di Aubrey, che era negato per la vita genitoriale e che in generale sopportava a fatica i giovani gentiluomini – sapeva bene come comportarsi con i bambini.
Il terzo giorno di viaggio Williamson era scoppiato a piangere all’improvviso perché si trovava lontano da casa per la prima volta, subito Pullings si era seduto accanto a lui e lo aveva aiutato a calmarsi[5].
Quando Blackney, che era scivolato sulle sartie e per poco non era caduto in mare, aveva manifestato la propria paura di salire a riva, lo aveva accompagnato di persona, spiegandogli passo per passo come fare. Gli aveva insegnato fin troppo bene e la cosa gli si era ritorta contro quella famosa mattina.
Sapevano inoltre che aveva perso delle ore di sonno per correggere personalmente i diari di Hollom e Calamy, che si sperava fossero prossimi agli esami. Un pomeriggio aveva ripetuto a Calamy fino allo sfinimento come rilevare la posizione in mancanza di riferimenti conosciuti e lo aveva interrogato ripetutamente per accertarsi che lo avesse capito.
E non avrebbe dimenticato facilmente i suoi tentativi di incoraggiarlo mentre era straziato dal dolore quanto lui.
Si sentiva orgoglioso di avere come superiori uomini tanto valorosi ed esperti nel mestiere, sapeva di non poter essere in mani migliori. Pensò che Nelson sarebbe stato fiero di loro.


Una mano pesante calò sulla sua spalla, spaventandolo tanto da farlo sobbalzare, poi riconobbe la voce di Mowett: “Scusate dottore, potrei rubarvi Blackney per qualche minuto? Tra pochi giorni dovremmo arrivare in un porto amico e spedire la corrispondenza. E’ giusto che scriva a casa anche lui, non trovate?”
“Va bene, William. Ma deve tornare sulle sue gambe, capito? Non fatelo stancare troppo.”


Note: 
[1]  Nei casi di fratture multiple alla cassa toracica, qualora non si riesca a drenare correttamente il fluido che si accumula nei polmoni attraverso la tosse o procedure chirurgiche, si hanno frequentemente infezioni dell’apparato respiratorio. Una volta venivano definite semplicemente “Polmoniti” o “Broncopolmoniti”. https://bit.ly/2PvOfjN
 
[2] Patrick O’Brian, Verso Mauritius.
 
[3] 38,5°C
 
[4] 1,91m
 O’Brian descrive Pullings solo come “un uomo alto e magro” ma James D’Arcy, che lo interpreta nel film e sulla cui fisicità mi baso per le mie storie, è alto 1,91m.

 
[5] In “Duello nel Mar Ionio” Stephen racconta a Jack che Pullings ha consolato il piccolo Calamy, scoppiato a piangere appena arrivato a bordo. E’ plausibile lo abbia fatto di nuovo. 
  
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