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Autore: dpadwood_    27/08/2018    0 recensioni
" Il buio avvolgeva il cielo che si ergeva sull'Isola che non c'è; sollevai lo sguardo su di esso, soffermandomi ad ammirare la seconda stella in alto a destra, quella che Derya aveva bramato di raggiungere per così tanto tempo, quella che io ringraziavo da oltre due secoli, per avermi fatto evadere da una realtà che non mi era mai appartenuta. Raramente, venivo colto dalla sensazione che una folta barba, poco curata, ancora incorniciasse il mio viso, dunque mi ritrovavo a grattarmi le guance, con il timore di poter tornare ad essere il riprovevole uomo ch'ero stato un tempo, nella Foresta Incantata. Durante la notte mi capitava di issarmi dal letto di soprassalto, svegliato dalla voce del piccolo Tremotino che mi chiedeva per quale motivo lo avessi abbandonato. Ma poi mi guardavo allo specchio, traendo un sospiro di sollievo nello scoprire di avere ancora le sembianze di un ragazzino, di trovarmi ancora sulla mia isola, di non aver bisogno d'altro; ma quello, poteva realmente considerarsi un lieto fine? ".
Genere: Angst, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bambini Sperduti / Lost Boys, Felix, Henry Mills, Peter Pan, Robin Hood
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Arricciai le labbra in una smorfia irritata consapevole che, al momento, non avrei potuto far  nulla per sfuggire a quella situazione. Roland non era più spaventato, non si appigliava più alla mia veste da notte; era soltanto un bambino, non poteva comprendere il pericolo incombente. L'Ombra non ci aveva portati lì per invitarci al tè delle cinque, qualcosa di oscuro si celava dietro le iridi rilucenti di Peter Pan ed io non ero sicura di voler scoprire di cosa si trattasse. 

 

"Non m'interessa, adesso ci riporterai a casa" proferii con fermezza, ignorando le proteste di Roland che, al contrario, aveva deciso di restare. Con uno scossone scivolò dalle mie braccia, raggiungendo il gruppetto di ragazzi seduti sul tronco di un albero abbattuto; "Roland..." sussurrai, lottando per impedire alle lacrime di solcarmi le guance. Aveva preferito coloro che volevano fargli del male a me, che lo avevo protetto sin dal primo vagito. I ragazzi più grandi si crogiolarono in risate fragorose; Peter Pan, al contrario, si limitò ad infastidirmi con un sorriso beffardo.

 

"Esigo che ci riporti a casa!" quasi gridai, non sapendo per quanto ancora sarei stata in grado di sopportare la sua arroganza. Egli sollevò una mano, mettendo a tacere i presenti. Perché sono così terrorizzati da questo ragazzino viziato?

"Casa, per voi, d'ora in poi sarà soltanto un lontano ricordo. Roland è un bimbo sperduto, adesso. È come tutti gli altri! Tu, invece, sarai fortunata qualora decidessi di renderti una di noi. In caso contrario, beh ─" egli inclinò il capo verso sinistra, inarcando un sopracciglio "Lascerai quest'isola senza un cuore nel petto" sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra, potevo sentire il suo respiro su di esse ed i capelli biondi solleticarmi la fronte. Deglutii; quel suo tono profondo faceva tremare ogni singolo centimetro della mia pelle, ma dovevo essere forte... per Roland.

 

Con fare spavaldo, oserei direi suicida, premetti la fronte contro la sua, afferrando saldamente il colletto della sua giacca e riducendo la voce ad un sussurro "Una decina di bambini non fanno di te un Re. Ai loro occhi potrai sembrarlo, ma i miei vedono soltanto un ragazzino annoiato con dei pessimi gusti nel vestire" proferii a denti stretti, prima di spingerlo un po' più lontano. "Come o─" Felix venne interrotto da Peter Pan prima che potesse completare la frase e, da bravo cagnolino qual era, si avvicinò al proprio padrone; fui sorpresa nel notare che non avesse ancora baciato i suoi stivali. Gli sussurrò qualche parola all'orecchio, nulla di buono a giudicare dall'espressione vittoriosa che si dipinse sul viso del biondo non appena fu lontano da Peter Pan. Egli camminò verso Roland, porgendogli amichevolmente la mano "Vuoi vedere le sirene?" il piccolo annuì, afferrando la mano di Felix mentre un sorriso felice si ampliava sulle sue labbra "Roland, n─" "Ti suggerisco di stare in silenzio, tesoro" sussurrò Peter Pan al mio orecchio nell'istante in cui la voce venne a mancare. Percepivo un gran nodo alla gola e, nonostante muovessi le labbra, esse non emettevano alcun suono. Vidi Roland allontanarsi con il suo nuovo amico, mentre mi trattenevo dal prendere a pugni l'arrogante figura del ragazzo che si ergeva ad una distanza quasi inesistente da me.

 

"L'Ombra non era lì per te, mi sarei fatto bastare il piccolo Hood. Ma tu hai deciso di modificare i miei piani, rendendomi furibondo" esordì "Nessuno dei presenti avrebbe fatto ciò che hai fatto tu questa notte; voi lo definite eroismo, io la definisco stupidità! Tuttavia, il mio secondo pensiero dopo quello di ucciderti, ovviamente è stato quello di risparmiarti. Nessuna donna ha mai messo piede su quest'isola e la faccenda mi ha incuriosito. Ma poi─" mi girava intorno come fossi la sua preda, fermandosi soltanto per mostrarmi il sorriso velenoso dipintosi sulle labbra. Infastidirmi gli procurava piacere, evidentemente. "poi hai deciso di rovinare tutto, ancora". Silenziosa, seguivo minuziosamente i suoi spostamenti e, quando mi fu nuovamente di fronte, i suoi occhi; avrei voluto cavarli con le dita, ma dovetti reprimere l'impulso pensando a Roland... chissà dove, in compagnia di un assassino. "Quindi dimmi, Derya, cosa dovrei farne di te?" ancora una volta, il suo viso era eccessivamente propinquo al mio. A distanza di testata. Respirai profondamente chiudendo gli occhi per qualche attimo e, riaprendoli, scoprii che ancora mi osservava. "Puoi fare ciò che vuoi, non asseconderò il tuo sporco e sadico giochetto. Sei tu quello che comanda, spetta a te decidere cosa farne di una ragazzina" risposi metodica, fredda come il ghiaccio, impedendo a qualsivoglia emozione di trapelare. L'ennesimo enigmatico sorriso andò a distendere le labbra sottili di Peter Pan che, con la sua faccia da pugni, cominciò ad allontanarsi.

 

"È esattamente ciò che farò, Hood".

   
 
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