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Autore: PrincessintheNorth    29/08/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MURTAGH

 

Avevo fatto di tutto per tornare a casa il prima possibile e aiutare Katie a partorire.

Ma la piccola aveva deciso di fare la stronzetta ancora, degna di sua madre, e se prima si rifiutava di nascere, ora veniva al mondo proprio quando non c’ero.

Non avevo voluto crederci, quando tutti avevano iniziato a farmi le congratulazioni, mentre andavo da Katie. Doveva essere per forza uno scherzo di Alec, Sìgurd o Kate.

E invece no.

Non appena arrivai in camera, la prima cosa che vidi fu Katherine, felice come non l’avevo mai vista, con in braccio la bimba, avvolta nella sua copertina rosa a stelle.

Era nata.

-        Magari. – sorrise Katie, con un sorriso talmente radioso che non le avevo mai visto fare. – Abbiamo voluto farti un bel regalo, papà.

Ma ormai, quasi non vedevo più Kate. L’unica cosa che vedevo era il fagottino che teneva tra le braccia, e che allungava le manine verso il suo viso.

Non mi resi nemmeno conto di essermi seduto accanto a lei, e che tutti fossero usciti.

-        Hai intenzione di dire qualcosa o devo chiamare Jasper? – commentò Katie. – No, perché mi sembri un po’ pallido …

-        Sto bene … - fu tutto ciò che riuscii a dire.

L’attimo dopo, la vidi.

E quasi persi il respiro da quanto era bella.

Somigliava tantissimo a Katie, ma lo vedevo, aveva qualcosa di mio e persino di mia madre, forse il naso o la forma degli occhi. Era perfetta.

Era mia.

Era la mia bimba, mia figlia. 

E a quel punto, non appena incontrai i suoi occhi, ogni ansia o paura scomparve, lasciando il posto solo alla gioia e alla felicità.

-        Ciao, amore … ciao, bellissima …

Lei aprì ancora di più gli occhietti, in un’espressione di stupore, e forse d’affetto.

-        Prendila. – mi esortò Katie.

-        E se mi cade?

-        Ma piantala.

In meno di mezzo secondo, me l’aveva messa in braccio.

-        Ecco, così. – sorrise. – Tienile un po’ più su la testina …

-        Katherine, si muove. – ansimai, mentre la paura tornava.

-        Certo.

-        Si sta muovendo, se poi mi cade …

-        Non ti cade, amore, smettila. Visto? Non c’è da aver paura.

Non appena mi fui abituato alla sensazione di averla tra le braccia, di nuovo tutto scomparve, e ci fummo solamente io e la mia piccola, che aveva lo stesso ciuffo indomabile della sua mamma, solo biondo.

-        Ce l’ha già un nome?

-        Belle Selena. – rispose Katie, sporgendosi per farle una coccola. – Ti avrei aspettato, ma insistevano. Se avessi saputo che saresti tornato così presto li avrei mandati a quel paese.

-        Ma hai proprio un bel nome, cucciola … piccola Belle. BabyBelle. È proprio adatto a te … quando è nata?

-        Nemmeno due ore fa, tra il dodici e il tredici. Quindi, fa il compleanno con me.

-        Neanche per sogno. Diglielo alla tua mamma, Belle … il compleanno lo fai con il papà. La mamma la buttiamo fuori, lei non fa la festa con noi. La fa col suo, di papà, tanto lo fanno comunque insieme il compleanno, la tua mamma e il tuo nonno.

-        Comunque è curioso. – ridacchiò Katie. – Siamo tutti di settembre. Tu, io, Belle, mio padre, tua madre … e tutti negli stessi due giorni, tra l’altro.

-        E allora faremo una festa grandissima … vero, Belle? Una super festa solo per te con una torta enorme e tantissimi regali tutti per te. Perché sei bellissima e la festa sarà tutta per te … domani, la facciamo. Una grandissima festa.

Ogni momento che passava, sentivo l’amore per lei crescere sempre di più, il nostro legame diventare sempre più forte.

Era mia, lo sarebbe sempre stata, mia da coccolare e proteggere da chiunque la minacciasse o costituisse un pericolo.

Ormai, quella cuccioletta era diventata l’amore più grande della mia vita, persino più di Katie e anche di Castigo.

Era lei la mia vita, e capii che ogni singola cosa che avessi fatto o mi fosse successa, tutto, mi aveva portato a quel momento, alla nascita della mia piccola, all’arrivo della mia felicità. E se fino all’attimo prima avrei volentieri cambiato qualcosa, adesso non l’avrei fatto.

Ogni dolore, ogni cosa, persino ogni vita tolta, giustamente o ingiustamente, avevano portato a lei, a Belle, a mia figlia.

Alla neonata che mi si era addormentata tra le braccia, un’espressione pacifica sul viso angelico, con la piccola bocca un po’ aperta. Non sembrava l’espressione di Katie, quindi doveva essere la mia.

-        Non è il caso di metterle su qualcosa?

Katherine annuì, così le ridiedi la piccola, mentre andavo nella sua camera a prendere tutto l’occorrente, ovvero un pannolino e la sua tutina con le orecchie da leoncino.

Io le misi il pannolino, e Katie la tutina, come facevamo con April.

-        L’avevo detto che le sarebbe stata bene. – commentai, guardando la piccola. Era esattamente come me l’ero immaginata per sette mesi, una piccola tenerezza. La tutina le stava un po’ grande, però. – Sei un po’ piccolina … però tu hai tempo per crescere, sarai di sicuro più alta della mamma.

-        Speriamo. – ridacchiò lei. – Altrimenti tutti la chiameranno nanetta.

-        Katherine? – fece Sienna entrando, seguita da Jasper. Aveva un’espressione strana in viso, e mi venne da preoccuparmi.

-        Fai piano, che dorme. – sussurrò lei, accarezzando il viso della nostra cucciola.

-        Katie, per il bene tuo e della bambina … dobbiamo portarla nella sua cameretta.

-        Perché? – fece lei, confusa, stringendo Belle di più.

-        Dobbiamo tenervi separate per un po’, per vedere se a te viene la febbre. Così, se ti viene, lei non la prenderà.

-        Ma io sto bene … - protestò. – Non ho niente.

-        Tesoro, potrebbe venirti comunque. – le spiegò Sienna, un’espressione addolorata sul viso.

-        No …

Ormai, grandi lacrime le scorrevano lungo le guance alla sola idea di essere separata da nostra figlia, e io non potevo far nulla per aiutarla. Purtroppo, Sienna e Jasper avevano ragione, dovevamo proteggere Belle. Anche se significava toglierla a Katie per un po’.  

-        Kate …

-        Digli qualcosa! – mi implorò Katie. – Murtagh, ti prego …

Un dolore simile sul suo viso l’avevo visto solamente quando aveva ammesso di aver perso George, e odiavo il pensiero che in un attimo ne sarei stato anch’io la causa.

-        Amore, andrà tutto bene … ma hanno ragione.

Al dolore, si aggiunse il tradimento.

-        Murtagh … no …

-        Sarà solo per poche ore, piccola, al massimo sei …

Sienna scosse impercettibilmente la testa, un movimento che per fortuna Kate non notò.

Almeno mezza giornata, ammise.

Meglio che Katie non venisse a saperlo.

-        … e poi potrai stare con la piccola quanto vorrai.

-        Non potete togliermela … non potete … non … non ne avete il diritto …

-        Kate, è per proteggerla. – le spiegai.

-        Ma …

-        Non sarà da sola, principessa, ci sto io con lei, va bene? Non le accadrà niente, te lo prometto.

Facendo il più piano possibile, presi Belle dalle sue braccia, cercando di non guardare la sua espressione ferita e sconvolta.

Per fortuna, però, arrivò Derek, che capì al volo la situazione.

Prima ancora di venire a vedere la piccola, raggiunse Katherine, abbracciandola e appoggiandole una mano sulla fronte.

-        Portate via la bambina, subito. – sentenziò.

-        No! – urlò Katie. – No!

-        Tesoro, hai la febbre alta. – le disse. – Se state nella stessa stanza il rischio che la contragga è fin troppo alto. Murtagh, porta la bambina in camera mia o di April, deve stare più lontana.

Fu quell’ultima frase a farmi capire che non stava mentendo, che non stava solo facendo credere a Katie di stare davvero male.

Alla fine, la febbre le era venuta davvero, e non sembrava poi così bassa.

A quella notizia, per un po’ non capii più niente.

C’era solo il terrore.

Belle … Belle rischiava di rimanere orfana.

Katherine rischiava di morire.

Io rischiavo di perderla.

-        Murtagh, porta via la bambina! – ripeté Derek.

Non solo Katherine, ma anche Belle rischiava grosso, a rimanere in quella stanza.

E solo l’idea che la cuccioletta che dormicchiava tra le mie braccia potesse … star male (non riuscivo nemmeno a immaginare l’idea che potesse accaderle qualcosa di peggio, al solo pensiero mi sentivo male) mi fece morire.

Lei no.

Katherine, forse, sì, ma non Belle.

A quel punto, me ne andai, cercando di non ascoltare le urla di dolore di Katie, che mi pregava di non separarla da nostra figlia.

Ma era l’unica cosa da fare perché entrambe stessero bene, perciò andai nelle stanze di April, dove trovai anche Alec, sdraiato sul letto della bambina.

-        Che ci fai qui?

-        April, Audrey, Annie e Susan hanno occupato tutto il mio letto. – rispose. – E April ha un letto molto più morbido dei miei. Inoltre non voglio dormire dove sono stato concepito, mi vengono in mente strane cose e non voglio che ciò accada. Te che ci fai qui? Katherine ha davvero mollato la bambina?

-        Ha la febbre. – risposi laconico.

Se possibile, divenne più pallido di me.

-        È alta?

-        Sì.

-        Ma c’è papà con lei, vero?

Annuii in fretta, e si calmò.

-        Allora starà bene … ha tirato fuori anche Audrey dalla febbre. Starà bene.

-        Più che altro è sconvolta perché abbiamo dovuto separarla dalla bimba … quando Jasper e Sienna gliel’hanno detto era disperata.

-        Ci credo …

In quel momento, Belle si svegliò, emettendo un urletto infastidito.

-        Eccoti qua, cucciola …

Per fortuna, si calmò subito, rilassandosi e iniziando a guardarsi intorno.

-        Ma se non ci vedi cosa ti metti a guardare in giro? – la presi in giro, facendole il solletico sulla pancia.

L’attimo dopo, però, Belle fece qualcosa che, in teoria, non avrebbe dovuto saper fare.

Fece un gran bel sorriso.

Il suo primo sorriso … ed era per me, ed è impossibile descrivere a parole l’emozione di quel momento.

-        Ma … piccola Belle … ma sei sicura di essere appena nata?

Sì, perché era ancora arrossata dalla fatica del parto.

Eppure, sorrideva, e in qualche modo era un sorriso che mi sembrava di aver già visto.

-        È normale. – fece Miranda entrando, e dando un bacino sulla guancia vellutata della piccola. – Angela l’ha detto che sarebbe stata più sveglia di un normale neonato. Vede già e fa qualche versetto, e ora sorride. D’altra parte, anche Katie era molto precoce alla sua età, così come te. È come se tutti e tre voi, grazie al retaggio da Cavalieri dei genitori, siate nati con lo sviluppo mentale di un bambino di circa tre mesi. Solo il tempo ci dirà cosa questa signorina sarà capace di fare.

-        Sei una bimba speciale, amore … la mia bimba speciale …

Lei rise allegramente, per poi allungare le manine verso di me.

La avvicinai perché potesse fare qualunque cosa volesse, strapparmi i capelli o infilarmi le dita nel naso, ma mi sorprese quando strinse le braccine intorno al mio collo e appoggiò la testina sulla mia spalla.

-        Ehi, piccoletta … adesso passiamo anche agli abbracci?

-        Ehm … - fece Alec, ridacchiando. – Io non credo proprio che …

Un suono strano, Belle fece un curioso movimento e poi sentii qualcosa di viscido scivolarmi lungo la schiena.

La mia bellissima bimba mi aveva appena vomitato addosso.

 

 

 

 

 

 

 
 
   
 
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