Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: _aivy_demi_    30/08/2018    8 recensioni
Cos'hanno in comune Sasuke Uchiha, Draco Malfoy, Ciel Phantomhive e Anthony Stark?
Sono maledettamente ricchi e potenti, e qualcuno questo non lo sopporta. Un'organizzazione trama contro i loro imperi e tenterà di far leva sull'odio delle persone che li circondano.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Madara Uchiha, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il primo incontro


Sasuke scese dall'auto al seguito di Madara. Entrambi si diressero verso l'ampio atrio di uno dei maggiori hotel di lusso della città: il "Luxury" era annoverato tra le frequentazioni delle celebrità internazionali, un luogo moderno ed accattivante, dai molteplici servizi ed invidiabili qualità.

Il giovane seguiva il parente continuando a guardarsi attorno, stupito da quanto sfarzo trasparisse da ogni singolo elemento d'arredo. Ogni quadro appeso alle pareti valeva come minimo una vita di stipendi di un qualsiasi impiegato presso la loro azienda, senza contare le opere scultoree e gli arredi tra gli atrii.
Gli ospiti passarono all'accettazione: Madara fece cenno ad una receptonist elegantemente vestita, che rispose con un cordiale "Buonasera, i signori desiderano?"

-Stanza 47.

-Prego, verrete scortati alla camera da un nostro dipendente.

Sasuke osservava silenzioso ogni singola mossa dell'uomo, non intromettendosi in nessuna maniera; l'uomo parlava, lui lo seguiva.

Un ragazzo biondo, dagli occhi celesti ed un sincero sorriso stampato in volto, accompagnò gli Uchiha ad una delle porte d'ascensore in vetro opaco decorato.

-Prego, seguitemi.

Il giovane non mancò di notare le caratteristiche del dipendente, così diverse dalle proprie, anzi decisamente agli antipodi; era raro trovare un abbinamento simile, che fosse straniero?

Saliti al secondo piano, percorsero un lungo corridoio accompagnati nei passi da un fine tappeto scarlatto, di stampo orientale. Arrivati alla porta su cui era segnato il numero indicato, si congedarono dall'inserviente, con modi distaccati. Il moro ricevette un ultimo, luminoso sorriso.

-Andiamo.

La stanza, ordinatamente ricomposta e profumata di delicati olii essenziali, presentava tonalità calde ed avvolgenti. Le luci soffuse ricreavano atmosfere di giorni lontani, di vizi taciuti e segreti inconfessati; le sete del letto si mossero impercettibili al passaggio delle dita del giovane, quasi messo in soggezione da tanta raffinatezza. Era un luogo completamente differente a ciò a cui era abituato: lo stile dello zio differiva completamente, molto più d'ostentazione e pomposità. La vista magnifica presente all'esterno quasi gli mozzò il fiato, paesaggi simili si trovavano raramente dalle sue parti.

Raggiunto un angolo in penombra, i due incontrarono un cancello dorato, ed un secondo ascensore. Senza dire nulla, Madara entrò e fece cenno al nipote di seguirlo. Un solo tasto portava alla destinazione.

"Sicuramente sarà luogo d'incontro."

All'avvio, l'uomo si sentì in dovere di precisare un concetto semplice quanto fondamentale.

-Ricorda, tu sei un Uchiha. Tutto ciò che dirai verrà soppesato e giudicato da chiunque avrà modo di ascoltare. Ogni tua singola parola potrà esserti ritorta contro in un futuro. Non avrai a che fare con semplici persone: sarai un bersaglio, e starà a te decidere se farti divorare o cominciare a tirare fuori le palle.

-Chiaro.

Un nodo alla gola, difficile da mandare giù, fece tremare quella singola parola. Si sentiva coinvolto in qualcosa più grande di lui, a cui non voleva appartenere. D'altronde, sarebbe stata la via più facile per poter cominciare a stringere tra le mani la propria vita, se l'uomo si fosse deciso di concedere autonomia: cosa su cui sinceramente poneva fin troppo poca speranza.

Le porte si aprirono su tutt'altro mondo: marmi pregiati componevano le colonne portanti, le pavimentazioni, i gradini. Le vasche d'acqua calda erano finemente decorate a mosaico, illuminate da una surreale tonalità bluacea; cristalli luccicanti scendevano dal soffitto, illuminando la spa ed i lettini color crema, occupati da ospiti ben noti.

-Siamo arrivati.



*



-Ritengo sia ormai fondamentale per me puntare all'espansione in territorio europeo. Il potenziale commerciale in Occidente è mostruoso.
-Malfoy, le menti chiuse di quel posto sono particolarmente malleabili. Il mio impero è partito proprio dall'Inghilterra, e ora guarda: un intero continente pende dalle mie labbra, e mangia dalle mie mani.

Draco stava osservando con una punta di fastidio il giovanissimo Phantomhive, erede del casato ed unico sopravvissuto dell'omonima famiglia. Non c'era mai stato buon sangue tra loro, ma il reciproco rispetto era nato nel modo più pratico possibile: meglio tenerselo amico piuttosto che farselo nemico. Ancora si chiedeva come fosse stato possibile che un ragazzo così giovane fosse riuscito a prendere le redini, ed espandere in maniera esponenziale, la già avviata attività del padre. Per via dell'età anagrafica, Ciel era stato costretto a rinunciare in via straordinaria alla carica di direttore generale, utilizzando un nome fittizio ed una presenza di facciata per il mondo e per gli affari; d'altronde, chi mai avrebbe dato retta ad un quindicenne?

-Dove si trova ora il tuo galoppino? A pubblicizzare qualche nuovo prodotto della Phantom? A far finta di sapere di cosa sta parlando?

Il giovane sorrise divertito, lisciando la fine seta che ricopriva il corpo ancora glabro.

-Oh Draco, Draco, non sottovalutare il mio Sebastian, nel suo lavoro sa essere proprio un Diavolo.

-Strano, avrei detto fosse un semplice essere umano accondiscendente, qualcuno messo tra le fauci del pubblico per rasserenare e guidare un'apparente innocua fabbrica di giocattoli. Vuoi dirmi che non è così?

La risata cristallina si levò sincera nella sala, cogliendo l'attenzione degli ospiti che avevano appena varcato la soglia di un luogo così piacevole ed accomodante; i due squadrarono i nuovi arrivati, dando particolare attenzione alla presenza di un nuovo elemento. Ciel si rivolse a Draco, con aria di sufficienza.

-Così, questo sarebbe l'erede di Madara?- schioccò la lingua stizzito, scavallando la gamba e mettendosi in una posizione più comoda, -mediocre, direi.

Malfoy sorseggiò con riluttanza dello champagne, servito su delicati cristalli posati su un vassoio dalla finitura orientaleggiante.

-A quanto pare. Finalmente s'è deciso a portarselo appresso. Oggi ci sarà da divertirsi.

La breve pausa del giovane anticipò l'arrivo di Madara.

-Signor Uchiha, qual buon vento!
-Un vento ricco di buoni propositi, oserei dire- aggiunse spavaldo Ciel, -quale onore nell'incontrare il famoso nipote della famiglia Uchiha.

Sasuke si trovò a disagio di fronte ad un coetaneo e... un ragazzino? Conosceva il primo: in televisione appariva molto spesso, i prodotti della sua azienda erano presenti praticamente ovunque, come la sua persona. L'altro? Non riusciva a focalizzare in nessun modo il suo viso, ed a collegarlo in qualche maniera ad un nome. Nel dubbio, si presentò rivolto ad entrambi con l'ennesimo inchino di rispetto, tipico della sua tradizione.

-Piacere.

Ciel, compiaciuto da tale riverenza, socchise l'occhio libero dalla benda, mostrando un parziale sorriso; allungò la mano verso Sasuke, abbellita da splendidi zaffiri incastonati in intricati ghirigori preziosi, avviluppati alle dita lattee. Il giovane, deciso a non farsi intimorire al primo incontro, lo fissò dritto in volto, senza perdersi in ulteriori smancerie di vecchio stampo.

-Sasuke Uchiha.

Il disappunto dipinto sulla faccia di Phantomhive generò una reazione divertita nel vicino, che fino a quel momento s'era tenuto da parte.

-Uno smacco a lui? Notevole, Uchiha.

-Draco Malfoy, suppongo.

Il ragazzo si passò una mano a lisciare i capelli chiarissimi, elegantemente pettinati all'indietro.

-Esatto, proprio io. Azzardo non sia stato difficile riconoscermi. Dunque, tu saresti il suo pupillo, eh?- indicò Madara, che nel mentre s'era allontanato, dirigendosi verso la sponda opposta della seconda vasca. "Meglio così", pensò il nipote, con la sensazione di potersi muovere con maggiore libertà.

-A quanto pare.

-Di poche parole, oserei aggiungere.- Ciel appuntò piccato. Il gesto precedentemente rifiutato l'aveva oltremodo offeso, cosa che non accadeva molto spesso.

-Non dirmi che il suo diniego nel baciarti i piedi ti ha scosso in tale modo? Metti da parte l'orgoglio, qualche volta.

Phantomhive raccolse dal vassoio il flute vuoto per metà, scuotendo il capo.

-Presumo questo ragazzino non si faccia mettere facilmente i piedi in testa; giusto, Sasuke?

L'ultima parola venne sottolineata con ironia.

"Divorare o essere divorato." Le parole di Madara risuonarono chiare come un monito da seguire.

-Immagino tu sia abituato a veder strisciare i tuoi sottoposti come vermi, Ciel.

Draco si alzò, sistemandosi l'accappatoio riccamente decorato di tessuti d'Oriente, e dirigendosi verso il nuovo arrivato. Lo stelo dello champagne ancora stretto tra le dita.

-Per essere un novellino sai come rispondere a tono, ma lascia che ti dia un consiglio,- il viso di Malfoy si avvicinò quasi a sfiorare quello del giovane, -attenzione a chi ti rivolgi, potresti pentirtene.

Lo stava mettendo alla prova, ne era sicuro: tentava di metterlo all'angolo con la sua parlantina, la sua autorità da figlio di papà. Faceva leva sulla possessione di un impero che neppure aveva costruito con le proprie mani, ma era sufficiente così.

-Ne sono perfettamente consapevole, ti ringrazio per l'interesse.
Lo sguardo di Sasuke si assottigliò. I nervi tesi denotavano un'alta presenza di stress, cosa che nessuno dei presenti avrebbe dovuto assolutamente cogliere.

Draco si allontanò, camminando a bordo piscina e rivolgendosi nuovamente al più giovane.

-Dunque, dov'eravamo rimasti? Pensavo ad una succursale in centro Europa, per cominciare...

La risposta di Ciel non tardò ad arrivare, ma oramai l'Uchiha s'era allontanato a sufficienza così da non cogliere più quelle parole di cui non importava nulla. Camminava misurando i passi, concentrandosi sulla meravigliosa pavimentazione che si stendeva sotto ai suoi piedi; immaginava che posti simili non erano stati affatto concepiti per la gente comune, e questa consapevolezza lo infastidiva. Cos'aveva lui di diverso dagli altri? Non era certamente migliore, più acculturato o carismatico di altri. Era il suo cognome. Dal momento in cui aveva conosciuto la figura lavorativa del parente, si era reso conto di quanto fossero influenti i nomi in quel mondo: potevano aprire le porte di ogni singola opportunità, tranne per lui che non aveva possibilità di scelta.
S'era convinto di poter cambiare tutto, arrivato all'apice. Questa certezza fungeva da consolazione, dal momento in cui aveva messo piede in quel maledetto palazzo. I suoi pensieri vennero interrotti da una voce.

-Vieni.- Il parente lo stava attendendo accanto ad una figura familiare, con il solito sguardo altero e distaccato di chi è lì semplicemente per affari, di cui lui faceva parte. -Stark, ti presento il futuro dell'Uchiha Corp., il mio adorato nipote.

Un uomo sulla cinquantina, dall'aspetto gradevole e lo sguardo nascosto dietro ad un paio di occhiali da sole, si voltò con aria stupita verso il nuovo arrivato. Allungò la mano con energia, attendendo il saluto di rimando; il ragazzo la strinse con spontaneità quasi forzata, spinto da quel sorrido senza età.

-Sasuke, finalmente ho il piacere di conoscerti. Tuo zio mi ha parlato molto di te.

L'esitazione lasciò il posto allo stupore: stava parlando con Anthony Stark, uno degli imprenditori più famosi a livello mondiale.

-Allora, ti senti pronto a buttarti nella mischia? Finalmente tocca a te, ma attento e non fare cazzate.- L'ultima affermazione aveva rimosso le parole di bocca a Sasuke. -Dai, rilassati, andrà tutto bene. Perfetto, allora Madara, ti stavo dicendo...

L'attenzione passò dal lui all'uomo, come nulla fosse. Dopo le dovute presentazioni, si sentì decisamente di troppo; quel mondo di adulti che trattavano problemi finanziari, espansioni di mercato, soldi soldi e ancora soldi, era completamente estraneo. Si voltò, tornando sui suoi passi e perdendosi in tutto ciò che lo circondava: l'accesso dava su un'ampia stanza fornita di più vasche e sedute per gli ospiti, certo, ma non era l'unica ala presente. Spinto da cusiorità, raggiunse la postazione precedente, dove Malfoy e del giovane Ciel stavano ancora conversando; quest'ultimo lo osservò con riluttanza, come stesse interagendo con un moscerino da scacciare col dorso della mano. Procedendo oltre, svoltò a sinistra.

Un'atmosfera più cupa lo avvolse, tra quelle pareti scure, rilucenti di riflessi blu e violacei dati da molteplici fonti nascoste. Le poltrone adagiate una accanto all'altra raccontavano storie di incontri, trame, segreti colloqui svoltisi a bassa voce, tra un buon bicchiere e una puttana seduta tra le gambe dei partecipanti. Sasuke si sentì tremendamente sbagliato in un luogo simile, come non avesse dovuto farne parte, nemmeno con la sola presenza.

Un uomo alto, ben piazzato e dai capelli mori lo incuriosì: il tratto orientale della sua persona non diede dubbi sulla nazionalità. Strano a dirsi, vista la gran differenziazione rispetto ai due ospiti che stavano interagendo con quest'ultimo. Un terzetto decisamente intrigante, agli occhi di chi guarda: un giapponese, un cinese, un russo, identificabili dai tratti somatici e da accenti decisamente marcati. L'Uchiha pensò di trovarsi dinanzi ad una barzelletta di cattivo gusto, di quelle che vengono raccontate al bar, dopo qualche birra. La tensione provata in presenza di quegli individui lo gelò nel momento in cui il primo di essi, quello proveniente dal Sol Levante, si voltò verso di lui. Si bloccò: c'era qualcosa in quello sguardo, in quelle iridi scure velate dall'incuranza verso il prossimo, dalla strafottenza di chi non avrebbe esitato un solo istante a sparare alla tempia al primo malcapitato. Questa consapevolezza gli diede i brividi. L'uomo lo squadrò un istante, il tempo di capire che Sasuke non meritava un ulteriore secondo sprecato; riportò l'attenzione ai due che stavano conversando sotto voce, quasi stessero comunicando più con gli occhi che non con le parole.

Era decisamente arrivato il momento di spostarsi da lì, nel più alto anonimato: l'aria appesantita si alleggerì di un poco, quando il ragazzo fece ritorno.

Altre figure stavano animando il bordo piscina; perlopiù connazionali, elementi di spicco della società. Personalità pubbliche con le mani protese ovunque, con il chiaro intento di arricchirsi senza dare il minimo peso ad ogni singola responsabilità, ad ogni conseguenza. "Peggio per loro," pensò, tentando di non farsi notare nell'osservare ognuno di quegli ospiti, "prima o poi tutto gira; lì saranno cazzi." Ovunque percepiva il peso di parole di cui non avrebbe voluto cogliere nulla: quella stanza gli stava stretta, ed il desiderio di poter uscire il prima possibile cominciava a farsi impellente. Avrebbe volentieri preso la porta, andandosene e facendo finta di nulla.

Quasi avesse letto nei pensieri di Sasuke, Madara si avvicinò, indicando una via laterale.

-Andiamo.

Lentamente la spa si vuotò di ogni singolo ospite, trattenendo discorsi privati, scontri verbali, segreti intriganti quanto pericolosi tra le pareti decorate ed i mosaici. Ogni singola immagine di quell'incontro sarebbe stata ordinatamente catalogata, riposta con cura in un piccolo caveau di cui soltanto un paio di individui avrebbero posseduto la chiave. Così come gli appuntamenti precedenti, così come quelli futuri.



*



-Dove siamo?
-Non è ovvio?- l'acidità di Madara sembrava insinuarsi in ogni dannato scambio d'opinioni, con l'unico intento di tediare il ragazzo. -Qui continueremo ciò che abbiamo interrotto. D'altronde, cibo e alcool sono tra le più grandi soddisfazioni della vita, non credi?
"Facile parlare di voler mangiare, e chi ha fame?" La morsa della tensione non aveva ancora rilasciato la bocca dello stomaco di Sasuke, creandogli lievi crampi, decisamente fastidiosi da tenere a bada.

-Preferisco un drink, grazie.

Il salone, sfarzoso e riccamente decorato, accolse i pochi presenti avviluppandoli in un'atmosfera appagante: profumi sapientemente scelti si insinuavano tra i tavoli imbanditi, le sedie in velluto bordeaux, volteggiando attorno al bancone centrale adibito ai liquori e scivolando sulle vetrate scure.

Madara prese posto accanto a Stark, occupando uno dei tavoli, rammentando quanto fosse difficile disporre di certi prodotti nell'immediato, senza avanzare una ricerca certosina al di là dei confini. Il responsabile di sala, un uomo impettito sulla cinquantina dal volto austero e dalle poche parole, si avvicinò agli ospiti.

-I signori desiderano?
-Ci porti dello Château Haut-Brion Pessac-Léognan.

Anthony si intromise, denotando la propria avversione all'idea.

-Per me un Delamain Vesper XO, grazie.

Non una parola di più, soltanto un inchino di assenso, e l'uomo si allontanò, tornando poco dopo con due bottiglie di provenienza estera.

Stark stava osservando silenzionso il magnifico liquido color rubino intenso che si apprestava a riempire il calice dell'Uchiha.

-Amante della Francia?

-Vini bordolesi, soprattutto, ed in particolare questo. Non puoi capire, finché non lo assaggi.

-No grazie, non fa per me.

Madara rise ad una simile affermazione.

-Disdegni il vino e apprezzi il cognac? Sei davvero un controsenso, come lo sei sempre stato.

La bottiglia venne adagiata a centro tavola, mentre la seconda ordinazione veniva servita con mano esperta; il distillato dal color dell'oro bagnò le labbra di Tony, donandogli un brivido d'apprezzamento.

I due continuarono la conversazione toccando i più disparati argomenti, godendo di un buon bicchiere e di una compagnia decisamente interessante.

Sasuke s'era intanto accomodato al bancone centrale. La quantità strabiliante di liquori e distillati a disposizione era quasi spaesante: provenienti da tutto il mondo, per tutti i palati e per ogni singolo gusto. Tutta quell'ostentazione lo stava infastidendo alquanto. Chi c'era dietro, e perché? La questione nata all'interno della sua mente scemò, nel notare ad un paio di sedute di distanza un uomo; una figura snella, capelli corvini pettinati all'indietro, lo guardo rivolto al vuoto. Per nulla appariscente, particolarmente silenzioso, fuori luogo rispetto al resto delle persone che finora aveva avuto modo di notare.

Qualcosa di inconsapevole non permise all'Uchiha di portare lo sguardo altrove fino a che lo sconosciuto non si voltò.

-Annoiato?

Una voce ipnotica, posata, perfettamente in linea con quegli occhi chiari, di un colore difficilmente definibile. Eppure qualcosa lo avvertì di fare attenzione, come con tutti del resto.

-Sopporto difficilmente questo tipo di posti.

-Direi che è più che evidente.

Un insulto? Semplice ironia? Il leggero tono cinico nella voce avrebbe potuto smascherare una, l'altra o entrambe le soluzioni.

-Lasciati dare un consiglio, ragazzino: se questo mondo non lo senti tuo, lascia perdere.

-Non posso, e non ritengo siano affari suoi.

Una smorfia leggera smosse l'espressione inizialmente apatica di quel viso androgino.

-Hai scelto di ribattere invece di startene buono. Mi piace. Loki Laufeyson.

Il ragazzo sorrise.

-Sasuke Uchiha, piacere.

Lo sguardo di Loki si illuminò.

-Il tanto atteso nipote di Madara, dunque.

Sbuffò prima di rispondere.

-Sembra di sì.

L'uomo fece cenno al bartender.

-Porti al ragazzo ciò che desidera, per cortesia. Per me un altro, grazie.

-Macallan, per favore.

All'arrivo dell'ordinazione, Sasuke sollevò il bicchiere nella direzione dell'altro.

-Gusti particolari, per un tipetto così giovane. Come è andata oggi?
La lingua s'era sciolta, senza neppure comprenderne il motivo: tentava forse di scappare dalla noia, in una serata in cui si stava sentendo decisamente fuori posto?

-Ho vissuto decisamente giornate più gradite. Il momento migliore? Quello in cui ho cominciato a bere, cioè adesso. Sono nauseato da tutto questo rispetto di convenienza; mi si contorce lo stomaco al pensiero di quanta falsità ci sia qui. Vedo mio zio- indicò l'interessato con un cenno del capo -chiacchierare pacatamente con il signor Stark. Li immagini nella vita reale, al di fuori di questo contesto. Ve lo dico, non c'entrano proprio un cazzo.

Laufeyson sorrideva divertito nel seguire il giusto ragionamento dell'Uchiha.

-Se ti dicessi che tra i due, il peggiore fosse proprio lui, ci crederesti?

Risero entrambi. Chissà, avrebbe potuto aver anche ragione: lì sarebbe stato tutto possibile.

-Lei invece? Fa parte di questa categoria?

-Io? Sono il primo, il più infido. Decisamente un perfetto esempio.

-La sua ironia mi diverte un sacco. Non riesco mai a capire se sia sincero o meno.

Loki sorseggiò il liquore che aveva scelto per la serata, divertendosi nell'udire le parole di un giovane così spigliato.

-Beh, ragazzo mio, ora è tempo di andare. Gli affari ormai sono sistemati, e tra poco chiuderanno i battenti. Immagino di averti annoiato con il mio chiacchiericcio insensato, ma sappi che ti ho gettato un paio di dritte tra le righe. Arrivederci, Sasuke.

-Arrivederci, signor Laufeyson.

Vide l'uomo allontanarsi, notando gli abiti di ottima fattura e l'andatura decisa e cadenzata. Decisamente un uomo strano, da cui diffidare, come chiunque lì dentro.

Poco dopo venne raggiunto da Madara, che gli fece cenno di seguirlo all'esterno. Sembrava soddisfatto dell'andamento della serata, così come lui si sentiva sollevato all'idea di uscire da lì. Avviandosi, passò accanto a due incontri precedenti decisamente sgradevoli: Ciel si stava infilando un cappotto blu marino che cascava fino ai piedi, ornato di preziosi e dall'eccentricità notevole. Per quanto si potesse considerare notoriamente uno stronzetto, sapeva muoversi bene nel mondo, con il personaggio che si era cucito addosso. Draco, accanto a lui, accennò un sorriso a Sasuke, lisciando il covert che teneva adagiato sulle spalle. Avrebbe sicuramente avuto a che fare con loro, ed il tempo dei convenevoli era finito.



Quella prima nottata s'era appena conclusa; il giovane Uchiha sapeva d'esser stato sotto i riflettori, dal momento stesso in cui aveva messo piede nell'hotel. Squadrato da piedi a capo, giudicato, messo alla prova fino al capello: nulla era sfuggito a chiunque aveva avuto a che fare con lui. Si sentiva svuotato, decisamente meno teso ma altrettanto spossato. Una certezza s'era insinuata, tirando le somme dell'incontro.

"Sono appena entrato nella vasca degli squali, in qualità di pezzo di carne da macello. Bene, vorrà dire che farò di tutto per risultare indigesto. Non mi farò mettere i piedi in testa da nessuno. Non sono un coglione, non ho intenzione di cedere per colpa di un paio di riccastri viziati".

Saliti in macchina, le parole che Madara gli rivolse si mescolarono nel dormiveglia; riuscì a cogliere un "è finita, possiamo andare" detto con disinteresse allo chauffeur, accanto a "molto bene" rivolto nella sua direzione. Non ebbe il tempo di comprendere la veridicità delle parole dello zio, collassando per la stanchezza sul sedile posteriore della lussuosa sportiva tedesca.

L'Uchiha voltò il capo un'ultima volta verso il nipote.

-Fin troppo facile.

Sorrise nel pronunciare quelle poche, ultime parole, mentre il BMW d'epoca s'insinuava nel traffico, in direzione di casa.









   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: _aivy_demi_