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Autore: Yuri Sama    30/08/2018    0 recensioni
《Senza luce non esiste oscurità, come senza oscurità non esiste luce. È per questo che bisogna saldare un equilibrio stabile tra le due.》
E cosa vi è tra luce e oscurità?
Nient'altro che il vuoto, il nulla. E qual è il giusto cammino da intraprendere, e perché?
Questa domanda continua a rimbombarmi nella testa, senza sfortunatamente riuscire ad ottenere delle risposte.
Sarà perché un essere vuoto come me non può decidere, né tanto meno sentire delle sensazioni al di fuori di tutta una messa in scena, un'illusione?
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★ ★【Ambientata durante l'arco narrativo di Kingdom Hearts Birth by Sleep】 ★ ★
Genere: Malinconico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vanitas, Ventus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH Birth by Sleep
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Scommetto che è passato tanto tempo da quando me ne sono andata. E da allora, non li ho più rivisti.
Ma non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe diventata più complicata.
Sono piena di graffi e lividi dappertutto, e immagino che il sangue che è sgorgato dalle mie ferite — che non sono dovute alla mia ultima missione, si sia seccato.
Non ho un posto dove dormire, e né le forze necessarie per usufruire della mia magia curativa con cui porre fine alle mie sofferenze. E come se questo non bastasse, quei due mi staranno sicuramente dando la caccia.
Questa situazione mi fa tornare alla mente qualcosa che non voglio ricordare, ma che sorge comunque al fulcro dei miei ricordi confusi. Proprio nel momento sbagliato, nel quale ho solo bisogno di pensare in positivo.
Ma non ci riesco. Sono così in difficoltà, e ignara di come continuare a sopravvivere, che non riesco a pensare niente che al peggio.
Ho bisogno di riposare in un posto caldo e recuperare le energie. Se mi fermo nel mio cammino potrei essere scoperta, e francamente non mi va di ritornare lì.
Le immagini di quei volti mi portano a mordermi il labbro inferiore, ripensando agli avvenimenti avvenuti in precedenza, mentre apro un sentiero oscuro di fronte a me per una destinazione sconosciuta. Non so a quale mondo si sia collegato questa volta, ma non posso trattenermi nello stesso luogo.
Porto un piede in avanti per attraversarlo, quando all'improvviso non posso trattenere un gemito dovuto a uno scoppio alla caviglia. Sto camminando da tanto, anzi, troppo. E devo continuare di questo passo almeno fino a quando non avrò trovato un nascondiglio sicuro dove rifugiarmi.
Devo resistere. Solo un altro po'.
Continuo a mordermi il labbro, facendo uno sforzo per andare avanti, e attraversare quel posto completamente contaminato dall'oscurità. Più vado avanti e più mi sembra una tortura, ma cerco di non dargli peso. Spostarmi da un mondo all'altro è la mia priorità, ora, e non posso permettermi distrazioni.
Mi conduce così a un altro luogo, non per niente simile al precedente. Mi guardo intorno in mezzo a quella vasta distesa di prato sotto il cielo nero illuminato dalle stelle, la cui luce incitano la mia testa a sollevarsi verso l'alto, e i miei occhi s'incontrano con la luce lunare.
《Questo posto... Dove sono...》
Resto in quella posizione per diversi minuti, fino a quando le mie orecchie odono un rumore simile a dell'acqua che scorre, come se da quelle parti vi fosse un ruscello. Per confermare questa tesi mi volto, e vedo un piccolo ruscello alle mie spalle la cui acqua cristallina precipita da un'alta pianura raggiungibile a quanto pare tramite la salita di fianco a me.
Non l'avevo affatto sentita.
Le gambe mi portano ai piedi del ruscello senza neanche che le abbia comandate. Mi accovaccio e allungo le mani verso l'acqua, immergendole per prenderne un po'. Quindi, comincio a lavarmi la faccia e ne usufruisco anche per soddisfare la mia sete, poco importa se è buona o meno. Da ore ho la gola secca, e per tutto questo tempo non ho trovato altre fonti d'acqua al di fuori di questa.
Sospiro, sentendomi finalmente sollevata.
Non ho nulla con cui asciugarmi, perciò mi arrangio con le maniche del mio mantello. Quando alzo velocemente le braccia, un altro scoppio mi colpisce a una spalla, il che mi porta istintivamente a metterci sopra una mano, gemendo tra le labbra chiuse in una sottile linea retta. Abbasso lo sguardo, e realizzo soltanto allora che ho riportato una ferita anche lì, una delle tante che non sono riuscita a curare. L'unica cosa che ho potuto fare è stata avvolgerla con una benda che ho sottratto in una cittadina nei mondi precedenti, ma non è bastata.
Ecco perché ho urgente bisogno di trovare un posto dove stare, un posto celato da occhi indiscreti, ma è più facile dirsi che a farsi.
Continuo a premere la mano sulla ferita, ansimando. Per fortuna, questa spiacevole sensazione inizia lentamente a cessare, ed è la ragione per la quale i miei muscoli si rilassano.
Alzo di nuovo il capo al cielo e chiudo fermamente gli occhi, accertandomi che fosse tutto finito. Era ora. Lascio quindi andare la mia spalla, e mi rimetto in piedi, alla solita, speranzosa ricerca di un riparo.
Non so se fosse dovuto al fatto che fosse tarda notte, ma quel posto mi è subito sembrato il più tranquillo che abbia visto finora. Forse questa è la volta buona.
Mi fermo ancora un po' a guardare le stelle, taciturna come sempre. Sento che quella notte stia lasciando una scia di familiarità.
Ecco che, di colpo, un terzo scoppio si presenta nella mia testa. Inizialmente penso che sia una cosa passeggera e che avrei fatto meglio a ignorarla, ma quando la sensazione continua ad accrescere, porto le mani ai lati della testa e i sussulti che escono dalla mia bocca diventano incontrollati.
Ogni cosa nella mia visione diventa doppia, e mi sento come se stessi per avere un capogiro.
Cado sulle ginocchia, stringendo gli occhi a più non posso.
《La testa... Fa male...》 penso, nel disperato tentativo di scacciare quell'orribile sentimento. Comincio a barcollare e cerco di tenermi in equilibrio, finché il mio corpo, stanco di reggere tutto questo, cade in avanti, schiantandosi violentemente sul prato.
Impreco per il fatto che non posso fare niente per evitarlo, e nella speranza che passi in fretta, chiudo gli occhi.
(...)
Il ragazzo mascherato continua ad attaccarmi incessantemente, senza darmi tregua. Continuo a deviare con destrezza i suoi colpi coi miei Keyblade, uno per uno, ma per quanto ancora posso resistere?
È dannatamente veloce, e i suoi attacchi sembrano essere molto potenti. Nessuno è mai riuscito a mettersi in pari con la mia velocità, e sopratutto, ad aggirare le mie illusioni in quel modo. E non è il solo contro di me.
Il Maestro ci guarda da lontano con in pugno il suo Keyblade, sorridendo.
Rimango a fissare quel sorriso, deviando un altro colpo del mio avversario. Ciò non cambia però il mio imperdonabile errore: infatti, il misterioso ragazzo ne approfitta per assestarmi un violento colpo dal basso, facendomi sfuggire di mano uno dei miei Keyblade, che vola ruotando su sé stesso prima di conficcarsi nel terreno.
Guardo la chiave a distanza con gli occhi che si sgranano. Dannazione. Quel gesto mi porta a pensare che conosca il mio punto debole. Ma come?
《Il tempo dei giochi è finito.》 mi sussurra con una voce agghiacciante, disfacendosi anche dell'altro Keyblade, riservandogli lo stesso trattamento del primo. Non sapendo come difendermi indietreggio, senza distogliere lo sguardo da quella maschera e quel Keyblade del colore del sangue che si avvicina sempre più a me.
La mia schiena colpisce un vicolo cieco e non ho vie di scampo, dato che il giovane è già davanti a me, pronto a sbarrarmi la strada con la sua chiave che inizia a sollevare verso il mio mento. Mi ritrovo a fissare la punta dell'arma che si fa sempre meno distante, fino a quando mi tocca il mento, senza preoccuparsi di affondare troppo nella carne. In questo modo solleva la mia testa, che si ritrova faccia a faccia con la sua.
Anche da così vicino non è possibile scorgere niente del suo volto.
A quel punto, mi viene da domandarmi: chi è davvero questo ragazzo?
《Un collega in gamba, non trovi?》 mi chiede il Maestro, avvicinandosi a noi con quel sorriso ancora stampato sul suo volto. Il suo Keyblade scompare dalla sua mano, unendola all'altra dietro la sua schiena come è solito tenerle. Una delle cose che mi fanno storcere il naso di lui.
Cerco di dimenarmi dalla trappola del suo nuovo apprendista, il quale però non si fa problemi ad affondare ancor di più la punta della sua chiave nel mio collo, facendomi sfuggire un gemito. Porto le mie mani ad avvolgerle attorno al suo Keyblade nel tentativo di scansarlo da me, ma vedo che insiste col tenerlo lì dov'è, e da come gli impedisce di spostarsi anche solo di qualche centimetro, devo dire che ha una forza impressionante. 《Gh...》
Lo guardo con uno sguardo disperato, capendo che non mi avrebbe concesso alcuna via di fuga. Ancora una volta dalla sua maschera non posso vedere nessun segno di reazione, ma posso dire che molto probabilmente non gli interessa se mi stia facendo male o meno.
《Lasciami...》 gli dico con la voce smorzata, proprio a causa del suo Keyblade che continua ad affondare pericolosamente nel mio collo, come se volesse uccidermi.
Il ragazzo non risponde, e continua a tenere la sua arma lì dov'è, infischiandosene delle mie sofferenze. Anzi, sembra proprio che ci stia trovando gusto, e che volesse sentire di più.
Il mio, anzi, il nostro Maestro resta a guardarci senza intervenire, come se non gli importasse della situazione che gli stava girando intorno.
《Senza dubbio è anche molto più potente di te.》
Quelle parole mi lasciano di stucco. Non posso credere che dopo tutto questo tempo sarebbe giunto il momento in cui l'avrebbe detto. Io, che sono sempre stata la sua allieva più forte.
Questo ragazzo è arrivato da poco, ma se è davvero più forte di me come sostiene il vecchio, con chi si sarà allenato prima di lui? Qualcuno di decisamente più potente?
Sento intanto la chiave che continua ad avanzare, disturbando i miei pensieri. È un'esperienza orribile, quella che sto provando. Non riesco a respirare, e la mia vista si sta annerendo. Il mio corpo sta cedendo.
Non posso. Non adesso. Non fino a quando non l'avrò rivisto un'ultima volta...

(...)
Mi sveglio improvvisamente, e un forte suono simile a un tentativo bisognoso di recuperare ossigeno mi sfugge di bocca. Sto ansimando pesantemente, e sento il petto stringersi e contorcersi tanto da farmi male.
E quella sensazione al collo è tornata.
Porto una mano su quel punto, raccogliendo più aria possibile nei polmoni. Poi mi guardo intorno, allarmata: fortunatamente, non sono lì. È quando rivedo quella distesa di prato che il mio respiro comincia a darsi una regolata, realizzando che sono in un mondo diverso.
《Era un incubo. Solo... un...》
I miei occhi fanno fatica a restare aperti, spalancandosi innumerevoli volte ma restando chiusi per la maggior parte del tempo, finché smetto di sentire i miei sensi, e cado in avanti.
Come prima, la mia visione è completamente oscura e non c'è raggio di luce a colmare quel vuoto.
   
 
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