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Autore: A_Typing_Heart    01/09/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Enma si voltò a guardarsi intorno, ma non vide nessun'altra figura emergere dal bosco. Come ulteriore riprova, Tsunayoshi si avviò su per il selciato verso la casa di Verde.
-Tsuna... sei venuto qui da solo?-
-Ho dovuto.- rispose lui secco. -Mukuro ha avuto un'altra crisi e Nagi era completamente distrutta, non aveva la forza di muoversi... non potevo lasciarla da sola, quindi Gokudera è rimasto con lei... e Byakuran... beh, lui aspira alla santità, pare, quindi non ha voluto sentire ragioni nemmeno stavolta. Non sono nemmeno riuscito a farlo uscire dalla cappella dell'ospedale.-
Che il comportamento del boss dei Millefiore fosse poco meno di un tradimento agli occhi di Tsunayoshi era evidente. Percepiva chiaramente che era arrabbiato, frustrato di essere ignorato due volte nella sua richiesta di collaborazione, irritazione ancora più profonda dovuta al fatto che in quanto Decimo Vongola non era affatto normale che gli si rifiutasse qualcosa.
-Tch.- aggiunse poi a mezza voce, come fra sè e sè. -In cappella... quando mai Byakuran avrà creduto in un Dio che non fosse lui, poi? Che schifoso... ipocrita...-
-Yamamoto... Yamamoto mi ha detto che a volte anche lui va in chiesa.- commentò Enma in un tono che sperava non avesse alcun accento critico. -Dice che è un buon posto per stare tranquilli a pensare.-
Tsunayoshi emise un altro sciocco di bocca dall'aria oltremodo seccata ed Enma pensò che non fosse il momento adatto per proseguire una conversazione sui benefici mentali e spirituali del recarsi in chiesa. Affrettò il passo per stare dietro al suo boss, che sembrava più risoluto che mai. Erano soltanto in due, ma comunque Verde non aveva guardie nè allarmi che Enma gli avesse visto disattivare o inserire al loro arrivo. Aspettava il suo rientro dopo lo sporco lavoro e forse col favore dell'effetto sorpresa...
Tsunayoshi sembrava aver sposato la sua stessa idea, perchè non appena fu in vista della casa spiccò la corsa mentre il suo anello mandava un bagliore arancione. Le sue mani vennero avvolte dai guanti in un attimo e una manciata di secondi dopo il Decimo Vongola aveva sfondato la porta d'ingresso con un calcio.
Il caso voleva che Verde fosse lontano dai suoi computer e si stesse aggirando per la cucina alla ricerca di qualcosa, dato che le credenze erano tutte aperte e c'erano barattoli e scatole appoggiate su ogni ripiano libero. Fu con autentico stupore che li guardò fare irruzione in casa sua, ma non ebbe alcuna traccia di paura.
-Non una mossa, Verde, o giuro che non resterà nemmeno un ossicino da seppellire.- lo ammonì Tsunayoshi puntandogli contro il palmo aperto.
-Ah, questa è davvero una sgradita sorpresa... come mi hai trovato, Decimo Vongola?-
-Enma ti ha trovato. A me è bastato tenere d'occhio dove si trovasse lui.- snocciolò sbrigativo il boss. -Quando ho visto che stava lasciando la Svizzera dove i Vindice avrebbero dovuto detenerlo, ho capito che qualcuno lo aveva portato fuori...-
-Già, qualcuno... ma come sapevi che ero io?-
-Perchè sapevo che tu avevi modo di portare fuori i prigionieri da quel posto. Non potevi immaginarlo perchè credevi di aver cancellato ogni traccia, vero? Ma ti sei sbagliato, perchè Emilia Conversi è sopravvissuta.-
L'espressione di Verde tradì il suo fastidio, ma soprattutto un profondo disgusto.
-Lei ha risalito il condotto di scarico dei fumi fino a un cunicolo delle catacombe, ustionandosi orribilmente, ma è sopravvissuta. Abbiamo potuto trovarla, scoprire chi era e sapere che avrebbe dovuto essere detenuta dai Vindice insieme all'intera sua famiglia...-
-Oh, molto arguto, Decimo.- disse Verde, senza sorridere. -Ma soprattutto molto fortunato... quello davvero bravo, perdonami la franchezza, è il tuo compianto guardiano della nebbia.-
La menzione di Mukuro fece avere una leggera esitazione a Tsunayoshi, ma fu solo una frazione di secondo, prima che tornasse a fissarlo senza nemmeno sbattere le palpebre. Sembrava avesse paura di perdere la preda se soltanto avesse chiuso gli occhi, era teso come un gatto pronto a un balzo decisivo su un topo. Verde dal canto suo sembrava piuttosto tranquillo per essere sotto tiro, tanto che si mosse e si sedette su una delle sedie scompagnate attorno al tavolo della cucina.
-Lui non ho ancora capito chi o cosa abbia visto per riuscire a trovarmi. Prima di abbandonare la famiglia Verdesca al suo mediocre destino credevo di aver cancellato tutte le registrazioni che mi riguardavano, ogni informazione utile sul mio passato e mi sono sempre mosso con la massima circospezione... pagamenti non tracciabili, pedine eliminate, macchinari rubati e luoghi affittati sotto prestanome insospettabili... eppure è riuscito a trovare il mio laboratorio principale a Parigi, è riuscito a sapere che facevo parte dei Verdesca e persino a trovare la mia casa vicino al lago di Como.-
Enma spalancò gli occhi. Ovviamente, data la prudenza di Verde, non aveva potuto sapere la loro destinazione e non aveva idea di dove si trovassero, confidava che il segnale del suo microchip avrebbe condotto i Vongola da lui qualora fosse stato prelevato dallo scienziato. Non aveva idea di trovarsi vicino al punto di partenza. Ecco perchè Mukuro e Giulia erano stati attaccati, perchè Verde li teneva d'occhio e quando aveva visto il guardiano della nebbia arrivargli quasi nel giardino di casa aveva creduto che l'avesse trovato, o che stesse per farlo. E invece era soltanto l'ennesima tragica coincidenza...
-Tu... tu... hai fatto uccidere Mukuro... per questo?- domandò Tsunayoshi, con la voce che tremava per la rabbia.
-So che sarai furioso, ma non è davvero nulla di personale, d'accordo?- disse Verde, alzando le spalle come se la cosa fosse di poca importanza. -So che pensi che ce l'abbia con te a questo punto, ma ti ho messo contro Enma soltanto perchè tu porti le migliori protesi robotiche al mondo sviluppate dalla tecnologia Millefiore, e volevo valutare la differenza di abilità tra il mio primo modello e il loro... tra l'altro, sapevo già che non saresti stato sconfitto, Enma non aveva sufficiente preparazione, francamente ci ha messo davvero troppo tempo a guarire.-
Enma si sentì insultato. Non solo era stato raggirato per accettare di farsi fare esperimenti contro ogni natura, ma ora veniva anche denigrato come un modello base, buttato in un crash test giusto per vedere quanto avrebbe resistito prima di finire in pezzi. E addirittura ci aveva messo troppo tempo a guarire. Ovviamente, pensò Enma furioso, che vuoi che sia guarire dall'amputazione di quattro arti e dall'installazione di un Gear nell'addome... robetta, due o tre giorni di riposo e brodo di pollo, come per guarire dall'influenza...
-BASTARDO!-
Enma afferrò la sedia più vicina e la scagliò contro Verde. Buon per lui che avesse buoni riflessi nello scappare, perchè il mobile andò a sfasciarsi contro il muro tanta era la violenza del lancio. Tsunayoshi lo guardò brevemente, ma gli bastò per capire che ora covavano esattamente lo stesso livello di rabbia.
-Hai ucciso la mia famiglia... mi ha fatto passare un inferno per anni... per poi scaricarmi come un sacco di immondizia!-
-Se stai cercando di farmi sentire in colpa puoi risparmiare il fiato, Enma.- ribattè Verde apatico. -Davvero, io non ho sentimenti umani. Uccidere la tua famiglia era il modo più semplice per avere i progetti di Laura Kozato e tutti gli appunti del figlio Kosuke sull'alimentazione. Non avevo chiesto che li ammazzassero così, non mi serviva, a te potevo raccontare bugie, tanto non avresti mai incontrato nessun altro membro della mafia che potesse dirti che non avevo ragione. Ma quei due costano poco e i soldi mi servono per la ricerca.-
Enma si sentì così svuotato da credere che la sua anima fosse scivolata via dal suo corpo per affondare nella terra. Sentirsi trattare così, e sentirlo parlare della sua famiglia orribilmente massacrata come cosa di nessun conto, come se avesse semplicemente rotto un piatto, lo aveva stravolto. Sinceramente, dopo quello che aveva visto al carcere, si era quasi illuso che fosse almeno un po' affezionato a lui. Magari come ci si affeziona a un gatto che fa visita a casa tutti i giorni, o a un oggetto che si butta via a malincuore forse, ma aveva davvero creduto che tutto il tempo impiegato per rimetterlo in piedi e per riportarlo a casa significasse che Verde aveva ancora una piccola parte salvabile. Invece neanche questo, era se possibile ancora più spregevole di quanto credesse.
-Devi capire, Enma. Questo non è un gioco. Io punto a realizzare dei corpi totalmente cibernetici con queste basi e far sì che una mente possa esservi trasferita, rendendo un essere umano immortale e più forte in modo incalcolabile. Ovviamente, il primo sarò io, e poi a pagamento chiunque lo voglia.- spiegò Verde, con una luce folle negli occhi. -Ma questo costerà molto, in termini di denaro, di tempo, e di vite... Enma, tu sei una delle pietre fondamentali di questa Torre di Babele, dovresti esserne fiero! Tu e la tua famiglia renderete possibile a me dare l'immortalità all'uomo!-
Tsunayoshi spalancò gli occhi in un lampo di comprensione, e si accigliò ancora di più.
-È questo il tuo patto con i Vindice? Darai loro una versione più normale e più forte del loro corpo morto... in cambio di... ah...- gemette Tsunayoshi, la cui espressione fu pervasa di tristezza. -In cambio dei loro prigionieri... prendi cavie per la tua sperimentazione dai prigionieri condannati all'ergastolo... nessuno di loro può ricevere una visita, nè una grazia, e nessuno si chiederà mai dove sono...-
-Ah, dunque non solo il tuo guardiano della nebbia è acuto, Decimo Vongola... ebbene, sì. Mi duole ammetterlo, ma c'è una penuria di cavie che rallenta sensibilmente la ricerca, quindi ho usato anche questo metodo per recuperarne alcune gratuitamente.- ammise l'Arcobaleno. -Ma se posso essere sincero con voi, non ho intenzione di dare dei corpi perfetti a qualcuno di potente come i Vindice. Onestamente potrei avere problemi a liberarmene se mi intralciassero, quindi ho intenzione di non rispettare i patti... non ho ancora messo a punto tutti i dettagli, ma...-
I Vindice erano probabilmente l'ultima categoria di esseri viventi per cui provare pietà ed Enma pensò che se fosse dipeso da lui avrebbe messo in lista gattini mutilati e cavalli feriti per una protesi prima di quegli orrendi esseri, ma Verde dimostrava ancora una volta la sua completa inaffidabilità. 
-Lascia che te lo dica chiaramente, Verde.- disse Tsunayoshi. -Di una cosa ti devo essere riconoscente. Enma è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, e forse se tu non lo avessi rapito e indottrinato a uccidermi non ci saremmo mai incontrati, perchè la sua famiglia non faceva più parte della mafia. Per questo potrei anche ringraziarti.-
Verde parve sorpreso, ma non rispose.
-Ma tu hai fatto alla mia famiglia qualcosa di terribile... e non posso perdonarti, nemmeno se lo volessi, e ti garantisco che non voglio nemmeno provarci dopo averti sentito aprire quella dannata bocca.-
-Sii ragionevole, Vongola... sono un Arcobaleno... la mia morte, se tu riuscissi a ottenerla, ti porterebbe una serie infinita di guai... la scomparsa di un Arcobaleno richiede la sua immediata sostituzione.-
-Bene, perchè il prossimo non potrà essere peggio di te.-
Tsunayoshi rilasciò dalla mano un'esplosione di fiamme arancioni che spazzò via la cucina sfondando la parete, ma Verde ne emerse senza danno grazie a una barriera di dure fiamme del fulmine che lo avvolgeva. Enma si spostò sull'altro lato per coprirgli la fuga, anche se si chiedeva come avrebbe potuto essere d'aiuto: le sue protesi attuali non erano all'altezza di uno scontro con un Arcobaleno ed era privo di armi. Purtroppo o per fortuna il Decimo ne aveva una che sarebbe bastata.
-Ti direi di recitare la tua ultima preghiera, ma tanto nessun Dio ti ascolterebbe.-
Nella mano di Tsunayoshi comparve ancora una volta la fiamma arancione, stavolta venata della fiamma violacea simile a un fulmine. Enma la guardò con il cuore in gola. Sapeva che si trattava dell'arma che aveva fatto mettere a punto per assicurarsi la vittoria contro avversari più potenti di lui, tra i quali il temuto Enma 2.0 che fino ad allora non si era mai presentato. L'Arcobaleno Verde tuttavia era un suo validissimo sostituto e forse il Soffio del Peccatore era la loro unica speranza di spuntarla, data l'impotenza di Enma e l'assenza degli altri alleati.
Verde la osservò incuriosito e il fatto che non ne avesse paura forse era consolatorio, poteva significare che non ne conosceva le proprietà. Enma sentiva il cuore battere come un tamburo. Era una fiamma terribilmente instabile e molto pericolosa per il suo movimento difficile da prevedere, ma sarebbe bastato ferire l'Arcobaleno abbastanza profondamente e la fiamma velenosa sarebbe entrata in circolo... in un posto così isolato sarebbe stato impossibile prestare soccorso per quell'infezione, ma questo valeva anche per Tsunayoshi e per lo stesso Enma. Strinse forte i pugni. Aveva giurato al suo boss che non si sarebbe tirato indietro, che lo avrebbe seguito incontro alla morte... ma cominciava a temere. Non per la vita in sè, ma si chiedeva che cosa sarebbe stato di Tsunayoshi se avesse perduto sia Mukuro che la sua terra. Temeva che ne sarebbe uscito distrutto.
Fu questione di un attimo. Tsunayoshi lanciò il suo colpo e com'era presumibile il Soffio crepitò nell'aria in modo irregolare, come un vero fulmine. Enma si fece indietro nel momento stesso in cui Verde contrattaccò con un bagliore accecante proveniente dal ciuccio che portava al collo, così fulgido da non permettergli di distinguere i movimenti dell'uomo. Il fragore era assordante e ne seguì un'esplosione violenta che scagliò Enma fuori e lo fece rotolare più volte sul prato, lasciandolo stordito con le orecchie che fischiavano doloranti. Le coprì con le mani, senza rendersi conto che non poteva liberarsi di quel molesto suono, e scosse piano la testa. Notò che nel farlo si era scrollato di dosso schegge di vetro, poi alzò finalmente lo sguardo sulla casa.
Il tetto era divelto, due delle pareti erano praticamente demolite. La casa era stata sventrata dall'esplosione, la polvere avvolgeva ancora il piano inferiore. Vide qualcosa di simile a un armadietto o a una cassettiera pendere sempre di più dai resti del piano superiore, fino a cadere e schiantarsi in un punto imprecisato avvolto dalle fiamme e dal fumo. Enma si alzò subito e si avvicinò alla casa, ma anche settandosi al meglio delle loro possibilità i suoi occhi non gli permisero di distinguere nulla nella coltre scura.
-Tsuna!-
Avvertì un rumore, ma era solo un altro pezzo spaccato del muro che capitolava. Si coprì la bocca e il naso con l'aiuto della maglietta e si avventurò nel perimetro che poco prima comprendeva la cucina dell'abitazione. Chiamò più volte Tsunayoshi senza risposte e il panico aveva ormai preso il controllo di lui. Voltò il tavolo, andò a controllare che non fosse rimasto schiacciato dalla cassettiera, ma non lo trovò. Invece, scaraventato nella stanza caotica nella quale si erano messi a parlare prima, trovò Verde. Stava cercando di trascinarsi verso i computer ed Enma accorse per fermarlo, piazzandogli il piede sulla testa.
-Dove pensi di andartene, bastardo?-
Lui non riuscì a voltarsi per guardarlo e non gli disse nulla. Gli sfuggì soltanto un gemito e si afferrò la spalla, permettendo a Enma di accorgersene. Il Soffio lo aveva colpito, lo vedeva dalla ferita perfettamente dritta come inflitta da un rasoio. Nulla in un'esplosione o in uno scontro privo di lame avrebbe potuto provocare un taglio così netto sia sulla pelle che sul camice. Si chiese però se ci fosse un modo per accertarsene, un segno che gli permettesse di appurare l'infezione della fiamma, ma a quanto ricordasse non ce n'erano. Mukuro non aveva avuto nessun segno visibile prima di cominciare a stare male, e nemmeno dopo che aveva iniziato a fare effetto.
Mentre la sua mente si dibatteva tra il bisogno di verificare che il Soffio fosse andato a segno e l'urgenza di verificare se Tsunayoshi stesse bene, Verde diede un lamento più forte e iniziò a tossire. Enma tolse il piede come se avesse visto una tagliola per orsi e un attimo dopo l'Arcobaleno ebbe un violento conato di vomito. Ricordò che nel caso di Mukuro quello era stato il primo sintomo e si disse convinto che fosse ormai destinato alla morte, così l'abbandonò al suo atroce destino e tornò a cercare con gli occhi il Decimo Vongola. Non lo vide, ma lo sentì tossire.
Si lanciò verso il punto in cui la parete era sventrata e lo trovò lì, riverso sul fianco, coperto di polvere e pallido. Si avvicinò a lui chiamandone il nome, ma lui non parve sentirlo. Lo afferrò per le spalle e lo trascinò fuori dalla casa pericolante e in fiamme, lontano dalla polvere e dal fumo, e lo sdraiò nell'erba. Solo allora se ne accorse.
Sul fianco sinistro la sua camicia insanguinata presentava un lungo taglio netto. Atterrito la strappò per controllare la ferita e gli mancò il respiro quando vide che la pelle sembrava ferita da una lama di rasoio. Era stato colpito. Il Soffio si era separato, era stato riflesso o era rimbalzato su qualcosa, tornando verso il suo utilizzatore e colpendolo.
-N-no... no!- protestò Enma, senza sapere cosa fare. -No! Tsuna! Ti prego, rispondimi... Tsuna!-
Si accorse di avere il fiato corto e il battito a mille. Non aveva idea di cosa fare. Non poteva chiamare aiuto, e anche potendolo fare nessuno nei paraggi era attrezzato per effettuare un intervento sul flusso delle onde. Il Soffio avrebbe ucciso Tsunayoshi in dieci o quindici minuti, e sarebbero stati infernali, perchè avrebbe sentito tutto il corpo bruciare come arso dal fuoco, tirando il respiro sempre con più difficoltà, fino a quando gli organi interni non avrebbero cominciato a collassare uno dopo l'altro. Enma non poteva stare a guardare una cosa così atroce senza agire... ma cosa fare?
Quasi d'istinto, smettendo di ascoltare le terribili voci che gli raccontavano la morte in agonia della persona che più amava, gli tolse subito l'anello dal dito. In quel modo non avrebbe rischiato di accelerare... ma ormai il veleno era in circolo. Era proprio come un veleno di serpente da succhiare via, ma come assorbire un veleno intangibile, fatto esso stesso di fiamma condensata?
La risposta gli venne da ciò che Spanner gli aveva spiegato sulla sua fiamma della Terra e sul suo gear. Senza esitare si sfilò la maglietta e prese ad armeggiare intorno al pannello addominale che proteggeva il suo meccanismo interno di alimentazione. Ovviamente non era fatto per aprirsi come un cestino della merenda, e non riusciva a trovare un punto per spalancarlo. Preso dalla rabbia dettata dalla sua massima urgenza sganciò l'epiteto più grosso mai pronunciato e ficcò le dita nell'addome. Gridò forte quando le sentì affondare nella pelle e nella carne, perchè la grande concentrazione di terminazioni nervose attorno al gear rendeva quella parte la più sensibile a tutti i tipi di stimolazione, compreso il dolore. Era quasi insostenibile, ma Enma continuò ad affondare, seppur con le lacrime che sgorgavano da sole e sentendosi quasi impazzire dal dolore. Tastò con le dita, tirò contro ogni istinto di sopravvivenza e strappò via il pannello addominale. La luce scarlatta del suo Gear illuminò il viso sofferente di Tsunayoshi. Era la sola possibilità che avesse di salvarlo. Se fosse andata male sarebbe morto anche lui, probabilmente, ma non aveva paura. La sua vita senza Tsunayoshi sarebbe stata solo una lunga, misera esistenza senza scopo e afflitta da rimpianti...
-Avanti... avanti, parassita! Ti piacciono le fiamme, no?- fece Enma, staccandosi vari collegamenti tra corpo e Gear. -Impazzirai per queste!-
Rimosse tutti i collegamenti possibili, lasciandone solo uno, e per la prima volta in vita sua tenne tra le mani l'essenza stessa della sua esistenza robotica. Poteva anche essere un parassita di fiamme, rappresentare tutto il suo tormentato passato, ma gli pareva uno degli oggetti più belli e magici del mondo... guardando quella luce scarlatta indebolita fu sicuro che avrebbe potuto farcela. Lo avvicinò alla ferita netta di Tsunayoshi e vi inserì all'interno alcuni piccoli cavi trasparenti. Si sentiva molto debole ora che il meccanismo era scollegato quasi del tutto da lui, ma doveva funzionare, era la sola prossiblità di Tsunayoshi di sopravvivere...
Qualcosa accadde. Il Gear Simon 1 iniziò a produrre un sibilo molto acuto e a ruotare in modo irregolare, con la luce rossa più intensa. Dapprima i cavi trasparenti divennero arancio pallido, suggerendo a Enma che stavano risucchiando la fiamma del Cielo di Tsunayoshi. Il ragazzo si chiese se si sarebbe reso conto di quando avrebbe preso la fiamma del Soffio, o se il Gear fosse stato in grado di assimilarla dato che non era una fiamma naturale. Attese ancora, ma il colore sembrava invariato, così come le condizioni di Tsunayoshi. Poi il boss ebbe uno scatto involontario, girò la testa e rigettò nell'erba. Enma si sentì come morto nel rendersi conto che Tsunayoshi era ormai infettato. Non poteva più salvarlo...
-Tsuna... Tsuna...-
Enma abbandonò il Gear, che rotolò sul prato sibilando come mai, e accarezzò il viso di Tsunayoshi. Non lo poteva salvare... non poteva fare niente per lui. Era molto difficile accettarlo, ma era inevitabile. Avrebbe perso un altro amore della sua vita, il più grande, l'ultimo... e decise, con la vista offuscata dalle lacrime, che sarebbe stato veramente l'ultimo. Senza distogliere lo sguardo da Tsunayoshi gli prese la mano e con l'altra trovò l'ultimo collegamento del suo Gear. Lo staccò di netto e la reazione fu immediata: il meccanismo sibilò più piano e si fermò del tutto, poi la luce si affievolì fino a sparire. Enma, sentendosi completamente privo di energie, si accasciò a terra. Sentì Tsunayoshi che stringeva la sua mano e lo sentì lamentarsi mentre il dolore andava aumentando.
-Mi dispiace, Tsuna... avrei voluto dividere anche il dolore con te...-
Poi qualcosa successe. Il Gear riprese a sibilare e a vorticare, con una luce rossa abbagliante. Enma, che pur sentendosi debole non aveva ancora l'impressione di essere in fin di vita, si sollevò un po' per guardarlo. Fu scioccato di vedere piccoli fili di fiamma purpurea risalire i piccoli tubicini ed esaltato, fuori di sè per la felicità, lanciò un urlo di giubilo. Si rimise in ginocchio e guardò il suo Gear vorticare come una trottola impazzita mentre, privato della sua principale fonte di alimentazione qual era la fiamma naturale di Enma, assimilava una nuova fiamma da convertire. Come il suo portatore aveva sperato si era lanciato a risucchiare quella più forte e più densa, quella del Soffio. Il viola continuò a risalire i tubicini di raccoglimento per qualche secondo ancora, durante i quali il respiro di Tsunayoshi andò regolarizzandosi. Alla fine prese ad assimilare di nuovo tenui fiammelle arancioni. Enma lasciò che ne prendesse ancora, per assicurarsi che non ci fossero più sfumature di altro colore, poi con la mano che tremava e che percepiva come addormentata rimosse i cavi. Il Gear smise di fare rumore e prese a girare pigramente, con la luce rossa molto bassa, come un'innocua sfera al plasma. Tsunayoshi aveva di nuovo un respiro regolare e non si lamentava più.
-Tsuna... oh, Dio, grazie...-
Enma si lanciò andare e appoggiò la testa sul petto di Tsunayoshi. Pianse e rise nello stesso momento sentendone il respiro e il battito del cuore, ignorando del tutto il fatto che ora lui poteva essere in punto di morte. Riuscì solo a pensare che forse era arrivato a capire anche il comportamento ipocrita di Byakuran dei Millefiore. Lui non aveva avuto alcun orientamento religioso dai genitori, né da Verde né da Gokudera, eppure era così istintivo sperare in qualcuno che potesse arrivare a fare ciò che non era umano realizzare... qualcuno che potesse far avere l'idea giusta, che potesse farla funzionare per folle che fosse, qualcuno che potesse salvare una vita cara.
Non seppe dire quanto tempo restò lì ad ascoltare quel meraviglioso battito, ma fu abbastanza perchè qualcuno a valle notasse il fuoco e il fumo. Sentì lontane le sirene dei pompieri e si ricordò che c'erano due corpi morti sul sentiero, un uomo morto o agonizzante e una casa distrutta e avvolta dalle fiamme. E poi, c'era un bellissimo uomo che non rischiava più di morire e uno scherzo della natura, con il ventre aperto e uno strano aggeggio luminoso sull'erba... non sarebbe stato facile da spiegare...
-Tsuna!-
Enma alzò faticosamente gli occhi e vide di sbieco una figura che correva verso di loro. Si sorprese molto di conoscerla, e soprattutto che non fosse nessuna di quelle presenti all'ospedale. Yamamoto si avvicinò a loro.
-Enma, che cosa è successo?-
-È lungo da spiegare...-
-Questo lo immaginavo... ehi, Tsuna! Tsuna, stai bene?-
-Credo che starà bene...-
Le sirene si avvicinarono e Yamamoto si fece molto serio. Si raddrizzò e indicò qualcuno che Enma non riusciva a vedere, un tale Yamaguchi, e gli ordinò di rallentare l'arrivo degli interventi. Rivolgendosi ad altri dividendoli in gruppi ordinò di far sparire i due corpi sul sentiero, di controllare la casa, di ripulire la scena. Ordinò poi di chiamare la squadra di emergenza dei Vongola e di portarli entrambi al rifugio medico più vicino. Fu in quel mentre che Tsunayoshi aprì gli occhi.
-Tsuna...- lo chiamò Enma con un sollievo mai provato prima. -Stai bene...-
-Cosa... che cosa è successo...?-
-Beh... la buona notizia è che sembra che non moriremo...-
-Ottimo...- commentò Tsunayoshi, ancora stordito. -E la cattiva...?-
-La cattiva è che il tuo Soffio del peccatore ora si chiama Flop del Peccatore... perchè a quanto sembra il mio Gear se l'è digerito...-
Enma diede in una debole risata. Sarebbe stato un racconto molto lungo quello di quella serata, e sarebbe stato molto divertente tornare a casa e raccontare a Spanner come il suo Gear aveva risucchiato il Soffio. Avrebbe sicuramente aperto nuovi orizzonti alle sue ricerche, e sembrava anche che la rimozione del Gear non significasse una morte certa. Forse Emilia Conversi era sopravvissuta come lui alla rimozione, e con arti intorpiditi come i suoi si era trascinata disperatamente verso la vita. Certo Enma non si sentiva affatto bene, non si sentiva le estremità e il dolore all'addome era sordo e sopportabile solo grazie a una combinazione di adrenaline e simili, era stanco tanto da non riuscire a pensare di muoversi, ma non gli sembrava di fare fatica a pensare, a respirare o che il cuore stesse rallentando. Dopotutto, sembrava che non sarebbe morto nemmeno questa volta. Aveva ancora del tempo da passare insieme a Tsunayoshi.
   
 
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