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Autore: Laura28    02/09/2018    2 recensioni
La storia si inserisce nella quinta stagione di Once upon a time e va, a parer mio, a riempire dei vuoti non di trama quanto piuttosto di "extra" che mi sarebbe piaciuto vedere per rendere la storia più completa. In un intreccio di flashback a Camelot e scene ambientate nel presente della stagione a Storybrooke, tra scene aggiunte e piccoli rimandi a scene proprie della serie, vediamo Emma dibattersi e cercare di convivere con l'Oscurità che ne influenza le azioni e Uncino che cerca di starle vicino, tuttavia sente qualcosa di strano: è inconsapevole, a Storybrooke, di essere anch'egli un Signore Oscuro, ma io ho voluto lanciare dei piccoli indizi, appunto per completare questa parte di storia. Dunque la trama è una sorta di spaccato di quella stagione con degli approfondimenti al rapporto di Emma e Killian tra di loro e con l'oscurità che minaccia il loro rapporto, condito con varie introspezioni e colpi di scena. Spero vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Camelot

Killian si guardò intorno: non erano più nella radura di camelie, non apparentemente. Si trovavano in quella che sembrava una tenda il cui pavimento era ricoperto da soffici cuscini.
“Oh, no, no, no, no …” Sentì mugugnare Emma.
“Swan, che diavolo è stato?!”
“Ci ho teletrasportati.” Squittì lei, il senso di colpa dipinto su tutto il viso.
“Perché diavolo avresti dovuto farlo? Non ti piaceva la radura?”
Emma si mortificò ancora di più. Come era stato possibile? Non aveva sentito voci né aveva visto Tremotino, perché quindi i suoi poteri erano scattati?
“Ovviamente mi piaceva … Io … Non so cosa sia successo … So solo che stavo pensando che avrei tanto voluto essere in un luogo sì tranquillo, ma anche riservato, diciamo intimo … Mi dispiace, non so come sia stato possibile, non volevo usare la magia, lo giuro!”
Killian la guardò: era così fragile, teneva lo sguardo basso e sembrava volersi fare piccola piccola per l’imbarazzo. Si pentì immediatamente di aver alzato la voce. Le vecchie cattive abitudini ogni tanto facevano ancora capolino nella sua vita, ma non avrebbe permesso loro di rovinare il momento che si stava creando con Emma prima del “viaggio magico”. Sospirò.
“Perdonami se ho alzato la voce, non volevo. Mi sono preoccupato perché credevo non dovessi usare i tuoi poteri, o sbaglio?”
“Infatti! Ma non l’ho fatto apposta!” rispose Emma.
“Va bene, ti credo. Allora vogliamo parlarne? È successo qualcosa che li ha scatenati? Ci stavamo baciando, è un modo per farmi capire che non ti piaceva e volevi andartene?” Credeva di suonare spavaldo e rassicurante, ma la sua voce si incrinò leggermente facendo capire che temeva di aver rovinato tutto quando stava iniziando ad essere più passionale.
“No! Killian, davvero! Io non capisco, ci stavamo baciando e a me piaceva, lo giuro! Anzi, proprio per questo pensavo a quanto avrei desiderato un luogo più discreto e prima che me ne rendessi conto ci stavo teletrasportando in questa tenda!” Si accorse che sembrava una bambina che si giustifica dopo aver combinato un guaio. La sua insicurezza si manifestò ancora una volta attraverso la sua magia: improvvisamente la temperatura nella tenda cominciò ad abbassarsi rapidamente e le sue mani emanavano delle lievi scintille. Cosa le stava succedendo?
“Swan!”
La voce di Uncino la fece uscire dai suoi pensieri. Lui le aveva preso una mano, nonostante le scintille stessero arrossando la sua.
“Mi dispiace …” Disse lei, ricomponendosi e riportando la temperatura a livelli normali.
“Ah, così va meglio. Vieni qui.” Uncino si sedette sui morbidi cuscini che ricoprivano il pavimento della tenda e la fece accomodare accanto a lui.
“Ti va di dirmi cosa ti turba così tanto?”
Emma lo guardò. La tentazione di tenersi tutto dentro era forte, lo aveva fatto per tutta la vita. Ma capiva che se voleva che quella relazione avesse un futuro, avrebbe dovuto fidarsi di lui. E lei voleva un futuro con lui.
“Io ho pensato che non volevo più scappare. Ho pensato che tra l’Oscurità, Merlino intrappolato in un albero e una quantità di sortilegi da perderne il conto, io non voglio più scappare. Temo che potrei domani svegliarmi preda dell’Oscurità e perdere ogni possibilità di un futuro con te. Perciò mi sono detta che non volevo perdermi neanche un’esperienza, a cominciare da subito, da quel bacio e da quello che volevo lo seguisse …”
La sua voce andò affievolendosi per l’imbarazzo di quanto aveva appena confessato.
Lui la guardò, era sia sollevato che intristito:
“Emma, io non voglio che tu faccia niente per timore di perdermi. Voglio che tu decida di stare con me perché lo vuoi.” Disse tenendo lo sguardo fisso sulle loro mani che ancora si tenevano.
“Killian, mi hai fraintesa: io lo volevo, ma avevo timore di ammetterlo perché … Beh … Dopo Neal, io …”
Uncino alzò di colpo gli occhi su di lei. Era così vulnerabile in quel momento. La temibile Signora Oscura era avanti a lui con gli occhi quasi lucidi.
“Emma, io non avevo idea …”
Non riuscì a completare la frase: vederla così fragile gli provocava una sofferenza fisica, così la baciò intensamente, come se volesse trasmetterle attraverso quel bacio tutta la forza che possedeva, tutta la fiducia che riponeva in lei, tutto il suo amore.
L’impeto che mise in quel bacio li spinse sui soffici cuscini alle loro spalle e mentre le baciava le candide guance e il collo, la sentì sussurrare:
“Ti voglio, Killian …”
Il pirata si infiammò, non aspettava altro.
   
 
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