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Autore: ArwenDurin    02/09/2018    1 recensioni
E se Will e Hannibal si fossero incontrati da giovani, all'università?
Se entrambi riuscissero a parlarsi nel silenzio e ascoltarsi per la loro affinità d'animo?
Ecco la mia versione ^_^ una semi AU di Hannibal Rising
Hannigram
Dal capitolo: "«Comincio a capire perché la dottoressa Bloom mi hanno consigliato te, e perché hanno insistito tanto qui all'FBI.»
Hannibal gli sorrise cordialmente di rimando, quand'ecco che alla porta ci furono due battiti, insieme a due colpetti nervosi del piede di chi bussava."
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Nuovo personaggio, Will Graham
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"I'll introduce you to my demons
by their first names
so you can know them
as well as i do"
 --KC

Hannibal fissò il liquido riflettere l'ambiente circostante, e cambiarlo nella cascata del vino rosso che ruotava nella sua mano: il tappeto con ricami dorati che da rettangolare, prendeva una forma sinuosa e mobile, i muri bianchi e ampi che ballavano nel cremisi.
Gli piaceva vedere come l'ambiente mutasse soltanto perché lui guardava attraverso un bicchiere, mentre al di fuori le cicale producevano il loro suono.
Hannibal guardò la figura distorta dell'uomo che a pochi metri da lui, respirava piano, e attese nel totale silenzio dopo tutto il baccano della giornata.
Era stato piuttosto impegnato con Kolnas quella mattina (grazie all'informazione ricevuta nel precedente omicidio di Doltrich) e lo attese nel suo ristorante. Quando giunse dovette osservarlo mentre lui ipocritamente, entrava tutto "liccato" e vestito impeccabilmente per la chiesa, come fosse privo di peccati; con la sua famigliola perfetta riunita intorno a lui tra cui la sua bambina.  Hannibal l'aveva attirata al tavolo offrendole una ciliegina, e lì notò un bracciale a lui familiare, d'argento con incisioni delicate ricamate sopra; lo avrebbe riconosciuto sopra mille, era lo stesso appartenuto alla madre. Bracciale che era passato a Mischa poiché le piaceva tenerlo in mano e rotearlo, e vedere il fratello farle le bolle da esso quando faceva il bagno.
Se mai avesse avuto il dubbio (e non lo aveva) che l'uomo in questione fosse quello giusto, in quel momento sarebbe svanito.
Ebbe l'istinto di compiere tutto subito, ma non rispecchiava il suo piano e trattenne l'ira che lo prese nel vedere quel bracciale...così lo guardò andare via, e poco dopo lo seguì fino alla sua abitazione.
Era andato da solo perché Will aveva un esame, che lui aveva già fatto parecchie settimane fa, che lo tenne impegnato tutto il giorno, ma ci fu un'altra ragione per la quale non lo portò. Il piano che aveva attuato e che stava prendendo sempre più forma da quando aveva visto Kolnas, non gli sarebbe piaciuto; lo sapeva ma non voleva cedere a nessun compromesso nella sua vendetta.
E poi Will aveva partecipato già ad un'altro omicidio, anche se stavolta davvero soltanto come spettatore, quello di Milko. Lo stolto come Doltrich, era entrato nel laboratorio per beccare Hannibal che essendo il più in gamba studente di medicina, aveva l'accesso esclusivo. Di notte infatti, poteva studiare i corpi, la decomposizione, prepararne alcuni e così via, era lì che l'uomo l'aveva raggiunto ma con uno stratagemma ingegnoso, era stato Lecter a catturarlo.
Hannibal aveva avuto la conferma che gli sciacalli lo stavano cercando ma al contrario d'esser spaventato, ne fu oltremodo divertito, era incuriosito di cos'altro avrebbero fatto; oltretutto gli stavano rendendo il lavoro più semplice.
Si ricordava che mentre l'altro annegava nella tinozza piena di cadaveri, cercando inutilmente di fingere che fosse lì per offrirgli del denaro, far tacere tutta la faccenda e non piuttosto per ucciderlo senza nessun testimone, Will era entrato con affanno nel laboratorio; si era vestito di tutta fretta e aveva le scarpe ancora slacciate.
"L'ispettore Popil ti sta cercando, è venuto al dormitorio. Ora verrà qui."
Sebbene Hannibal apprezzò quell'atto di protezione del ragazzo, fu ancora più fiero quando vedendo il suo operato, lui si limitò a chinare la testa di lato e osservò Milko senza battere ciglio.
"Uno di loro, suppongo." disse soltanto.
"Quello che rimane del signor Milko, voleva corrompermi" osservò come guardasse quel cadavere galleggiare, e seguì i suoi occhi danzare con l'acqua verdognola dentro la cisterna.
"È annegato nelle sue menzogne."
Era lì che Hannibal aveva nuovamente confermato quanto il ragazzo fosse pronto al suo divenire, ad accettare finalmente ciò che realmente era e che cosa poteva fare.
Quando raggiunse Popil, scoprì che l'aveva convocato per fargli raccontare cosa successe nella cascina, aveva cercato di farlo parlare mostrando empatia, ma non aveva ovviamente funzionato. Hannibal aveva capito che il suo intento era di avere informazione sugli sciacalli, ma lui non li avrebbe mai consegnato a qualche insulso processo dall'esito incerto; era la sua vendetta e l'avrebbe compiuta lui stesso.
Popil poi ci aveva poi rinunciato, il suo sguardo si era fatto imperscrutabile, ma Hannibal sapeva anche che non l'aveva portato in commissariato per sentire la sua storia, c'era dell'altro.
La porta della casa si aprì improvvisamente e il bicchiere rifletté il sorriso che colorò le sue labbra, mentre percorse il grande salotto, per raggiungere Will poco più in là.
«Hannibal! Stai via tutto il giorno e tornando nella mia stanza dopo l'esame, trovo un tuo biglietto con su scritto di vederci a casa di Simon, assurdo! Finché non ti ho visto pensavo fosse addirittura uno scherzo.»
Will lo guardò in tutto il suo stupore, con le sopracciglia alzate quando qualcosa non gli era chiaro, ed Hannibal non poté fare a meno di sorridere.
«Ho un dono per te, vieni.»
Lo incitò galantemente a farlo passare ma il ragazzo si bloccò, stupefatto.
«Stai bevendo del vino? Questo è ancora più assurdo, Simon non offre mai del vino.»
«Diciamo che non ha avuto modo di rifiutare.»
A quel punto l'espressione di Will si fece seria, ma si incamminò senza porre ulteriori questioni.
Quando il suo sguardo si scontrò con la sedia bianca posta al centro del salotto, si bloccò alla vista dell'uomo che era a capo penzoloni apparentemente sedato, legato con le mani dietro la schiena e i piedi alla sedia.
«Hannibal...» sussurrò senza compiere più nessun'altro movimento.
Lecter gli fu di fronte in poco tempo e lo guardò con intensità, aveva aspettato questo momento da tanto, immaginandolo e gustandolo nella sua mente.
Pensò con cura alle parole da dirgli prima di parlare.
«Troppo a lungo hai tenuto l'immaginazione sotto scacco, hai temuto chi eri e hai ignorato i tuoi incubi e il tuo vero potenziale, ora potrai essere libero se lo vorrai,» si fece più vicino mentre lo sguardo di Will era a terra, i suoi occhi si muovevano velocemente.
«Simon ha rinchiuso chi eri, ti ha tolto tua madre e ti ha impedito di essere, persino di parlare...ora potrai vendicarti, se è quello che vuoi.»
«Perché continui a dire se è quello che vorrei fare, quando hai legato il mio patrigno a una sedia, sedandolo con del cloroformio? È chiaro quello che tu vuoi che io faccia.»
La sua voce fu bassa, una nota proveniente dagli abissi dell'animo che fece sospirare Hannibal, bevve un sorso di vino e si distanziò da Will, per raggiungere il lungo tavolo di vetro a qualche piede da Simon.
Esso era addobbato da ogni genere di coltello lungo o largo e strumenti acuminati, ne aveva scelti un paio, come cacciaviti o forbici e una siringa con del liquido chiaro; in mezzo al centro, spiccava rossa ed elegante anche una bottiglia di Barolo. Poggiò il bicchiere vuoto, e afferrò la siringa ruotandola tra le mani, sentiva lo sguardo di Will scrutarlo ora, anche se non lo stava guardando di rimando.
«Qui ci sono dei barbiturici tra cui cinidina e fenitoina che faranno dimenticare al signor Miller ogni cosa, l'ultima scelta spetta a te.»
Si voltò verso di lui e abbozzò un sorriso, lo sguardo del ragazzo era scuro e con le braccia lungo i fianchi, lo guardava senza muovere un muscolo.
Non era impressionato né spaventato da ciò che gli stava dicendo, e inevitabilmente lo sguardo di Hannibal si addolcì per questo.
Il mio Will.
Prese il secondo bicchiere di cristallo sul tavolo, lo riempì fino a metà e poi si avvicinò a lui con passo lento, senza togliere il contatto visivo che tra loro si era formato: risposte nei silenzi.
Will prese il bicchiere che gli venne offerto e bevve.
«Qualsiasi sarà la tua scelta io ti supporterò, come tu hai fatto con me. Ci evolveremo, insieme...sta già succedendo.»
«Il nostro personale divenire.» l'altro gli rispose con un sospiro, una gocciolina di vino percorse l'angolo della sua bocca, ed Hannibal la prese con il dito per assaggiarla, annuendo.
Will abbassò lo sguardo e si distanziò andando verso il tavolo, poggiò il bicchiere e tamburellò le dita, poi si girò verso Simon appoggiandosi al tavolo e lo guardò.
«Non l'ho mai visto così fermo, così muto...è strano ma pacifico.» Will era così assorto che quel pensiero lo espresse nei più bassi dei sussurri verso se stesso, ed Hannibal non gli disse nulla; semplicemente si sedette sulla sedia che aveva posto di lato per assistere allo spettacolo, e attese.
«Tu rimani qui, vero?» dopo qualche secondo chiese ciò con un tremolio della voce, mentre come fosse un movimento autonomo e non comandato da lui, prendeva un coltello largo in mano.
«Sono e sarò qui al tuo fianco.»
Will inspirò e si avvicinò al patrigno, gli diede qualche schiaffo facendo sì che l'altro lentamente aprisse gli occhi, e Simon li sbatté per qualche minuto prima di mettere a fuoco la pericolosa figura del suo figliastro davanti a sé.
«William..ch-che diamine sta succedendo?»
Provò a muoversi senza successo e i suoi occhi grigi si sgranarono.
«Che stai combinando? È uno scherzo di pessimo gusto! Liberami subito.»
Hannibal sorrise a sentire una nota di paura, in quell'uomo che per così tanti anni aveva intimorito Will, e distrutto tutto quello che aveva toccato...peccato per lui che Will stava rinascendo.
«Come ci si sente ad essere inermi e spaventati? Dimmelo.» Parole cupe, e sguardo iniettato d'odio erano dominanti in Will, Simon rimase senza parole, e portò lo sguardo ora preoccupato sul coltello.
«Tu stupido ragazzo, che gioco è questo? Sei solo un moccioso con in mano un coltello, pensi di farmi paura?»
Lui vacillò un istante e la mano con in mano il coltello tremò, ma fu solo momentaneo, mentre Hannibal era fermo e immobile ad osservarlo; facendo scorrere gli occhi dalla sua figura a quel coltello, ed infine alla vittima che presto Simon sarebbe stata.
«Stai zitto! Era così bello quando eri muto poco fa...»
«Come te? Oh certo, gran bella cosa esserlo e...» lo interruppe ma si stoppò di colpo, vedendo solo ora Hannibal di fianco a loro.
«E tu chi diavolo sei? Che ci fai in casa mia?» sgranò gli occhi e contrasse lo sopracciglia cercando di intimorirlo forse, ma Hannibal non fu toccato minimamente e piuttosto gli sorrise sorseggiando il vino.
«Potrebbe moderare il linguaggio? Pare che l'unica cosa buona che tiene in casa sia il vino, davvero pregiato.»
«Tu! Come osi picc...»
A quel punto Will lo interruppe, portando il coltello alla gola di Simon, che parve sorpreso dalla reazione del ragazzo.
«Non devi guardarlo! Non osare farlo, nessuno deve guardarlo!»
Fu così perentorio e deciso che Hannibal ebbe i brividi: appartenenza e folle gelosia che trovò intriganti.
«William, questa non può essere una tua idea, ascolta stai impazzendo è chiaro. Slegami e dimenticherò tutto, non ti punirò ma devi farlo, ora!» l'uomo pareva ora rendersi conto che il ragazzo non stava scherzando, e per quanto usò un tono di comando la voce gli tremò ugualmente.
«No! Mi sono stancato di darti ascolto, troppi anni sprecati per colpa tua! Non comanderai più ora, non sporcherai più l'animo di nessuno.» a quel punto lo colpì in pieno volto con il pugno libero e il patrigno sputò sangue, ma poi scoppiò a ridere.
«Lurido verme! È per tua madre questo? Sei tale e quale a lei, senza spina dorsale un povero rammollito senza palle.»
Will scosse la testa sorridendo nervoso e strinse con tanta forza il coltello, che Hannibal vide la sua mano diventare bianca.
Si stava stressando e questo non andava bene.
«La tua cara mammina si è piegata davanti alle mie gambe, si è prostrata in tutti i modi possibili e io le ho dato ciò che voleva, soldi e sicurezza.»
«Tu l'hai resa una schiava! L'hai uccisa!»
«Lei si è uccisa scegliendo di abbandonarti, non è colpa mia se era una tale stupida.»
Will si prese il volto tra le mani, delle lacrime di rabbia e odio graffiano le sue guancie e un forte tremolio aveva preso il suo corpo.
Simon cominciò a ridere: combinazione di paura e follia, di credere che lo avesse in pugno.
«E guardati, il povero ragazzino traumatizzato, ma non farmi ridere! Sei così debole che hai avuto bisogno di un'altro per farmi questo. Uccidere un uomo legato, sei un vigliacco...un cagasotto, un...»
«TI HO DETTO DI STARE ZITTO! SMETTILA, SMETTILA!» Will lo interruppe colpendo la sua gamba sinistra con il coltello ma lo ferì superficialmente, troppo scosso al momento.
Hannibal osservò la scena indispettito da quell'uomo e dalle cose che stava dicendo all'altro, il suo legame con Will faceva in modo che le sentisse scorrere nella sua pelle; poteva avvertire anche le fredde lacrime del ragazzo, toccare le sue guance.
E poi l'arroganza che aveva nel rovinargli il divertimento, nonché vendetta di Will?
Era decisamente troppo.
Finì il vino, poggiò il bicchiere a terra e si alzò, andando verso l'uomo con passo sicuro e questo in mezzo ad insulti a Will e la madre, si bloccò appena lo vide.
Un brivido lo percorse, Hannibal lo vide chiaramente e il ragazzo ne approfittò, si chinò prese il suo piede destro e levò la sua scarpa, prendendo il calzino scuro.
«Che diavol...» ma non riuscì a dire altro, poiché Hannibal glielo ficcò in bocca.
«Le avevo chiesto di moderare il linguaggio signor Miller, ma a quanto pare l'educazione non fa parte del su Dna. Non tollero che lei parli in quel modo né madre di Will, né di Will stesso.»
A quel punto si allontanò da Simon che cominciò a dimenarsi ulteriormente, mentre dei rivoli di sudore cominciarono a colare dalla sua fronte, Hannibal si voltò verso Will dandogli uno sguardo d'intensa e poggiando una mano nella sua spalla.
Il ragazzo sospirò, chiuse gli occhi per qualche secondo e solo quando si calmò, Hannibal tornò nella sua sedia.
«Adesso basta, hai scelto il tuo fato, Simon.»
Il ragazzo  tagliò le corde che legavano le gambe del patrigno, e un lieve sorriso attraversò le labbra di quest'ultimo; aveva ancora le mani legate e provò a dargli una testata, ma Will lo schivò con un sorriso scuotendo la testa.
«Bel tentativo, Simon.» lo tirò su, guardandolo negli occhi con tanto odio che i suoi cambiarono tonalità, Hannibal rimase affascinato dalla sfumatura blu notte che stavano assumendo.
Will lo spinse a terra e Simon avendo le mani legate, sbatté la testa sul pavimento.
Sorrise e qualcosa di oscuro attraversò quel sorriso, mentre il patrigno strisciava per la stanza, con un rivolo di sangue che gli scendeva dalla tempia; si chinò su di lui e gli liberò la bocca.
«Prima non hai risposto alla mia domanda, allora Simon, come ci si sente a essere inermi?» l'altro boccheggiò ancora intontito dal colpo in testa, e il ragazzo non gli diede tempo di rispondere, perché si avvicinò al tavolo e prese la bottiglia di vino.
«Voglio farti provare l'ebbrezza di essere vittima del tuo alcolismo, lurido pezzo di merda.» e gli versò il vino in testa, poi chinandosi nuovamente sulla figura dell'uomo accartocciata e agogniate, gli tenne ferma la testa di lato facendogliene inghiottire a forza.
Simon provò a ribellarsi ma trovò una resistenza troppo forte, e stava annegando nei suoi peccati del rosso cremisi, mentre Hannibal lo paragonò ad un'insignificante formica contro la potenza della bestia che lo stava strozzando di vino.
Osservò Will in tutta la sua magnificenza, vide la sua rabbia sfociare nella sua vera e oscura natura, guardò i suoi ricci muoversi ai suoi movimenti e i suoi occhi chiari e perforanti, guardare il suo operato con estasi.
Hannibal ne fu talmente rapito che sentì il suo cuore aumentare i battiti, gli omicidi non lo emozionavano, non provava né l'esigenza né l'eccitazione nel compierli se non un senso di soddisfazione, ma con Will...era un miscuglio di emozioni.
Era come se potesse avvertire il cuore dell'altro battere al posto del suo, condividendo non solo quel crimine uno come spettatore e l'altro mietitore, ma piuttosto come fossero una persona sola.
 
Simon tossì violentemente.
«Tu, impazzito essere, io...» chiuse gli occhi, la confusione aveva preso quell'uomo.
Will gli tirò indietro la sua testa e l'altro produsse un verso di dolore.
«Lo senti? La confusione, lo smarrimento...sai quante volte mia madre l'ha provato? Ora puoi saperlo.» sbatté la sua testa sul pavimento più volte, ed Hannibal nei suoi ricci danzare vide formarsi alte e imponenti delle di cervo  corna dal colore dell'ombra: la sua essenza di bestia nella dimostrazione di potenza.
«Come ci si sente a strisciare come hai fatto con mia madre, Simon?»
L'atro biascicò frasi di senso incompiuto, mentre strisciava alla ricerca di una qualche salvezza, l'ultimo appiglio di sopravvivenza di un cadavere che camminava.
«Guardati...non riesci nemmeno più a formulare una frase di senso compiuto, questa è la mia vendetta: per mia madre, per me e per tutto quello che hai fatto.»
«Ti prego.» l'uomo riuscì a girarsi a pancia in su ed anche a parlare, della lacrime ora scendevano nelle sue guance.
«William, tua made, tua madre non vorrebbe questo.»
Will lo guardò dall'alto come un cacciatore con la sua preda agonizzante, e non c'era pietà nel suo sguardo, gli occhi di Hannibal brillarono.
«TU non hai mai capito cosa volesse mia madre, non ti è mai interessato nulla se non di te stesso.»
Simon sospirò pesantemente.
«Senza di me sarai perduto, mi hai sentito? Non hai nulla.»
«Tu sei un ombra Simon, ma sei piccola rispetto alla mia oscurità e non mi fai più paura, non più. Sarò libero.» detto questo alzò il coltello in aria e si voltò verso Hannibal, uno sguardo, un sospiro e un lieve tremore nella mano di Will, ma poi l'atto. Con sicurezza fece piombare la mano con l'arma al centro del cuore dell'uomo, e fu di nuovo il silenzio; uno schizzo di sangue dell'arteria schizzò sui riccioli e sul il viso di Will, ma non se ne preoccupò.
Rimase fermo a guardare Simon immobile di fronte a sé, mentre Hannibal lo osserva in silenzio e contemplava la figura della bestia davanti alla sua vittima ed il suo divenire iniziato. Sentì persino una melodia: sconosciuta, cupa e di liberazione suonare intorno a loro, e pensò che l'avrebbe composta in suo onore mentre con lentezza, si avvicinava al ragazzo.
Will tremava ma non per qualche senso di colpa o per paura, semplicemente per l'adrenalina e il sapore novizio del sangue, che giungeva per la prima volta per via delle sue mani. Quando giunse vicino a lui annusò i suoi capelli, l'odore acre del sangue e il suo profumo gli diedero estasi, con dolcezza gli carezzò la nuca, e l'altro dopo un po' tirò un sospiro; come se fosse uscito solo ora dal suo stato di trance.
Si voltò verso di lui, gli occhi dalle pupille dilatate e le labbra socchiuse dal respiro pesante, alcune macchie di sangue gli coprivano il volto ed Hannibal sospirò alla sua bellezza. Era così fiero di lui che dentro di sé, applaudì alla sua bestiolina.
Eppure Will tremava ancora e ciò scuoteva ancora il suo corpo, un piccolo essere che per la prima volta toccava la sua stessa grandezza, ed Hannibal abbracciò mentre l'altro osservò le sue mani con il mano il coltello; non c'era senso di colpa scritto nei suoi occhi e lo fece cadere a terra. Lo strinse così con forza, come se fosse la sua roccia nella tempesta, poggiò il viso nell'incavo del suo collo, e lo annusò nel tremore del suo respiro. Hannibal accarezzò i suoi ricci piano, cullandolo a sé finché l'altro non smise di tremare.
Improvvisamente Will alzò il capo per guardarlo, nei suoi occhi dominava il sentimento per lui, che donò sussulti al cuore di Hannibal.
«Non sono solo in questa oscurità.»
Gli sorrise in risposta e vedendo ancora delle goccioline coprire la parte inferiore del suo volto, non poté trattenersi dal baciare e lavarle via dal suo volto; Will socchiuse gli occhi a quei piccoli baci sospirati.
«Sì Will, sono qui al tuo fianco.» sussurrò poi sul suo viso, e si guardarono negli occhi per infiniti istanti. Non importava più nulla né del cadavere di fianco a loro, né del coltello a terra macchiato di una vendetta feroce, era tutto risucchiato nelle loro pupille.
Poi Will si scosse e si guardò.
«Mi serve una doccia.»
 
 
Quando uscì dal bagno, fu come se il nuovo Will Miller fosse di fronte a sé, non più l'immagine spaccata e silenziosa di un ragazzo con un trauma da sconfiggere, ma piuttosto di qualcuno sicuro di sé: una nuova creatura nata nel sangue.
I suoi capelli pettinati all'indietro, rivelarono che si era persino tagliato la frangia esponendo il suo bellissimo viso alla luce. Lo guardò splendere nel suo divenire mentre Will lo raggiunse nel salotto illuminato dalle prime luci dell'alba, dalla grande terrazza dietro di esso.
«Pensavo di bruciare tutto, eliminare ogni prova. Terrò per me poche cose, qualche fotografia di mia madre probabilmente, e una bottiglia del suo ottimo whiskey, non voglio nient'altro da lui.» un sussurro cupo dagli abissi dell'essere, un ragazzo che oramai prendeva le sue decisioni come fosse un uomo.
Hannibal lo osservò, incantato e affascinato, e si prese qualche minuto per guardarlo prima di rispondergli.
«Che il fuoco cancelli tutto.»
 
Le fiamme si alzavano alte in cielo, ghermendolo e unendosi con esso mentre Hannibal e Will a distanza, le osservavano; alcune voci cominciarono a parlottare, e chiamare le forze dell'ordine, ma loro erano lontani dal baccano.
Hannibal lo osservava di tanto in tanto, scorrendo lo sguardo sui suoi riccioli bui e sugli occhi impregnati dalle fiamme, mentre Will era concentrato appieno nel suo divenire.

«Il fuoco si leva in forme gioiose dalla culla oscura, in cui dormiva, e la sua fiamma si innalza e ricade e nuovamente erompe e si avvolge festosa, finché la sua materia è consunta, e allora fuma e lotta e si spegne: ciò che rimane è cenere.» improvvisamente parlò citando le frasi del poeta Friedrich Hölderlin.

«E dalle ceneri tu e io rinasceremo, nel nostro divenire, insieme.» Hannibal aggiunse poche sue righe alle frasi del poeta, e con delicata lentezza prese la sua mano. Will non obiettò e gli lanciò un'occhiata intimidita ma contornata di dolcezza , e la strinse di rimando.
E così le loro mani nel cielo plumbeo e nella passione delle fiamme, si unirono: le loro dita si intrecciarono nei riflessi dell'alba e del fuoco.
 
"Your warmth is in my bed
Your voice above the stairs"
Running-IAMX (
di nuovo questo brano sì :P)
 
Con gli occhi luminosi, aveva lo sguardo disperso in carezze di pensieri dalla sostanza di occhi chiari e grandi che componevano un mondo, di riccioli castani di viso scolpito come da un'artista.
Hannibal era sdraiato nel letto insonne, ma con la tranquillità a cullare le sue membra, e due pensieri fissi...il primo che la sua vendetta era quasi completa, gliene mancavano solo tre: Kolnas dal piano già pronto e dove sarebbe andato da solo per non rischiare la morale di Will, poiché sapeva che il suo piano di rapire la famiglia dell'uomo facendogli provare soltanto in parte ciò che lui aveva provato;  non gli sarebbe piaciuto...ma non si era potuto trattenere. Aveva visto il bracciale di sua sorella attorno al polso di sua figlia, come fosse un trofeo della macabra cosa che aveva fatto, e doveva pagare per questo.
Dopodiché ci sarebbe stato Grutas e infine Gretz; quest'ultimo era in Canada e sarebbe stato oltremodo divertente poiché pensò, di restarvi qualche giorno in più con Will.
Perché Will Miller ora era libero.
Ecco il secondo nonché più dominante pensiero, fisso nella sua mente! Era questo il motivo per il quale con il volto rivolto al soffitto, si ritrovava ad ascoltare con i palmi appoggiati al suo petto, i battiti del suo cuore nel perfetto silenzio della notte inoltrata.
Lo rivide lì bellissimo, avvolto dal sangue in tutto il suo splendore oscuro, lì a guardarlo con famelico piacere: gli occhi accesi di un predatore, che finalmente aveva annientato il suo tormento.
Ripensò alla sua evoluzione che sussurrava in cambiamenti del suo essere, a quando Popil il giorno successivo, venne all'università per informarlo dell'incendio doloso a casa del suo patrigno. Li aveva osservati da lontano ma notò l'atteggiamento dell'ispettore di polizia, passare da comprensivo a sospettoso per la calma che Will rivelò.
Si era poi avvicinato per assistere al dialogo, e godersi il momento mentre i due seduti l'uno di fronte all'altro in un aula vuota, discutevano.
"Non ti sembra strano che improvvisamente, la casa del tuo patrigno sia stata attaccata in questo modo? Pare una ragione davvero personale, e so quello che ti ha fatto ed a tua madre..."
"Era un direttore di banca, io guarderei tra clienti insoddisfatti, ispettore"
Godette alla sua faccia impotente, di fronte all'evoluzione del suo Will che gli teneva testa, negli occhi chiari di Popil c'erano domande ma non aveva risposte ulteriori. Non aveva prove dopotutto e nessuno lo aveva visto uscire.
Hannibal guardò al suo Will con rinnovata meraviglia, il cuore un tumulto di melodie soltanto per lui, e prima che Popil riprendesse a parlare, decise di intervenire. Voleva stare con Will.
"Penso che lei l'abbia torturato abbastanza, non è così ispettore? Will ha bisogno di elaborare questo lutto."
Era infine intervenuto così, poggiando una mano sulla spalla di Will che accennò un sorriso e Popil fu disarmato, congedandosi da lui.
 
Tum. Tum. Tum.
Accelerava il suo cuore come fosse una gran cassa che batteva nel suo torace, a pensarlo, immaginarlo...gustare nella sua mente ogni sua espressione, e ogni sfumatura che i suoi occhi dal colore del cielo, potessero assumere. Il suo cuore era in tumulto, come fosse in una discesa ripida e senza scampo nel centro dei suoi sentimenti: emozioni forti, imprevedibili, ed eccitanti.
Si rese conto di desiderarlo lì con lui, poteva sentire quasi il calore del suo corpo nell'altro lato del letto, poteva avvertirlo sussurrare il suo nome e Hannibal voleva vedere la sua pelle luccicare ai raggi della luna: sentirla, assaporarla, toccarla.
Tum, tum.
Era esaltante quella melodia formata dai battiti, un suono che riempiva tutto il suo petto e il palmo delle sue mani colmandole di brividi e sensazioni.
Improvvisamente sentì un rumore di passi e una risata ma non di allegria, piuttosto formata da confusione e isteria, di qualcuno davvero alticcio passare davanti alla porta della sua stanza. Hannibal però conosceva quella risata, motivo per cui si alzò dal letto e andò ad aprire.
Will lo guardò confuso, sbattendo le palpebre.
«Hannibal.» esclamò il suo nome con una tale dolcezza che se Lecter non era sicuro che l'altro fosse brillo, ne ebbe in quel momento la conferma, oltre che dal fatto evidente della bottiglia di whiskey nella sua mano.
Era già metà consumata e il liquido brillava con arroganza sotto le luci del corridoio della facoltà, Hannibal sapeva da dove proveniva quella bottiglia e poteva intuire perché l'altro bevesse. Erano dei passi indietro nella sua evoluzione, oltre che a quanto pare Will reggesse poco l'alcool, così decise di prendergli la bottiglia dalle mani.
«Ehy!» protestò ma con poca convinzione l'altro, ridendo da solo.
«Non devi annebbiare la tua mente in questo modo.» gli rispose semplicemente, entrando nella sua stanza per nascondere la bottiglia, e l'altro lo seguì con passo barcollante.
Si sedette nel suo letto e tirò un grosso sospiro, ma rinunciò a riprendersi l'alcool piuttosto cominciando a sorridere, distratto da qualcos'altro.
«Vorrei dormire con te stanotte, comincio a pensare troppo da solo.»
«La tua coscienza si fa sentire è normale, ma hai fatto ciò che era giusto compiere, la tua vendetta è completa.» si sedette vicino a lui rispondendogli in tono rassicurante, e Will annuì guardandosi attorno.
«Lo so, dovevo annegare nell'oscurità di me stesso per trovarmi. Non ho rimpianti, ma la testa...mi gira.»
«Chissà perché.» lo canzonò e Will lo guardò leggermente piccato.
«Mi gira ma so pensare, e non voglio solo dormire con te Hannibal, voglio stare con te.»
Il ragazzo sentì un tonfo al cuore a quell'affermazione, sapeva dei suoi sentimenti ma si chiedeva se era quello che voleva e l'alcool aveva sciolto i freni inibitori, oppure se era soltanto l'effetto di esso: fin quanto era conscio di ciò che diceva?
«Questo è l'alcool a parlare.»
A quel punto gli occhi chiari di Will Miller si puntarono su di lui, offeso con le sopracciglia aggrondate, e un leggero e adorabile broncio sulle labbra.
«No questo sono io, non sono ubriaco Hannibal Lecter, ho bevuto soltanto un po' per non rimanere da solo, il mio oscuro autista è così zitto ora.»
Sorrise e il suo sguardo si addolcì.
«Perché hai espresso i suoi reconditi desideri Will, ora lui è te.»
Will produsse un assenso con la bocca e poi la sua attenzione deviò ancora, aveva la soglia molto bassa sotto l'effetto dell'alcool e l'umore era piuttosto alternato; guardò sotto al suo letto, e poco dopo si rialzò con il quaderno dei ritratti e disegni di Hannibal in mano.
Lo sfogliò con cura, ulteriore segnale che era vero che non fosse ubriaco, ma soltanto più libero di agire con il fuoco dell'alcool dentro di lui. Quelle fiamme che Hannibal sentiva nel guardarlo, nell'osservare i suoi occhi chiari e attenti, scrutare i suoi lavori con ammirazione e attenzione; pensò a quanto fossero morbidi i suoi ricci che incorniciavano il suo volto e che voleva toccarli.
Improvvisamente l'espressione del ragazzo si fece confusa, e sbatté le palpebre più volte osservando il ritratto di sé stesso addormentato sul divano, mancava ancora qualche ritocco ma all'occhio di chi non disegnava, non era visibile.
Will rimase a bocca socchiusa per qualche istante, come se alcune parole si fossero bloccate infondo alla sua gola, poi deglutì respirando piano e accarezzò con delicatezza i contorni del suo ritratto.
«Questo sono io quando mi sono addormentato ascoltandoti suonare così bene Bach, ricordo quel momento...ma non rammento la tua ammirazione. È così dunque che mi vedi? E non bellissimo solo nella mia forma oscura?»
Tenne gli occhi incollati sul disegno come se avesse timore che esso potesse scomparire, ed Hannibal accarezzò i contorni di quel ritratto a sua volta, scontrando le sue dita con quelle di Will rimaste immobili nel suo viso disegnato.
«Questo sei tu Will, in tutta la tua essenza. Tu sei così, perfetto.»
Spostò le dita dal viso immobile su carta, a quello di Will che a quel tocco si animò di nuovo e sospirò di piacere, lentamente si voltò verso di lui con gli occhi così lucidi che era come se mille lucciole vi brillassero dentro.
Hannibal sentiva quel luccichio persino nei suoi, e quando Will portò la mano ad accarezzare il suo viso di rimando, con morbidi polpastrelli a sfiorare la sua guancia, ogni cosa si disperse.
Il quadernetto che ricadde sul letto fu un suono distante, com'anche qualsiasi rumore della notte, poiché loro due erano sempre più vicini.
In sincronia le loro dita si muovevano uno nel viso dell'altro, dalle guancie, alle palpebre, alla fronte e infine alle labbra.
I loro occhi incollati nella loro dimensione, in respiri ricchi di sentimento.
Fu bellissimo quando le loro labbra si toccarono, in un misto di suoni, sentimenti e desideri così a lungo trattenuti ma condivisi che si univano e lì trovavano la loro dimora.
Era un emozione prorompente per Hannibal, e lui ne aveva provate di forti, ma nemmeno lontanamente immaginabile a quel momento: il cuore era in fermento, ogni brivido finiva nel suo stomaco in sussulti caldi e piacevoli.
Will d'improvviso con un gemito seducente e roco, gli salì a cavalcioni e poté sentirlo eccitato, fremere esattamente quanto lui. Hannibal lo avvolse in un abbraccio senza scampo, perché non voleva lasciarlo andare, mai più.
Pensò di sentire Will gemere nuovamente, ma si accorse che fu lui a farlo.
Si staccarono per riprendere aria ma non persero il contatto fisico e nemmeno i loro occhi che non si scollarono gli uni dagli altri, Will appoggiò la fronte sulla sua.
«Hannibal.» sospirò il suo nome con sollievo.
Hannibal di tutta risposta, gli carezzò la schiena con affetto, desideroso di togliere quello strato di stoffa che lo divideva dalla sua pelle.
«Will.» lo pronunciò come fosse la cosa più bella e dolce sulla terra, e l'altro sorrise mentre riportava le labbra sulle sue con più passione, un cocente fuoco d'impeto.
Hannibal ricambiò con la stessa brama, stringendolo forte a sé e graffiando la stoffa del suo pigiama, e Will con fremiti d'estasi, prese a slacciargli i bottoni del pigiama o almeno tentò; visto che tremava talmente tanto d'impazienza che riuscì a malapena.
Di tutta risposta fece un verso contrariato e si staccò dalle sue labbra, sospirò e in quel momento riprese a slacciargli i bottoni, Hannibal lo lasciò fare non mancando di carezzare la base del suo collo e i suoi riccioli.
Quando però i loro occhi si incontrarono qualcosa si bloccò, un improvvisa barriera invisibile prese posto tra loro, e Will si distanziò non smettendo di guardarlo.
«A chi stai pensando davvero? »
Hannibal sbatté le palpebre per ben due volte, ma capì all'istante: Lady Murasaki ancora.
«Will, qui siamo soltanto io e te.»
«Ma tu la pensi ancora, la vuoi ancora...Dio,- si passò una mano sui ricci sconvolto, negato ripetutamente- che cosa provi per me? La stessa intensità che io provo per te? E per lei, tu provi ancora qualcosa non è così?»
Hannibal voleva rispondergli ma non ci riuscì perché non lo sapeva, non aveva la risposta a queste domande. Si bloccò confuso con se stesso più che mai, e abbassò lo sguardo in imbarazzante silenzio, per se stesso e per Will.
«Io sarò sempre secondo per te, e ti detesto!» urlò queste parole con rabbia, ed Hannibal alzò lo sguardo appena in tempo per vedere delle lacrime pizzicare i suoi occhi, prima che uscisse dalla sua stanza sbattendo la porta.

Angolo Autrice: 
Ciao a tutti ^_^
Eccoci qui con la vendetta di Will! Lo vedete quanto sta cambiando ed evolvendo insieme ad Hannibal? E quando anche Hannibal stesso lo stia facendo, sempre più preso da Will?
Sono stupendi *_* scusate, ma ci fanseggio anche io ahah
 
La scena del kiss, ebbene ammetto che mi sono incavolata io stessa con il finale tipo "MA PERCHÈ?!" l'ho scritto io, ma non volevo che finisse così XD ma si sa che sono i personaggi a scegliere ahah
Will è comunque brillo, più acceso dall'ira dell'alcool e con un dubbio a punzecchiare la sua testa, quindi ho pensato fosse plausibile la cosa.
 
Il brano masterpiece di IAMX l'ho rimesso perché proprio il suo sound, ha ispirato quel pezzo dove Hannibal ascolta i battiti del suo sentimento per Will e mi piaceva troppo l'idea, quindi l'ho messo ^_^
 
Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^_^


 
   
 
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